"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

lunedì 22 maggio 2017

«LUI NO!»

Il vostro Zio qualche... settimana fa.

Ironia delle ironie, il più grande e inatteso tributo – meritato o meno – al mio rango di scrittore lo ricevetti a 22 anni, quando avevo scritto pochissimo e pubblicato nulla. Pavia, 1989: nella caserma del Battaglione “Lario” andavo ripetendo di questa mia vocazione. Il primo a mostrarsi interessato fu uno dei “nonni” prossimi al congedo, il caporale Poli, operaio bolognese dallo sguardo gentile e intelligente. Mi chiese, alla mia prima licenza, di portargli qualcosa da leggere, e io gli diedi un plico di fogli disordinati con qualche racconto e alcune poesie, e forse – non ricordo bene – anche dei brani del mio “Sognando il Cigno Blu”. Lui era giunto alla fine del suo anno di schiavitù militare, e non ci fu nemmeno il tempo per diventare davvero amici. 

Di lì a poco, i congedanti del Settimo piombarono a notte fonda nella camerata di noi del Quarto per il fastidioso rituale dello “sbrandamento”. I cuscini cominciarono a volare, le coperte a cascare, i letti a spostarsi con stridore, qualche materasso a finire per terra, fra urla di trionfo degli incursori e proteste, lamenti, bestemmie delle vittime. Li sentii avvicinarsi dall’alto del mio letto a castello, uno degli ultimi in fondo, presso il finestrone che dava sul cortile interno, e sulle foglie di un platano intarsiate di luna. Ero ancora indeciso se far finta di dormire o buttarmi giù per evitare che mi ci buttassero loro, c’erano già delle mani sulla coperta, ormai era il mio turno, quando l’oscurità fu lacerata da una voce invisibile. 
«Lui no!» disse la voce del caporale Poli. «È uno scrittore». 
Gli obbedirono.
Mi lasciarono stare.
E io mi sentii in colpa nei confronti degli altri, per quel mio piccolo privilegio, ma venni anche scosso, per quel suo grande gesto, da un brivido di commozione vera.

Poi, per anni e anni, i rifiuti editoriali che collezionavo («Tu no!») mi fecero sentire una specie di impostore, e la cosa, per difficile che sia da credere, mi faceva star male anche e soprattutto nei confronti del caporale Poli, e della limpida, genuina fiducia con cui mi aveva creduto. Mi chiedevo spesso se il caporale Poli si ricordasse di me, se gli capitasse di cercare in libreria qualcosa di mio, e cosa pensasse, non trovando nulla, di me e della mia patetica bugia. Forse mi pensava morto. Forse mi pensava un mitomane, un imbroglioncello. Io preferivo di gran lunga che mi credesse morto. O meglio ancora che mi avesse dimenticato.

Adesso, caro caporale, amico mio, vorrei tanto aver conservato il tuo indirizzo, o che tu leggessi per caso queste mie parole, per farti sapere che mi ricordo di te, e che nel mio piccolo ce l’ho fatta. Anche se non frega quasi a nessuno. Ma a te importerebbe, lo so.
Grazie, per aver creduto in me. Non ti dimenticherò.


22 commenti:

  1. Sì, avevo già letto su fb. Qualcosa di bello dalla storia del militare l'hai avuta. Bravo caporale, chissà cosa fa adesso...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Diciamo che anche se resta l'assurdità di un anno di vita rubato (per esser nato col pisello: non è SESSISMO anche questo? :D) mi ha pure regalato tante storie da raccontare: in fondo gli scrittori non fuggono davanti al delirio, ma ci si immergono per provare a riferirne...

      Elimina
    2. Hai detto una sacrosanta verità. Ho scritto il mio romanzo per uscire da un delirio. Decontestualizzando, romanzando, tutto quello che vuoi, ma ho ripreso fiato dopo essere stato immerso in un vero delirio.

      Elimina
    3. Un tempo i veri artisti erano tutti così: dei lucidi pazzo alle prese col proprio e l'altrui delirio. Oggi se non sei abbastanza omologato e normale ti guardano male, con sospetto: "se anche l'ultimo dei fessi non può immedesimarsi in quello che scrivi, che scrivi a fare?", sembrano dirti gli intellettualozzi che vanno per la maggiore... Peccato, e lo dico soprattutto come lettore!

      Elimina
  2. Le tue memorie di vita militare!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo è un piccolo (anche se per me prezioso) frammento. Poi ci sono una mezza dozzina di racconti, più tantissimo materiale sparso che un giorno potrebbe anche prendere forma di romanzo... :)

      Elimina
  3. Aspettando il romanzo o i racconti tratti dalle "memorie di gioventù" ti avviso che ho ricevuto il tuo ultimo nato. Tra poco si inizia a leggere.
    Smack.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Buon divertimento!
      (E se lo meriterò, mi raccomando il Passaparola, davvero unica speranza!!) :)
      Smack!

      Elimina
  4. Che bella questa storia di rispetto in un ambiente dove il rispetto era in genere solo imposto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se questo paese avesse per gli scrittori un miliardesimo del rispetto che ebbe il caporale Poli, vivremmo in un paradiso social-culturale. (Il che non vuol dire rispettare soltanto gli scrittori, ci mancherebbe... :D)
      Ciao carissima!!

      Elimina
  5. Leggendo dei tuoi rifiuti editoriali ti ho immaginato come Snoopy e la sua macchina da scrivere ^_^
    Il militare, che roba. Mio fratello lo ricorda come un incubo, anche se ha conservato diverse amicizie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Snoopy mi perseguita: pensa che dall'altra parte della strada c'è una siepe che si è miracolosamente "scolpita a forma di Snoopy" tutta da sola: sarà un segno del destino... :)
      Sul militare, credo sia così quasi per tutti: un delirio assurdo e demenziale (altro che i racconti della Pazzoteca!) ma anche il ricordo di qualche bella amicizia.
      Ciao carissima!!

      Elimina
  6. persone, protagoniste di momenti particolari della nostra vita. Che incontriamo, per un certo numero di giorni, di mesi, di ore...E poi loro spariscono per noi e noi per loro...Certe volte mi chiedo se abbia un senso incontrarsi di nuovo oppure se quel ritaglio rimanga isolato oppure, cucito ad un altro ritaglio, prenda una forma diversa..
    Un abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bello e giusto il tuo pensiero: a volte sono presenze così particolari da sembrare quasi emissari mandati da qualcuno o qualcosa in quel preciso momento per farci del bene, e il loro posto perfetto rimane nel ricordo (così come l'eventuale posto nostro è nel ricordo loro).
      Abbraccio ricambiato.

      Elimina
  7. Lo ritengo invece un bellissimo ricordo e credo sia anche merito suo se sei diventato veramente uno scrittore. Con quelle parole è come se ti avesse battezzato scrittore per destino. Mi auguro che ti legga e magari riesca a contattarti! Bella la foto che hai inserito! Ciao a presto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Son cose che mi riportano alla mente la rubrica "Dove sei" di Enzo Tortora, di quando da bambino guardavo "Portobello"...
      Sì, credo che ritrovarsi sarebbe una bella emozione.
      Ciao e grazie, carissima. A presto!

      Elimina
  8. Una volta tanto la cultura è utile, in questa patria dove se dici che scrivi ti chiedono "si, ma che lavoro fai veramente?".

    RispondiElimina
  9. Bella storia e chissà che prima o poi non vi ritroviate.

    RispondiElimina
  10. lombardo di merda! Po-lentone di smegma! Figghio di una butana struprata da uno zingaroslavo o da un nazicruccoooo o un frociofrancese!!!

    RispondiElimina

Benvenuti a bordo!!
Questo blog è Nemico dichiarato di ogni censura. Ma sono costretto mio malgrado a ricordare che rimuovere insulti gratuiti, scorregge occulte o minacce vigliacche non è censura: è nettezza urbana. Voglio che qui da me vi sentiate esattamente come a casa vostra: quindi Liberi, ma non di pisciare sul pavimento, o mi toccherà pulire. :)