Paolo Zardi
La felicità esiste
Alet edizioni
Pagg 278 € 10
La felicità esiste
Alet edizioni
Pagg 278 € 10
Dopo tutte le parole che ho speso contro prostituzioni intellettuali, mafie giornalistiche, letterarie conventicole, recensire il libro di un Amico mi crea sempre qualche remora di tipo morale. Però con Paolo Zardi (che guarda caso non è Amico di vecchia data o di assidua frequentazione – ancora mai incontrati né telefonati – ma lo è per averlo scoperto fratello nella scrittura) il problema non si pone: questo ragazzo è oggettivamente troppo bravo. E chi ha letto i racconti del suo splendido esordio, Antropometria (Neo Edizioni), lo sa già.
Paolo, tramite il dono che ha ricevuto e la passione con cui lo mette a frutto, sembra essere qui per ricordarci una verità che in troppi vorrebbero calpestare e farci dimenticare: che la Narrativa è un’Arte, che lo Scrittore è, grazie al cielo (o grazie al cazzo, comunque Grazie!), un Artista. Dall’intelligenza acuta e penetrante. Ma invece di andare avanti a incensare in astratto le sue doti e il suo Talento, eccone una prova inconfutabile, scelta quasi a caso fra decine di pari o superiore livello (è un libro che mi sono goduto, ma alcune pagine mi hanno addirittura deliziato):
“Dal tetto bitumato sbucavano, equamente distanziate, le enormi ventole dei condizionatori, che d’estate mantenevano a una temperatura adeguata le brulicanti tonnellate di carne umana al lavoro là sotto. Era un luogo reale, quello che vedeva? C’entrava qualcosa con la natura umana? Erano trascorsi sì e no un centinaio di secoli da quando l’homo sapiens aveva iniziato a differenziarsi dalle scimmie. Con quali mezzi era possibile comprendere una simile disposizione delle cose? Ormai da anni, cioè migliaia di giorni, la vita della maggior parte dei suoi colleghi si svolgeva dentro a quel triangolo: lavoro, cibo, shopping. I soldi che guadagnavano da una parte venivano spesi sul lato opposto della strada. Mangiavano per poter guadagnare i soldi che servivano per mangiare che servivano… Alle cinque del pomeriggio la piccola fabbrica di componenti per macchine a controllo numerico apriva le porte e restituiva al mondo i suoi automi organici che con le loro utilitarie inorganiche sarebbero tornati nei loro appartamenti semiorganici, dalle loro famigliole tutte intente a formare, con pazienza e amore, nuovi automi: mentre uscivano da là, ridevano e scherzavano. Ma la notte, cosa sognavano quelle macchine viventi?”
[…]
“Dall’alto, il triangolo sembrava un formicaio dotato di vita propria, il cui scopo non era la felicità delle singole formiche, ma la perpetuazione della sua stessa esistenza. Generazioni di operosi insetti continuavano ad emergere dalle uova deposte dalle generazioni precedenti, a prodigarsi per compiere il loro dovere, e alla fine dello sforzo, a sparire, inghiottiti da un nulla al quale il formicaio nella sua interezza pareva immune. Non era chiaro neanche chi avesse messo in moto quel meccanismo.
Tra quelle costruzioni Baganis vide passare la macchina di Paola, che guidava con una mano sola (l’altra sembrava impegnata ad armeggiare con la boccetta di Amuchina). Vide lo scintillio del rosario fosforescente che penzolava come un amuleto dallo specchietto retrovisore. Quando l’avevano fatto in macchina, qualche settimana prima, come due ventenni (ma facevano più di ottant’anni in due) il piccolo Cristo era stato costretto a guardare, smarrito, privo anche della possibilità di coprirsi gli occhi con le mani inchiodate, il culo peloso di Baganis che andava avanti e indietro, imprigionato tra le gambe schiaccianoci di una donna sposata.”
Più avanti ne ho trovate a bizzeffe, di pagine anche migliori di questa, ma non è che possa mettermi a ricopiarle tutte. Vi rovinerei la degustazione. E poi credo sia contro la legge… Che altro posso dirvi? Che è un libro a cui si vuole bene, perché si resta incantati e ammirati davanti alla maestria dell’autore nel conferire profondità e dignità psicologica a qualsiasi personaggio, a cominciare dal protagonista, Baganis, che finirà con l’assumere nel vostro cuore inaspettati contorni di eroe, pur essendo l’antieroe per eccellenza (al punto che in certi momenti fa quasi ribrezzo). Che le descrizioni sanno essere al tempo stesso esaustive e sintetiche, poche pennellate per vividi quadri. Che anche nelle parti più strazianti (c’è un bambino di otto anni che muore) la voce sa essere vera, onesta, nuova, mai patetica, mai ricattatoria. E che non mancano le spruzzate di cinismo e di lucida ironia, e i lampi comici, a creare quel contrasto che costituisce poi il nocciolo stesso dell’arte di scrivere, arte che oggi pochi, assai pochi, possiedono e padroneggiano.
In un panorama italico autoconsegnatosi (per masochistica scelta commercial-filosofica) alla Serie C dello sciatto, del banale, del ripetitivo, del non originale, dell’imitazionale, alla Serie D del livellamento in basso e dell’omologazione copincollereccia, e alla Serie Z meritofobica della fogna ideologica e delle velleità veteropoliticoidi (o religioidi da catechismo spicciolo), col risultato di produrre la superflua e sovraffollata (di)scarica diarroica del déjà vu, déjà lu, déjà vomi (già visto, già letto, già vomitato) Paolo Zardi (iconoclasta in questo senso? perché spacca la brutta icona del Brutto, e sputa sopra i suoi brutti cocci?) con la sua scrittura Alta (ma, si badi bene, tutt’altro che stucchevolmente “vecchia”, e tutt’altro che sterilmente virtuosistica o fine a se stessa) si pone in meravigliosa, benedetta controtendenza. A tal punto da sembrare un americano tradotto. Ma tradotto divinamente bene.
Non fatemi incazzare.
Paolo Zardi. La felicità esiste.
Sì: anche la felicità di leggere un bel Romanzo.
Parola di Scriba.
Paolo, tramite il dono che ha ricevuto e la passione con cui lo mette a frutto, sembra essere qui per ricordarci una verità che in troppi vorrebbero calpestare e farci dimenticare: che la Narrativa è un’Arte, che lo Scrittore è, grazie al cielo (o grazie al cazzo, comunque Grazie!), un Artista. Dall’intelligenza acuta e penetrante. Ma invece di andare avanti a incensare in astratto le sue doti e il suo Talento, eccone una prova inconfutabile, scelta quasi a caso fra decine di pari o superiore livello (è un libro che mi sono goduto, ma alcune pagine mi hanno addirittura deliziato):
“Dal tetto bitumato sbucavano, equamente distanziate, le enormi ventole dei condizionatori, che d’estate mantenevano a una temperatura adeguata le brulicanti tonnellate di carne umana al lavoro là sotto. Era un luogo reale, quello che vedeva? C’entrava qualcosa con la natura umana? Erano trascorsi sì e no un centinaio di secoli da quando l’homo sapiens aveva iniziato a differenziarsi dalle scimmie. Con quali mezzi era possibile comprendere una simile disposizione delle cose? Ormai da anni, cioè migliaia di giorni, la vita della maggior parte dei suoi colleghi si svolgeva dentro a quel triangolo: lavoro, cibo, shopping. I soldi che guadagnavano da una parte venivano spesi sul lato opposto della strada. Mangiavano per poter guadagnare i soldi che servivano per mangiare che servivano… Alle cinque del pomeriggio la piccola fabbrica di componenti per macchine a controllo numerico apriva le porte e restituiva al mondo i suoi automi organici che con le loro utilitarie inorganiche sarebbero tornati nei loro appartamenti semiorganici, dalle loro famigliole tutte intente a formare, con pazienza e amore, nuovi automi: mentre uscivano da là, ridevano e scherzavano. Ma la notte, cosa sognavano quelle macchine viventi?”
[…]
“Dall’alto, il triangolo sembrava un formicaio dotato di vita propria, il cui scopo non era la felicità delle singole formiche, ma la perpetuazione della sua stessa esistenza. Generazioni di operosi insetti continuavano ad emergere dalle uova deposte dalle generazioni precedenti, a prodigarsi per compiere il loro dovere, e alla fine dello sforzo, a sparire, inghiottiti da un nulla al quale il formicaio nella sua interezza pareva immune. Non era chiaro neanche chi avesse messo in moto quel meccanismo.
Tra quelle costruzioni Baganis vide passare la macchina di Paola, che guidava con una mano sola (l’altra sembrava impegnata ad armeggiare con la boccetta di Amuchina). Vide lo scintillio del rosario fosforescente che penzolava come un amuleto dallo specchietto retrovisore. Quando l’avevano fatto in macchina, qualche settimana prima, come due ventenni (ma facevano più di ottant’anni in due) il piccolo Cristo era stato costretto a guardare, smarrito, privo anche della possibilità di coprirsi gli occhi con le mani inchiodate, il culo peloso di Baganis che andava avanti e indietro, imprigionato tra le gambe schiaccianoci di una donna sposata.”
Più avanti ne ho trovate a bizzeffe, di pagine anche migliori di questa, ma non è che possa mettermi a ricopiarle tutte. Vi rovinerei la degustazione. E poi credo sia contro la legge… Che altro posso dirvi? Che è un libro a cui si vuole bene, perché si resta incantati e ammirati davanti alla maestria dell’autore nel conferire profondità e dignità psicologica a qualsiasi personaggio, a cominciare dal protagonista, Baganis, che finirà con l’assumere nel vostro cuore inaspettati contorni di eroe, pur essendo l’antieroe per eccellenza (al punto che in certi momenti fa quasi ribrezzo). Che le descrizioni sanno essere al tempo stesso esaustive e sintetiche, poche pennellate per vividi quadri. Che anche nelle parti più strazianti (c’è un bambino di otto anni che muore) la voce sa essere vera, onesta, nuova, mai patetica, mai ricattatoria. E che non mancano le spruzzate di cinismo e di lucida ironia, e i lampi comici, a creare quel contrasto che costituisce poi il nocciolo stesso dell’arte di scrivere, arte che oggi pochi, assai pochi, possiedono e padroneggiano.
In un panorama italico autoconsegnatosi (per masochistica scelta commercial-filosofica) alla Serie C dello sciatto, del banale, del ripetitivo, del non originale, dell’imitazionale, alla Serie D del livellamento in basso e dell’omologazione copincollereccia, e alla Serie Z meritofobica della fogna ideologica e delle velleità veteropoliticoidi (o religioidi da catechismo spicciolo), col risultato di produrre la superflua e sovraffollata (di)scarica diarroica del déjà vu, déjà lu, déjà vomi (già visto, già letto, già vomitato) Paolo Zardi (iconoclasta in questo senso? perché spacca la brutta icona del Brutto, e sputa sopra i suoi brutti cocci?) con la sua scrittura Alta (ma, si badi bene, tutt’altro che stucchevolmente “vecchia”, e tutt’altro che sterilmente virtuosistica o fine a se stessa) si pone in meravigliosa, benedetta controtendenza. A tal punto da sembrare un americano tradotto. Ma tradotto divinamente bene.
Non fatemi incazzare.
Paolo Zardi. La felicità esiste.
Sì: anche la felicità di leggere un bel Romanzo.
Parola di Scriba.
Scrivi bene e leggi meglio. Da questo 'assaggio' deve trattarsi di un bel romanzo, e il prezzo è da 'cinesi'. Proverò in libreria, e so per prove provate che lo aspetterò per un paio di settimane, manco ne dovessero stampare una copia solo per me.
RispondiEliminaMerci e ciao.
Il primo pezzo riportato avrei potuto pensarlo io, anzi l'ho pensato , in una forma appena diversa.. Grazie per la segnalazione . Anime affini.
RispondiEliminaBeh, che dire, grazie per avermelo passato!
RispondiEliminaCaro Nicola è sempre un picere passare da te.
RispondiEliminaTomaso
Ottima recensione Zio e grazie del consiglio!
RispondiEliminabastano già i brani che hai riportato per stuzzicarmi e per dimostrare la bellezza di questo romanzo. grazie mille per la segnalazione!
RispondiEliminaSe è parola di Scriba, non occorre altro:)
RispondiEliminaNo, a parte la facile battuta, ti ringrazio per la segnalazione, caro Zio Scriba.
Ciao!
Lara
A me piace leggere, veramente credimi, compero poco a causa di..(storia lunga).
RispondiEliminaPerò ultimamente faccio fatica a leggere l'ultimo libro acquistato (il lupo perde il pelo ma non il vizio)"In difesa di Jacob" - William Landay
:(( sto al palo
Ed io mi segno questo consiglio, perché lo zio non sbaglia mai.
RispondiEliminaTenchiù :D
Le righe che hai pubblicato mi spingono a volerne sapere di più..
RispondiEliminaIl fatto,poi, che proprio tu (e conosciamo il tuo entusiasmo nei confronti del panorama editoriale attuale..) ne parli in maniera piu' che positiva, vuol dire che il libro è degno di essere letto..Grazie del suggerimento amico!
Splendida recensione!
RispondiEliminaInoltre, nonostante la tua descrizione sia assolutamente oggettiva, si percepisce a mio parere tra le righe il bel legame che hai con l'autore del libro e questo rende il tutto ancora più prezioso e piacevole.
Una curiosità: alla fine della lettura la frase del titolo assume un significato ironico?
Ciao, un abbraccio!
Teresa
* Teresa
RispondiEliminaIl significato ultimo temo di non potertelo rivelare: ci confronteremo quando sarai arrivata a fine lettura anche tu... :-))
Un abbraccio
Sei un demone tentatore.
RispondiEliminaCristiana
si recensire il libro di un amico, è successo anche a me, non è facile perchè sembra che vuoi fare una marchetta, ma non è così per niente. E' bellissimo e verissimo ciò che dici sulla scrittura, non posso che condividere. Però io volevo commentare anche il disegno di tuo nipote perchè il pianoforte a coda a forma di cuore è GENIALE SPETTACOLARE dagli tempo e lo opziono per farmi i disegni alle mie storie x bambini. baciiiii
RispondiEliminabeh io in realtà volevo commentare il regalo di Pietro per lo Zio!!
RispondiEliminaCredo sia uno dei regali più belli che hai ricevuto (senza nulla togliere agli altri), dico bene?:)
Di costui avevo già sentito parlare. Ne ha scritto Franchi su Lankelot (il sito per cui scrivo anche io). Ma lui ha parlato (benissimo) di "Antropometria".
RispondiEliminaMi sa che mi avete convinto: dovrò leggere qualcosa di questo Zardi!
Dimenticavo: la recensione la puoi leggere qui: http://www.lankelot.eu/letteratura/zardi-paolo-antropometria.html
RispondiEliminaE' intervenuto, nei commenti, lo stesso Paolo Zardi. Mi sembra un personaggio interessante e molto "alla mano".
Eh si scrive decisamente bene pur essendo scorrevolissimo , dono raro ...... ok altra caccia al tesoro .... uno facile no eh ?
RispondiEliminamiaoooùùùùùùùùùùù
Dopo aver letto la tua magistrale recensione e i due brani che hai postato tratti da "La felicità esiste" di Paolo Zardi, mi sembra quasi un dovere leggerlo.
RispondiEliminaGrazie Nick forse faccio ancora in tempo ad imparare qualcosa su come si scrive un libro.
Un caro saluto,
aldo
Questo è un eccelso modo di descrivere e recensire un libro, sembra il terreno su cui coltivare la felicità di essere e di esistere, invogli a prender parte al banchetto culturale per gustare le pietanze e assaporere i retrogusti.
RispondiEliminaProduci, consuma, crepa, ho pensato questo leggendo le righe che hai postato, e questo è un buon inizio per fare alta/altra letteratura. Me lo segno ...
RispondiEliminaottimo! grazie!!!
RispondiEliminaNon lo conoscevo, dunque grazie per avermelo passato!!!
RispondiEliminaGrazie per il consiglio...mi fido di tutto quello che dici!
RispondiEliminawow... qui si che si legge e scopre qualcosa di veramente diverso e personale. mi sono iscritta così ti posso seguire sempre!
RispondiEliminagrazie a te per essere unito al mio blog appena nato:-)
Vaty
* Vaty
RispondiEliminaBenvenuta a bordo, e grazie a te! :)
* mia euridice
Grazie per il link: ho fatto un salto ieri sera, e ho trovato molto interessante sia la recensione sia il piccolo dibattito con la partecipazione di Paolo.
Mi scuso con tutti gli altri se in questi giorni sarò poco loquace, ma mi sono beccato un'influenza da KO...
"questo ragazzo è oggettivamente troppo bravo. E chi ha letto i racconti del suo splendido esordio, Antropometria (Neo Edizioni), lo sa già". Confermo e attendo di leggere questo romanzo e di ritrovare quella luce tagliente come un coltello che disseziona ogni cosa, senza remore e quella realtà che può cambiare all'improvviso per minimi scarti del caso.
RispondiEliminadimenticavo... Auguri, Nick, copriti e guarisci presto!:))
RispondiEliminaZio Scriba, raro esemplare di talentuoso scrittore (ti ho letto, finalmente. Hai sentito fischiare le tue belle orecchiuzze pelose in queste ultime sere?)e brillante critico letterario.
RispondiEliminaSaluti affettuosi e, ça va sans dire, paperi
Se in questo paese c'è ancora tanta gente che si appassiona, il merito è di chi scrive libri senza guardare al soldo ma alla propria anima e di chi li recensisce come fai tu.Bravo Paolo e bravo Zio !
RispondiElimina* giacynta
RispondiEliminagrazie del pensiero... avevo appena postato le foto di me bambino, ed eccomi bimbo malato... :)
* Duck
sì, un pochettino fischiavano... ma perché "pelose"? :-))))
abbraccissimi paperissimi
* Blackswan
merito anche di chi come te li apprezza, caro gemello... :D
Prima o poi capito nella madre patria e me lo accatto sto Paolo Zardi, che mi fai conoscere tu.
RispondiEliminaC'è una tua frase che mi ha ricordato un verso di una mia vecchia poesia -vecchia perché scritta tanti anni or sono-, che diceva ("recitava" è troppo ampolloso): "non mi lascerò morire nei prati dei formicai". E invece ho paura che dovrò lasciarmici morire.
Ha avuto questa tua recensione anche il pregio di farmi tornare davanti agli occhi il mio vecchiume.
Del tuo autore, che dire? Stupenda l'immagine del Cristo muto e paziente costretto ad osservare culi pelosi senza nemmeno potersi mettere le mani davanti agli occhi perché inchiodate alla croce.
Basterebbe questa per classificarlo tra i "molto buoni e da leggere".
Grazie a te.
Mi auguro che tu possa scrivere altrettanto bene di un certo mio libro...
:D
Sì, sembra anche a me un americano tradotto, uno di quegli americani che osservano con lucida partecipazione la vita com'é e non inventano favole tossiche.
RispondiEliminala tua recensione è bellissima e invoglia... i pezzi che hai messo mi invogliano... prima o poi lo leggerò... :)
RispondiEliminap.s. bellissima la "striscia" di oggi!! ...ZAC!!
RispondiEliminaPerché le orecchiuzze, da che mondo è mondo, se sono veramente orecchiuzze sono anche pelose.
RispondiEliminaCapito tutto? :-)
(comunque è lessico familiare tra me e mia sorella Sabina; come avrai capito siamo una bella coppia di deragliate)
Baci
Mamma mia come sarebbe bello ricevere una una recensione del genere per un mio romanzo caro zio, sarebbe un ulteriore suggellamento della nostra amicizia! Peccato che non potrà mai succedere :) Non tanto il suggellamento della nostra amicizia, che si auto suggella giorno dopo giorno da sola...quanto per il fatto che non so certo scrivere come te e Paolo, e ovviamente non mi sognerei mai di scrivere un romanzo...nemmeno se l'Ayatollah me lo proponesse :-))))) Ciao Nick e in bocca al lupo a Paolo :)
RispondiEliminaAuguri per l'influenza e grazi per il libro.
RispondiEliminaCiaooooo nel mio blog c'è una bella sorpresa per te ^_^
RispondiEliminaClicca qui e sorridi ;)
Ho letto i brani riportati e tanto basta. Sto andando in libreria, provo a cercarlo.
RispondiEliminaQuindi un verso scrittore deve leggere veri (bravi) scrittori?! :) Non lo conoscevo... mi prendo un appunto e non lo perdo. Promesso.
RispondiEliminaNoo, povero Nicola, colpito pure tu dall'influenza! Guarisci presto neh! Abbraccione -Nora*-
RispondiEliminaNik, leggo da Nora che ti sei preso la bua; complimenti, siamo in tanti, siamo gli eletti, siamo i migliori; ma io ho solo un bel mal di gola e mi suona strano un orecchio, forse vuole la primogenitura rispetto all'altro, li mortacci sua!
RispondiEliminaQui a quest'ora del mattino sono -11° col sole; ieri a mezzogiorno erano -14° col sole; di notte arriva a -18°.
Ricordo solo un inverno più freddo in Germany, ma non in questa regione, notoriamente più calda, bensì a Francoforte, nel 1972 la temperatura scendeva fino a -21° a mezzogiorno per arrivare a -32° di notte. Io avevo nella macchina antigelo sovietico fino a -50°, pensa un po'.
Adesso è un paradiso!!!
Ciao, curati bene e a presto, Nik.
Un abbraccio.
Mi dispiace per la tua influenza...il tempo purtroppo non ci aiuta per niente in questi giorni!
RispondiEliminaIo avevo pensato a un taglierino:zac! zac! zac! agli stupratori e anche a chi li favorisce.
RispondiEliminaRiguardo a Paolo Zardi lo leggerò senz'altro, come ho letto Cotroneo da te consigliato l'anno scorso o comunque per il Natale 2010, piaciuto anche agli amici a cui ho regalato "Un bacio"
Ciao Zio Scriba, grazie :)
Ottima recensione e i miei auguri di una pronta guarigione.
RispondiEliminaPer me invece la felicità è a portata di mano...giuro che non ho copiato... e continuiamo a viaggiare sulla stessa lunghezza...magari, dico io, povero me dirai tu!
RispondiEliminaBacio felice!
sei intrigante pure quando recensisci, ma come fai? E' vero: felicità è leggere un BEL romanzo. E questo di Paolo lo sembra davvero! Ciao zio!
RispondiEliminaPoche parole: tu mi piaci come persona e mi piace come scrivi, quindi leggerò questo libro.
RispondiEliminaE mi piace pure leggere autori che altrimenti si perderebbero nei labirinti orrifici del mondo letterario.
Un abbraccio. Lu
...e ci fidiamo completamente della parola dello zio Nick!!!
RispondiEliminaGrazie per il consiglio! E' sempre bello conoscere libri che meritano!
RispondiEliminaCiao caro amico.
RispondiEliminaSpero che tu stia meglio....
Teresa
Sì, grazie Teresa, sto cominciando a riprendermi... :)
RispondiEliminaNe approfitto per ringraziare ogni persona passata di qui. Spero che da ognuno di voi possa poi nascere un refolo di passaparola (non necessariamente blogghifero: anche un semplice consiglio "orale" ad amici e conoscenti). Perché Paolo se lo merita davvero.