"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

giovedì 26 novembre 2015

Martin Amis - CANE GIALLO

Voto: 9-
(Traduzione di Massimo Bocchiola)

Martin Amis è uno dei pochissimi autori, forse l’unico fra i contemporanei, in grado di mandarmi piacevolmente in crisi, nel senso che a volte la sua scrittura mi spinge a chiedermi: sarò mai bravo così
Ne sono talmente deliziato, esilarato e confortato come lettore che diventa inevitabile farmi venire dei (momentanei) dubbi come scrittore. 
Cane giallo non è il suo miglior romanzo, ma è un libro estremo, un libro che non dovremmo farci mancare proprio per il suo coraggio di scandagliare gli abissi dell’animo umano, spingendosi negli anfratti delle pulsioni inconfessabili e dei più rimossi tabù. Lo fa partendo dalla storia di Xan Meo, marito ideale e padre amorevole, cui un violento trauma cranico regala disturbi della personalità, l’idea fissa del sesso e la perdita di ogni inibizione.
Ma bando alle ciance e assaggiamo qualche brano, qualche smozzico (tutti volutamente "fuoritema" rispetto alla trama principale, perché i grandi Romanzi sono poliedrici, non sono storielle-segmentino che vanno da A fino a B senza mai fare deviazioni):

Xan Meo era sulla via di capire che, dopo un po’, il matrimonio diventa un rapporto fraterno – costellato da occasionali, e alquanto incresciosi, episodi di incesto.

Negli anni verdi Nigel era stato un tantino piccante, ma adesso era regolare, uno stronzo come tutti gli altri.

- … Cristo, cos’è, il telefono?
- È il frigo.
- Il frigo?
- È nuovo. Non te n’eri accorto? Se lasci lo sportello aperto, suona. Tu hai lasciato lo sportello aperto. 
- Fanculo! – gridò lui al frigorifero. – Però, chissà. Sarò stato il primo uomo sulla terra a dire al frigo di andare affanculo?

Alla fine la chiamavano Debbie Didietro. Che è strano, come nome. Non ho mai capito da dove veniva il «Debbie».

Io in gabbia non mi ci sono mai dato tanto, alla lettura. Son cose che non ci credo. Dicono di soggetti che mentre stanno dentro pigliano lauree di Oxford. A me non mi è mai venuta gola, perché appena cominciano a leggere diventano tutti religiosi. Mattoidi che han tagliato a pezzettini famiglie di sei persone vanno in giro con le mani giunte dietro alla schiena. Che pregano, e compagnia. Non mi è venuta gola. Quando vedevo un farabutto con la Bibbia, quello era lì per prendersi una lezione. Io lo so cos’è perdere la libertà, cos’è la segregazione, ma i miei pensieri sono solo i miei. Come i gemelli Kray, dal loro libro: «I fiori sono Dio che ci sorride». E se questo non vi manda dritto al cesso, non so cosa vi serve per andarci.

‘Somma, noi non eravamo proprio dei cittadini modello, ma Tony Eist… beh, lui non era normale. Ai tempi era arrivato a commettere reati perfino come alibi. Cioè, diceva: «Mai stato in quella storia della Brink Mats. Ero occupato a dargliele a quel bastardo di culattone argentino». Oppure: «Come facevo a trovarmi dal gioielliere di Waterloo? Ero su all’Ovest, per un’estorsione».

Avrebbe voluto aggiungere qualcosa sul suo amore per l’Inghilterra. Ma l’essenza di ciò che veramente gli mancava del paese era vegliare al freddo, e sentirsi la ruggine nelle ossa iliache, tutto teso e in sella a una leggera voglia di cacare.

- Non è brutto, come posto, - disse John Senzacasa, - Puoi aiutare la gente con le macchine. Dire «Ohilà, socio. Ti sei preso la multa. Ho cercato di fermarla, ma la troia te l’ha data lo stesso».
- E l’aiuto, quale sarebbe? – chiese And.
- Beh, che li prepari. Gli dai l’avviso.

Un Romanzo sconsigliatissimo a chi si scandalizza troppo facilmente, a chi arriccia il naso davanti alle cosiddette parolacce, e a chi preferisce letture mosce e rassicuranti, convenzionali, all’insegna del già visto, già letto, già sbadigliato.
Siete ancora qui? Vi credevo già in libreria. 
Non fatemi incazzare.
Parola di Scriba.


14 commenti:

  1. Se lo spirito è intelligente e mi fido di te in questo caso, non mi scandalizzo. Quando vedo arricciare i nasi penso a quelli che 'guai bestemmiare!' poi dicono porco zio o porca madocina.
    Cristiana

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ipocritini. Le loro patetiche bestemmie mascherate mi fanno pensare al bravo Shalom Auslander, che nel suo divertentissimo “LAMENTO DEL PREPUZIO” dice: “Scrivere in modo strano le parolacce è un trucco comune dei devoti. Quando non predicano che razza di Maniaco del Cazzo è il Signore, si comportano come se fosse un Idiota del Cazzo”.

      Elimina
  2. ben felice di averlo conosciuto qui... provvedo :-)

    RispondiElimina

  3. Sì, però a nominare troppo facilmente il cazzo si sminuisce il valore dirompente e pregnante della parola, che è uno schiocco, uno sparo nel buio, una leccata di vagina a cielo aperto.
    Anche per le bestemmie stesso metodo: mai porco zio o simili. L'originale buca fogli, display, cieli e va diritta al cuore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, senso della misura sempre. Con le parole si possono fare spettacoli pirotecnici, ma proprio per questo bisogna saperle maneggiare: ci vogliono artificieri, non incendiari... .)
      Ecco, 'sta mia rispostina mi ha offerto un'ottima immagine per dare l'idea del fanatico della censura: un poveretto che corre a rovinare uno spettacolo di fuochi d'artificio gettando secchiate di acquasanta sulle micce. :-))

      Elimina
    2. Concordo e mi compiaccio della freschezza delle tua immagine. Mi hai fatto pensare alla mia infanzia ed alla Chiesa di Sant'Antonio a Civitavecchia. C'era un frate tenore e un sacrestano cretino. Era giovane, ma scemolo stesso come un vecchio coglione. Noi ragazzini lo facevamo diventare scemo. Un giorno, anzi meglio, una sera piantammo a terra le candele di Sant'Antonio. Non occorre molto, solo fare sgocciolare un po' di cera bollente per terra e poi fissarvi la candela. Le lasciammo accese in chiesa, al quasi buio che sembrava si fosse spalancata la porta dell'inferno. E sto scemo avessi visto come correva, con la sua sottana nera -ci teneva ad indossarla sapessi quanto- e un po' pestava ma poi quasi si bruciava l'amata tonaca e allora prese un recipiente, corse all'acquasantiera e spruzzò le candele con l'acqua santa. Non ti dico quante gliene disse il tenore, a momenti lo accoppa.

      Elimina
    3. Bella anche questa storia: grazie per averla raccontata. :)

      Elimina
  4. Mai letto un suo libro, e mi chiedo: cosa aspetti? Dopo questa tua rece, impossbile non leggerlo ...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Direi proprio. :D
      Se poi, per un approccio migliore, volessi partire dal suo capolavoro, allora ti dirò che il suo capolavoro, a mio parere, è "L'INFORMAZIONE". (Mentre altri sostengono che sia invece "MONEY").

      Elimina

Benvenuti a bordo!!
Questo blog è Nemico dichiarato di ogni censura. Ma sono costretto mio malgrado a ricordare che rimuovere insulti gratuiti, scorregge occulte o minacce vigliacche non è censura: è nettezza urbana. Voglio che qui da me vi sentiate esattamente come a casa vostra: quindi Liberi, ma non di pisciare sul pavimento, o mi toccherà pulire. :)