UNA INNOCUA GENTILEZZA
Era la serata più bella della sua cazzuta vita. Rincasando comprò pasticcini, caviale e una bottiglia del prosecco più costoso. E rose rosse per sua moglie dal filippino al semaforo. E lui era uno che quelli ai semafori di solito li insultava. Solo il giorno prima, col finestrino della sua arrogante Audi semiabbassato, aveva sibilato a una zingarella: “Ma perché invece di cagare il cazzo non lo succhi? Non sarebbe più onesto?”
“Amore, finalmente ce l’ho fatta!” annunciò. Grondava trionfo, e stritolò in un impeto abbracciante la delicata coniuge extra small, sbaciucchiandole con moderata bausciosa lascivia il lobo sinistro, vicino all’oro dell’orecchino d’oro. “Il posto di vicedirettore è mio!” sibilò.
“Oh, tesoro, sono fiera di te!” cinguettò lei guardandolo negli occhi, e imitando senza consapevolezza le imbecillesse dei film americani. (Le imbecillesse dei film americani si dicono sempre “fiere” di qualcuno almeno quattro volte al giorno: del marito, del figlio, del chihuahua… “Come sono fiera, di te!”)
“Cristo, cinque anni ho dovuto stargli dietro, a quel dannato barbagianni.”
“Non insultarlo, caro: se alla fine ti ha scelto, è evidente che il Direttore ti stima.”
“Non è proprio così: non gli sono mai piaciuto, a quello là, come lui non è mai piaciuto a me. Ma alla fine ha dovuto prendere atto, seppure controvoglia, del mio talento per gli intrallazzi e le porcate. E questa è la serata più bella della mia vita. Quel posto era diventato lo scopo unico della mia esistenza, lo sai.”
“Come sono felice, per te, e per noi due. E guarda, un po’ sono anche orgogliosa di aver contribuito, proprio un minuto fa, a rafforzare il gioco di squadra!” gli rivelò spalancando quel suo sorriso di alta odontoiatria Carta Platinum (quasi a zero, la card, in attesa di venire rivitalizzata dal nuovo stipendio).
“Che stai dicendo, cara?” Non era ancora rabbuiato, ma corrugato sì.
“È arrivata una mail del Direttore. Era indirizzata a te ma io stavo navigando, sai, su quei siti di shopping di lusso, e l’ho vista al volo, e, trattandosi di una gentilezza che non mi costava nente, ho risposto subito.”
“Cara, apprezzo le tue buone intenzioni, ma lo sai che non mi piace per niente questo modo di fare. La mia corrispondenza preferisco sbrigarla io. Devo rimettere la password? Così poi ricominciamo con le gelosie e le amanti immaginarie?”
“Oh, ma è stata solo una formalità, e rispondendo subito l’avrò fatto contento. Tranquillo, amore.”
“Mmm… Ma che voleva?”
“Chiedeva se per caso avevi delle buone foto sue da usare per la presentazione coi giapponesi, perché lui aveva cancellato per sbaglio dei file e non riusciva più a trovarle nei dischi di backup. Così ho visto che ce n’erano un paio in memoria nel tuo schedario, e gliele ho mandate.”
“Gliele hai… occristo…”
“Ma che succede, tesoro? Che ti prende? Non ti ho mai visto tremare così, e diventare così pallido. Io… Le ho guardate bene, le foto, erano belle, non ci avevi mica fatto nessuno dei tuoi scherzetti porno con photoshop!”
“Le avrai almeno rinominate?”
“Rinomi… ma cos’è adesso ‘sta menata? Di nuovo con queste tue manie da impeccabile perfettino elettronico?” pigolò lei. “Le foto si riconoscono dalla faccia, mica dal numero che gli dài. C’erano quelle due foto bellissime, in cui era venuto così bene, così sorridente, e allora io… è stata solo una gentil…”
“Dovrei ammazzarti, dannazione!” disse lui scuotendola come si scuote un meletto per far cadere le mele mature, ma così intensamente che sarebbero cadute anche quelle acerbe, e le tettine finte. “Era la più bella serata della mia vita!” La sua voce era adesso un composto misto e molto instabile di urlo, gemito e piagnisteo.
“Ma si può sapere che avrei fatto di male?”
“Cos’hai fatto di male? Nascere, tanto per dirne una! Sei una stramaledetta gallina! Mi hai rovinato, mi hai fottuto la carriera!”
“Ma caro…”
“Caro un cazzo! Care sono le pellicce di leopardo! Chi le paga adesso? Devo mandarti a battere ai semafori? Devo andarci io? D’io rospo! Parca dea!”
“Perché mi tratti così? Perché diventi così orribile? Ero così fiera di t…”
Scaraventata che ebbe la bottiglia di prosecco contro il muro (così prestigiosa e robusta che invece di infrangersi e sputacchiare spuma aprì una breccia nel cartongesso da mutuo milionario, traendone a livello sonoro un inaspettato “grund-stlokk”, prima di atterrare sulla moquette e rotolare verso la porta d’ingresso, come avesse subodorato che da lì era più conveniente uscire) lui si precipitò nello studio. Frignando, grugnendo e bestemmiando, chiuse la porta a chiave. Il pc era già acceso, e bastò assestare un nervoso scossone al mouse per far riapparire il desktop che il dispositivo salvaschermo aveva oscurato.
C’erano due ultime, debolissime speranze. La prima era trovare nella posta in arrivo una di quelle mail con oggetto “Delivery System ecc” che annunciava il fallimento dell’invio (una delle cose che più lo facevano incazzare, e che invece quella sera gli avrebbe evitato il fallimento suo, e l’obbligo del suicidio mediante rivoltellata alla tempia).
Nulla, naturalmente.
La seconda era che nella memoria dell’archivio fotografico esistessero altre foto del Direttore di cui s’era dimenticato, e che la moglie avesse allegato un paio di quelle, e non le due che temeva lui.
No, dannazione. C’erano soltanto quelle due. E quelle due erano state inviate.
Quella che lui aveva rinominato testadicazzofiglioditroia.jpg. E quella che sempre lui aveva rinominato crepamerda.jpg.
Immaginò il Direttore che le riceveva, prima sbigottito, poi furibondo, poi quasi contento – no, molto contento – di avere un pretesto per riconsiderare la decisione sul nuovo vice. Per poi levargli anche le mansioni che aveva, e sbatterlo in mezzo alla strada con una vigorosa pedata nel culo. Già: in mezzo alla strada. Perché l’influenza del Direttore, uomo potente e vendicativo se ce n’era uno, di sicuro gli avrebbe precluso qualunque approdo di ripiego lavorativo. Lui sì che stava per essere rinominato: da vicedirettore a vicefilippino al semaforo.
Non rimaneva altro da fare che spararsi.
No no no noooo!! Che umiliante senso di sconfitta e che nervoso! E certo che pure lui a non mettersi una password...
RispondiEliminaBel racconto. Mi hai trasmesso ansia e nervoso! :)
Ammetto di essere stato cattivello. Ma a volte gli scrittori si svagano così: si divertono a creare personaggi odiosi per metterli in ridicolo e poi distruggerli...
EliminaGrazie per l'apprezzamento!
Bello, bello, bello. Potrebbe essere una buona sceneggiatura nello stile di Vitaliano Brancati.
RispondiEliminaGrazie anche a te, Massimiliano. 'Sto raccontino è molto distante dal mio stile e dai miei temi, ma ogni tanto mi piace sperimentare e giocare un po', e sono contento che il risultato sia stato gradito... :)
EliminaCaro Nicola, i tuoi racconti, sono belli veramente, e ci avvincono, come questo che ha dei momenti che fanno un po ridere.
RispondiEliminaCiao e buona serata caro amico.
Tomaso
Grazie, carissimo Tomaso, e buona serata pure a te!
EliminaMolto umoristico il racconto però caro Nicola io avrei cambiata l'ultima parola da "spararsi" in "sparare". Alla moglie naturalmente.
RispondiEliminaTroppo elementare? Hai ragione.
Ciao, un salutone,
aldo.
La moglie è un'oca totale, ma la sua ocaggine ha involontariamente provocato un risultato positivo: l'eliminazione dal mondo di un arrivista stronzo e arrogante (cose che purtroppo succedono solo nei racconti... :D)
EliminaCiao grande Aldo!
MI è arrivata l'immagine del bacio sul lobo dell'orecchio vicino l'orecchino d'oro,per un momento mi sono ritrovato in quel contesto per un attimo,la stupidità della moglie mi ha fatto svanire la prima immagine...
RispondiEliminaBenvenuto a bordo della mia zattera! :)
EliminaMa guarda un po' a cosa può condurre una gentilezza ...
RispondiEliminaGrande Zio Scriba, leggerti è sempre un piacere impareggiabile.
Il piacere è scrivere, con Lettrici come quelle che ho io... ;)
EliminaCiao, e grazie!
Bello il racconto! Davvero accattivante...e cattivello il giusto...proprio adesso che da me stanno facendo le selezioni per il nuovo Direttore generale sembra scritto apposta! Bravo bravo :-)
RispondiEliminaCattivello è cattivello... e mi fa piacere che piaccia. Grazie! :)
EliminaBuongiorno Nicola, finalmente approdo sul tuo blog!
RispondiEliminaSono Elise, amante dei libri (quelli veri) e perennemente incazzata per la merdaccia che spacciano nelle librerie.
Salvo che quest'anno a natale le mie nipoti mi regalano due libri fantastici e io conosco il tuo grandissimo Corradino.
Se non era per lui mi sarei persa una bella boccata di ossigeno e intelligenza, una verve eccezionale e soprattutto il tuo blog.
Grazie, grazie e grazie per i tuoi libri: per piacere non smettere di scrivere (nemmeno qui sul blog, visto che divento una tua lettrice).
Tu lascio il mio link, se vuoi venire a trovarmi mi farà piacere:
http://natasottoilsegnodellacarpa.blogspot.it/
Elise.
Benvenuta Elise!
EliminaNotizie come questa sono così emozionanti e meravigliose, per uno come me, che quasi quasi lo considero un regalo anticipato di compleanno (sono nato il 30 gennaio, mancano ancora quindici giorni :D)
Grazie per queste tue parole, e abbracciami queste splendide nipoti! (Sulle quali adesso sono pure curioso... :D)
Venire a trovarti? Ci puoi scommettere!
Un bacio, anche da parte di Corradino!
Non ci posso credere, ma le pensi tutte tu? Come cazzo fai zione? Ce ne sono tanti di episodi che noi informatici sperimentiamo. Sarà un caso che esistono quei fogòli elettronici pieni di regole per password autogeneranti? Vabbè :-)))
RispondiEliminaOvviamente fogòli sta per fogli...tanto per applicarne subito uno dei mille episodi :D
Eliminaeheh... se non aggiungevi la rettifica, sarei stato qui delle ore a chiedermi cosa diavolo fosse, in gergo informatico, un fogòlo elettronico... :-))
EliminaUn antieroe per eccellenza, questo qui. Già: hai ragione, è solo nei racconti che (ti cito, ma è per puro caso) gli stronzi arrivisti hanno mogli che riescono a spingerli a spararsi.
RispondiEliminaGià: purtroppo nella realtà gli stronzi arrivisti trionfano che è un piacere. Anzi, un dispiacere. :-(
Eliminama la gallina fiera non ha nemmeno gli occhi per leggere quello ch apre impropriamente? :D
RispondiEliminaDiciamo che quando sentirà il colpo di pistola ella non sarà molto fiera di se stessa e della propria intelligenza... :D
EliminaRitorno con piacere nel tuo succulento blog. Bel racconto, misuratamente cinico, con un ritmo sempre ben sostenuto. Complimenti! (Ti segnalo un probabile refuso poco dopo la metà del testo: "Scaraventata che abbe" = "Scaraventata che ebbe". E inoltre, io forse avrei eliminato nelle prime righe, per maggiore fluidità, "arrogante" prima di "Audi").
RispondiEliminaGrazie. Spero di leggere presto qualche tuo libro. Complimenti ancora e buona serata,
Gaetano
Ti ringrazio per la preziosa segnalazione del refuso, che ho appena eliminato. L'arrogante Audi rimane: un po' perché ci stava di per sé, un po' perché al mio orecchio suona bene, e un po' perché come autore "dovevo" prendere un minimo di distanza dall'orribile battuta rivolta subito dopo alla ragazzina... :)
EliminaComunque ti ringrazio lo stesso anche per quello, perché le osservazioni dei lettori, per uno scrittore, sono sempre molto interessanti.
Buona serata anche a te!
Davvero importante secondo me, come insegnamento di scrittura, quel che dici a proposito del prendere la distanza come autore. Grazie anche per questo.
RispondiEliminaDi nuovo grazie a te per l'attenzione!
EliminaNon riesco a godere del male altrui neanche quando si tratta di persone odiose come questi due. Dai, dagli una seconda possibilità, tu se vuoi puoi farlo, scrivi un doppio finale. ^_^
RispondiEliminaE' comunque bello leggerti.
Ciao. Buona domenica.
Devo dire che trovo splendida questa tua bontà d'animo, e non lo dico con ironia!
EliminaPer darti un appiglio di speranza, ti dico che il finale è pur sempre aperto: nulla è ancora precipitato, e chi legge può liberamente immaginarsi mille finali e mille scappatoie...
Per esempio (ci ho pensato solo adesso grazie a te!): la moglie è talmente oca che potrebbe aver semplicemente sbagliato indirizzo, e aver mandato quelle foto a qualche amica, e lui subito prima di spararsi se ne accorge, perché arriva la risposta dell'amica, o perché controlla meglio l'indirizzo del destinatario nella posta spedita... :-))))
Io però con personaggi così sarò (quasi) sempre un po' perfido...
Ciao carissima!
..avrebbe dovuto scegliere anche semaforo per evitare di farsi ammazzare di botte da qualcuno incontrato e insultato nei giorni precedenti a bordo della sua merdosa Audi. Ti ringrazio per aver fatto giustizia..
RispondiEliminaBuona serata!
In effetti, nell'eventualità di fare il prostituto al semaforo, gli conveniva travestirsi molto bene, o rischiava di venire fulminato dal semaforo in persona... :)
EliminaBuona serata anche a te!
Così adesso posso coricarmi, una buona lettura sopratutto con il lieto fine ;)
RispondiEliminaSe ti beccavo al volo potevo dirti buna notte. :)
EliminaMa sono sempre in tempo a dirti buona settimana. Grazie, e ciao!
Ciao Zio, sono tornato :)
RispondiEliminaCerto che sti due si son trovati, da lobotomizzare altro che seconda possibilità.
Un abbraccio
Direi che la lobotomia... c'è già stata alla nascita. :-))
EliminaBentornato amico mio, ti abbraccio forte!
Bello bello bello.
RispondiEliminaSi legge tutto d'un fiato e ,a me, alla fine lascia un gran bel senso di pace e di soddisfazione. Chissà perché. Forse ho bisogno di farmi vedere da uno bravo?
Siamo sulla stessa barca. Solo che io non mi farò "vedere" mai da uno bravo, perché se è davvero bravo e mi "guarisce", poi chi lo fa più lo scrittore? :-))
EliminaGrazie carissima, e ciao!
Ah ah bellissimo! Il personaggio mi risulta antipatico e ha avuto l'esito che si meritava!
RispondiEliminaIn questo sono forse stato un po' troppo convenzionale e prevedibile... ma qualche volta ci sta. :)
EliminaCiao!
E per fortuna che ci sta e ce l'hai fatto stare.
RispondiEliminaCri