35 anni fa, con la “strissia” n°34 (la seconda di quest’accoppiata) anticipai senza saperlo la scuola in assenza. (E devo ammettere che più che un incubo mi pareva un sogno).
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35 anni fa, con la “strissia” n°34 (la seconda di quest’accoppiata) anticipai senza saperlo la scuola in assenza. (E devo ammettere che più che un incubo mi pareva un sogno).
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Jeg elsker dig Danmark. I love you Denmark.
Grazie lo stesso, ragazzi. Siete stati semplicemente favolosi.
Per poco non ripetevate il miracolo del ’92. E ancora una volta portandovi dietro una toccante storia umana: allora fu la tragedia della povera bambina di Vilfort, stavolta è stato Christian Eriksen, strappato alla morte dentro il suo stadio annichilito e commosso (e per fortuna è successo a Copenaghen e non fra le steppe eurasiatiche, tanto per ringraziare monsieur Platini e la sua, speriamo ultima, idea balzana: l’Europeo itinerante ad cazzum).
E adesso in finale mi toccherà tifare per la nazionale italiana (quella che canta quell’inno bruttino, che mi obbliga ad ammutolire l’audio per evitare imbarazzo e disagio: “l’elmo di Scipio”, “schiava di Roma”, “iddio”, “pronti alla morte”… per non parlare di quello “stringiamci a coorte” che gli urlanti semianalfabeti storpiano regolarmente in “stringiamoci a corte”, neanche fosse un inno monarchico.)
Perché non voglio che il campionato Europeo venga vinto da quei caproni antieuropei degli angloidi. (Come sarebbe stata bella una brexit sancita dai danesi, come fecero gli islandesi cinque anni fa! Ma qui eravamo a Wembley, con tanto di arbitrello casalingo: quando attaccavano i caproni valeva tutto, anche i due palloni in campo vicino all’azione, anche i tuffi, le gomitate in faccia, le simulazioni, il recupero dopo il novantesimo allungato a piacimento nella speranza che segnassero…)
E a chi fosse scandalizzato dal mio tifare, da sempre, per i danesi, dico solo questo: io mi sento europeo, e tra i Fratelli d’Europa sono libero di scegliere di voler bene a chi più mi aggrada. Si chiamano “affinità elettive”. (Non è un’idea alla portata di tutti, me ne rendo conto).
Viva la Danimarca! Viva l’Europa!