"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

mercoledì 12 maggio 2010

Non avrai altro divertimento all'infuori di me


QUANTEBBELLA RINCOTECA

CHE IL CERVELLO PORTA VIA



Questo è uno di quei post che a volte hai già lì semipronti, sempre in cantiere e sempre rimandati. Lo spunto decisivo me l’ha dato l’amico Grande Marziano, che ieri ne ha dedicato uno alla nuova moda degli studentelli di marinare la scuola in massa il venerdì mattina per andare in discoteca.

Queste povere generazioni di bovini ugualozzi stanno riuscendo a togliere la poesia persino al verbo bigiare. Anche ai nostri tempi si bigiava. Ovviamente per motivi diversi e per andare in posti diversi: chi scendeva giù al lago in dolce compagnia, chi si rintanava in un baretto a sparare agli Space Invaders, chi prendeva il treno per andare in città e girare per negozi di dischi o di modellismo… Adesso bigiano tutti insieme, e tutti per andare a ingrassare i già grassi gestori delle rincoteche. Poi fra qualche anno questi giovani somari, diventati muli, si lamenteranno dello sfruttamento sanguinoso che subiranno sui posti di lavhorror. Quando uno le cose se le va a cercare e se le MERITA


Potrei riempire cento pagine per dire cosa penso delle discoteche, per dire quanto disprezzi queste sovraffollate stie del divertimento obbligatorio in cui si fanno volontariamente stipare a migliaia i polli stravolti e sudaticci, costretti a bere e impasticcarsi per resistere fino all’alba allo sfiancante orrore. Potrei descrivere con cinico ghigno le code di lamiere interminabili e tubi di scappamento velenosi che si formano il sabato notte sulle stesse strade in cui si formano di mattina presto dal lunedì al venerdì, con la sola differenza che nei feriali i poveracci stanno in coda per andare in posti brutti e inumani dove almeno ti pagano, mentre il sabato notte stanno in coda per andare in posti brutti e inumani dove per entrare devi pagare tu. La faccia sabatoseriale delle stesse catene settimanali, dello stesso incubo mortifero. Non sempre ne consegue una strage sulle strade. Quasi sempre ne consegue una strage dei cervelli. E il bello è che li prendono anche per il culo, perché più li omogeneizzano, più li appiattiscono, più li uniformano, ‘sti poveri ragazzi, più li abituano alla rincoteca attirandoceli la domenica pomeriggio fin dall’età di dodici anni, e più gli insegnano a chiamarla “trasgressione”. Ma quale cazzo di trasgressione, se è un obbligo per tutti peggio della naja?

Anche noi ai nostri tempi cominciavamo a venir rincoglioniti dalle discoteche, ma riuscivamo a conservare e praticare un’altra ottantina di modi di divertirci. Oggi, se di sabato sera un ragazzetto omologato ti dice che va a divertirsi, e tu gli chiedi quale tipo di divertissement, verrai fulminato da un’occhiataccia, o smontato da una smorfia di compatimento. Ma come, non lo sai, stupido matusa? Divertirsi vuol dire, è sinonimo strettissimo, di “andare in discoteca”. Dove si danno convegno a milioni, come diceva il “poeta” Caliceti, “i suini e le vagine”, bevendo o sniffando per resistere alla stanchezza e alla musica di merda che vi rimbomba fino all’alba, stordendosi fino al punto di confondere lo scorfanetto sbavante che ti si dimena appresso da cinque ore con la bellissima marionetta guardare-e-non-toccare pagata per troieggiare su quel cazzo di cubo, da cui purtroppo non cade mai.

Conosco un sacco di trentenni che, sospirando di contentezza e sollievo, mi raccontano di come sia bello, da un po’ di tempo a questa parte, passare i sabatosera a casa in compagnia di pochi amici scelti, a mangiare giocare chiacchierare bere ascoltare musica guardare film, finalmente lontani dal delirio sudaticcio delle stronze discoteche. Tutte le volte, davanti a una confessione così disarmante, gli rispondo: Ma non eravate mica obbligati neanche prima! Al che mi fissano con superiorità e disprezzo e ribattono: Cazzo dici?


Però non è questo il punto: se a uno piace andare in rincoteca, è giusto che ci vada. Affari suoi.


Ma un giorno mi capitò di leggere un ben triste articolo, e ne restai colpito. Riguardava un ragazzo morto in una schianto sulla tangenziale, una delle tante tragedie che i giornalistozzi etichettano come “stragi del sabato sera” ma che in realtà avvengono la domenica mattina. (Forse hanno paura che se le chiamassero “stragi della domenica mattina” il lettore, noto ritardato, penserebbe si tratti di persone che avevano una gran fretta di andare a messa…)

La madre del ragazzo era doppiamente disperata, perché, rivelò fra le lacrime, “mio figlio le odiava, le discoteche, ne aveva schifo, ci si annoiava, ci andava controvoglia. Ma se io gli dicevo Allora non andarci, lui mi rispondeva MAMMA, TUTTI I MIEI AMICI CI VANNO, E IO NON VOGLIO ESSERE DIVERSO DAI MIEI AMICI”.

Non voglio essere diverso!!

C’è qualcosa di più raccapricciante del morire di conformismo? Del lasciarci le penne per omologarsi forzatamente allo stupido branco? Forse sarebbe ora che qualcuno insegnasse a queste generazioni di pecore schiave, tatuate e disalfabetizzate, che stiamo tirando su (o che stiamo lasciando tirar su dalla televisione inferiorizzante e livellante in basso) che Diverso è la parola più bella e più nobile di tutte le migliaia di migliaia che compongono il vocabolario della lingua italiana, che l’omologazione fa schifo, che il conformismo è morte, che la normalità è merda. Insomma chi lo suggerisce a questi poveri ragazzi che Diverso lo si scrive con la D maiuscola, e se si ha la miseranda sfiga di non essere abbastanza Diversi bisogna lottare con tutte le forze per diventarlo almeno un po’?

Essere Differenti e Diseguali non dovrebbe costituire una semplice possibilità, ma un Sogno e una Missione. Altrimenti, tanto vale affibbiarci numeri e sigle invece che nomi. Se rincoglionimento totale dev’essere, se lobotomia dev’essere, che almeno sia indolore: chi se ne frega se muore XRW743863 invece di KBH152937? Se una formica viene calpestata, nel formicaio nessuno piangerà.

Ma noi siamo (dovremmo essere) Uomini. Cioè INDIVIDUI. Unici e irripetibili.


venerdì 7 maggio 2010

INTERVALLO CON LACRIMUCCIA


Oggi mi prenderò una pausa. Uscirò a farmi una passeggiata attorno al lago di Varese (anche se si mette a piovere: con la pioggia è più bello e c’è meno gente in giro). Ne approfitto per condividere con voi alcune immagini di queste mie immersioni nella natura in cerca di pace e di ispirazione. (Se sono brutte, ricordate che nel profilo mi definisco fotografo dilettante.) Potrò così immaginare di passeggiare in vostra compagnia, cari amici e amiche. Vi chiedo però di perdonarmi se, più che a voi, in questo pomeriggio penserò alla mia dolce mamma che non c’è più: era nata il 7 di maggio.