"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

mercoledì 25 giugno 2014

MI AVETE COTTO IL RAZZO (elogio dei "Parulàsh")

Ho sempre trovato patetiche e un po’ ipocritine, e di un livello intellettivo diciamo non stratosferico, quelle famigliole da film disney in cui un genitore (di solito è la madre) impone a tutti di mettere una monetina in un barattolo come multa per essersi lasciati scappare una cosiddetta parolaccia. (Nel suo delirio di malintesa purezza ella impone la sanzione anche al marito se gli scappa un “cazzo” guardando la partita, e a se stessa se una volta al mese le parte un’accidempolina di sbieco da sotto la chioccesca gonna, o un perbaccuccio deretano).
Spesso ne escono impeccabili figli-bonsai: ben educati, ben potati, ben castrati.

Avessi dei figli, le monetine nel barattolo le farei eventualmente mettere, semmai, per ogni frase banale o poco intelligente, per ogni intercalare fesso, per ogni paroletta idiota o modo di dire becero mutuato dalla tv o dal branco nonpensante. Cinquanta centesimi per ogni Uau, venti centesimi per ogni Cioè voglio dire, per ogni Adrenalina e derivati, per ogni Tipo, Inkualkemmodo, Assolutamente sì o Assolutamente no. Dieci centesimi per ogni stupido Ah-okèi. Un euro per ogni “2.0”, per ogni plus pronunciato “plas”, per ogni stage pronunciato “stéigg”, e per ogni osceno “mobàil”. Dieci euro (in monete) per ogni “virgolette” del cazzo (per le virgolette, non per il cazzo), e chi più ne ha più la smetta. 

Così magari imparerebbero a rapportarsi bene col linguaggio. Del quale le cosiddette parolacce fanno parte: se usate con misura e a proposito possono essere colorite, simpatiche, spassose, espressive, persino belle, e arricchiscono una lingua parlata che sta diventando ogni giorno più povera e piatta (certo, lo diventa anche se si usano solo parolacce, ma io qui non mi occupo del regno subumano…).

Guarda caso, quel simpatico intelligentone di putiN ha dichiarato guerra, oltre che alle diversità sessuali e al libero pensiero, anche alle cosiddette parolacce. Presso gli eredi del kgb si parla del progetto di un potentissimo software-spia capace di scoprire chi scrive cosiddette parolacce sul web, per poi acciuffarlo, manganellarlo e gulaghizzarlo siberianamente. Quando un simile software arriverà anche in lobotom-italY (perché ci arriverà: noi siamo bravissimi a pappagallare il peggio del peggio, e poi potrebbe portar quattrini nel barattolo statale, come gli autovelox in quelli dei comuni) spero solo si riveli, come sempre accade con certe “meraviglie” della tecnica, un software imbecille, e pertanto aggirabile. In fondo sarebbe divertente, sarebbe stimolante, dover giocare un po’ con le cosiddette parolacce per farsi beffe del controllo e coniarne così di nuove, del tipo “mezzo di perda”, “cesta di tazzo”, “caccia da fulo”, “mi hai cotto i roglioni”…


domenica 22 giugno 2014

ERESIA FLASH: seghe bosniache, mezzeseghe neozelandesi e opinioni dei Cazzi

La posizione regolarissima di Dzeko sul gol
vergognosamente annullato alla Bosnia

La Bosnia è stata eliminata perché contro la Nigeria il solito guar-dalinee del quarto mondo calcistico (stavolta un neozelandese: complimenti a chi ce l’ha mannato!) ha fatto annullare per fuori-gioco un bellissimo gol di Dzeko che era buono di un metro almeno.

La Bosnia è stata eliminata perché è squadra simpatica ma mode-sta: i soli fuoriclasse erano Dzeko e Pjanic (più Ibisevic che però incredibilmente partiva dalla panchina).

La Bosnia è stata eliminata perché Spahic è il peggior difensore vi-sto ai mondiali, e centrocampisti come Besic, Hajrovic e Misimovic non sarebbero titolari nel Portogruaro.

La Bosnia è stata eliminata perché ha pure avuto sfiga: contro l’Argentina un assurdo autogol dopo pochi secondi, contro la Nigeria un palo da pochi passi nei minuti di recupero.

Ma è noto (e se non lo fosse ve lo dico io) che gli uomini si dividono in Cazzi e Cervelli (e la cosa curiosa è che mentre i Cervelli hanno sempre anche il cazzo, i Cazzi sono tutti sprovvisti di cervello, o se ce l’hanno lo tengono spento). 

Ebbene, secondo i Cazzi, la Bosnia è stata eliminata per mancanza di gnocca: il c.t. Safet Susic (lui sì un ex delizioso campione) aveva infatti negato ai suoi ragazzi in ritiro la presenza di esseri umani muniti di vagina con cui fare fiki fiki, dicendo (giustamente) che per qualche giorno potevano anche concentrarsi sull’avventura più importante di tutta la loro vita professionale, e che, nel caso, chi non avesse saputo fare a meno, poteva sempre fare a mano. E adesso sono Cazzi. Cazzi che ragliano.


giovedì 19 giugno 2014

Qualche immagine delle ultime settimane... tanto per cazzeggiare un po'.

Lucertola su cuscino di rose.
Speriamo non se ne accorga l'Isidoro...

No, l'Isidoro pare in tutt'altre faccende affacendato...

Bello guardare in alto e sentirsi piccoli.
Non servono le stelle. Basta un Albero.

Vertigine. Vorrei baciarvi e stringervi forte, fratelli.

Nuovi cigni nel mio piccolo mondo...

... e nuovi anatroccoli.

E un vecchio papà, con nipotine ai lati.

"C'è poco da fare il merlo", diceva la nonna.
Ma perché? Io mi ci reincarnerei!

Uno degli angoli magici
in cui angelici postini
mi recapitano idee...


Salotto & vasca da bagno...
Dormito poco, baby? :)

mercoledì 11 giugno 2014

TRADITORE SINGULTANEO – nuove frontiere della comicità intergalattica?



Sembra un destino: in questi giorni quasi mi si costringe a fare il demolitore di futuri, il teppistello antitecnologico. Ho appena finito il mio pezzo contro il multitasking, e non ti vado a imbattermi in un articolozzo che celebra il magnifico avvento di un traduttore simultaneo telefonico? Con prevedibile enfasi da due soldi, subito lo si paragona “a quello di Star Trek”. Figurarsi. Chissà perché, quando parlano di novità tecnologiche, i giornalisti lo fanno sempre con attitudine acritica, celebrativa e prona. Colui che dà la notizia si limita a chiedersi quando questa meraviglia arriverà, e quale prezzo avrà. Incredibilmente, nessun dubbio e nessuna preoccupazione sul livello del servizio, e sui suoi possibili rischi. (Che ne so, magari uno dice “brucio d’amore per te” e all’altro viene tradotto “ho voglia di appiccare fuoco alla tua testolina di cazzo…”) Sì, perché se questo portento dovesse somigliare a certi traduttori automatici di testi che circolano sul web, potremmo vederne delle belle: fraintendimenti, imbarazzi, litigi… Già il linguaggio è una giungla per i traduttori professionisti, figuriamoci per una macchina che agisce solo per deduzioni logiche e significati letterali. Mi viene in mente un bel divertentissimo romanzo di David Lodge (mi pare fosse Small world – curiosamente tradotto, tanto per restare in tema di tradimenti, con Il professore va al congresso) in cui un traduttore giapponese un po’ pedestre perseguita a distanza l’autore di un libro in lingua inglese per farsi aiutare a superare alcuni ostacoli. A un certo punto, nel libro da tradurre, c’è la frase “una bella scopata sul sedile posteriore”. E il giapponese in una lettera chiede: “Come mai il protagonista decide di pulire la sua automobile proprio in quel momento?”)
La simultanea, poi, è già un tragico casino per gli esseri umani. Ne ricordo uno che vedevo in tv da bambino, e che chiamavo “il topo”. Poraccio: anche se io l’inglese non lo sapevo, dall’arruffata confusione delle sue sbiascicate frasette capivo benissimo che il povero topino non ci stava a capì ‘n cazzo…

A proposito di traduttori online, ho voluto divertirmi a far fare qualche giro per il mondo (small world?) alle ultime righe del primo capitolo del mio Quattro soli a motore:

In generale, la bella Lavinia ne aveva poche di attrattive per un bambino come me. Ne offriva molte di più ai turisti crucchi che potevano permettersi i ristoranti sul lago, la vista panoramica dalla funivia del Sasso del Ferro e le gite in battello alle Isole Borromee. Per me, avevano molto più fascino la campagna, i boschi da esplorare, i vigneti, i dirupi rocciosi in attesa di scalatori della piccola Cuviago, sperduto covo di briganti.
Senza contare che nella fattoria di fronte alla nostra nuova casa si era da poco stabilita una giovane coppia di contadini veneti, gli Stevanato, (contadini sui generis: lui era anche operaio all’utensileria, lei era grassa) il cui figlio maggiore, Gianni, di un solo anno più vecchio di me, aveva buone probabilità di diventare il compagno di giochi che non avevo avuto mai.

Dopo un viaggetto tedesco-giapponese-olandese-cinese è ritorna-ta indietro così:

In generale, la bella Lavinia, dammi un paio attraente come un ragazzo. C'è spazio per un altro, è dotato di una gita in barca dalla funivia per i numerosi turisti, ristoranti e altro ferro erbe dell'isola Borromeo del Sasso. Per me, esplorando i boschi, un sacco di paesaggio, le scogliere di vigneti, escursioni a piedi, attendere un po’ Cuviago ladro, facendo appello una grotta remota. 
Giovane coppia di contadini, più di recente in azienda, abbiamo fatto il Veneto Stevanato, più la parte anteriore della nuova casa (agricoltori cancellare il suo grasso, l'operatore, è il suo strumento) è più vecchio di me non dico che il suo figlio maggiore, solo John, c'è una buona probabilità che i miei compagni di gioco che non ha fatto.

Altro giro con arabo-danese-bengalese-ebraico:

In generale, alcuni MiG interessante en Lavinia bellissimo fienile. Gioca Sesame cavolo de Ristorante Lago, Sasso View Mharcbllaye e romana Os Sesame del Brzlioshiitltiirim che molti possono permettersi. Scalatori MiG Cuviago piccolo, Den of Thieves deserta Attendere boschi, cromo, pendii rocciosi, esplorare il fascino del paese in massa era. 
Menzionato nel nostro nuovo fronte libero Slhgina di recente, tuttavia, è stato determinato Nkovohaklai piccoli e netto e Stevanato (agricoltori unico nel suo genere: Strumenti età Daogorm e Idoilsumn era troppo), si ottiene il figlio maggiore, John, esposti e MiG anni più vecchio, Ihihhlwih, ho ringraziato Dio per il Hun che non c'era.

Avanti con croato-azero-coreano-somalo:

Normalmente, un bambino, o una varietà di bella Lavinia. Isole Borromee Sasso auto del Cable Ferro e barche, un ristorante per andare alla vista, non si può permettersi di pagare un sacco di turisti tedeschi. Per me, tu sei più attraente Cuviago questo villaggio, foresta, in attesa di esplorare vigneti terrapieno di roccia po’ solitario, furto Italia. 
Recenti prima casa nuova del Veneto sono diversi particolari giovani agricoltori Stevanato (Sui generis agricoltori: uno strumento di lavoro, è stato fantastico), naturalmente, suo figlio maggiore, John di me, e poco più di un anno, ed è una grande opportunità condivido, rispettivamente.

Infine, bulgaro, greco, mongolo e zulu:

Tipicamente, un fratello, o diversi tipi di Kala Balsamico belli bellissimi bambini Lavinia. Tiger è andato a vedere le Isole Borromee Sasso del Ferro, teleferiche e battelli, voi la Badan tedesco può o Balsami turisti. Per me, voi Balsami, un po’ solitario, furto Italia cera mi roccia diga vite questo grazioso villaggio Cuviago attesa studiare più memoria. 
Ovviamente, il suo figlio maggiore, John, Hal b Badan solo anni Badan, grande opportunità: VENETO, diverse persone speciali dei giovani agricoltori Stevanato (strumenti di lavoro era u SUI grande generis giardiniere) prima dell'ultima della rispettiva quota della nuova casa Balsamico Oh la sotto la y Kala...

Poi, non contento, ho provato a divertirmi con una delle mie poesie più brevi:

perso nei tuoi occhioni
un disperato kiss
mentre in piazza gli scimmioni
eleggono la miss

Un rapido giretto thailandese-tedesco-swaili-russo-di nuovo italia-no, e mi è ritornata indietro ‘sta roba:

Perso nei tuoi occhi
bacio disperato
Quando un quadrato scimmia
selezionare un prodotto

Supermeravigliosa e geniale l’ironia di tradurre “eleggono la miss” con “selezionare un prodotto”, se solo fosse stata voluta… :)

Ancora intenzionati ad affidare amori, trattative politiche o imprese commerciali a traduttori automatizzati, che trattano le frasi come fossero stupide espressioni algebriche, le Parole come numeri cretinetti? Saranno così anche le traduzioni simultanee? Vi ci affiderete? Auguri!

giovedì 5 giugno 2014

Paolo Zardi - IL SIGNOR BOVARY


Paolo Zardi
Intermezzi, collana “ottantamila”
e-book
pagg 76    € 3
VOTO: 10

Il Paolo Zardi che non ti aspetti, o forse sì: scoppiettante e divertito, scatenato e irriverente, eppure sempre autentico e profondo, sempre struggente, e soprattutto sempre, sempre meravigliosamente bravo a Scrivere. E a pensare. Pensare quella povera, fragile stupida cosa che è l’uomo, pensare la vita, pensare la Scrittura.

Quando dico che leggere DEVE essere sinonimo di godere (o almeno lo è per me, troppo edonista per accettare di infliggermi noia e scorregge canine), mi riferisco a scritture così: la prosa impeccabile di un Flaubert (ma ovviamente aggiornato negli stilemi e nei riferimenti, ci mancherebbe), l’eleganza di un Nabokov, il beffardo e al contempo amaro cinismo di un Martin Amis, e insieme l’effervescenza di uno Shteyngart o di un Donleavy, e la disperazione esistenziale di un Aleksandar Hemon. Paolo ci dà tutto questo con naturalezza, senza rincorrere nessuno stile altrui, senza plagiare nessun autore, e quando alla fine cita Cechov tu sei portato a pensare che si tratti di un suo parente stretto, e non un maestro irraggiungibile. 
Lo fa con spontaneità disarmante, semplicemente dispiegando talento, passione e intelligenza (chi SA leggere bene ha capito da un pezzo che il potere di sondare il mistero dell’animo umano appartiene ai veri Scrittori, non certo agli psicologi, non certo ai preti) come un tappeto magico intessuto e istoriato per noi. Paolo, così agile e abile nel suo vivido evocare e descrivere, ti riconcilia con la Narrativa italiana, entità oggi così malamente alla deriva, così in disgrazia, così in disarmo, così sabotata dall’interno…

Intermezzi ha avuto un’idea brillante e coraggiosa: novelle di ottantamila caratteri (“ottantamila” è appunto il nome della collana) in formato elettronico.
76 pagine in effetti sono una lunghezza inconsueta. Spesso le si considera troppe per un racconto, e troppo poche per un romanzo. Ma io non dimentico che due fra i migliori testi che ho letto negli ultimi anni erano uno di 52 pagine (I segreti di Brokeback Mountain, di Annie Proulx) e l’altro di 86 pagine (Un bacio, di Ivan Cotroneo).
Certo, l’idea da sola non basta. Poi devi avere anche la fortuna di trovare gli Zardi…
L’unico rammarico è proprio che il bel gioco finisce troppo presto, come un gelato squisito che però devi leccare in fretta per non farlo sciogliere al sole.

Il Signor Bovary è la storia comica e geniale di un banale adulterio (uno sposatissimo direttore di banca e una malsposata donna delle pulizie) che finisce in tragedia, perché tragico è il suo terreno di coltura: la vacua esistenza dei benestanti nonpensanti (e dei meno benestanti ancor meno pensanti) soffocata dal dilagare standardizzato del Nulla.

Non farò, qui, “parlare il testo”, perché nessuna parte separata è abbastanza rappresentativa (si farebbe torto a quelle mancanti, oltre a sviare il lettore), e perché siamo di fronte a un insieme delicato e impossibile da scomporre, come una di quelle leggendarie partite fra grandi Maestri riproposte integralmente sui manuali scacchistici (le immortali sfide con protagonisti gli Steinitz, gli Alekhine, i Capablanca, i Fisher), mirabili e memorabili dall’inizio alla fine, dalle mosse di apertura e sviluppo allo scacco matto, dal primo pedone sospinto in avanti alla sanguinosa disfatta del Re. Inutile isolare un frammento, inutile dire “guarda qui com’è bravo a preparare l’attacco della Torre”).

Come si percepisce che Paolo si è emozionato e divertito come un matto, nel confezionare quest’opera d’arte! E io mi sono talmente emozionato e divertito nel leggerla che questa non è una recensione, ma un ringraziamento. 
Vi assicuro che mi fa bene alla mente, al cuore e all’anima, potermi sentire così pieno di ammirazione per un Collega (io, spesso così incazzato, a dispetto della mia indole bonaria e mite, davanti al trionfo della più sfacciata e insulsa e superflua e spocchiosa mediocrità!): per me poter leggere questo piccolo, delizioso capolavoro è stata una medicina, un antidolorifico, come un glassato pasticcino alla morfina, capace di farti dimenticare le fitte di sofferenza provate davanti a certe brutture che ti danno bullescamente il malvenuto quando entri in libreria.

Ben raramente (forse mai) a uno scrittore originale e orgoglioso come me era capitato di dirsi “questo vorrei averlo scritto io”. Be’, stavolta è capitato.
Sappiamo che “sul breve” è vietato sbagliare, ma qui Paolo Zardi è così implacabilmente perfetto che più che scrivere un racconto lungo, o un romanzo breve, sembra aver scolpito un haiku a orologeria. Il Signor Bovary è il sonetto cesellato in sogno da un orefice divino.

Chi mi conosce, e sa del mio amore viscerale per i libri-libri, a questo punto dirà: TU che ti metti a parlare di e-book? Confesso di aver avuto l’incredibile privilegio (per il quale vi prego di non odiarmi né invidiarmi) di gustarne una rara copia cartacea, numerata e fuori commercio. Da cui non mi separerò nemmeno se mi sparano. Ma per i molti di voi che già da tempo hanno scoperto l’universo e-book, farsi sfuggire questo prelibato gioiello sarebbe un errore imperdonabile, un misto di autolesionismo e peccato mortale: tecnicamente un suicidio.
Anche perché è evidente che qui ci troviamo di fronte al miglior rapporto qualità-prezzo di tutta la storia dell’umanità.
Per cui non e-fatemi e-incazzare.
Di corsa a comprarlo. E l’ultimo che arriva… è un lettore di kuoki!
Parola di Scriba.

Grazie Paolo!



mercoledì 4 giugno 2014

Eresia Flash: “Nonna, che inflazione grande, hai!” “Per inc*larti meglio!”

Nel pieno del delirio anti-euro, alcuni irresponsabili sono arrivati ad auspicare una forte inflazione (che com’è noto impoverisce i già poveri e le classi medie, ma è una manna per avventurieri del debito, intrallazzatori e schiavisti), definita nientepupùdimeno che “lubrificante della crescita”. Come la vaselina, insomma. O il burro di Ultimo tango a Parigi. Davvero una perfetta immagine, essendo ormai noto agli onesti e agli intelligenti che la krescita altro non è che UN’INC*LATA. (E che la cosiddetta economia di mercato è sempre più un’economia di massacro).