"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

sabato 31 ottobre 2020

Qualche racconto in ordine sparso da "L'impozzibile dottor Pezz": ESEQUIE INDISTINTE

Un sindaco cicciottello era venuto a mancare.

Nel senso che insomma avete capito.

Il paese era affranto (non proprio tutti tutti, come sempre in questi casi. Però non si dice, dài, non sta bene).

Il sindaco era molto cicciottello e anche smodatamente basso.

Ma soprattutto cicciottello.

La bara era quadrata.

Per farcelo stare meglio gli avevano piallato via un pezzetto di prominenza panciuta (ma con rispetto) e (sempre col dovuto rispetto) gliela avevano infilata in tasca. 

Come una merendina per l’aldilà.


In chiesa le solite cose, il prete era molto ferrato e il suo lavoro lo sapeva fare. (Su tripadvisor lo portavano bene; i chierichetti erano pettinati come si deve, e solo due di loro facevano i giochini coi cellulari durante la funzione.) La bara quadrata gli parve una cosa strana, al prete, ma tutto sommato non blasfema, quindi perché rompere i coglioni? Aveva già in programma di devastarli parecchio e fragorosamente nell’omelia, per sollecitare offerte generose per i restauri di un paio di madonne o anche tre.

La navata centrale traboccava di fiori. Ai fioristi non dispiace quando le persone importanti vengono a mancare. Anche la navata di sinistra traboccava di fiori. Nella navata di destra c’era il fiorista che si fregava le mani. A sua insaputa, in quella di sinistra s’era già intrufolato un suo concorrente che gli stava fregando i fiori, per un funerale un po’ più in là. Se il fiorista numero uno se ne fosse accorto (cioè se il misfatto fosse avvenuto a sua saputa), avrebbe bestemmiato con la giusta moderazione e un minimo di rispetto dato il luogo in cui si trovava. Poi si sarebbe avventato sul fiorista numero due e lo avrebbe morsicato a morte. 


Anche dopo, fuori dalla chiesa, in piazza, le solite cose.

I conformisti dicevano Condoglianze alla vedova del sindaco.

I miopi, i distratti, gli imprecisi e i poco informati dicevano Condoglianze ad altre signore a caso.

La fila dei conformisti era più lunga, come sempre.

Un fissato dell’orgoglio gay diceva Condoglianze solo a maschi scelti a caso.

Gli fu detto di piantarla.

Un fiero e storico contestatore del sindaco fece il gesto dell’ombrello. Non una bella cosa, dài. Sei piccino, sei.

La banda attaccò a suonare. I fiati erano dei novantenni senza fiato. Il capobanda un centenne sfiatato. Ma c’erano anche un paio di baldi ottantottenni.

Sembrava l’armata dei Cazzochevecchi.

Abbassava la media un balanzone quattordicenne più largo che alto che ne dimostrava quaranta e che pestava con gran rimbombo e godimento sulla grancassa con la mano destra mentre con l’altra s’ingozzava di mars. 

Era il nipotino del sindaco. Un nipotone, vah.


Un uomo elegante e davvero commosso abbracciò la vedova dicendo Mi dispiace tanto, non ho parole. La vedova gli si avvinghiò addosso come se volesse copulare vestita. L’uomo elegante venne guardato malissimo da quelli che dicevano Condoglianze. Con ferocia mista a invidia, un paio di conformisti tentarono di avventarsi contro l’uomo elegante, ma vennero trattenuti da alcune notifiche in arrivo sui cellulari dai social.

Il consiglio, comunque, in questi casi, è non dire cose troppo strane o fuori dagli schemini. Potrebbero dar fastidio.

In certe zone si rischia il linciaggio per molto meno.

Non eravamo in certe zone.

L’uomo elegante, rendendosi conto del suo errore madornale, chiese scusa a tutti.

Però poi continuava a rifiutarsi di dire Condoglianze.

Allora cerchi guai.


Il corteo fluiva per la discesa, funebre e compatto. 

Qualcuno sudava. Qualcuno evitava di scapperarsi. Qualcuno parlava di calciomercato infervorandosi molto. Qualcuno si vergognava di far parte di un corteo al seguito di una bara quadra, e allora camminava basso, quasi rasoterra, come un soldato in missione. Ma quasi nessuno pensava più al cicciottello verticalmente svantaggiato in persona. Quando uno è andato è andato, inutile fare finta. I conformisti piuttosto si domandavano se una volta giunti al cimitero sarebbe stato il caso di ridire Condoglianze. Solo la banda perdeva colpi e rimaneva indietro. Al contrario, la station del becchino ogni tanto accelerava un po’ troppo e si allontanava oltemisura. Spariva dietro una curva. Ma dove cazzo va? Riappariva a marcia indietro. Travolgeva un paio di dolenti. Ripartiva. Bestemmie. Orapronobis. Riposimpace. Ma quello ha bevuto? Il mio piede, cazzo. Roba da matti. Il mio cazzo, piede. E via andare. A un bambino scappava la pupù. Tienila che la fai dopo, ammòre, sulla lapide di quella stronza, lo istruiva cristianamente la mamma. Lui era molto mammone e si preparava a obbedire. A un certo punto camminavano tutti ingobbiti sui cellulari. Sembravano zombi rancidi. Al confronto i Cazzochevecchi della banda (rimasti parecchio indietro) erano angeli di altri mondi. Se poi magari avessero smesso di suonare, l’ardita similitudine sarebbe parsa un filino più credibile.


Un uomo molto vigile che si chiamava Urbano si piazzò all’improvviso in mezzo alla strada per fermare il traffico e far attraversare il corteo. 

Non avrebbe dovuto farlo.

(Con questo non voglio insinuare che l’abbia centrato un furgone.

L’ha centrato quella cazzo di station del becchino).


L’appalto per le inumazioni l’aveva vinto una cooperativa umanitaria della grande città.

La grande città distava centottanta chilometri. Arrivarono con due ore di ritardo per via del traffico e per via che avevano sbagliato paese e cimitero un paio di volte e per via che erano delle povere teste di cazzo. Arrivarono poco prima della banda, che era rimasta indietro più del previsto (chi per problemi legati all’età e agli enfisemi polmonari, chi per fermarsi a far incetta di mars al minimarket). La cooperativa umanitaria, va detto, aveva messo a disposizione un camioncino anni settanta lievemente sgangherato e con emissioni tipo camera a gas ambulante che passava le revisioni solo perché siamo in Italia. Dal camioncino sgangherato della cooperativa umanitaria vincitrice di appalti zomparono giù un tossico, un afghano e un uomo molto anziano con la faccia da bidello. A nessuno dei tre era stato spiegato cosa dovesse fare. Già non capiscono un cazzo, se poi gli dici che devono fare delle inumazioni invece che delle sepolture… 

Parlagli apertamente del concetto di sepoltura, o ‘mbecille della cooperativa furbina!

Uno dei tre s’era portato un cacciavite a stella.

Un altro si era portato un giornale di ieri da far finta di leggere.

L’afghano non parlava italiano.

Il tossico neppure.

Badili niente.

Cioè, ce n’erano un paio mezzi rotti sul pianale del camion ma li lasciarono lì.


Molti degli astanti (quelli non impegnati col calciomercato) si misero a malignare all’indirizzo della bara quadrata del sindaco cicciottello morto per questa storia scandalosa dell’appalto alla cooperativa furbina della grande città.

Il sindaco cicciottello morto si vide costretto a uscire un attimo dalla bara per spiegare che non era colpa sua ma delle intelligenti leggi italiane che lo obbligavano a rispettare certe procedure di burinocrazia somarocratica e più o meno filomafiosa, a livelli a metà strada fra la combutta e il favoreggiamento.


La banda pensò bene di scegliere proprio quel momento per attaccare a suonare l’inno nazionale. Metà degli astanti, nonostante tutto, si mise la mano sul cuore (statisticamente, facevano quasi tutti parte del drappello dei conformisti). L’altra metà si mise le mani sulle orecchie per tapparle e attaccò a cantare a squarciagola l’inno austriaco, perché avrebbero preferito essere austriaci. Un paio di scaramantici si misero le mani sulle balle, non si capiva bene perché.


Il bambino gravido di prodotto interno lurido cercava pericolosamente la tomba deputata allo sganciamento, barcollando e tenendosi il pancino, pòra stèla.


Individuò il bersaglio e fece cacòty.


© Nicola Pezzoli 2020


mercoledì 7 ottobre 2020

Qualche racconto in ordine sparso da "L'impozzibile dottor Pezz": LA CARTA DEI DIRITTI

Non mi viene niente, disse Franklin.

Oggi proprio non mi sento ispirato, disse Jackson.

Sforzatevi. Spingete, li spronò Washington.

E se bevessimo qualcosa?, disse Wilson.

Io ho un preambolo, confidò Madison.

Un che?, si preoccupò Jackson. Si può curare?

Un preambolo alla Carta, spiegò paziente Madison.

Ah già.

E allora preamboleggia, lo incalzò Washington.

Madison si schiarì la voce.

Visto che nessuno pensa ai drink ci penso io, disse Wilson alzandosi.

Ecco, bravo.

Tutti gli uomini nascono uguali, sentenziò Madison.

Oddio, non proprio, eccepì Jackson. Hai presente quella testa di cazzo di…

Dài, non rompere, lo zittì Franklin. Si fa per dire. Ci tocca generalizzare, no?

Ci va la scorza di lime nel gin tonic?, domandò Wilson.

Il gin tonic… Sicuro che l’abbiano già inventato?, si accigliò Washington.

Lo sto inventando io.

Allora puoi metterci quel cazzo che ti pare.

Giusto.


C’è un problema, annunciò Franklin, l’unico sempre vigile sul web via cellulare.

Di già?, si allarmò/infastidì Washington.

Questa Jenny Pussyclosed, l’influencer femminista vegana, minaccia su twitter che se non mettiamo “gli uomini e le donne” tutte le donne del mondo faranno sciopero.

Vale a dire?

Vale a dire smetteranno di darla. Per un anno intero, dice. Ha già ottenuto 928.672 like. 

Oddio, guardate che da un punto di vista prettamente demografico non sarebbe neanche male, ammonì Jackson. Siamo già parecchie centinaia di milioni, su questo pianeta, e tutti caganti. Se va avanti a ‘sto modo la vedo male per il clima. Se diventiamo un miliardo sarà la fine.

Non cediamo!, esclamò col punto esclamativo Washington.

Non si arretra di un millimetro!, esclamò col punto esclamativo Jackson.

Fa’ assaggiare ‘sto gin tonic.

Toh.

Mmm… buono.

Ehi, minacciano anche di sospendere i pompini.

Sarà forse meglio approntare una modifica, si ammorbidì Washington.

Valutiamo varianti, convenne Jackson.


Va bene, disse Madison. Però “gli uomini e le donne” è ridondante, stucchevole, petulante, stupido e banale. Sarebbe come pretendere quote rosa fra di noi. Mica è colpa nostra se siamo Padri Fondatori e non Madri Fondatrici.

Non diciamo scempiaggini.

E se mettessimo i pompini fra i Diritti nella Carta?

Zitto.

Noi volevamo, riprese Madison, un termine collettivo che includesse ovviamente tutti e tutte. Se si impuntano su “uomini”, mettiamoci “esseri umani”.

Mi sembra ragionevole, osservò Franklin.

Ok, approvato, disse Washington. Metti “Tutti gli esseri umani” eccetera.

Metto scorza?

Metti gin.

Ok. Jackson?

Molto più gin, Wilson.

Franklin?

Togli la tonica.

Ok.

Dove eravamo rimasti?

Allora pompini niente?

Cosa?

I pompini à la carte.

Maddài.


Fanculo, proruppe Franklin con un pugno fragoroso e scassatavolo.

Che c’è, adesso?

Triturano la minchia pure su “esseri umani”. Pretendono “gli esseri umani e le esseresse umanesse”. Oltre un milione di like.

Sempre quella cazzo di Jenny Pussyclosed?

No, questa qui è un’altra. Sondra Bighorn, l’influencer femminista crudista.

Bisognerà farsi venire qualche altra idea, Madison.

Mò non esageriamo: ne ho già avute addirittura due, adesso magari toccherebbe un po’ anche a voi.

Stavo pensando di aggiungerci dei cetrioli, disse Wilson, meditabondo e visionario.

Alla Carta?

Al gin tonic.

Quello è il moscow mule, mi pare. Una roba così.

Non esageriamo. Secondo certi studi la verdura dà alla testa.

Siete sicuri? Secondo me nel moscow mule ci va lo zenzero.

Ma la Carta varrà anche per i cinesi e i russi?

Sì, se non fanno troppo gli stronzi.

E gli inglesi?

Naa, troppo stronzi.

Secondo me ci va anche il cetriolo, però.

E gli italiani?

Glielo insegni tu a leggere a quelli?

Franzusi?

Quelli ce la copiano.

O viceversa.

Eh?

Eh!

Bah.


Intanto la disputa su twitter s’era molto animata e divisa su due fronti che guerreggiavano fra loro. Jenny Pussyclosed e i suoi follower femmivegani contestavano vivamente a Sondra Bighorn (e ai suoi follower femmicrudisti) persino “esseresse umanesse”, perché umanesse conteneva pur sempre l’odiosa radice fallica “man”. Bisognava assolutamente virare su “esseri umani ed esseresse udonnesse”. Un milione e 171mila like. I commenti, poi, erano unanimi e concordi nel proporre l’inversione di precedenza: prima esseresse udonnesse e poi esseri umani, se non altro per una questione di cavalleria (“Non ci sono più gli uomini di una volta” ecc, commentavano alcune, incapaci di cogliere la contraddizione insita in questi formalismi veterosessisti di comodo). 

Radice fallica?, s’incazzò Jackson. Mi sa che queste di radici falliche non ne beccano su da un bel po’!

Zitto, lo zittì Washington, che poi i cacanotizie delle tv ci sputtanano coi fuori onda!


La disputa deflagrava, dilagava, andava alla deriva.

Sondra Bighorn chiese a Jenny Pussyclosed se non avesse per caso le sue cose. (635mila like)

Jenny Pussyclosed replicò “Sei scema o mangi i sassi?” (724mila like)

“Mangio i cazzi” replicò Sondra Bighorn. (2 milioni e 015 like, record mondiale assoluto per l’epoca). “Crudi, naturalmente”.


Un delirio!, riassunse la situazione Franklin sfruculiando lo smerdofono. Adesso alcune femministe boscimane avanzano critiche pure su “La Carta dei Diritti”. 

Quindi?

Quindi propongono “La Carta dei Diritti e delle Diritte”.

Però “Carta” gli va bene, alle stronze. Mica propongono “La Carta e il Carto”.

Versamene un altro, vah.

Ma perché non si fanno i cazzi loro? I boscimani non sono mica americani!

Non discriminare!

Li bombardiamo?

Lascia perdere.

Merda! E si stanno scatenando i cojoni da tastiera.

Cioè?

Insulti. Nei commenti.

Insulti a chi? Alle fighe di legno crudovegane?

A noi.

Roba pesante?

Il più gentile dice: Grandi Padri dei miei coglioni, andate a lavorare! Un altro imbecille propone: la Carta facciamocela noi e votiamola online, e la loro che se la metterebbero nel culo! Tutti gli altri commenti (decine di migliaia) sono semplicemente irripetibili.

Sapete che vi dico? Fanculo la Carta. Se la scrivano davvero loro, la Carta, se ne sono capaci.

Ma se la scrivono loro poi ci tocca espatriare in Islanda.

Dici?

Dico. Potrebbero metterci cose che neanche ti immagini. Il reddito di cittadinanza, per esempio. 

Mioddio.

Bisognerà organizzare una fuga dei cervelli. 

Tanto siamo pochi. Siamo sempre stati pochi. Basta noleggiare un paio di pedalò e via andare.

Fanculo la Carta. Se Islanda dovrà essere, Islanda sia.

Prosit.

Facciamoci una bella partita a biliardo.

Finalmente una proposta seria.

O a biliarda, scherzò amaro Jackson.

Versami un altro po’ di quel gin, Wilson.

È finito.


© Nicola Pezzoli 2020