3.
Gli incisivi della Jena
Ho avuto sedicianni, e ne sono uscito vivo.
Il calendario diceva 1983, ed eravamo noi la fauna tracimata dagli steccati del liceo di Cuviate all’una meno venti, noi la sfilacciata e indolente processione che traversava i binari un quarto d’ora più tardi, come giocando alla roulette russa col sopraggiungere del treno. Non ci si crederebbe: già stanco di tutto, della vita avevo piene le tasche, ma ero solo un ragazzino.
L’83, e ogni giorno feriale messo lì per dispetto dagli dèi dispettosi ci si trascinava placidi e afflitti lungo quell’ultimo tratto in pavé. Ci si inerpicava soppesando la sete e le borse di merda su per la scala col corrimano roso dalla ruggine. Ci si piegava per sgusciar sotto alla sbarra biancorossa del passaggio a livello. E ci si avventurava in apnea nell’approssimarsi di un brivido che non diventava paura, o forse sì: la curva era cieca e muta, e a vomitare la motrice dalle fauci d’acciaio sarebbe stata, da un momento all’altro, una tetra galleria.
Abitudine pericolosa ma obbligata, tutt’altro che smargiassa: il treno proveniente da Varese fermava sul lato opposto, non esistevano sottopassaggi, e rimanerci non c’era ancora rimasto nessuno.
Sedicianni: ne sono uscito senza suicidarmi, e ancora non ci credo.
Settembre, e il branco che siamo, a prima vista uniforme, è quanto di più variegato si possa immaginare.
Bambini sciamano spintonandosi allegri nella brezza di soffi lacustri al profumo d’uva: sono quelli del primo anno. I secondini li riconosci subito. Volendo sembrare grandi e seriosi, è facile coglierli a coppie filosofeggianti o a coppiette sospiranti. Queste ultime solo etero, come si conviene – stucchevoli, nella loro pedissequa obbedienza, e rese più pacchiane dall’essere teenagers: con tanta dovizia di assaggi e brividi omoerotici a portata di cuore, per la riproduzione animale c’è tempo. O no? Quelli di quarta e di quinta sembrano già uomini fottuti dalla vita. Tra loro c’è gente con la barba, e c’è perfino un tale, patetico e buffo, che per darsi un tono fuma la pipa. Fa parte di un quartetto che chiamiamo “i segalitici”. Noi che facciamo la terza siamo i più pecorecci e compatti. Più spossati dei primini, più numerosi dei quintini. È stata la nostra classe, due anni fa, a inaugurare una monca e derelitta sezione C.
L’unica commistione di gruppi è data dalla presenza fra noi del quattordicenne Alessandro. Gliel’ho concesso io, il diritto di cittadinanza. La cosa è sotterraneamente malvista: sono ancora tempi di moderato nonnismo, e “far saltare” quei primini del cazzo continua a essere, specie nei giorni inaugurali, qualcosa più di un modo di dire. Ma posseggo quel non so che chiamato carisma, e aiuto troppa gente in certe ostili prove scritte, perché mi si possa rinfacciare a brutto muso la protezione del fanciullo. Più o meno tutti lasciano correre. L’unico che si sia provato a obiettare qualcosa è stato Jekko Macho Col Cappellino Americano Da Pirla. Dagli altri, di tanto in tanto, un timido insinuare ("Ma... quel primino...?") o una debole tirata d'orecchie ("Dovresti stare di più con noi, con quelli della tua età").
Chi sembra poco intenzionato a correre, per il momento, è il treno. Il suo ritardo è regola. Forse è per via del ritardo che sui binari non è stato ancora maciullato nessuno. La puntualità può uccidere. Oggi il mio protetto è furibondo per un compito in classe andato a ramengo. Si aspettava un 7. Si è beccato un 2. «Jena puttana», borbotta con quelle labbra che dovrebbero solo dar baci, o al massimo lasciarsi un po’ infiammare dalla polpa dei fichi stramaturi. «Dice che ho copiato l’articolo di un giornale».
«E invece?»
«Invece… boh… sì, l’ho un po’ scopiazzato. Ma quella zoccola mi ha dato 2 perché le sto indigesto».
Alessandro ce l’ha con Federica Sarti di Italiano. Unica insegnante su livelli di decenza di tutto l’ignorantificio, è stata a malincuore battezzata “Jena” dalla Commissione Soprannomi. Cioè da me. Sono io che appioppo ‘sti nomignoli, veri marchi indelebili. Appena arriva un prof nuovo, tac!, mi riunisco, mi consulto con me stesso e delibero. Le mie decisioni sono legge. A detta di tutti, il mio capolavoro è il Visòdano di storia dell’arte: grazie all’accento ingannevole, sulle prime non lo capisci, che vuol dire faccia di culo. La Jena è Jena per quel sorrisetto sardonico che le screpola il volto quando sta per stangar duro. Ogni volta, prima di stampare sul registro un 4, o di elargire un Impreparato, la Jena sghignazza, beffarda e carogna. Sghignazza e trema. Non può evitarlo. È più forte di lei. Con me non ci prova nemmeno. Scelto lo scientifico per diventare ingegnere come lo zio Oswald di Brema, ti arrivo in terza e l’Italiano è l’unica materia che riesca a sopportare. Se c’è una cosa che ho capito è che piuttosto che fare ingegneria preferirei buttarmi sotto quel treno, e sul conto della Jena non ho niente da ridire. Solo questione professionale se ho marchiato anche lei. Ed è solo perché sono innamorato stracotto degli occhi neri di Alessandro se resisto qui, mansueto, ad ascoltare i suoi insulti che durano ormai dalla fuga dalle aule, mentre un soffio appena percettibile sembra adesso scaturire dai solchi delle traversine, e sfrusciare via poco più che rasoterra in un turbinio riavvolto su sé stesso, quasi fosse il respiro mandato avanti dal treno ancor lontano. Qua e là, manifesti pubblicitari strappati o scarabocchiati raccontano di una stazione frequentata pressoché in esclusiva da questa irrequieta fauna che siamo noi.
Federica Sarti doveva aver girato da non molto la boa dei quaranta, ma dimostrava l’età di una nonna. Non aveva cura del suo aspetto. Non le importava. Spendeva nulla in cosmetici e messimpiega, poco più in abbigliamento da upim, e quasi tutto il resto in libri di narrativa. Che amava poi recensire per noi in chiusura di lezione. Non doveva comprare meno di tre romanzi nuovi a settimana. Ripensandoci adesso, più che Jena avrei dovuto chiamarla Erasma, in onore di Erasmo da Rotterdam, le cui priorità di spesa somigliavano molto alle sue. Per i miei compagni era solo una zitella inacidita, una tardona che leggeva per l’incapacità di vivere, che stangava duro per l’impossibilità di scopare. Io ero uno dei due o tre della classe interessati ai suoi consigli, sempre sommersi dal montante brusio pre-campanella (non sgridava mai nessuno ma era vendicativa, chi faceva più casino se lo segnava, e lo stangava il giorno dopo), e per afferrarli dovevi drizzar bene le antenne. Venne da lì una delle mie prime letture adolescenziali, spassosissima. Esercizi di stile, di Raymond Queneau. Dicevano tutti che portasse la dentiera. La Sarti, non Queneau. Aveva il tic di questa smorfia molto larga, a denti serrati, e nel farla si passava il pollice e l’indice distesi ai lati della bocca, dall’alto verso il basso, come un uomo che si alliscia il pizzetto, e in questa smorfia digrignava denti troppo bianchi e troppo uguali, secondo alcuni, per essere veri, e inoltre si diceva che il tic, la smorfia, originasse proprio da un senso di fastidio per l’ingombro della protesi.
Se devo dirla tutta, a me già fin da allora la Jena m’intrigava. Sul serio. Avevo certe fantasie sulla Jena Federica che non avrei ammesso nemmeno sotto tortura. Non che fossi un gerontofilo, non lo ero proprio per niente, e in genere sfogavo le mie intemperanze ormonali pensando quello a cui pensavano tutti – pensavo a Heater Parisi, a Sukia, a Zora la Vampira, pensavo ad Alessandro, a mia cugina Gloria, visualizzavo Carriolina di Monaco, Rita Dalla In Chiesa, la sorella del compagno di banco, le amichette delle medie, e poi Tina Turner, Nadia Cassini, Lilly Carati, il compagno di banco, Minni Tettaporca, me stesso vestito da troia, il/la cantante degli Sweets.
Eppure quella donna non so come mi attizzava.
Lo confesso, attizza pure a me ;)
RispondiEliminaMi sono ritrovato, a parte qualche annetto di meno (ero alle medie io, credo in prima...), dal profumo d'uva su sui soffi lacustri in poi.
Per un attimo sei riuscito a farmi sentire vecchio... :) Poi mi sono ricordato di non essere mai cresciuto da allora: sono solo un po' migliorato, grazie al leggere e allo scrivere... e grazie ai tanti amici che sto incontrando per strada...
EliminaIo per ovvi motivi anagrafici ho apprezzato Sukia, Zora, Lilli Carati (e pure Gloria Guida) solo più in là del 1983, che è in realtà l'anno in cui sono nato.
RispondiEliminaComunque molto figo questo brano! Essì, scrivi proprio bene, coinvolgi.
Moz-
In realtà Sukia la sentivo solo nominare, mentre i fumetti di Zora furono, parecchio tempo prima, una specie di iniziazione...
EliminaFelice di coinvolgere!! :)
Io ho recuperato qualcosa di Jacula e Biancaneve ù__ù
EliminaChissà chi ci si è fatto le seghe, sugli albi che ora sono impilati nella mia libreria XD
Moz-
Io purtroppo non ho conservato nessun reperto. Anche perché non erano mai "miei": ragazzino troppo timido per andare a comprarli... Ricordo anche un divertentissimo "Corna Vissute"... :)
EliminaOddio, Corna Vissute lo leggevo (semi)nascosto in edicola!! LOOOL
EliminaEra proprio un giornale da camionisti XD
Non ne fanno più, ma è ovvio, ormai puoi vedere video (veri) gratis... a chi potrebbero interessare i fumetti erotici? ;__;
Moz-
Non so, per me la magia dell'eccitazione, specie in quell'età di scoperte, risiedeva moltissimo anche nella fantasia, nell'immaginazione, e in quelle parti che rimanevano misteriose, da scoprire poco alla volta... Sotto questo aspetto i ragazzini di adesso mi fanno pena: gli hanno rubato anche le seghe.
EliminaSu questo sono d'accordo con te, non 'è più niente di PRO-PRO- PROIBITO! (citando i Litfiba)
EliminaMoz-
Oddio, qualcosa resta proibito anche più di allora, specie nelle lande più cavernicole d'Europa (quella dell'est e quella... a forma di stivale...) Anche per questo urge lo sbarco in libreria di questo romanzo, il cui sottotitolo è "Elogio della bisessualità e della prostituzione". (Naturalmente il presente pensiero si riferisce alla bisessualità: di prostituzione ce n'è in giro fin troppa...)
EliminaBeh...mio caro Zio... che dire? Che è proprio vero che la tua mamma t'ha fatto per scrivere. E si vede, eccome che si vede, quanto godi a darci giù di penna!!!
RispondiEliminaAffezionatissima Dany.
Friedrich Nietzsche, con amara ironia, diceva: "Non basta avere un talento, se ne deve avere anche il permesso da parte vostra!" Se quel "vostra" lo riferiamo ai lettori, direi che ci siamo. Ne sto conquistando pochi ma buoni. Molto, molto buoni! Se lo riferiamo ai critici, direi che portano un pochettino di ritardo. Ma io porto pazienza. Io sono una quercia e loro il vento: prima o poi soffierà. E se non dovesse soffiare, sai che ti dico? Andrà bene lo stesso!
EliminaSulla mamma hai ragione: non smetterò mai di esserle grato per come mi ha fatto, con tutti i miei difetti e la mia pazzia. :)
Ciao Dany, e grazie!
Bel post. Ah, i sedici anni! Quanto ci siamo divertite noi ragazze al liceo...
RispondiEliminaBaci
È stata per me un'età sconvolgente, di crisi profonda, però mentirei se dicessi che non mi sono anche divertito come un matto, e che non tornerei volentieri indietro. Magari portandomi appresso un po' di serenità e di malizia, per prendere certe cose con più distacco, più coraggio, meno inibizioni, meno cupo romanticismo.
EliminaBaci!
In effetti a sedici anni mediti il suicidio, ma nel frattempo vivi tutto a duecento all'ora, ti stordisci di seghe, speri ogni giorno andando a scuola di trovarla chiusa, confondi fumetti con persone, amore con sesso, e non conosci nè l'uno nè l'altro.Insomma, una fantastica età. Grazie caro amico per questa ennesima intrigante, divertente cronaca di quei giorni, raccontata con il tuo inimitabile, insuperabile stile!
RispondiEliminaGrazie a te per questo splendido commento: sembra pronto per entrare a far parte del risvolto di copertina del libro... :D
Elimina..la lettura di 'Quattro soli a motore mi ha ispirato profondamente!
EliminaSei sorretto da buone letture, come si suol dire... :-))))
EliminaPer me caro Nicola i 16'anni erano solo preoccupazioni... Ma già erano altri tempi.
RispondiEliminaTomaso
Sì: ci sono stati (e ci sono) sedicenni in lotta per la vera sopravvivenza, e al loro confronto le nostre paturnie esistenziali impallidiscono, o meglio arrossiscono di vergogna. Ma ognuno è figlio del suo tempo (e dei suoi luoghi).
EliminaNico' a me nei tempi andati, quando m'attizzava qualcuna non mi facevo tante domande, m'attizzava e basta anche se poi mi arrivavano delusioni a non finire.
RispondiEliminaUn caro saluto,
aldo.
Birbantello... :)
EliminaMa tu, caro Aldo, sei stato e sempre resterai un Mito!
Un caro saluto pure a te.
Questo pezzo è perfetto, veloce come i sedici anni, veloce come un'esplosione ormonale, veloce e diretto più di un treno. Denso, concentrato, spietato, come si è a sedici anni, quando il mondo intorno è così lento e ottuso, così vecchio e chiuso da ispirarti quasi il suicidio.
RispondiEliminaPer fortuna esistono alcune prof per le quali vale la pena studiare e all'occorrenza tirarcisi anche qualche sega, perché in mancanza d'altro è sempre meglio pensare ad una prof in carne ed ossa che a un fumetto!
:)
Anche se della mia scrittura, pur migliorabile, penso già tutto il bene possibile, quando arrivano commenti così va a finire che me li rileggo tre o quattro volte... :)
EliminaGrazie!
Bello, bello, bello. M'hai riportata indietro, ai miei sedici anni, alla fiumana che scendeva dal liceo, saliva sull'autobus, e poi giù, ancora, chi sul treno, chi sul pullman che raggiungeva il paesello di provincia. Piegati di lato sotto il peso delle sacche chè nessuno ancora ci aveva avvisati della scoliosi incombente. I primini timidi, i navigati di quinta. L'insegnante per cui attizzarmi no, quello non c'era.
RispondiEliminaToglimi una curiosità: Cuviate sarebbe Laveno?
Fra l'altro non si usavano ancora gli zainetti, o comparivano allora i primi, per cui avevamo davvero queste assurde borse di tipo sportivo zavorrate di libri pesantissimi, e si camminava pendendo dalla parte della borsa...
EliminaNo, a Laveno non esistevano licei (e ch'io sappia nemmeno adesso)... Anche se non autorizzo nessuna location precisa, direi che leggendolo possa essere più giusto pensare a... Gavirate (e al vecchio liceo che stava sul lago, e oggi è diventato un albergo).
Ho messo insieme lago e treno da Varese...
EliminaNon sapevo che a Gavirate ci fosse il liceo.
Io ho frequentato il Galileo Ferraris di Varese. Praticamente di fronte al palazzetto dello sport. Lo costruirono quando andai in terza. Prima era in zona Casbeno.
Mi pare che dove dici tu ci sia anche l'Artistico. Adesso frequentato da una mia nipotina. Come volano gli anni... :)
EliminaIo avevo un grande amore: il mio prof di storia dell'arte che riuscì perfino a convincermi dell'assoluta veridicità del labirinto di Cnosso. Potere dell'infatuazione. Io i miei sedici anni li ho odiati con tutte le forze. Avevo lasciato il conservatorio per un porco di un professore di violino e arrancavo disperatamente in algebra. Una sfilza di quattro che solo nel secondo quadrimestre diventavano sei stentati, quando il prof doveva arrendersi alla commissione e ai miei voti in latino,greco e letteratura. No me l'ha mai perdonata. Sei bravo amico mio. Ho risentito addosso l'odore del mio liceo classico in una botta sola. A quando il resto? Mariella che sta scrivendo da iPhone
RispondiEliminaÈ comunque mai portato zaini, ma libri legati con cinghie colorate. I libri si dividevano sempre con i compagni off course. Sempre la Mari
RispondiEliminaiCiao, iCara iMari! :-)))
EliminaEvidentemente il tuo prof di storia dell'arte non era il visòdano facciadìculo del mio protagonista...
No, direi di no. Tutte innamorate del professorino giovane giovane. Peccato non essere stata più ardita, ma la timidezza mi bloccava al banco.
RispondiEliminaE pensare che da grande volevo fare l'archeologa.
Io comunque non tornerei indietro, nemmeno se mi pagassero.
Archeologa? Passione per la materia o avevi visto Indiana Jones? :)
EliminaNo no, le intenzioni erano serissime, leggi qui:
Eliminahttp://acquamari.blogspot.it/search/label/Machu%20Picchu
Affascinante... Ma hai già deciso quando andare, come dicevano in quel film, "in i Pperù?" :)
EliminaNo, resta un sogno nel cassetto.
EliminaPer ora delle "Americhe" ho visto solo NYC,e a seconda dei punti di vista può essere tanto o davvero troppo poco.
Tendenzialmente direi poco.
Un bacio.
Scorre a meraviglia, ci si sente lì, con il narratore ad ascoltare racconti comuni, vissuti da molti di noi... - "vecchi o giovani non importa" -, cito a memoria due versi da Antologia di Spoon River, "è sempre sangue che fa appello al sangue"... anche se non so se c'entrino molto, me li hai fatti ricordare. Strana questa vita, che pare aiutare solo pochi...ma che poi, a volte, per gli "aiutati" va pure peggio che per gli abbandonati! :-) Baci
RispondiElimina"Sangue che fa appello al sangue": bellissimo, potrebbe far da titolo a un seminario sulla scrittura, o a un manifesto della scrittura, meraviglia che da sempre mi scorre nelle vene...
EliminaBaci anche a te! :)
Bentornato, Nick, sulle verdi praterie asolescenziali, con un personaggio un po' più grande di Corradino, forse più carismatico e apparentemente più sicuro, ma al contempo fragile e tormentato.
RispondiEliminaUn inizio folgorante che cattura dalla prima riga, una lettura in cui immergersi spaziando nelle variegate geografie dell'anima e rimbalzando tra gli attraversamenti rischiosi e gli echi delle rimembranze proprie.
Aspetto con ansia...
Un grazie e un abbraccio da Nina
Nelle mie intenzioni è il prossimo da pubblicare. Vedremo... :-))
EliminaUn abbraccio enorme a te, cara amica!
La Commissione Soprannomi è favolosa! d'altra parte avere 16 anni è una tortura tale che è meglio trovarsi un diversivo innocuo... (salvo poi innamorarsi della prof e accorgersi all'improvviso che la vita è sempre da un'altra parte...)
RispondiEliminabaci
Sì: l'imparare a essere ironico, autoironico, a non prendermi troppo sul serio, e il cominciare a praticare la scrittura umoristica (e le "strissie", e tutto ciò che gli andava dietro) sono stati probabilmente antidoti decisivi contro il suicidio...
EliminaBacioni!
Anch'io facevo le "strissie"... ho cominciato alle medie (manie suicide precoci...)
EliminaEssere autoironici e non prendersi troppo sul serio sono sintomi di una malattia gravissima di questi tempi, l'intelligenza!
un altro bacio
In lobotom-italy è stata quasi debellata... ma noi malati volontari resisteremo! :D
EliminaAltro bacio ricambiato.
non mi ci far neanche pensare ai 16 anni, tutto troppo
RispondiElimina"tutto troppo" è una sintesi folgorante e geniale!
Eliminao ti è cascata la linea mentre scrivevi? :-)
no no tutto troppo e basta :)
Eliminagrandiosa nipotina, allora, degna dello zio :)
EliminaQuello patetico e buffo che fumava la pipa ero io.
RispondiEliminaSegalitico, eh ? In effetti di seghe ....
:-)
Magari tu la fumavi perché ti piaceva, e non per darti un tono (eheh... guarda come divento acrobaticamente diplomatico coi miei amati Lettori... :D)
EliminaSulla tua creatività di scrittore sai benissimo che ho un opinione altissima, sai ricreare le situazioni e farcene vivamente partecipi, torni ad avere come qui 16 anni e a maledirli - io non ci stavo così male, ma non li rimpiango e non li rivorrei mai anche se devo a loro due amiche per sempre - però molto di quello che siamo ha anche radici in quel periodo, che siano idee o paure, si trasformano eppure qualcuna resta lì, e basta una canzone a farti fare un salto all'indietro. E forse un po' di quella confusione è salutare se ci resta attaccata, e riviverla con la tua scrittura ci può aiutare. Miaoooooùùùùùù
RispondiEliminaL'Incanto della scrittura è questo: puoi offrire il punto di vista più strano, insolito, obliquo e dissociato possibile, e i lettori ci si riconosceranno lo stesso: scatteranno immedesimazione, emozione, umano imprinting!
EliminaPer questo non sopporto certi scribacchini (e certi loro editorucoli) convinti che per realizzare il "riconoscersi" da parte del lettore la scrittura vada per forza appiattita, banalizzata, immiserita, resa povera, insipida, sciocca e nazionalpopolare. Costoro offendono i lettori prima ancora che la narrativa!!
Ciao e Miao. :D
Semplicemente... UN MUST
RispondiEliminaTènchiu verigrazzia! :)
EliminaNon ci crederai ma io la trovo eccitate questa insegnate.
RispondiEliminaCi credo, ci credo... :)
EliminaSinceramente, un racconto che volevo continuasse ancora. Cercando di evitare maldestri svolazzi, sostengo che hai uno stile superbo nel racconto di botte di vita, come queste.
RispondiEliminaDetto da un fine intenditore come te, ha il valore di una medaglia!
EliminaHace tiempo que te sigo, y estoy de celebración en mi blog, porque somos 200 seguidores, es por eso que he venido a invitarte a celebrar conmigo, y os he dejado un regalito a los que siempre estáis a mi lado.
RispondiEliminaPásate a buscarlo, encontrarás muchas sorpresas.
http://relatosfantasiaelfos.blogspot.com.es/2013/03/estamos-de-celebracion.html
Appena posso faccio un salto, oppure mando il gatto... :)
EliminaSaludos!
Interessante come da adolescenti possiamo sentirci affascinati da insospettabili adulti e specialmente dagli insegnanti. In modo speculare anch'io mi sentivo affascinata da alcuni insegnanti di certo non belli e per nulla giovani: però avevano un particolare magnetismo i motivi sono tanti e non li scambierei per attrazione erotica (ovviamente parlo per me). Quello che trovo divertente è che guardando la storia dal punto di vista adolescenziale , essendo sotto tempesta ormonale, si può interpretare come "attizzante" qualsiasi cosa e la meno ovvia anzi più ci intriga;-) Che è scritto in modo bello e interessante te lo dico.... ma chetelodicoaffà? Già lo sai !!!
RispondiEliminaRicordo una frase di Eco su quelle predisposizioni all'innamoramento simili a filtri d'amore: ti innamorerai della prima cosa che vedi, potrebbe essere un ornitorinco. Se vale per l'amore, figurarsi per ogni singolo momentaneo eccitarsi, specie a quell'età.
EliminaVorrei però tranquillizzare eventuali ex compagni in lettura: la Jena non era cosa, piuttosto l'ornitorinco... :D
Ah volevo aggiungere: bello il nuovo fumetto di intestazione !!!!
RispondiEliminaIn realtà sono più o meno gli stessi che girano. Ho tante idee nuove ma non trovo mai il tempo, e così rimango fedele alle "strissie" liceali, che sono anche un simpatico ricordo...
EliminaCiao! :)
Penso di aver anch'io un soprannome, è letterario, c'entra qualcosa Joyce ( vediamo se indovini ).:)
RispondiEliminap.s.
scoperto qualche anno fa
Dev'essere traumatizzante, per una prof, scoprire il proprio soprannome... E se il tuo fosse particolarmente cattivello, non lo vorrei mai indovinare... :)
EliminaBaci8
ehi zio ma lo sai che proprio mi piace qui! Sempre attuale e preciso nelle indicazioni! ;)
RispondiEliminaCosì preciso che consiglio già i bestsellers futuri... :-))
EliminaSegnatevillo...
Serata pesante, come molte ultimamente, sono depressa, di cattivo umore, preoccupata, stanca. Per fortuna ho deciso di fare un po' di zapping sui blog e così mi sono letta questo post che mi ha restituito qualche minuto di vero relaz per il mio cervello bollente.
RispondiEliminaGrazie, come sempre.
Grazie a te, Luz, che m'illumini il blog a quest'ora della sera, e riscaldi quest'inverno che non finisce mai... :)
EliminaMi hai fatto tornare indietro nel tempo.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Sempre bello vederti passare di qui. A presto, mon chevalier.
EliminaTanti Auguroni per una Pasqua Serena, Fabio
RispondiEliminaGrazie, caro amico. Altrettanto a te!
EliminaL'importante è che, nei tuoi attizzamenti adolescenziali, la presunta dentatura mobile della Jena sia sempre rimasta incastrata per bene nelle gengive. ;P
RispondiEliminaBella questa sana spruzzata di... horrrrore! :)
Eliminal'idea ti fa rabbrividire? anche me. Magari con una bevuta alla Billy Monk :)
Eliminaqui però siamo all'incubo castrante, a metà fra Bobbitt e le cesoie del Grande Lebowski... :-)
Eliminameglio berci sopra...
Cin! Ti auguro Buona Pasqua
EliminaGrazie carissima! Tanti auguri anche a te!
EliminaLetture così ne vorrei ogni giorno...Il giorno trascorrerebbe lieto dietro ogni rigo e si fermerebbe su ogni frase e gli occhi,sì,si stancherebbero,perchè incollati senza la voglia di staccarsi..ma ci son le lacrime artificiali per umettarli..il guaio è che libri così vorresti che non avessero fine. Come le puntate di Beautiful. Che però, tortura per i nostri occhi e orecchi, continua imperterrito da oltre vent'anni...Bello Scribo:-)Letto d'un fiato e riletto..tanto per gustarmelo un pò. Hai rievocato molti ricordi.Ps: penso di essere la perfetta aspirante Jena2, non spendo nulla in estetica e compro solo libri..Però per i quaranta ho ancora tempo!:-)
RispondiEliminaAllora più che Jena2 possiamo fare "Erasma", visto che è rimasto libero... :)
EliminaIn realtà esse sono (siete) le persone migliori: avercene!
Grazie.
Che bello, leggendolo mi sembrava di essere tornata lì (c'ero anch'io, da quelle parti...).
RispondiEliminaPotremmo quasi chiamarla agnizione... :)
EliminaTi ringrazio, carissima. E ti abbraccio.
Ciao scrittore! Ho spesso visto di te in commenti da Giacynta, oggi ti ho trovato dalla prof di mate amica di Renata... e mi sono presa il tempo per farti una visita: non posso non lasciarti un saluto e un WOW com'è facile leggerti, pare di viverci dentro!
RispondiEliminaC'è voluto tempo anche a leggere la quantità di commenti, tutti così precisi e ben formulati. Bravi a tutti dunque per quel che conta il mio punto di vista. ;)
Maria
Grazie per questa tua graditissima visita, e per le tue parole.
EliminaBenvenuta a bordo!
Verrò anch'io a leggerti con molto piacere.
Ciao! :)
hi sembra poco intenzionato a correre, per il momento, è il treno. Il suo ritardo è regola. "Forse è per via del ritardo che sui binari non è stato ancora maciullato nessuno. La puntualità può uccidere. Oggi il mio protetto è furibondo per un compito in classe andato a ramengo. Si aspettava un 7. Si è beccato un 2. «Jena puttana», borbotta con quelle labbra che dovrebbero solo dar baci, o al massimo lasciarsi un po’ infiammare dalla polpa dei fichi stramaturi. "
RispondiEliminaMa è tipo... geniale! D: Ed il bello è che non ho neanche bisogno di ricordare dato che sono ancora un povero adolescente arrapato e perseguitato dall'odio e dai capricci dei professori ( che poi è dalle elementari che mi masturbo pensando alle maestre )!! Oltre all'evidente capacità descrittiva mi colpisce moltissimo la tua abilità nel rendere non solo narrativamente, ma soprattutto stilisticamente la potenza primigenia e impetuosa della giovinezza...
Eppoi Erasma è mortale XD
Un saluto, e scusami se in questo periodo mi connetterò raramente!
Un abbraccio!
Grazie! Ci tenevo in modo particolare alle tue impressioni. Sia per una questione di età, sia per il tuo modo di essere e di scrivere.
EliminaAbbraccio ricambiatissimo! :)