GIOCATECI VOI
Nell’estate del 2008, dopo aver sentito vari marmocchi della fascia d’età fra i dodici e i cinquanta ripetere fino alla nausea che i nuovi giochini elettronici erano “uguali in tutto e per tutto alle partite di calcio vere”, e telecronistelli da quattro soldi urlare, in preda all’orgasmo e in senso elogiativo, che una certa azione di Barcellona-Real era “come la playstation” (non viceversa!!) mi decisi a comprare il primo joypad della mia vita.
In fondo, l’asserzione era quasi credibile: considerati gli anni luce tecnologici che ci separavano dai primi videogiochi, che per me erano stati anche gli unici (come il mitico Space Invaders di Tormod Tjaberg e Nicola Salmoria – questi almeno i nomi che apparivano sui monitor) c’era davvero la concreta possibilità che la nutrita schiera di bamboccini e bamboccioni adepti del moderno monodivertimento monomarca dicesse il vero.
Spesi dunque una non indifferente cifra per equipaggiarmi, poiché sapevo che un mio giovane amico del mare, da anni vicino di cortile estivo, possedeva la fatidica fonte di tutte le delizie digitali, ma, non so se per il fatto di appartenere a una famiglia avarognola o a una generazione di egotici totali, aveva soltanto il suo joypad personale, e gli sfidanti dovevano portarsi appresso il loro (cosa che peraltro per l’homo omologatus non costituiva un problema, visto che esserne sprovvisto comportava la squalifica, o per meglio dire la radiazione, sociale).
Non vi dico la delusione: la tanto lodata grafica dava l’idea che anziché nel 2008 ci trovassimo ancora nel 1982, davanti allo schermo dello Space Invaders, coi suoi verdi ripari friabili, provvisori, insicuri e ingannevoli (ma almeno lì nessun pirla veniva a dirti che sembrava davvero una battaglia spaziale!)
Altro che emozionante e realistico match di football: le possibilità di movimento erano schematicissime e ripetitive, e sia le combinazioni d’attacco che i gesti difensivi avevano un millesimo delle possibilità dinamiche e di variazione che mi sarei aspettato. Una cosa a dir poco ridicola, non di per sé stessa, ma in raffronto a quello che la mia totale e orgogliosa astinenza, unita agli elogi unanimi che mi ero per troppo tempo sorbito, mi aveva indotto pensare.
In nessun modo, nemmeno per un millesimo di secondo, nemmeno ubriacandomi, avrei potuto pensare di trovarmi dentro una partita di calcio vera, anziché alle prese con una patetica e stilizzata simulazione, con una pacchianata sopravvalutata e pochissimo lontana da quelle delle sale giochi della mia tarda adolescenza. Erano arrivati a così tanto con la persuasione di massa, con l’indottrinamento tecnoglionito?
Sulle prime pensai che in parte potesse dipendere dal mio scarso livello, anche se in realtà con quell’agguerrito ragazzo avevo venduto cara la pelle, ed ero stato sconfitto di misura. Sia come sia, per meglio valutare la cosa, ben volentieri feci un passo indietro, e sollecitai una partita fra coetanei – lui e un altro dello stesso estivo cortile – per farmi un’idea definitiva e spassionata.
La delusione raddoppiò: il gioco fra loro si fece un po’ più intenso e leggermente più vario, ma restava farraginoso, discontinuo, macchinoso, ripetitivo: continuava a essere chiaro che si trattava di uno stupido giochino per computer, e non della tanto decantata “partita come quelle vere” di cui tutti si riempivano la bocca da anni.
Per non parlare della pena per i due ragazzetti (e quindi per il me stesso di poco prima) che potei provare osservandoli “da fuori”: i gesti compulsivi, frenetici ma sempre dello stesso tipo, più da scimmiette ammaestrate che da umani intelligenti, più da automi alla catena di montaggio che da uomini liberi intenti a Giocare, e la fissità degli occhi, gli sguardi ottusi e superconcentrati tipici dell’individuo mentalmente offeso che cerca di applicarsi a qualcosa e magari meccanicamente, tenta e ritenta, ci riesce, ma senza davvero capirla. Erano in procinto di iscriversi all’Università, ma sembravano più degli scimpanzé da esperimento, o gli ospiti di qualche penoso istituto. E soprattutto non davano l’idea di divertirsi. Ma neanche un po’.
Alla fine, regalai quell’inutile e insulso joypad al mio giovane amico avarognolo. Quello non sapeva più come ringraziarmi, sembrava impazzito di gioia. Non era in grado di capire che quella che a lui sembrava la più folle generosità del mondo, non era per me che un atto di pigrizia: avrei evitato di riavvolgere il cavo attorno a quel coso, di rimetterlo dentro una borsa, di riportarlo a casa a fine vacanza per farlo ammuffire in cantina, o di dovermi occupare dello smaltimento in discarica di quel costosissimo pezzo di plastica.
Poi, in spiaggia, giocammo a carte, a bocce, a racchettoni, a calciobalilla e a pingpong. E ci divertimmo come matti.
I giochi di un tempo erano più semplici e anche molto più sociali. Oggi non sanno cosa sia il vero gioco.
RispondiEliminaCiao e buona giornata caro Nicola.
Tomaso
Del resto il mondo sta dichiarando guerra alla Bellezza persino nell'Arte e nell'architettura, quasi inevitabile che lo faccia anche nel Gioco...
EliminaBuona giornata anche a te, Babbo Tomaso! :D
Io rimango dell'idea che il calcio vero è troppo stancante, il calcio della playstation è noioso, ma il biliardino è perfetto!
RispondiEliminaA biliardino sono un delantero che non perdona... :)
EliminaNon sono guerrafondaia... Niente violenza, ma c'è stato un momento dove ho scoperto che potevi "farli fuori tutti" e che dire Mister Edward Hyde venne fuori. Durò poco, ma fu una goduria. Per lo sport sono troppo pigra e in ogni caso "all'aria aperta"... sarò obsoleta. Buona giornata :)
RispondiEliminaAnche per le pulsioni guerrafondaie (che nel gioco ci stanno) preferisco il buon vecchio Risiko: quante volte ci ho fatto l'alba! :)
EliminaCiao carissima!
Vabbé Nick, ma tu vuoi la realtà virtuale in 5D!! :)
RispondiEliminaIn ogni caso, io sono rimasto alla prima playstation, quando i videogames erano fighi ma ancora ludici e senza pretese di realtà :)
Moz-
No, in realtà preferisco i giochi più semplici e meno pretenziosi, dove quel qualcosa in più ce lo metti tu con la fantasia... Ma sono proprio le lodi acritiche (o le marchette in malafede) su certi moderni giochi a farti pensare che siano una sorta di realtà virtuale in OTTO D, mentre ovviamente (e per fortuna) non lo sono... (almeno per il momento) :)
EliminaCiao Moz!
E' vero, ma si sa che la gente è di facile entusiasmo. Se è per questo, sento dire che "sembra vero" dal 2002! Oggi dovrebbe essere, dunque, più vero del vero :)
EliminaIn ogni caso, viva tutti gli altri tipi di giochi :)
Moz-
Sottoscrivo! :)
EliminaNon so cosa dirti, io non ho mai avuto il joyecc... e non mi sono mai appassionato a giochetti del pc, a parte un NBA di anni fa, che avevo ricevuto da un amico, e che trovavo stupendo nelle immagini, movimenti e giocabilità, anche per me, quasi completamente a digiuno di basket. Ci ho giocato un sacco di tempo, mi aveva veramente conquistato... anche se credo, che i giochetti miglioriper pc siano i programmi di scrittura ;)
RispondiEliminaGeniale questa cosa della videoscrittura... :))
EliminaIo sono sempre stato un appassionato delle Adventures; giochi più di fantasia/pensiero che di meccaniche ripetute: non so se hai mai giocato a Monkey Island o giochi simili...
RispondiEliminaL'evoluzione della PSX l'ho potuta seguire tramite mio figlio fino a qualche anno fa e sul calcio ti do pienamente ragione. Poi anche il figliolo da quando va all'università ha messo in pensione la console.
No, il gioco di cui parli mi suona del tutto nuovo. Ma del resto io col pc ho a malapena fatto qualche partitina a... scacchi! :)
EliminaMa forse dipende dal fatto che, ora che ci penso grazie alla geniale osservazione di Ally, ho la fortuna di sollazzarmi col più fantastico e magico dei "giochini": la videoscrittura!
Un abbraccio grande, Lucien!
Niente da fare: proprio non fanno per me i giochi virtuali. Mi annoiano da morire. Mai avuto un casa la PS. Preferisco i vecchi giochi di società. Ai miei tempi si andava in ludoteca. Esistono ancora? Spero proprio di si'! Da ragazzina adoravo il calciobalilla. Non sono mai stata eccezionale ma mi incazzavo di bestia se mi toccava giocare con gli omini rossi. Amo il blu. E il nero, pure di questi tempi piuttosto grigi. Bacio Nick!
RispondiEliminaGià, chissà se ci sono ancora, le ludoteche, e in tal caso se non sono comunque diventate tecnoglionite pure quelle... :)
EliminaA me capitò di andarci una volta sola (per una bellissima partita a Scarabeo) perché in genere ci si trovava a casa mia o di altri amici.
Bacio grande anche a te!
"Giocammo a bocce" ..non sai quanto mi ci diverto tutt'ora: schiaccio invio col polso e controllo la parabola nell'aria col mousepensiero fino a sfiorare il boccino finito in una buchetta grazie ad un'avveniristica computer grafica sconosciuta ai più.
RispondiEliminaTi salutano quei monelli di NeoEdizioni, in Fiera, che mi hanno regalato pure una marmellata home made (dopo che gli acquistato mezzo stand, però.. eheh.. )
Però, che differenza: i grandi Nei pubblicano bei libri e regalano marmellate, mentre gli altri, specie sotto le feste, pubblicano marmellate (de mmierda) e non regalano un cactus... :-))
EliminaGrazie per i graditi saluti!
Un abbraccio.
voto anch'io per il biliardino :-)
RispondiEliminaFra un po' ci diamo una contata e organizziamo un bel torneo... :)
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