gabbiano ferito in controluce |
Un sabato e domenica sono capitati a un ombrellone vicino al nostro una mamma e il suo bambino, un po’ più piccolo di me. Capivi subito che qualcosa non andava. Tristezza e tensione impregnavano quel cono d’ombra, aleggiavano mute sotto il loro spicchio di cielo in affitto. Il bambino si chiamava Alex. Era biondo. Era bellissimo. Aveva qualcosa di strano. Passava le ore sprofondato nella sdraio con lo sguardo perso non si sa dove. Poi d’un tratto lo sentivi strillare. Grida acute e insopportabili. Oppure sentivi strillare la mamma. Perché lui le dava i pizzicotti e le faceva male, e lei perdeva la pazienza. La mia, di mamma, cercò di spiegarmi. Aveva sentito qualcosa in proposito alla radio svizzera. “Vive in un mondo tutto suo” mi disse. “È come un pulcinetto che crede di essere ancora nell’uovo, o che vorrebbe tornarci, al riparo e protetto dal guscio. Tutto quello che sta fuori, e tutte le persone, sono o un fastidio o una minaccia: non gli interessano e lo terrorizzano. Le cose nuove lo sconvolgono”.
Anch’io sono un po’ così, pensai. E a volte vorrei esserlo di più. Però alla mamma non lo dissi. “Ma potrei farci amicizia?”, le chiesi invece.
“Forse nemmeno se ne accorge, di quello che fanno e dicono gli altri. Non siamo al centro della sua attenzione. Però, se vuoi, puoi provare”.
Ero indeciso. Ammetto che un pochino mi metteva a disagio, mi faceva quasi paura. Lui se ne stava sempre lì su quella sdraio. Tranne quando veniva il momento di fare il bagno. Allora si trasformava, e correva a tuffarsi nel Mare con l’entusiasmo di tutti gli altri bambini, anzi, di più. Per il resto, solo una volta due sorelline provarono a giocare con lui. Ma lui non faceva che distruggere le torri di sabbia bagnata che loro provavano a fare coi secchielli, il castello che tentavano invano di erigere. Resistettero un po’, ma presto si arresero e andarono via. “È tutto scemo ‘sto Alex” borbottò una delle due. La mamma di Alex era a portata di voce. Sembrò trattenere a stento il pianto, ma non disse nulla. Un grumo di lacrime inghiottite a metà le serrava la gola.
“Dovrebbero metterlo in un posto che vadi bene per lui”, sentii che sentenziava, nell’ombrellone dall’altra parte, il Sacco a Pelo alla moglie cornuta. Per fortuna almeno quello la mamma di Alex non lo sentì.
E meno male che l’altro scienziato dell’ombrellone davanti, quello con la testolona di cocomero, aveva già finito le ferie. O mi sarebbe toccato ascoltare pareri al riguardo anche da parte del grande capo Anguria Che Raglia, che come tutti gli idioti se ne sta sempre tutto il tempo a blaterare ad alta voce, per far sentire quant’è intelligente. Non va mai nemmeno a farsi un tuffo, per non perdere occasione di ragliar cazzate. Una mattina è saltato su a dire che ad Auschwitz facevano la dieta, e nessuno l’ha preso a calci in bocca. A volte mi dicono che dovrei avere più pietà e tutte quelle balle lì, per gente di quel tipo. Nel senso che si vedeva fin troppo bene che il poveretto non leggeva libri. E nemmeno fumetti. Anguria Che Raglia era un lavoratore padre di famiglia risparmiatore timorato di dio che leggeva la Gazzetta dello Sport, ma solo quella del bar per non doverla pagare, perché come tutti i veri stronzi era pure avarognolo. Poteva starsene in spiaggia un anno filato a blaterar cazzate a voce alta e a scroccare la Gazzetta senza comprarsi un cazzo di ghiacciolo. E prima di partire ha impedito al figlio novenne di salutarmi con un bacino. “I maschi non si baciano”. Il cervello di un vermetto di pozzanghera, a esagerare. L’autodeterminazione di una puleggia. Aveva ragione lo zio Dilvo. Piuttosto che diventare avaro, diventa cieco. E piuttosto che diventare imbecille? Ammazzarsi, direi. O non nascere. Fanculo la pietà indiscriminata. Bisogna meritarsela, la pietà.
Una volta, di pomeriggio, andai a fare il bagno da solo e Alex era già dentro che sguazzava e si divertiva come un matto. Aveva gli occhi felici, pieni di gioia e di luce. Gli altri bambini giocavano con cigni gonfiabili, materassini e palloni colorati. A lui sembrava bastare il conforto amniotico del Mare. Non so come andò, ma mi venne da avvicinarmi a lui. “Piove”, gli dissi sorridendo, e lo schizzai per gioco, ma poco, delicatamente, sollevando pochissima acqua col dorso di quattro dita. Sbirciai sua mamma che lo sorvegliava da vicino, in cerca di un cenno della sua approvazione, e lei annuì, anzi, parve ringraziarmi con un mesto sorriso. La cosa anche a lui piacque molto, e così io e Alex passammo forse mezz’ora forse un’ora a schizzarci, ridendo, giocosi come cuccioli di foca, immemori del tempo e dello spazio e delle cose tristi della vita – i brutti ricordi, le malattie, le menti pelose, la gente avara e cattiva.
Avrei voluto uscire con lui anche la sera, e comprargli coi miei soldi una focaccia o un Bacio nel Cono.
Ma era il suo ultimo pomeriggio, anche se io non lo sapevo, e non l’avrei rivisto mai più, e purtroppo, come spesso mi accade in questa porca vita, l’ultimo mio ricordo di lui, e soprattutto l’ultimo suo di me, non sarebbe stato questo prolungato momento radioso e felice, come angeli fra le onde di un paradiso di spuma.
Andò che uscimmo ognuno per conto suo (lui non voleva uscire mai, io me ne ritornai un po’ prima all’ombrellone). Dopo aver fatto la doccia posai il mio telo sulla sabbia e mi distesi a farmi asciugare e coccolare dall’ultimo sole pomeridiano. Ero così stanco e contento per il lungo bagno che dovetti quasi appisolarmi dimentico di tutto. Nel bel mezzo di quello stato di spossato dormiveglia avvertii all’improvviso una mano fredda e bagnata che mi afferrava, come l’artiglio di uno zombi rapace, e sussultai, al momento la sorpresa fu così sgradevole e allarmante che dovetti avere uno scatto molto più evidente di quanto avrei voluto, fatto sta che si trattava di Alex, che fuori dall’acqua mi aveva riconosciuto eccome, mi aveva individuato, l’angelo degli spruzzi di poco prima, l’amico più grande, il delfino-compagno, ed era venuto da me, proprio da me, solo da me, per fare una cosa che non faceva mai con nessuno: era venuto a toccarmi. Non a pizzicarmi, a toccarmi dolcemente. Ma io mi ero spaventato, e il mio sciocco ritrarmi e spaventarmi aveva molto spaventato anche lui, che scappò al suo ombrellone, si precipitò a far ritorno al suo guscio. Mi sarei preso a martellate, anche se la mia era stata una reazione involontaria, ma ormai la frittata era fatta. Sua madre, che non aveva capito cos’era davvero successo, forse a sua volta ingannata dal mio sussultare, lo sgridò per avermi disturbato, lui si agitò con lei, le diede un paio di pizzicotti fortissimi, lei lo picchiò, e così io, vigliacco, non ebbi neanche il coraggio di correre lì ad abbracciarlo e baciarlo, a chiedergli scusa. Me ne rimasi come uno stupido a guardarlo e a sentirlo gridare per l’ultima volta, mentre il sole al commiato serale spremeva aranciata molto amara sul golfo argentato di luce. Li vidi andar via, con lei che piangeva più di lui.
Non siamo mai all’altezza di niente. Non siamo mai capaci di non deludere gli altri, e noi stessi. Non siamo mai all’altezza. Perdonami, Alex.
tu, o il tuo protagonista, siete un tantino esigentini con voi stessi
RispondiEliminaSì, il mio protagonista mi somiglia, e anche se esagerare è sbagliato io non riesco a non essere superesigente con me stesso, come artista e come essere umano. Come artista temo (anche se non ce n'è gran motivo) di poter assomigliare a certi indegni usurpatori vergognosamente pompati dai nostri mezzi di (dis)informazione. Come essere umano temo (anche se non ce n'è gran motivo) di poter assomigliare alle Angurie Che Ragliano. E il fatto di avere comunque in comune con costoro un dna e l'appartenenza a una specie mi riempie di paura e sgomento...
EliminaDue ottime pagine direi. Come sempre nei tuoi libri.
RispondiEliminaGrazie, caro amico. Sei sempre in prima fila nell'incoraggiarmi! :)
EliminaE' molto bello tutto ciò che hai scritto, suscita delle tenere sensazioni e fa riflettere. Purtroppo non tutti avrebbero voluto Alex per amico, chi lo ha avuto anche per un attimo è stato fortunato perchè speciale.
RispondiEliminaComplimenti per la scrittura e buona giornata!
Grazie per le tue bellissime e illuminate parole, per la tenera intelligenza che sai dedicare ad Alex.
EliminaBuona domenica!
Per essere all'altezza è stato sufficiente quel giorno di allegria tra spruzzi e risate, la delusione è un problema di aspettative e quelle esistono solo per essere disattese, non è colpa di nessuno...
RispondiEliminaquel che più preoccupa invece è l'invasione delle Angurie che ragliano... la cattiveria la puoi fronteggiare, ma la stupidità è incurabile e sempre vittoriosa.
un abbraccio Nick, è sempre un piacere leggerti!
Hai perfettamente ragione: è la stupidità beata e trionfante delle sempre più numerose Angurie Che Ragliano che finirà col seppellirci tutti.
EliminaUn abbraccio grande anche a te!
Non è che uno può dire e fare tutto sempre e comunque... ( e il margine per le sorprese, allora? e il margine per l'immaginazione? - la parte più bella - ). La vera iattura, sono d'accordo con Maria, sono le Angurie...
RispondiEliminaUn abbraccio, Nick caro
Quasi mi dispiace di aver reso detestabile una cosa che adoro come l'anguria... Ma quelle che ragliano sono davvero insopportabili. :)
EliminaTi abbraccio anch'io, mia carissima amica!
Ehi, se tanto mi da tanto...spicciati.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Cristiana
eheh... sembri un agente letterario (uno geniale, s'intende, uno che punta su di me... :D)
EliminaPerò hai ragione: il nuovo romanzo che sta nascendo mi piace ogni giorno di più, ma è ancora troppo lontano dal prendere la forma e l'identità che vorrei... Quindi al lavoro, Nick! :)
Bel racconto Nicò: se te lo sei inventato sto Alex lo hai inventato bene, se lo hai vissuto, meglio.
RispondiEliminaL'anno scorso a Bibione c'era un bimbetto cartilagine, che doveva stare sempre sotto l'ombrellone perché la stronza di sua madre lo portava alle 11 e non alle 7,30 e nemmeno alle 18. Lei era nera come un tizzone e lui bianco come un panino americano.
Poi arrivò il padre, un pirlotto succube di cotanta moglie e litigavano tutto il santo giorno per via del figlio ectoplasma.
Avresti dovuto vedere il musetto del creaturo, mi faceva una pena che non ti dico.
Ma perché li mettono al mondo i figli questi qua?
La mamma di Alex è una splendida madre, di quelle che non si sa dove trovino le forze, ma le trovano. Ma su quelle stronze hai ragione tu: antepongono a tutto la tintarella (qualcuno dovrebbe spiegar loro che la tintarella era di moda negli anni Sessanta, visto che son tanto modaiole, e che oggi il sole fa un po' più male, se si esagera...) e tengono i figli neonati arrosto alle 2 del pomeriggio, quando dovrebbero stare a casina oppure, al massimo, in pineta...
EliminaCome avrai notato, ultimamente latito parecchio dai blog, ma non ho mancato di leggere le tue poesie (le ultime, Ascolto e Un uomo anziano mi hanno molto colpito). Prometto che fra non molto tornerò anch'io a lasciar traccia dei miei passaggi... :)
E a proposito di uomini anziani: si vede che la classe '34 è nel mio destino. Dopo te e mio padre si è aggiunto, al mare, un caro amico settantanovenne con cui giocavo a volte a carte. In tutto e per tutto un perfetto Lord, ma al tavolo da gioco si trasformava in un simpaticissimo ometto da osteria, quasi cartoonesco. Il suo "Taja, dio skifoso!" è diventato il tormentone dell'estate. Nella quasi impossibile ipotesi che si trovasse a passare di qui, lo saluto con affetto: ciao Romano!!
E ciao Enzo, naturalmente!
Sentivo la tua presenza sul mio blog anche se non commentavi. Il mio coetaneo è de Roma? Te lo saluto puro io allora: ciao coetaneo, li mortacci tua.
EliminaE naturalmente ciao a te, amico mio.
No, si chiama Romano di nome. Ma i tuoi saluti gli faranno piacere lo stesso, come fanno piacere a me. Ciao, caro amico!
EliminaMeraviglia meraviglia. Sei molto bravo. Continua continua. E' un piacere leggerti.
RispondiEliminaBuona domenica
Grazie, grazie. Il vero piacere è essere letto da persone come te.
EliminaBuona nuova settimana, ormai... :)
Mi ricorda molto Quattro soli..
RispondiEliminaE' un passo delicato e commovente.Buona domenica.
Che si tratti di una successiva estate del nostro amato Corradino?
EliminaUn giorno lo saprete... :)
Ciao carissimo amico!
Commossa, Alex...no, volevo dire Nick. Avevo scritto già questo commento ma non ho capito come mai è scomparso. Bello, volevo dirti. Volevo dirti che è vero, non siamo mai all'altezza di nulla, soprattutto delle cose belle, dei sentimenti più belli che ci sfiorano e raramente riusciamo a farli diventare fiori da donare. Un abbraccio.
RispondiEliminaTi abbraccio teneramente anch'io, carissima. E stai tranquilla, ti assicuro che commenti non ne cancello. E se lo facessi non cancellerei di certo quelli meravigliosi come questo tuo, che anzi voglio appuntarmi come medaglie sul petto.
EliminaGrazie!
Lo trovo molto bello perchè tocca in profondità quella sensazione di disagio che ci prende quando SENZA VOLERE abbiamo interrotto una magia! I tuoi pezzi sono un arricchimento : grazie!!!! Un abbraccio e buona settimana
RispondiEliminaChe meraviglia, che privilegio, poter produrre cose che vengono percepite come arricchimento da belle, belle persone come te!
EliminaTi abbraccio e ti faccio i miei migliori auguri anch'io!
Quella nostalgia per l'occasione persa, per quel momento di grazia sciupato, pur senza volere, irrimediabilmente, muove in me corde profonde.
RispondiEliminaChe bello Nick ritrovare le tue parole, la tua sensibilità, la tua capacità di dare vita e spessore ai sentimenti umani!
E che bello ritrovare sempre una lettrice come te, che vale più o meno all'incirca quanto centomila lettori di bestial seller scagazzati da culi di plastica e propagandati da... lasciamo perdere! :-))
EliminaCiao Zio Scriba.
RispondiEliminaUn abbraccio infinito
Teresa
E infinito abbraccio anche da parte mia, mia cara amica!!
EliminaEcco perché sei da un po' latitante dalla blogosfera, stai scrivendo un nuovo romanzo...
RispondiEliminaPessimismo cosmico, direi ottimo inizio (mi verrebbe quasi da piangere, ma mi trattengo, non vorrei si dicesse "lacrime di coccodrillo", che poi m'inkazzo, visto che alligatore sono, mizzica!)
Grazie, Ally. In effetti sì, anche se non è solo per questo, latito parecchio perché voglio immergermi il più possibile in questa nuova avventura, che spero di poter condividere al più presto con tutti voi!!
EliminaHai uno stile veramente tuo, riesci a mescolare argomenti "pesanti" come l'autismo con esilaranti ritratti di sacchi a pelo parlanti o di angurie che ragliano. Sei veramente un ottimo scrittore e forse lo devi anche al tuo essere superesigente, oltre al fatto di avere questa dote naturale!
RispondiEliminaNon posso far altro che ringraziarti: sarò ripetitivo, ma avere lettori e amici del tuo livello è una cosa che davvero consola e riconcilia con tutto, con lo scrivere come col vivere. Ci fossero più ruhevoll e meno angurie che ragliano!!!!
EliminaAuguroni per il nuovo romanzo.
RispondiEliminaBuon inizio di settimana.
Grazie. Buona settimana pure a te.
EliminaDue pagine scritte con delicatezza e grande sincerità, e sempre con quel senso dell'umorismo che ti contraddistingue. Uno scrittore meno bravo avrebbe sicuramente rovinato la magia, rendendo tutto troppo pesante. I personaggi dei tuoi racconti non sono mai comparse o macchiette, ma vere e proprie Persone, anche quando il racconto è breve, come questo. Mi sono sinceramente commossa, per la storia, ma anche per la bellezza del modo in cui l'hai raccontata. Un abbraccio!!!
RispondiEliminaIn bocca al lupo per il nuovo libro ^_^
Grazie. Viva il lupo! :)
EliminaForse il (semplice) segreto sta nel mettermi in gioco, nel rivivere un episodio e le sensazioni che mi ha dato e costruirci attorno un racconto. Altri avrebbero fatto una ricerchina sull'autismo piena di termini esatti e scientifici, e l'avrebbero usata per rendere il testo (che è comunque una prima stesura migliorabile) assai pesante e pedante, come dici tu, e soprattutto fasullo.
Ho sempre rigettato l'idea che uno scrittore debba fare il saputello. Per me uno scrittore è un artista, e deve dipingere emozioni come farebbe un pittore, solo con materiali e tecniche diverse.
Quanta bellezza, delicatezza, dolcezza. Quanto tu :)
RispondiEliminaFinirò davvero col montarmi la testa, col credere alle troppo belle cose che mi dici e mi dite. Grazie, carissima! :)
Eliminaa partire dal sesto rigo si sente una insopportabile tensione "gay-friendship" che impregna l'intera storia. i lettori dell'Osservatore Potentino non ne possono più. uno come te, se vuole dimostrare di essere un vero talento, dovrebbe dar voce a un macho, magari di Forza Nuova, per una narrazione felicemente omofoba. ti aspetto al varco, scriba
RispondiEliminaCarlitos Giovanni Tevez
Chiave di lettura un tantinello forzata per non dire fuori luogo, stavolta. Ma la prendo come simpatica provocazione. L'inferiorità mentale può essere assai divertente, in chiave grottesca, ma non potrei mai resistere un romanzo intero a fingermi un machoide o un deficiente omofobo. Posso reggere per qualche isolato capitoletto, questo sì, e infatti già succede ne "Il volo interrotto degli angeli" (anche in un assaggio già proposto in questo blog).
Eliminap.s. ma che faticaccia scrivere e riguardare commenti lunghi in questa nuova ristrettissima griglia di blogger. Le pensano proprio tutte, per peggiorarci la vita...
Eliminadelicatissimo! adoro la tua scrittura e la sensibilità con cui delinii tuoi personaggi. Non so perchè mi hai ricordato me bimba in un pomeriggio di carnevale che vago vestita da fata bluette e tra coriandoli e maschere mi trovo una ragazza vestita da diva anni '20 bellissima, le sorrido incantata e lei che mi sorride con il sorriso più triste che abbia mai incontrato. Mi è rimasta la sensazione che avrei potuto inseguirla nella folla e abbracciarla per consolarla almeno un po' .....
RispondiEliminaMi riconosco in quella ragazza: a carnevale non mi sono mai divertito e ho sempre collezionato raffreddori... :)
EliminaFusa Feline a non finire!
Caro zione Nick!
RispondiEliminaChe bello, sono proprio passata a proposito ... Per dirti 'suu,non farmi aspettare troppo per il tuo nuovo romanzo'.
Che bravo sei, attendo eh? Avvertici subito! :-)
un abbraccio grande
g
Spero davvero di non farvi attendere troppo, e tu sarai fra le prime ad essere avvertite, mia cara lettrice e amica.
EliminaAbbraccio grande ricambiato. :)
Mi si sono aggrovigliate le budella ( cit.) fai presto a finirlo.
RispondiEliminache è così bello questo "acconto" di sostanza che ti ho già perdonato la latitanza. E il tuo non essere venuto a parlare di Tondelli da me.
Sbrigati.
Abbraccio.
In realtà sono venuto a leggere, ma non sentivo di avere altre cose da dire. C'è un tempo per parlare e un tempo per tacere. Grazie per il perdono: ci contavo. :)
EliminaE grazie per l'abbraccio, che ricambio.
Ciao!
Quale modo migliore per tornare a trovare un amico se non questo?
RispondiEliminaStai scrivendo zio? bene, io ho da finire di leggere due libri e poi .... ;)
Un carissimo abbraccio.
Francesca
Che bello riabbracciarti!
EliminaLa speranza è che il mio terzogenito possa nascere nel 2014, anche se al momento non ho idea se potrà già essere questo oppure un altro già più avanti nella lavorazione: sono un po' come una donna incinta che non conosce ancora il sesso del nascituro... :)
Ciao cara amica.
Mi piace, mi piace molto la delicatezza velata con cui lasci intravedere i concetti importanti e adoro il senso dell'umorismo, quando usato nel modo giusto. Davvero due ottime pagine :)
RispondiEliminaParole piene di forza e al tempo stesso delicate, e humor sempre presente: è quello che cerco negli altri scrittori, e che quindi voglio dare a me stesso e ai miei lettori.
EliminaGrazie per queste tue belle parole.
Un abbraccio grande.
Mi successe una cosa simile da piccola, con un altro bambino. Quando ripensandoci da grande mi sono resa conto di cosa fosse successo veramente, mi sono sentita uno schifo. Un bambino al quale avevo dato uno schiaffo perché mi faceva dispetti, lo feci andar via piangendo. Ci misi anni a capire che voleva solo fare amicizia. Mi sono sentita una merda a dieci anni di distanza, circa.
RispondiEliminaPenso ci voglia un'enorme e bellissima sensibilità per sentirsi una merda a dieci anni di distanza. Le vere merde non si sentono MAI merde: si credono esseri perfetti.
EliminaBellissimo questo estratto. Lo leggerei volentieri, il libro intero.
RispondiEliminaQuesto nuovo romanzo è più o meno a metà, ma è davvero bello e incoraggiante sapere che qualcuno, dopo un piccolo assaggio, lo aspetta. Ti ringrazio, e spero di non deluderti.
EliminaCiao! :)
La paura del "diverso" è qualcosa con cui tutti prima o poi abbiamo a che fare. Che riguardi la disabilità, le tendenze sessuali, l'etnia di provenienza. E quando arriva quel momento, spesso siamo vittime di pregiudizi e stereotipi inculcati da chi crede di essere "normale" in un mondo in cui la normalità - grazie a Dio o a chi ne fa le veci - proprio non esiste.
RispondiEliminaBellissimo estratto Zio, continua così.
Grazie per l'incoraggiamento, Ale.
RispondiEliminaCredo che ognuno di noi, se è abbastanza onesto e coraggioso, possa scoprire dentro di sé tutte le potenzialità anche negative dell'umano. Abbiamo dentro di noi il violento. Abbiamo dentro di noi il dittatore. Abbiamo dentro di noi l'avaro. E abbiamo dentro di noi qualcosa che è forse peggio di tutte le altre negatività messe insieme: il normalozzo conformista.
Bellissimo quel "conforto amniotico del mare"... anch'io tante volte lo provo. Tante volte scioglie le mie tensioni. Un caro saluto, Fabio
RispondiEliminaNon a caso nella magica lingua italiana "mare" e "madre" sono due parole quasi uguali...
EliminaUn caro saluto anche a te!
La sera seguita al funerale di mio padre, nel prendere sonno, sognai (o forse non sognai affatto) una forma gelatinosa che si avvicinava a me e mi chiamava. Era chiaramente la voce di mio padre che forse voleva dirmi qualcosa, forse solo salutarmi perché non avevamo fatto in tempo prima. Io emisi un urlo che risveglio tutti nella casa e quella forma sparì di colpo. Non sai quanto avrei voluto non avere avuto quella reazione e quanto mi manchino le parole che stava per dirmi. Ho sperato tanto che il fatto si ripetesse ma non è più accaduto. Anch'io non mi sono mai perdonata di avere avuto paura di quella visione onirica o reale che sia stata. Siamo così fragili rispetto gli aspetti sconosciuti della vita o particolari come nei casi di autismo, non siamo preparati. Sono pagine molto toccanti. Bravo come già so.
RispondiEliminaCiao :)
Nou
Grazie per questo tuo bellissimo contributo. Sono sempre così dolci, i tuoi passaggi! :)
EliminaCiao amica carissima.