"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

lunedì 23 dicembre 2013

I miei tagli da "gémenteseflentes": la cartolina del signor Vecchio nella primissima stesura.



"... e poi, la cosa forse di minor valore ma che consideravo più bella: una cartolina d’Auguri di Natale che mi aveva spedito il signor Vecchio, infilata in buca con sobrio svolazzo dal Nureyev ciclista in una mattina di lieve nevischio. Era stata indirizzata proprio a me, “al piccolo Corradino…”, da questo fantomatico signor Vecchio, che doveva essere una specie di amico di famiglia milanese, più amico di zia Trude e di nonna Corinna che non dei miei genitori, e che non ricordavo d’aver incontrato mai. Non era una cartolina di quelle lucide, plastificate, ma un cartoncino poroso e fragile come carta assorbente, con disegnata una piazzetta di città. C’erano la fontana e la neve e l’orologio su una torre, e tutt’intorno bambini, mamme, innamorati, cagnolini, in colori pastello delicati e vivaci, e tutto era curato nei minimi particolari, dalle sciarpe, ai guanti, ai berretti. Attraverso le finestre baluginavano luci arancioni, tiepidi fuochi di nidi felici dove nessuno picchiava nessuno. In mezzo alla fontana c’era un totem di pietra con un orso ritto sulla cima, e dietro il totem una grande casa verdolina col tetto spiovente come nei Paesi del nord – ma la cosa più emozionante, guardandola, era che la scena non era finita, non chiusa. Alla base della torre dell’orologio, con le lancette che segnavano le cinque di un sacro pomeriggio d’inverno, era incavato un arco di cui vedevi poco più di metà, e oltre l’arco potevi scorgere un vicolo fiancheggiato da tanti altri palazzi dai colori confetto, giallini, rosa, azzurri, violetti… Ti ci potevi perdere dentro, e fantasticare di storie, d’amori corrisposti, d’inaspettati incontri.
Sul retro, oltre all’indirizzo col mio nome e al francobollo da 25 lire, c’era, a sinistra, la scritta “S. Natale ‘70”, e un breve messaggio d’auguri più convenzionale, che affettuoso. Come se indirizzarlo al bambino fosse stato un garbato espediente, e il testo formalmente rivolto a conoscenti di poca o nulla importanza. Non ricordavo niente delle impressioni che poteva aver suscitato in me quando l’avevo ricevuta, e nemmeno il momento preciso in cui avevo deciso di sottrarla dal mucchietto di cartoline di famiglia, tenerla da parte e conservarla con cura. Sapevo solo che la trovavo commovente. Commovente che questa persona sconosciuta avesse fatto per me un gesto tanto gentile, anche se il messaggio freddo e striminzito smentiva un poco, in maniera incomprensibile, la dolcezza d’averla indirizzata “al piccolo Corradino”, e la struggente bellezza del disegno. Non mi era possibile stabilire neanche lontanamente che faccia potesse avere questo ignoto signore. Per quel che ne sapevo poteva essere un trentottenne calvo e sbarbato e dall’aspetto sgradevole, ma il fatto che si chiamasse “signor Vecchio”, e che mi avesse mandato una cartolina d’Auguri per le festività invernali, mi faceva pensare a lui come a un tenero Babbo Natale dalla barba bianca."


giovedì 19 dicembre 2013

Manifesto letterario RIDOTTO ALL'OSSO (ma bellicoso il giusto)

semper lü (semper mi)

“Quello di arricchire la realtà è il compito stesso di uno scrittore, e se questi lavora bene ci fa sentire quel che della realtà è difficilmente auscultabile. Ci fa accedere a un livello più profondo, lontano, ma che sentiamo ci appartiene”. 
Richard Ford

“Dagli merda e mangeranno merda”.
Charles Bukowski

[Manifesto dalla parte del Lettore o dello Scrittore? È equivalente! Come in certi esperimenti di fisica nucleare, a temperature infini-tamente ELEVATE i due stati COINCIDONO. L’intelligenza è FEBBRE. La modestia mentale è gelido RIGOR MORTIS]

ARTICOLO UNO
La Lettura dev’essere un libidinoso PIACERE.
Gli sciatti e i saputoni, i noiosi e i banali, gli sfoggiamuffa e gli sciocchi, gli ampollosi e i mediocri, gli arzigogolati e i pedestri, i ripetitivi e i cagasaghe a manovella, i raccomandati e i fasulli, i politicizzati e i televisivi, gli impostori e i pedanti, gli erudibondi e i copincollerecci, i furbini e i mafiosetti, non sono che diverse forme della stessa GRAMIGNA, e meritano il DISERBANTE del nostro non-interesse.

ARTICOLO DUE
L’ORIGINALITÀ non sia considerata un semplice pregio, bensì un OBBLIGO.
Certi contemporanei italici danno l’impressione di non saper essere originali neppure quando vanno al cesso: evacuano feci di seconda mano. Lasciamo allora che li leggano le loro madri, come quando da piccoli sul vasino chiamavamo la mamma per pulirci il sedere! 

ARTICOLO TRE
La trama di un romanzo è come la tela di un quadro: lo tiene insieme e sta sullo sfondo, ma poi bisogna DIPINGERLA. Se invece di dipingere ci scagazzi sopra non sei un Artista. Sei un Ano. 

p.s.
Corrispondenze cosmiche: parlavo di lettura come Piacere, e due giorni dopo spunta questa meravigliosa recensione che parla del Piacere provato leggendo Quattro soli a motore. Non potevo non segnalarvela.

martedì 17 dicembre 2013

Il mistero di Marlboro Betlemme

Anche se con un giorno di ritardo, voglio segnalarvi la presenza del mio raccontino "Il mistero di Marlboro Betlemme" sul blog Tutta colpa della maestra, nell'ambito della simpatica iniziativa "In fuga dal Presepe".

sabato 14 dicembre 2013

L'Era della pubblicità invasiva e pueril-semitruffaldina

COMPLIMENTI, NON HAI VINTO UN CAZZO

Un paio di volte la settimana accendo e rispengo il mio telefonuzzo da 39 euro, per controllare, in modalità silenziata, se ci sono messaggi, o se mi ha cercato una delle due o tre persone a cui non entra in testa che con me si comunica via posta elettronica, e non con uno stupido oggettino disturbatore che si mette a suonare. Ultimamente, trovo sempre almeno un fastidioso sms mandato da qualche maleducato bamboccio furbetto che, dandomi del tu, mi dice cose del tipo: “Sei fortunato! Il tuo numero è stato sorteggiato per…”. Naturalmente elimino al volo, spesso aggiungendo una o più parolaccette, o moti a luogo coloriti. Cancello senza proseguire nella lettura, senza remore né pentimenti. Prima di tutto perché mi dà sui nervi quel tipo di approccio che mi prende per stupido (difficile immaginare qualcosa di più odioso e indisponente di chi manda milioni di messaggi uguali che dicono “sei stato sorteggiato!”). In secondo luogo, perché anche se fosse qualcosa di davvero vantaggioso, anche se fosse un qualche credito gratuito distribuito per incentivare il chiasso telefonistico globale, anche se non nascondesse trappole di servizi o abbonamenti cui aderisci in automatico rispondendo al messaggetto, in ogni caso la cosa non mi interesserebbe, perché di quel credito supplementare “a tempo” non saprei che farmene. Io il telefonuzzo lo tengo solo per le emergenze, e la telefonia coatta la odio da sempre. La odio da quando cominciarono a bombardarci i maroni, una ventina d’anni fa, con la pubblicità del tizio condannato a morte a cui una lunga telefonata permette di temporeggiare bertoldescamente davanti ai fucili del plotone d’esecuzione, un tormentone concepito per pre-condizionare il popolino bue e convincerlo a bruciare in futuro miliardi di miliardi con la telefonia, dicendogli che una telefonata “allunga la vita”.
Io facevo il tifo per i tizi del plotone.  E sparate, stronzi! 

Ma qui non è di telefonia che voglio parlare. Voglio parlare della deriva del linguaggio pubblicitario, uno dei principali e più evidenti sintomi del livellamento IN BASSO dei nostri decerebrati tempi. Da un lato abbiamo i presunti e sé dicenti “Creativi”, ormai capaci soltanto di vangarti i maroni a colpi di “SCOPRI”: scopri i vantaggi, scopri la novità, scopri l’offerta, scopri l’esclusiva (quale minchia di “esclusiva”, se ti rivolgi a cento milioni di potenziali gonzi?), scopri il gusto, scopri la formula, scopri lo sconto, scopri ‘sto cazzo che ti balla in culo. Dall’altro, ci sono i nuovi genialoidi della presa per i fondelli puerile. Lo stesso livello comunicativo del compagnuccio d’asilo stronzetto che cercava di fregarvi la merenda: sei stato sorteggiato, hai vinto, anzi, sei stato sorteggiato per poter (forse) vincere, tu, proprio tu, non è uno scherzo! Non arrivano solo via sms, queste minchiate irritanti, ne spuntano ormai su tutti i principali siti del web, anche sui grandi portali d’informazione, avete presente quegli odiosi quadratini tratteggiati e lampeggianti, che con l’intelligenza del bambino quattrenne di cui sopra ti dicono “Non è uno scherzo! Sei il milionesimo visitatore! E quindi hai vinto, cioè, potresti venire sorteggiato per vincere…”. Quello che dà fastidio, e che ovviamente dovrebbe essere illegale, è proprio il venire trattati da fessi, da imbecilli: se te ne vai da quel sito e ci ritorni sei ore dopo, sarai ancora il milionesimo (Complimenti!), e continuerà a “non essere uno scherzo”… E se vanno avanti a farlo, vuol dire che molti ci credono, e a frotte ci cliccano sopra!
Naturalmente la risposta a manovella che mi si darebbe, da parte dei politici, in questo come in mille incresciosi casi simili, è che ci sono “cose più importanti a cui provvedere” (dev’essere per questo che non provvedono mai a un cazzo, e se provvedono peggiorano le situazioni: questa “importanza” delle cose li paralizza!), ma io lo chiedo lo stesso: basterebbe una leggina di due righe per bandire per sempre questo odioso modo di fare dal web e dalle nostre già bistrattate vite (aggiungendo magari il divieto di disboscare l’Amazzonia per riempirci la casella della posta di volantini destinati alla pattumiera, visto oltretutto che i SAC, Servizi di Accattonaggio Comunale, si preparano a farci pagare i rifiuti un euro al milligrammo, con tanto di microchip spioni!).

Certo, poi sarebbe anche ora che la gente si svegliasse.
Reagissero tutti come me, l’avrebbero piantata da un bel pezzo. Invece, se ascolti il popolino parlare, quando non sono rimostranze imbestialite per il messaggino pubblicitario che li ha svegliati alle tre di notte (e spegnilo, cazzo!) non parlano d’altro che di questo: o si raccontano i geniali spot televisivi (“Scopri…”) o si fanno venire l’infarto dalla rabbia nel riferire disavventure coi call-center che a quanto pare occupano dalle due alle cinque ore di tutte le loro interessanti giornate: “Mi aveva detto che risparmiavo mezzo centesimo nei messaggi verso tutti inviati nei minuti dispari, e invece mi hanno fatturato un servizio in abbonamento di suonerie con rutto scelte dalla mia top model preferita…” Ma allora te le meriti, le trombate!
Se la gente si svegliasse e dicesse in blocco Basta, magari si ritroverebbe anche con qualche soldarello in tasca in più, e magari non andrebbe a ingrossare le fila di proteste piazzaiole più o meno facinorose, più o meno populiste, più o meno corporativistiche e più o meno fascio-mafiose.


venerdì 13 dicembre 2013

lunedì 9 dicembre 2013

Quelli che “io non sono omofobo ma il Gay Pride signora mia è una carnevalata che rende antipatici i gay”.


Non sono mai stato un tipo da piazza, né un amante delle manifestazioni di qualsivoglia tipo. Ma è innegabile che quanto avviene “nelle piazze” (laddove si permette che “avvenga”) sia il perfetto specchio politico, sociale, civile e culturale di quanto accade in un certo momento in un certo luogo, e più in generale nel mondo. Guarda caso, i coloratissimi Gay Pride (che a volte sembrano odiati proprio per questioni cromatiche, quasi che certi normalozzi ci tenessero a sottolineare il loro essere, mestamente, GRIGI) sono forse le uniche manifestazioni sempre, e da sempre, pacifiche: nessun lancio di pietre o bottiglie incendiarie, nessun assalto ai poliziotti, niente vetrine sfondate né auto danneggiate o bruciate, niente negozi sfasciati, niente slogan inneggianti alla stronza violenza… Così pacifiche da aver spesso bisogno, come recentemente accaduto per il primo Gay Pride del Montenegro, svoltosi a Podgorica il 20 di ottobre, di imponente protezione da parte delle forze dell’ordine, per impedire che queste persone così inermi, così colorate, così "fastidiose", possano venire assalite, pestate e fatte a pezzi da torme di bruti pezzi di merda trogloditi ancora convinti che onore e merito, su questo pianeta sovrappopolato, siano costituiti non dall’intelligenza e dal talento, non dalla bontà e dall’apertura mentale, non dalla tenerezza e dalla libertà, non da gentilezza, onestà e nobiltà d'animo, ma dall’inserire disciplinatamente il pene nella vagina. 
È quindi utile che tutto questo succeda, e si veda. 
Perché ci dimostra che il mondo ha un problema. E che il problema NON sono i gay.



Primo Gay Pride in Montenegro: la polizia deve difendere (a malincuore?)
i pacifici manifestanti dai violenti attacchi della stolida feccia inferiore.

p.s 
E intanto leggo che a Milano, presunta "Metropoli Europea", altre sottoscimmie, altra pericolosa feccia di fogna (che si "combatte" con provvedimenti come arresti domiciliari e denunce a piede libero, in attesa di napolitanesche amnesie e insulti, pardon, amnistie e indulti) si diverte a massacrare di botte persone appartate nei giardinetti. Troppi Gay Pride? In un paesE arretrato e zavorra della civiltà come il nostro, che a causa di tare cazzon-religioidi non prevede aggravanti per aggressioni omofobiche squadriste, ce ne vorrebbero di più. Uno al giorno, ce ne vorrebbe, fino a sopraggiunta estinzione di feccia.


venerdì 6 dicembre 2013

Vicolo Cannery bis - L'Alpe del Tedesco



Lo splendido blog di Vicolo Cannery torna a offrirmi ospitalità, pubblicando un mio racconto del tutto inedito. Trattasi di una vera chicca: nientemeno che un breve estratto del nuovo romanzo!


mercoledì 4 dicembre 2013

Eresia flash - SCEMOCAZZIC BOMB


“L'aspirazione a disfarsi di questo sistema spietato per sostituirlo con uno nuovo (e magari, lavorandoci molto, anche migliore) non è più questione di orientamento ideologico, ma piuttosto una necessità per la sopravvivenza della specie umana".
(Naomi Klein, da un articolo su New Statesman)

Le menti ristrette e irresponsabili (o in malafede) che ancora predicano il disastro della Krescita infinita, ne risponderanno ai posteri. Se ci saranno posteri.

Io posso modestamente vantarmi di esserci arrivato da adolescente, ben prima degli attuali guru della Decrescita. 
Quasi trent’anni fa scrivevo:
“Se qualcuno vi parla con insistenza di Crescita & Sviluppo, assicuratevi che si stia riferendo a crescita di alberelli e sviluppo di pellicole fotografiche. Altrimenti spernacchiatelo, o prendetelo un po’ a calci”.

Non c’era bisogno di essere economisti o climatologi, basta-va l’intuito di un ragazzino per avere in sana antipatia certe deliranti sciocchezze.

Ancora prima, da bambino, mi illuminò un racconto di Zio Paperone sugli “scompensi della Terra” provocati da sfrutta-menti, cementificazioni e bombe demografiche: tifoni al posto del vento, alluvioni al posto della pioggia, deserti al posto dei boschi, piantagioni pietrificate, alberi da frutto sterili, grandine extra large al posto della neve. Più profetico di un trattato catastrofista. Direi che adesso ci siamo.

Oggi, le sole cose NON in aumento sulla Terra sembrano essere la libertà, l’intelligenza e l’aria respirabile. 
(Se l'Intelligenza è una malattia, sta per essere debellata!)
Probabilmente è già troppo tardi.

Ma intanto, prepariamoci al rito dei dati istat di fine anno, che i giornalistozzi titoleranno, pappagallescamente giulivi: “il numero degli italiani aumenta ancora GRAZIE agli immigrati”.
Grazie al cazzo. (In tutti i sensi).


lunedì 2 dicembre 2013

BRIAN DI NAZARETH (Life of Brian, 1979): ***** (5/5)




Poco da dire, su uno dei film più divertenti e intelligenti di sempre. Non a caso, sdoganato in vatikaliA parecchi, ma parecchi anni dopo l'uscita nelle sale inglesi (la bellezza di 12 anni!). Del resto, siamo un paese che è riuscito a non distribuire, a non programmare neanche in una singola sala, il recente esilarante capolavoro, sempre inglese, "Infedele per caso"...