CURS D’ITALIÀN
PER SCRITÙR? NAA…
Lungi da me elargire consigli stilistici. Prima di tutto per umiltà. Poi per quella forma di sano egoismo che spinge lo chef a non divulga-re ingredienti segreti. Ma soprattutto perché ogni scrittore ha (dovrebbe avere) il SUO stile, e non vedo per quale motivo (o meglio lo vedo fin troppo bene, di solito si chiama DENARO, altre volte narcisismo) debba essere lui ad allevare le schiere dei propri ambiziosetti e superflui epigoni, o di scialbi scolari copioni che meglio farebbero a destinare diversamente il proprio tempo e le proprie aspettative. A maggior ragione nella patria della mitomania letteraria (ventimila "scrittori" ogni quattro lettori) e nell'epoca della fregola pubblicativa.
Ma qualche consigliuccio sul puro e semplice uso della lingua italiana voglio divertirmi a darlo, fingendo di trovarmi davanti una persona molto giovane (il me stesso bambino?) che me li chiede, e badando bene a non prenderli (io per primo!) per oro inculato.
1 “d” eufoniche. Non sono un lupo mangiatore di “d” eufoniche. Le “d” eufoniche vanno bene. Servono a evitare un inciampo quando l’inciampo c’è. L’importante è che non siano loro a crearlo. Ne ho sempre usate anche nei miei romanzi. Ma usarne troppe (anche se a scuola non ve lo dicono perché non è tecnicamente sbagliato, anzi, vi sono maestrini inadeguati che obbligano gli alunni a impestare i pensierini con quella robaccia) è un errore gravissimo, più che rosso, più che blu, è un errore viola, perché oltre a essere stupido produce cacofonia e infastidisce il lettore. Il mio consiglio è usarle solo quando vanno a cozzare due vocali uguali (“ed è” “ad avere”) e anche qui stando pronti a qualche eccezione: “preparati a addobbare” si legge abbastanza bene strascicando leggermente quella “a” come se fosse un’unica vocale prolungata, e come effetto è senz’altro migliore del cacofonico “ad addobbare”. Ricordiamoci che, al contrario di quanto magari continuano a dire i manualetti ammuffiti, nella lingua italiana la “d” eufonica non è un obbligo, ma solo una questione d’orecchio e di scorrevolezza. Alcuni autori di narrativa arrivano a scrivere addirittura “e è”, ma quello è un vezzo letterario abbastanza fine a sé stesso. “Ed è” va benissimo e ve lo concedo. Ma se vi scopro a scrivere “ed andarono ad Udine ad addobbare l’albero, loro ed un dromedario od uno struzzo” magari non vi strozzo, ma con me avete chiuso.
2 mai e poi mai fatevi prendere dal feticismo per una parola, un verbo o un modo di dire al punto da ripeterli in ogni paragrafo di ciò che scrivete per tutta la vita. È la vostra parola magica? La vostra parola preferita? Allora concedetele l’onore di metterla nel titolo, e poi imponetevi di non usarla più di una volta ogni cento pagine, per non consumarla, per non svalutarla inflazionandola e per non mancarle di rispetto! [e per non rompere i coglioni]
3 ma, peggio ancora, evitate come la peste le fobiche, maniacali e immotivate avversioni per qualche singola, normalissima componen-te della nostra lingua. Per esempio, gli avverbi che finiscono in “mente” possiedono una formidabile forza espressiva. Certo, in italiano hanno (l’unico) difetto di essere parole lunghette (un “naturally” intralcia meno di un “naturalmente”). Io stesso, se mi accorgo che in prima stesura ne ho piazzati tre o quattro in un paragrafo, di solito in fase di limatura vado a vedere se posso sostituirne uno o due, magari togliendo un “immediatamente” e mettendoci un “subito”. Uno o due, ma NON tutti: imporsi di farlo sempre e comunque significa depotenziare la propria scrittura, significa castrarsi con le proprie mani, significa privare il proprio esercito di un’arma non perché sia meno efficace delle altre ma solo perché al generale quell’arma esteticamente “non piace”. [Ecco, qui il cattivo scrittore si sarebbe fatto venire un attacco di panico, e pur di non usare “esteticamente” avrebbe scritto “su un piano estetico” o “per mere ragioni estetiche”, cioè avrebbe inutilmente allungato il brodo in nome della brevità!] Sarebbe come vedere una persona che in pieno inverno va al lavoro vestita elegantissima (e qui vi faccio notare en passant come pochi abbiano invece avversione per i superlativi, pur essendo anch’essi parole molto lunghe!) ma coi piedi nudi e congelati perché odia le scarpe. Le scarpe ci vogliono. L’importante è non infilarsele anche sulle mani al posto dei guanti, o non legarsele al collo al posto della cravatta o della sciarpa. Se gli avverbi in “mente” vi provocano allergia e vi fanno venire l’orticaria, assumete una compressa di cetirizina, e poi usateli. Con parsimonia, questo sì. C’è gente capace di inanellarne tre nella stessa frase di una riga e mezza. E questo è effettivamente da ritorno coatto in prima elementare…
4 siate pure innovatori, giocate, se ne siete capaci, con la lingua, che non è una roccia granitica ma è plastilina fusa e colorata. Evitando esagerate e goffe forzature, create pure dei neologismi. Ma abbiate sempre rispetto per la parola scritta e per la sua bellezza. Le abbreviazioni che utilizzano numeri o simboli matema-tici, o peggio ancora l’obbrobrioso “nn” al posto di “non”, sono forse tollerabili in quelle veloci forme espressive sottoposte alla tirannia dei 140 caratteri (sms, Cippicippi ecc.). Ma non sono tollerabili, perché indice di sciatteria, e di sfregio e spregio della Scrittura, in un testo di diverso genere. Scrivere “nn” al posto di “non” per risparmiare una “o” non comunica al lettore l’impressione che dall’altra parte ci sia una enorme intelligenza in azione. E di solito il Lettore (anche se molti critici italioti sostengono baldanzo-samente il contrario!) si aspetta che lo Scrittore sia persona abbastanza intelligentina, perché da lui si aspetta una visione particolarmente acuta delle cose umane, acutezza assai difficile da reperire in una persona che scrive “nn” invece di “non” per risparmaire una “o”, o peggio ancora per bovino conformismo da branco giovaniloide.
A volte mi diverto a leggere le recensioni dei lettori su ibs. Ebbene, le più stolide e rasoterra sono sempre quelle che usano queste forme di (non) scrittura: “kuesto libro nn mi e piaciuto xkè nn o capito ke voleva dì l autore”. E non è questione di età: magari subito sotto trovi commenti di quindicenni scritti da dio. L’unica idea che mi comunica un “nn” è “figlio di N.N.”. Associazione più che legittima: quel testo appare infatti orfano d’Autore, anzi, probabilmente è un orfano abortito.
5 non dico niente sull’uso nei dialoghi di virgolette o trattini o altro, perché questo è uno degli argomenti più inutili e ammorbanti della blogosfera: fate quello che vi pare! Piuttosto, e qui sconfino appena un po’ nello stilistico, non riempite un testo con dialoghi troppo numerosi e troppo lunghi, accorciate quelli accorciabili – il NON DETTO è sempre la parte più magica di uno scritto – evitate quelli evitabili, riassumetene ogni tanto qualcuno usando la forma indiretta. E soprattutto non dimenticate MAI che il dialogo è quella parte di testo cui dovrete dedicare l’opera di cesellatura più accurata e ispirata. Un dialogo, anche se in apparenza è fra due personaggi banali che dicono cose banali, deve (quasi) sempre contenere qualcosa di originale, di spiazzante, di geniale, di strano, di enigmatico, di inaspettato, di gustoso. Anche qui, senza esagerare: si deve poter capire COSA CAZZO DICONO QUEI DUE. Ma sempre ricordandosi che lo “scrivere” è cosa assai differente dal “trascrivere” (e pure qui sono in controtendenza: molti nostri criticozzi vanno in brodo di giuggiole per gli scrittorelli-magnetofo-no, capaci di imbrattare centinaia di pagine con dialoghetti sciatti e stucchevoli, che ti fanno prudere le mani, ma che loro elogiano perché “verosimili”). Se devo spendere soldi (e tempo) per un romanzo in cui i protagonisti parlano nel seguente modo:
Ciao carissima!
E grazie mille, signora!
Prego!
Cioè, grazie ancora veramente di tutto
Ma di niente, voglio dire
Di nuovo buonasera signora
Arrivederci
Di nuovo
Ciao
allora lascio volentieri perdere (la lettura NON È un’attività di per sé nobile e superiore a prescindere, come sostengono certi tromboni) e mi dedico ad altro: mi guardo un bel film, mi faccio una passeggiata, gestisco la mia squadra di fantacalcio, accarezzo il mio gatto, ascolto il cd degli Unwise appena uscito, preparo un buon sughetto per la cena. Se mi interessa sentire gente che parla così, scendo giù dalla tabaccaia ad ascoltarla servire i clienti, non compro un Romanzo!
6 alla larga da luoghi comuni, modi di dire, parolette e frasette televisive o di gran moda e banalità assortite: frasi come “il 3 è il numero perfetto”, “aveva le calzine rosa quindi pensai che fosse una femminuccia”, “è un film adrenalinico”, “ti piace vincere facile”, o non le si usa, o le si usa in senso ironico, o le si mette (ma il meno possibile) in bocca a personaggi cretini per far capire quanto sono cretini.
7 ricordatevi sempre che del vostro passato (o presente) scolastico l’esercizio più imprescindibile non è costituito dai temi, bensì dai RIASSUNTI. Perché le parole sono preziose, e vanno risparmiate. Perché le parole hanno potenza divina, che va rispettata e maneggiata con cura. E soprattutto perché, come diceva il grande Stanislaw J. Lec, “Ogni parola è un pensiero; non si può dire lo stesso di ogni frase”.
p.s. (o 7 bis): "si strinse nelle spalle" in Italiano non vuol dire un cazzo, nessuno lo utilizza nel parlato, probabilmente è un'espres-sione straniera tradotta alla lettera (in Italiano cosa sarà, dare un'alzata di spalle, una scrollata di spalle, allargare le braccia, mettersi a braccia conserte, fare spallucce, afferrarsi le spalle con le mani, o proprio restringersi di spalla dopo esser stati in lavatrice?) ma tutti ne abusano quando non sanno come guarnire un dialogo, perché "fa tanto scrittore"... (fra l'altro, curiosamente, sempre in terza persona e al passato remoto: nessuno mai che scriva "mi stringo nelle spalle" o "si stringeranno nelle spalle"... "Si strinse nelle spalle" è un meme, un logo, un marchio, un tic, un virus). Provate ancora a stringervi nelle spalle e gli Dèi della Scrittura vi taglieranno le palle!
p.s. (o 7 bis): "si strinse nelle spalle" in Italiano non vuol dire un cazzo, nessuno lo utilizza nel parlato, probabilmente è un'espres-sione straniera tradotta alla lettera (in Italiano cosa sarà, dare un'alzata di spalle, una scrollata di spalle, allargare le braccia, mettersi a braccia conserte, fare spallucce, afferrarsi le spalle con le mani, o proprio restringersi di spalla dopo esser stati in lavatrice?) ma tutti ne abusano quando non sanno come guarnire un dialogo, perché "fa tanto scrittore"... (fra l'altro, curiosamente, sempre in terza persona e al passato remoto: nessuno mai che scriva "mi stringo nelle spalle" o "si stringeranno nelle spalle"... "Si strinse nelle spalle" è un meme, un logo, un marchio, un tic, un virus). Provate ancora a stringervi nelle spalle e gli Dèi della Scrittura vi taglieranno le palle!
Piuttosto che scrivere alla cazzo, caro immaginario Nick bambino, ci sono milioni di altre cose utili che potresti fare. Per esempio, come direbbe Bukowski, puoi andartene al cesso.
7+ 7 bis preziosi consigli, anche perchè dati alla tua impareggiabile maniera.
RispondiEliminaAd ogni modo e spassionatamente nn posso dire che grazie!
Cristiana
Ma il nn era sarcastico od antieufonico? ahah..
Elimina"nn"?! "od"?!
EliminaBirichini! Birbaccioni!
Se vi acchiappo... :-))))
Preziosi, sì! E ironici e divertenti e, ti dirò, assai utili!
RispondiEliminaGrazie mille, grazie
Spero più divertenti, che utili. Grazie a te per l'attenzione! :)
EliminaOttima dissertazione.. sulla "d" eufonica ricordo di aver pagato pegno in uno dei tuoi primi commenti ricevuti e(d) il consiglio è stato fruttuosamente messo in pratica nel prosieguo, ho gongolato particolarmente al punto 4 perché cerco d'istinto l'innovazione, anche per non annoiarmi, e mi piace plastilinarmi le parole, farle sbinariare e correre contro il vento.. detto questo grazie veramente di tutto, buonasera, arrivederci di nuovo, ciao, a presto.. tutto sommato costi meno di quegli spocchiosetti della Holden.. eh eh
RispondiEliminaPerò mi raccomando, se divento fastidioso dimmelo subito. Non sopporterei di passare per saputello in cattedra: piuttosto mi sparo... :)
EliminaSei un po' fascista per queste cose (beccati questa :p) ma son d'accordo con te!
RispondiEliminaMoz-
Hai ragione, ma quando ci vuole ci vuole: la troppa purezza è sempre tossica, oltre che stupida.
EliminaAlle medie avevo una bravissima prof di Educazione Artistica. Nell'insegnarci a mescolare i colori a tempera, ci rivelò un trucco per rendere il nero "più nero": aggiungerci una puntina quasi invisibile di bianco!
Anche per un vero antifascista, ci saranno sempre quei due o tre casi, quei due o tre argomenti, sui quali sarà giusto essere QUASI nazisti... :D
Grazie dei preziosi consigli. La nostra lingua merita rispetto ed anche i lettori!
RispondiEliminaIl guaio è che spesso a mancar di rispetto all'Una e agli Altri sono proprio i professionisti, quelli che scrivendo male ci straguadagnano pure!
EliminaIo sono per la numero quattro: GIOCARE :D un modo per camuffare i miei errori (dai, non era un errore; stavo solo giocando) :D Ovviamente, no al linguaggio da bimbi-minkia :)
RispondiEliminaPoche cose sono più belle del Giocare a rimaneggiare una lingua. L'unica condizione è che bisogna prima amarla alla follia. Se uno ci gioca per fare il vandalo e il teppistello, lo si smaschera subito.
EliminaUn abbraccio.
perle di saggezza dallo Zio saggio ;) concordo anche se spesso non metto in pratica. Il dono della sintesi, ad seempio, non mi appartiene proprio!
RispondiEliminaun bacino
Bacino anche a te. Ma non esagerare col "saggio", o invece che uno zio comincerò a sentirmi precocemente un nonno... :)
Eliminail punto 5 mi ha fatto ricordare di un mio amico che da anni si lamenta con me perchè dice che vuole scrivere un libro, ma non ne trova il tempo (secondo me, non fa che infilare una scusa dietro l'altra per non farlo!) e che appunto una volta mi ha tempestato di email per due giorni nel tentativo di decidere se fossero meglio le virgolette o i trattini O_o
RispondiEliminaVirgolette alte, virgolette da sergente, virgolette da caporal maggiore, trattini... argomenti che servono solo a vangare i maroncini... :)
EliminaIn origine si diceva "stringersi nelle palle". Poi hanno aggiunto la S.
RispondiEliminaIn un pezzo più umoristico di questo, sostengo che il “si strinse nelle spalle” sia rivelatore di romanzi assemblati direttamente da supercomputer. I computer cacciano di continuo ‘sta cosa nel testo per via del fatto che loro le spalle non ce le hanno ma vorrebbero averle: soffrono di invidia delle spalle!
EliminaOttimi consigli davvero.
RispondiEliminaBacio
Ringrazio e ri-bacio. :)
EliminaGrazie per questa rapida guida, i sette consigli (bis compreso) per fortuna li conoscevo già e li applico con altre regole che ho imparato un pò studiando ma soprattutto scrivendo, sbagliando e riscrivendo.
RispondiEliminaUna tecnica che mi piace molto utilizzare anche se ho dovuto esercitarmi parecchio per imparare a usarla nel modo giusto è la contrapposizione parlato/ pensato (un autore che la utilizza molto per esempio è Stephen King).
Mi sento però di aggiungere un consiglio numero 8, dettato dal grande Ken Follett in persona: "vi prego, scrivete di ciò che sapete e divertitevi quando scrivete perchè se il racconto o il libro che scrivete non piace a voi per primi, a chi può piacere?"
Un abbraccio
Confermi la mia idea: una volta ottenute solide basi (che ti vengono date da un'entità che non si chiama "Corso di scrittura creativa" bensì "Scuola elementare statale", la scrittura è roba da autodidatti. Che richiede molto scrivere. E molto, molto leggere (e SAPER leggere, perché c'è gente così impermeabile all'apprendimento che non migliorerebbe neppure leggendo mille bei romanzi).
EliminaIl consiglio di Ken Follett è splendido, ma io non ne ho dato uno simile perché lo consideravo addirittura scontato. Eppure non lo è. Ci sono libri di scrittorucoli in cui puzza di sudore già la copertina: basta aprire e sbirciare una pagina per percepire l'immane fatica. Per loro è un lavoraccio, quasi una tortura, perché non ci sono portati. Ma vanno avanti per ambizione e convenienza...
Abbraccio ricambiato.
Perfetti, sono d'accordo su tutto.
RispondiEliminami sa che prossimama"mente" ci faccio un articolo sul mio blog con segnalando questi consigli
Fai pure, ma chiarendo che è soprattutto un pezzo semiserio e ironico: non farmi passare per antipatico saputone. :D
EliminaCiao!
anzitutto grazie per la citazione...(la tua copia ti attende, basta che mi fai un fischio e te la consegno brevi manu).
RispondiEliminaanche per la musica funziona più o meno come la letteratura (ma, per fortuna, le scuole che ci sono si limitano ad approfondire l'aspetto tecnico). alla fine non si può insegnare come suonare; un musicista deve avere il suo stile, e stop. bisogna conoscere anche i luoghi comuni, e soprattutto saperli usare quando serve (come dice uno dei più talentuosi musicisti che ho conosciuto, Guthrie Govan, un cliché, prima di diventare tale, deve essere stato qualcosa di valido). rifuggire ogni convenzione per partito preso è altrettanto sbagliato che adottarle come fossero la Bibbia. tutto quello che concorre alla riuscita o meno di un'opera, sta alla maturità dell'artista...
A 'sto punto propendo per una tiepida cena primaverile: il freddo, oltre alle vie respiratorie, mi sta ammazzando anche stomaco e adiacenti frattaglie...
Elimina[Ci tengo però a dire a tutti che sono orgoglioso possessore di un cd-anteprima, altrimenti penserebbero che ho nominato il disco a scatola chiusa solo per fare pubblicità: questi ragazzi sono bravi davvero!!!!]
ehm... nun sia mai ca' addimenticaste ammìa pàa cena, ché sì u faciti vadda annà tutt stuort e travers ring o gargarozz!
EliminaUé!!!! :)
EliminaTi pensavo l'altro giorno, quando ho linkato la mitica recensione di You don't know Jack... (bei tempi... :D)
Ma vieni anche tu in trasferta lacustre?
bei tempi sì... certo che vengo, basta che la fare nel fine settimana
EliminaVa bene, teniamoci in contatto: una rimpatriata primaverile è, come direbbe l'immenso Totò, "d'ùopo" :)
EliminaConsigli davvero consigliati consigliatamente. Mi stringo nelle spalle per non averli scritti io.
RispondiEliminaMi viene in mente il famoso Consiglio di Manlio Sgalambro: "Non accettate consigli da nessuno!" :)
EliminaWow. Mai pensato di fare l'insegnante Zio? Saresti molto portato secondo me. Sono davvero ottimi consigli. :)
RispondiEliminaSono indeciso fra il ringraziarti e il metterti dietro la lavagna per quel "Wow"...
EliminaFacciamo che ti abbraccio. :)
Incredibile, amici. Erano settimane che non arrivava UNA sola fetenzia nella cartella spam (credevo fosse passata la moda) e invece oggi, con questo post, ne ho già spalettati via una mezza dozzina. Sarà per la presenza nel titolo della stronza paroletta "Gratis"? :-))
RispondiEliminaconsigli preziosissimi Zio! e poi al chiusura di Bukowsky... fantastica
RispondiEliminaEh, lo zio Buk in questi casi è come il cacio sui maccheroni, o come un calcio nei giusti co... :)
EliminaCiao!
Sai che mi sarebbe piaciuto tantissimo averti come insegnante?!
RispondiEliminaLa comunicazione di qualità, questa è una dote che ti contraddistingue amico mio.
ps
non ti nascondo che spontaneamente sono stata un poco più attenta mentre scrivevo...buona notte!
Ti ringrazio, però spero di non finire col far sentire in soggezione persone come voi che mi sono amiche e mi vogliono bene... :D
EliminaNon voglio essere un insegnante. Voglio essere il vostro magico Arlecchino interiore.
'notte!
Caro Nick, tu SEI magico e se posso imparare qualcosa da te o confermare cose che già ho acquisito credo sia il dono speciale che ci fa tra amici, io do una cosa a te e viceversa (mi chiedo cosa mai avrai da imparare da me...)
EliminaBuon fine settimana;-)
C'è sempre qualche piccola cosa che ci si insegna a vicenda, a volte senza saperlo e senza volerlo.
EliminaGrazie di esserci!
Buon fine settimana anche a te. :)
Ottimi consigli sì, e soprattutto mi piace quello che hai scritto in alto sopra la bandiera.
RispondiEliminaQualcuno potrà trovarlo naif, quel pensiero per l'Ucraina, ma mi è venuto dal cuore.
EliminaSono tutte buone pratiche, che se applicate ognuna nella maniera appropriata rispetto alla propria scrittura serviranno sempre. Invece vorrei sapere cosa ne pensi delle agenzie letterarie. Rispetto alla tua esperienza, basterà proporsi alle case editrici direttamente oppure meglio affidarsi a un agente? Cosa ne pensi?
RispondiEliminaCredo che un'agenzia seria e ben introdotta possa essere di grande aiuto. Ma non ne ho esperienza diretta: al momento non ho agenti e non ne ho mai avuti.
EliminaI tuoi consigli sono molto azzeccati, non scrivo racconti ma penso che vadano osservati anche nella scrittura di tutti i giorni, non sai quanti documenti di lavoro leggo con strafalcioni che farebbero impallidire la mia vecchia maestra!
RispondiEliminaUn abbraccio
Mary
Credo che le buone, brave "vecchie maestre" s'impiccherebbero tutte per la disperazione, davanti allo sconfortante spettacolo di sfacelo della lingua offerto ogni giorno da migliaia di persone, a cominciare da certi giornalisti professionisti.
EliminaUn abbraccio anche a te.
Zio concordo su tutta la linea ma a me ad addobbare piace più che a addobbare ;)
RispondiEliminaAllora, se ti piace di più fai bene a continuare "ad addobbare", dal momento che, come detto, non sono regole ma questioni d'orecchio, e di gusto personale. :)
EliminaCiao Zio, i tuoi sono tutti ottimi consigli, posso aggiungere un altro consiglio? In attesa di una tua risposta mi butto: curate la grammatica, non si può leggere evvabbè, eppoi, apparte, qual'è... certe vaccate sono imperdonabili.
RispondiEliminaCiao ciao
Sono d'accordo: son tutte cose per cui dovrebbe bastare la quinta elementare, ma in italiA abbiamo laureati che sembrano non aver superato neppure la scuola materna... :-(
EliminaNaturalmente con le dovute eccezioni: per esempio quando l'errore è voluto e fatto per gioco. Ma per giocare bisogna prima conoscere le regole.
Ciao!
fantastico questo post!!!! sulla maggior parte di queste cose non avevo mai riflettuto e le trovo molto efficaci come spiegazioni . Certo posso essere sicura di non aver mai usato le abbreviazioni da cellulare né il "si strinse nelle spalle" che è il pezzo che più di tutto mi ha fatto proprio ridere!!! Ciao, buona settimana!
RispondiEliminaGrazie. Mettiamola così: i miei lettori sono talmente buongustai, che ben difficilmente potranno rivelarsi dei somari quando scrivono! :)
EliminaBuona settimana pure a te!
RispondiEliminanina22 febbraio 2014 18:53
Apprezzo molto e condivido la tua passione per la parola scritta. Il rispetto e la considerazione che merita e che tu le riconosci mi esalta.
La lima che usi e sai usare è uno strumento prezioso degno dei migliori maestri!
Mi ricorda una poesia di Leopardi, poco conosciuta ma per me essenziale, che mi permetto di trascrivere.
(Anche lui ebbe la tua delicatezza di parlare attraverso il sé bambino)
Scherzo
Quando fanciullo io venni
A pormi con le Muse in disciplina,
L'una di quelle mi pigliò per mano;
E poi tutto quel giorno
La mi condusse intorno
A veder l'officina.
Mostrommi a parte a parte
Gli strumenti dell'arte,
E i servigi diversi
A che ciascun di loro
S'adopra nel lavoro
Delle prose e de' versi.
Io mirava, e chiedea:
Musa, la lima ov'è? Disse la Dea:
La lima è consumata; or facciam senza.
Ed io, ma di rifarla
Non vi cal, soggiungea, quand'ella è stanca?
Rispose: hassi a rifar, ma il tempo manca
Ti ringrazio per avermi arricchito con una bella cosa che non conoscevo.
EliminaUn abbraccio, Nina.
ricevuto...completo ed esaustivo!!!
RispondiEliminaAdesso ne arrivano altri 993...
EliminaNo, scherzavo, bastano e avanzano questi. :)
Ciao!
Ho iniziato a leggere questi consigli con il terrore (tanto per esagerare) di trovare qualcosa d'incredibilmente sbagliato che scrivo e invece non ho trovato niente di me in questi errori. La "d" la uso a volte, ma perché, come dici tu, quando fa scorrere la frase ci vuole e poi utilizzo abbastanza spesso gli avverbi. Mi piacciono, so che sono lunghi, ma mi piacciono perché danno un senso diverso a tutto il discorso. Per quanto riguarda i dialoghi, mi piacciono anche quelli e ne metto abbastanza, ma non sono mai del tipo: ciao, come stai?, bene?, ah, alla prossima allora, ci si vede domani, ciao, ciao. Se devo rendere questo effetto scriverei sempliceMENTE: "Si scambiarono un saluto che non si davano da tempo e, salutandosi, andarono ognuno per la propria strada".
RispondiEliminaE infine, per i "nn", ma chi mai si sognerebbe di scrivere davvero "non" senza la o? Che senso ha, è troppo faticoso scrivere una lettera in più? Se lo è, cambia mestiere!
Ciao! :D
Senza il salutandosi*
EliminaTi ringrazio, Anto. Il tuo commento è spuntato mentre postavo una mia risposta, e ha fatto l'effetto del sole che sorge.
EliminaSarò retorico, ma il sapere di persone della tua età che scrivono e pensano così, in questa DORMENICA mattina, è per me più bello, incoraggiante e consolante, più vitale, dello stesso sorgere dell'astro. Il sole per un giorno potrebbe pure non sorgere, e prendersi una giornata di riposo. Ma chi ama l'intelligenza e la scrittura non può e non deve mancare, a questo povero pianeta in pericolo.
Vedo che in questo blog abbonda la gente autodeterminata. Se capita in un blog in cui scrivono che gli asini volano, c'è il rischio che scaraventi il fidanzato dalla finestra, 'sta qua.
EliminaCartellino giallo. Non mi piace che le mie lettrici vengano chiamate "'sta qua", e che si manchi loro di rispetto. Se non le piace quello che scrivo, o se pensa che io scriva cazzate, lo dica parlando per sé stessa (o eviti di leggermi) ma non vedo il motivo di essere antipaticamente sprezzante con chi mi apprezza.
EliminaO devo mettermi a cancellar commenti?
Utili consigli e poi hai ragione : quel "si strinse nelle spalle" al massimo può far pensare alla buonanima del Divo Giulio.
RispondiEliminaHai ragione, non ci avevo pensato... :-))
EliminaCiao Fabio!
mi sono accorta di avere un feticismo per i " ma " , pazienza li tengo hanno un loro che intrinseco. Esagero anche con i miao , ma ( non poteva mancare ) a seconda del tono rende bene l'idea di fondo, Isidoro sono certa che conferma con il muso. miao miao miao
RispondiEliminaI "ma" non sono un problema, e i "Miao", be', quelli sono addirittura Musica! :)
EliminaSalutoni anche dall'Isidoro!
Vabbè (scritto così mi piace) ti ho letto. Tutti i 7+7 bis punti.
RispondiEliminaNon oso pensare a quanti errori tra quelli citati sono miei.
Forse sto attenta solo alla "d" eufonica. Spero che tu possa continuare a leggermi.
E se c'è da bacchettarmi, fallo.
Ho riso al passaggio della tirannia dei 140 caratteri; lo sai che ci sono dentro fino al collo!
Ahahah
Ti abbraccio e ti bacio.
Macché bacchettare, i miei personali e discutibili consigli non sono mica regole... E poi ho appena votato un emendamento per liberalizzare i "Vabbè"... :)
EliminaTi abbraccio e bacio anch'io, carissima
Dopo che avevo letto il tuo post la prima volta (Marina l'aveva condiviso su fb) ho subito provveduto a togliere qualche "d" eufonica dal post che stavo preparando...a scuola mi avevano insegnato che era un obbligo metterle e se già le avevo un pò sfoltite era solo perchè a volte mi suonavano proprio male. Ora che ho il tuo benestare sono più tranquilla...
RispondiEliminaCome vedi anche se non ho velleità da scrittrice, nè sono una bambina, sono davvero interessata a questi tuoi consigli, scritti in un modo sempre molto divertente, ti faccio i miei complimenti.
In fondo dal momento che si apre un blog, a meno di non mostrare solo foto, un pò decentemente si dovrebbe saper scrivere, quindi penso che questo post sia utile: per migliorare "non è mai troppo tardi". Eh, sì...in poche righe sono riuscita ad infilarci alcuni dei miei errori più tipici: uso spasmodico di "un pò" (quanti ne cancello rileggendo!), un detto e le virgolette che da me non mancano mai.
Mi salvo per lo meno perchè non ho affatto paura di usare gli avverbi in "mente", da me ce ne sono a bizzeffe. Ciao Nicola e grazie per questi consigli, li terrò presenti. Un abbraccio!
Ciao Ninfa!
EliminaEh già, a volte a sqhuola insegnano abbastanza maluccio... :D
Visto che sei un'amica vera, e che ormai quaggiù in fondo non ci leggerà più nessuno, mi lancio in un paio di correzioni, sapendo che non ti offenderai:
"né" vuole l'accento acuto e non l'accento grave;
"po'" vuole l'apostrofo, perché sta al posto di "poco".
Le virgolette nello scritto ci stanno benissimo, tranquilla. Sono invece da evitare totalmente nel parlato (mai dire "tra virgolette", è odioso!) o peggio ancora nel gesticolato (quando vedo gli americanozzi fare di continuo il gesto delle virgolette con le dita adunche mi vien voglia di ribombardare Pearl Harbor... :D)
Un abbraccio grande! :)
Hai fatto bene a lanciarti, tanto anche se leggono non mi vergogno mica...In quanto alla mia maestra pensa che era considerata molto brava! Invece riguardo agli accenti penserai che non ne imbrocco uno giusto ed hai ragione, ma lo faccio, non ci crederai, solo per pigrizia. Infatti per mettere gli accenti-apostrofi giusti dovrei spingere il tastino delle maiusole...eh, lo so, troppo pigra! Le virgolette invece io le uso un pò troppo spesso, però almeno non lo scrivo, nè faccio il gesto...che anch'io trovo odioso. Buonanotte!
EliminaBuonanotte anche a te, carissima... e dal re dei pigri lasciati dire che gli errori di pigrizia hanno altissime possibilità di venire perdonati... o almeno, di sicuro, qui da me. :)
EliminaCiao!
ti amo.
RispondiElimina