1 REGÀLATI UN INCUBO!
La sfacciata propaganda filotecnologica che furoreggia sui giornali mi sembra persino più odiosa della propaganda dei regimi totalitari del secolo scorso. Mai una critica. Mai una perplessità. Mai un commento spiritoso. Tutti lì compatti a chiamare “sogno che si avvera” il più stupido incubo, tipo mettersi a parlare a voce alta con un cazzo di maggiordomo di plastica per chiedergli se è il caso di uscire con l’ombrello…
Piuttosto mi compro un merlo indiano e gli insegno quattro saracche belle colorite, che almeno mi tira su il morale.
2 LA PERICOLOSA SETTA DELLA PANTOFOLA
C’è gente che entra al supermercato col cappuccio ben calato sulla testa, come se dovesse fare una rapina, o temesse un’improvvisa grandinata d’intelligenza. Gente che sfoggia tenute militareggianti e mimetiche chiazzate come se si apprestasse a smitragliare i barattoli di pomodoro concentrato. Gente (s)vestita in modi che se osasse presentarsi così sul set di un film porno il regista griderebbe “Còprete!” Gente con puzzolenti anfibi da mezza tonnellata d’estate e ombelichi da cui escono stalagmiti di ghiaccio d’inverno.
Ma certi bovinazzi delator/conformisti che fotografano clienti per “denunciarli” sui social, e certi direttori di negozio che di conseguenza decidono l’allontanamento di persone per il loro modo di abbigliarsi, non se la prendono con gente così, ma con chi indossa… pigiama, vestaglia e pantofole. Che sarà pure bizzarro, ma come minacciosità e fastidiosità mi pare uguale, o inferiore, a zero.
Dopo aver letto ‘sta cosa, è venuta voglia di uscire in vestaglia pure a me, come il meraviglioso Lebowski.
Spegnessero quei cazzo di stronzi telefonuzzi-spia, e riaccendessero i cervelli!! (Se ce li hanno ancora…)
3 PAROLE MAGICHE
La gratificazione orale è sottovalutata!!!! Ci sarà un motivo se in Sanscrito la Parola per indicare “felicità”, “gioia”, “beatitudine”, “piacere” è… SUKHA!
Tornando seri, ho cercato in un glossario Sanscrito un’idea che mi potesse rappresentare, che potesse essere il mio marchio e la mia Parola magica, e ho trovato ASAKTA (“distaccato”, “libero”).
Mi ha fatto pensare a una nostra bellissima e bistrattata Parola, SCAPESTRATO (nel suo significato letterale di libero dal giogo).
E come immagine? Ho scelto un gabbiano in un Mare di luce.
4 SENZA PIÙ TREGUA
Un’intera pagina di giornale per celebrare il maratoneta 85enne che “per tenersi in forma spala la neve” e insegue record su record, senza nemmeno una riga per insinuare il dubbio che possa trattarsi di un malato di mente. Subito sotto, la solita “onesta” ricerca che contesta il “mito” della vecchiaia serena e della tranquillità psicofisica: «Anche fatica e stress possono generare effetti positivi». Massì, via quei libri, quei cruciverba e quelle carte da gioco! Mandiamoli a lavorare all’altoforno, così potranno permettersi più viagra. Poveri nonni, che vi stiamo facendo?
Il messaggio finale dell’irresponsabile pagina è:
«Tutti in pista!»
E i defibrillatori, ce li mettete voi?
5 CARTADACULO
C’è gente che uccide il pianeta cambiando smerdofono ogni tre settimane, scorrazzando con camere a gas turbodiesel revisionate male (o mai), riscaldando la casa a 26 gradi d’inverno e raffreddandola a 18 d’estate… Ma quando vogliono mettersi a fare gli ecologisti se la prendono con LA CARTA. (Riferendosi preferibilmente a quella dei Libri, mica quella dei depliant pubblicitari della loro dittarella con cui intasano le cassette della posta, o del loro partito politico, con cui intasano la mjnkhya).
La carta igienica, vi dovrebbero togliere, e obbligarvi a pulirvi col tablet.
6 QUANDO È MEGLIO NON CAPIRE
C’è gente che uccide il pianeta cambiando smerdofono ogni tre settimane, scorrazzando con camere a gas turbodiesel revisionate male (o mai), riscaldando la casa a 26 gradi d’inverno e raffreddandola a 18 d’estate… Ma quando vogliono mettersi a fare gli ecologisti se la prendono con LA CARTA. (Riferendosi preferibilmente a quella dei Libri, mica quella dei depliant pubblicitari della loro dittarella con cui intasano le cassette della posta, o del loro partito politico, con cui intasano la mjnkhya).
La carta igienica, vi dovrebbero togliere, e obbligarvi a pulirvi col tablet.
Non avrei mai creduto di poter rivalutare così tanto l’analfabetismo. Per esempio mi fa un gran piacere se la pubblicità a bordocampo nella partita di calcio che sto guardando è in cinese: è molto decorativa, e mi permette di non sorbirmi le cazzate commerciali che veicola.
E allora sarebbe bello, per autodifensiva magia, poter entrare in modalità analfabeta a comando, on/off: decrittare soltanto testi intelligenti, interessanti o divertenti, e percepire null’altro che forme e colori in presenza di minchiate che mi ferirebbero il cervello.
Scrivi un nuovo meraviglioso romanzo? E io me lo compro e me lo godo.
Mi ordini di scaricare l’app che fa l’oroscopo al mio pene? E io vedo soltanto quadratini gialli e blu… Così non dovrò neanche sprecar tempo e neuroni per mandarti mentalmente… dove meriti.
7 NOTIZIE COMPARATE
Leggo che lo splendido essere chiamato ghepardo è in via d’estinzione: poco più di settemila esemplari allo stato selvaggio. Volto pagina, e apprendo che invece lo stupido homo pantegana è così numeroso che se ne sono riuniti dodicimila esemplari solo attorno a un’insulsa e viziata gallinella messicana per la fastosa festa del suo quindicesimo compleanno, dove c’è pure scappato il morto (ma per sbaglio). Così, quando alla pagina successiva m’imbatto in un pisquano che frigna per il “dramma della denatalità”, mi viene da dare per scontato che stia di nuovo parlando di ghepardi. Invece no. Che ci crediate o no, sta parlando della denatalità dell’homo pantegana, ormai alle soglie degli otto miliardi, che se per pura sfiga si mettono a scorreggiare all’unisono salta per aria il sistema solare.
8 ROMANZI IN ARRIVO
Non offendetevi se fra voi c’è qualcuno che, in buona fede o semplicemente per mostrarsi interessato alla mia vita, me l’ha chiesto, ma una delle domande più stupide e irritanti che si possano porre a uno scrittore è “Quanto ci impieghi a scrivere un romanzo?”. Come se i libri fossero tutti uguali, e noi delle cazzo di macchinette imbrattacarta. Ci sono romanzi che mi hanno richiesto un anno o molto meno (ma non stiamo parlando di un lavoro continuativo e regolare, quindi come diavolo fai a quantificarlo?) altri che hanno subito aggiustamenti, revisioni e nuove stesure nel corso di due, tre, quattro anni (come quando dimezzai senza pietà, e riorganizzai, “gémenteseflentes” per farlo diventare “Il taccuino rosso di Wolfsburg”, cioè “Quattro soli a motore”). E poi ci sono testi-monstre come quello basato sul diario che ho tenuto negli ultimi tre mesi e mezzo di vita della mia dolce mamma: sono quasi quattordici anni che ci ritorno sopra, per portarlo dal migliaio di pagine iniziali alle circa quattrocento di oggi, e ancora non saprei dire se sia “pronto”. Ma quando sarà pronto vi stritolerà il cuore.