"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

lunedì 1 aprile 2024

KEVIN E L'ILLUSIONE DI ESISTERE - dopo quasi tre anni di silenzio, il nuovo strepitoso romanzo di Nicola Pezzoli

 

Produzione Indipendente KDP
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«Ti farò letteralmente mancare la terra sotto i piedi. Sei pronto a camminare sull’orlo del nulla insieme a me?»


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In un futuro minacciosamente vicino, l’umanità è alle prese con la settima mutazione di una pandemia così pestifera da far rimpiangere il vecchio Covid-19. La città di Varese è diventata Zona Nera, le strade pattugliate da robot T91 incaricati di abbattere chi viola il coprifuoco, lo stadio prigione per negazionisti e untori. Il dodicenne Kevin, che deve il nome a un vecchio film natalizio ma non ha perso nessun aereo, anzi, ha di recente perso i genitori a causa di un incidente di volo, approfitta della situazione per schivare scuola e didattica a distanza, nonché due solerti tizi dei servizi sociali che non vedono di buon occhio il suo vivere da solo. Le sue giornate, in un palazzo spettrale e sigillato dall’esterno, sono dedite a fughe nel metaverso, ma ciò non gli impedirà di stringere amicizia con incredibili personaggi: in primis il vecchio professor Malthus del piano di sotto, con le sue strampalate teorie, il suo jogging da salotto con kimono e scarp del tennis e una sconvolgente scoperta che ricodifica l’intera realtà (o irrealtà) dell’esistere; e poi Ewa, la bambina figlia d’uno stupro bellico e divenuta “madre di sua nonna”; e infine Giàngiu, il ragazzone inceppato ginnico, superbocciato e sindromato di Tourette, che nasconde abilità da idiot savant e manovra il più avveniristico e miniaturizzato dei droni spia. Uno scenario in cui quasi nulla è quello che sembra ma in cui, come nel mondo che ci attornia, a essere veri sono proprio gli aspetti più terrificanti. L’autore, con la voce impertinente e dolcissima di Kevin, ci racconta tutto questo senza rinunciare a farci sorridere, perché da sempre convinto che la migliore narrativa non possa che essere frizzante e tragicomica, o forse perché questo è l’unico modo che conosce per scrivere, e per vivere senza pensare di spararsi un colpo in testa un giorno sì e l’altro pure.


«Se digitalizzi un pirla non ottieni per forza qualcosa o qualcuno di intelligente: il più delle volte ottieni solo un e-pirla».