Si è parlato poco o nulla, nelle nostre lande codin-bigotte, della Buchmesse di Francoforte dedicata quest’anno al supremo e pericolante Valore della Libertà di Pensiero e d’Espressione.
La Fiera, avendo invitato Salman Rushdie a tenere il discorso d’apertura, è stata boicottata dall’Iran (che è un po’ come se l’Honduras boicottasse i mondiali di slittino: con tutto il rispetto, dell’assenza dei libercoli autorizzati da quel teocratico regime non si saranno accorti neppure i teutonici moscerinen.)
Si sa che gli italioti, che alla LORO prossima Fiera volevano invitare come ospite d’onore (!) l’Arabia Saudita (dove le Libere Menti vengono massacrate con la frusta, ma solo di tanto in tanto, e mai mentre si lavano i denti) si distinguono spesso per l’attitudine a blandire i beduini accoppadissidenti, o i fascisti russi omofobi, o i cinesini ammazzatibet, per farci affari e denari che incrementino la krescita (non certo quella dei cervelli, per i quali la parola chiave italica continua a essere non crescita ma FUGA…)
O forse il vero motivo del poco parlarne è stato che quest’anno a Francoforte la nostra “grande editoria” (ultime strepitose uscite: Power Romina, Dandini Serena, Veltroni Walter, Venier Mara) è stata giustamente e pesantemente declassata, in favore di Paesi che agli Scrittori (e ai Lettori!) vogliono più bene? (Non che ci voglia molto, a volergli più bene che da noi…)
Diciamolo: il nostro attuale lignaggio ci rende a malapena degni della Fiera del Mandolino… (come non pensare agli italiani-chitarra-mandolino di fantozziana memoria, davanti a una glande editoRAGLIA che sforna quotidianamente “romanzi” made in television/cinecittà, o quando vedi che alla cosiddetta “BOOK city” gli ospiti principali sono un politico, un regista, un cantante, una politichessa, n’artro regggista, un sèndeco, giornalisti vari, n’artro cantante, un ex politico-regggista-giornalista-pitùr, il cocker del regista – e opss, che strano, pure tre o quattro scrittori (!), cazzo ci fanno costì, li avranno invitati per sbaglio?)
L’unica cosa su cui non concordo con Rushdie è quando paventa l’avvento del bollino rosso (non in senso pornografico, ma in senso politically-laccaculistico: lo si applicherebbe a Hitchens, non alle 50 flatulenze vaginali) per i libri. Il bollino rosso avrebbe un tale APPEAL che fra i migliori scrittori si scatenerebbe una corsa per ottenerlo. Perché terrebbe lontani i lettori dalla mente ristretta, e attirerebbe, con più efficacia di una pubblicità luminescente, quelli curiosi e intelligenti.
Nel film di Mario Martone su Leopardi, il povero tenero Giacomo provoca sconcerto nella bigotta famiglia filopretonzola, solo perché nel tradurre a braccio Omero fa uso (con esattezza!) della parola “ombelico”. Per certi cavrones, sarebbe a tuttoggi da bollino rosso persino quella.