"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

lunedì 28 dicembre 2020

Qualche racconto in ordine sparso da "L'impozzibile dottor Pezz": MINI EDEN

Era un dio molto minore, non aveva nemmeno il permesso di portare la d maiuscola e nel club degli dèi lo facevano entrare ma di malavoglia e mai di giovedì, e al club subiva spesso atti di bullismo e scherzi da prete. Ma volle cimentarsi anche lui nella creazione del suo mini Eden in piena regola. Il giardino era di quattro metri per sei (di cui due terzi proibiti), e molto ben recintato. L’uomo e la donna creati per viverci dentro si chiamavano Andamo e Indóva. Era proibitissima anche una piantina di pomodorini, abbastanza striminzita, che agonizzava proprio in mezzo all’orto. Va bene, non si chiamava orto. Volevo vedere se stavate attenti. In mezzo a quella roba lì. In mezzo al mini Eden, contenti? In linea di massima stava in mezzo alle balle. Già c’è poco spazio per passare. Se poi la piantina di pomodorini me la cacci proprio lì. Con quella rete di protezione di fildiferro verdescuro bassa e stortignaccola tuttintorno, che mio zio la faceva meglio…


Indova continuava a caramellare la minchia di Andamo per convincerlo a cogliere qualche pomodorino e farci una salsina o peggio. 

Perché non te li cogli tu?

Perché sono una donna. Io rompo i coglioni, tu cogli.

Vabbè, se la metti così.

Così e pomì. Zitto a cogli. Mutismo e rassegnazione. Ràus!

Fammi almeno finire il libro.

Non ci sono libri, lo sai. ‘Sto qui vuol creare direttamente uazzàpp e il 5G, così da rincoglioniti ci controlla meglio, e ci localizza col gps quando vuole fulminarci. Ma ci sarebbero poi sempre da raccogliere quei pomodorini…

Andamo provò a nascondersi, a fingersi un pinguino morto e a cambiare aria, ma non c’era verso, ogni due secondi s’incontravano.

Com’è piccolo il mondo!

Allora, ‘sti pomodorini?

Alla fine lui si ruppe e colse. Che male vuoi che ci sia? Questo dio molto minore sembra avere una mente ristretta, ma non sarà così tignoso! E poi è svagato. Nemmeno se ne accorgerà.


“Porcoqui porcolà!” disse il dio molto minore tre minuti dopo. “Le mie piantine di pomodorini!”

Te pareva.

Non si dice porcolà lo redarguì Andamo.

E non si esagera coi diminutivi! lo redarguì Indova (facendogli balenare l’idea di creare l’editor, questa figura indispensabile che redarguisce gli scrittori, idea che per fortuna accantonò in un cantone).

Avete finito di redarguire, stronzi? Non l’ho nemmeno ancora creato, il verbo redarguire! I miei pomodorini, Cristo!

E quest’altro chi è? si domandò Andamo.

Non si dice porcoqui lo redarguì Indova. E non si inseriscono nuovi personaggi a tradimento, che poi bisogna gestirli!

Dico quel cazzo che mi pare. I miei pomodorini! Bastardi!

Facevano cagare, spiegò Indova. Se lo sapevo mica ci perdevo tutto quel tempo a pelarli e a togliere i semini. Se avessi la gentilezza di levare la piantina e metterci una pozzanghera, potrei fare un poco di acquagym per mantenermi in forma.

“Te tu troia ti cresceranno le unghie, e te tu te le dovrai tagliare con molto dolore, e con forbicine che non ho ancora creato e se non mi viene il buzzo di crearle col cazzo che le trovi all’esselunga!” minacciò il dio molto minore. “E quanto a te, mammalucco, ti verranno sette o otto malattie invalidanti che sto giusto per creare e creperai d’infarto per la preoccupazione, ma prima farai pure il servizio militare obbligatorio, tiè”.

Non vale, protestò Andamo, a lei di meno!

Di meno un cazzo, rispose il dio molto minore, sai quanto soffre una donna se non trova le forbicine? Quasi quanto un dio molto minore se gl’inculano i pomodorini. E se mi gira non creo neppure la limetta e gli smalti colorati.

Allora okkkèèi disse Andamo.


Poi inciampò e morì. 

Ma non prima di aver generato Mastino.

Che ammazzò Ebetino.

Che nel frattempo aveva generato (al volo e per un pelo) Pino.

Che generò Pasquale.

(Come facciano non si sa: magari si scopano i pomodorini femmina, che ne so). 

Pasquale generò Natale detto Natalino.

Natale detto Natalino generò Carne Vale. 

Carne Vale generò Ferro Augusto (ecco perché tutte quelle noiosissime feste).

Ferro Augusto generò Katerpillar. 

Katerpillar generò Quater Pirla.


Intanto il dio molto minore aleggiava, imperversava, metteva alla prova.


“Pasquale! Prendi il tuo unigenito Natalino, sgozzalo per bene, scuoialo e cucinalo!”

“Vaffanculo”.

Per esempio.


“Giobbe! No, lasciamo perdere.”


“Mario!”

“Non c’è”.


Creò la sinapsi, l’episteme e la maieutica (senza offesa).

Non capiva cosa cavolo fossero.

Le discreò.

Non facciamo figure.

Non creiamo cagate per fare il di più.

Che poi al club se ne accorgono e ce la menano.


Porco Giuda!

Veramente… mi chiamo Timmy, disse con timidezza risoluta il porcello.

Ah sì? Allora, per punizione…

Punizione de che?

Lo sai benissimo.

Guarda che io non li ho toccati, i pomodorini del cazzo.

Fa niente, stai punito lo stesso.

Perché?

Perché mi stai antipatico.

Ah, ecco

Per punizione sarai così idiota da farti una loffia casa di paglia, e allora il lupo…

La so già la storia, la so, disse il suino rassegnato e depresso, a grugno basso.

Come, la sai.

È così anche in tutti gli altri mondi. Voi dèi non avete fantasia. Uffa.


Ma senti un po’, piuttosto… mi hai per caso fatto a tua immagine e somiglianza?

Cooooosa?!

No, dico, senza offesa, mi pare che un po’ ci somigliamo, alla lontana.

Questa cosa non mi piace. La chiamerò “bestemmia”. E adesso che mi hai fatto incazzare creo il wurstel. Tiè.


La situazioncina sfuggì al suo controllo.

I Quater Pirla in men che non si tromba diventarono una decina di miliardi. 

Ci avevan preso gusto.

Il piccolo Eden minacciava di esplodere.

E non era più mica tanto Eden.

Se mai lo era stato.

La gente puzzava, si accalcava, si calpestava, si convertiva a religioni sempre più strane, volavano calcioni e manrovesci e la minaccia del cannibalismo si faceva prepotente. Inventarono anche i motori diesel, tanto per rompere il cazzo.

Il dio molto minore non sapeva più che fare. Per tenerli buoni creò il lavoro a maglia e il bricolage. Ma tutti quei ferri aguzzi e quei martelli venivano spesso usati per altri scopi.

La creatività sfuggì al suo controllo.

Venne creata la Sampdoria. Le cozze gratinate. I telequiz. Lo spritz. Il lardo vegano (Timmy esultò, altri un po’ meno). Il tubo di cartone per avvolgerci la carta igienica.


Promemoria: adesso toccherà pure creare questa cazzo di carta igienica. Cosa diavolo sarà?


Vennero fondate associazioni a perdita d’occhio.

Una si chiamava Nessuno Tocchi Mastino.

Troppo tardi: il dio molto minore l’aveva già accoppato a calci nel culo.

(Ogni tanto una giusta la combinava anche lui).


Il dio molto minore diventò vieppiù dispettoso:

le serpi velenose

le zanzare

la tartaruga puzzona (subito estinta per autoasfissia)

le merduse

la juventus

le emorroidi

il gesto delle virgolette

di maio

le cimici puzzolenti

i monopattini elettrici

il politically correct

la rana saltafuoco (subito estinta per abbrustolimento)

la canzoncina happy birthday fuck you

fiumi di imbecilli a non finire (implacabili, inestinguibili)

e certe teste di cazzo che mollami


Il piccolo Eden brulicava.

Non ci stava più uno spillo.

La concentrazione e lo sforzo, le venuzze fisiche e metafisiche sul punto di scoppiare.

Bosoni imbufaliti.

Ci fu un Big Bang della mutua, ma spaventoso lo stesso.


Una gran puzza.


Tutto in vacca.


Gli altri dèi gli revocarono il patentino.


© Nicola Pezzoli 2020


domenica 6 dicembre 2020

FAVOLOSA RECE-PEZZ SU POSTODIBLOGGO

«la malinconia intrisa di sarcasmo feroce, l'intelligenza acuta, superiore, la visionarietà assoluta, uno stare avanti quello strato di lava che ci ingloba e ci ingarbuglia mente e movimenti, mentre Nicola, un passo oltre, funamboleggia con le parole e i concetti servendoci le nostre ridicolaggini su pagine meravigliose».

Perdonate la mia vanità, ma essendomi a più riprese imbattuto, soprattutto su Fb, in persone stronzettine e invidiose che mi accusavano (preferibilmente alle spalle) di lodarmi da solo, be', quando a farlo è un Lettore esigente, appassionato e accanito come, in questo caso, Franco Battaglia, non riesco proprio a trattenermi. Fa parte di quella mia immaturità di ragazzino che non posso (non voglio?) scrollarmi di dosso.

E poi, anche se è stato postato ieri, non posso non considerarlo un regalo di San Nicola, che è oggi.

Per rispetto dell'autore di questa meravigliosa recensione, per eventuali commenti vi rimando al suo blog. 

Questo è il link per il teletrasporto.


martedì 1 dicembre 2020

Qualche racconto in ordine sparso da "L'impozzibile dottor Pezz": L'ISPETTORE PETAGNA SUL LUOGO DEL DELITTO

Se il sole non era satana ci mancava poco, e se tecnicamente non era un deserto era per via della strada asfaltata male che ci passava in mezzo per biechi motivi di appalto, subappalto, Pil eccetera.

Carrellata su questa fetenzia di paesaggio incatramato e sabbioso.

Una fetenzia più piccola in mezzo alla strada.

Ma non poi così piccola.

Avviciniamo la macchina da presa, curiosi e sciacalli che non siamo altro.


Arrivò una Panda a sirena spiegata, ma spenta. (Spiegare gliel’avevano spiegato, come accendere la sirena, ma quelli non avevano capito bene. Nel corso di vari tentativi, l’equipaggio aveva comunque dato su al lunotto termico e ai retronebbia).

Scesero il sergente Imberante e l’agente Ignocille.

Chi li aveva chiamati?

Io no.

Si poteva sperare in qualcuno messo un po’ meglio?

No. E basta domande cretine.


Gli avanzi di un uomo giacevano sull’asfalto crivellati di colpi.

Parecchie sventagliate di mitra lo avevano raggiunto. 

Il cadavere doveva essere stato un omaccione, in giorni migliori. Adesso era quella roba lì sull’asfalto.

Anche l’asfalto era crivellato di buche, ma per altre ragioni.

Appalti disonesti (già detto?), incuria, intemperie, sole cocente, sfiga, catrame mescolato con farina scaduta ed escrementi di topo. Vatti a fidare.


Quando giunse sul posto l’ispettore Petagna (con la Punto di sua zia) erano già presenti in loco l’agente Imberante e il sergente Ignocille. [Già detto. E poi “sul posto” e “in loco” te li potevi risparmiare].

La zia di Petagna aveva tolto la targhetta “Punto” e ci aveva messo “Jeep 4x4”. Ma chi se ne frega.

C’erano anche dei suricati curiosi, ritti sulle zampine posteriori per curiosare meglio. Almeno, essendo suricati, non giravano video coi telefonini (“Troppo intelligenti per farlo” avrebbe detto un Konrad Lorenz).

Da dove minchia erano spuntati?

Boh. Erano lì.

Era un luogo desolato e deserto (già detto?). Si vedevano solo cadaveri sforacchiati (uno cadavero: pluralis sforacchiatis), imberanti, ignocilli, suricati, petagne, terra bruciata, quel cazzo di sole cocente. Probabilmente la terra l’aveva bruciata lui, il sole cocente, ma piano con le supposizioni, ci vogliono le prove. 

(Esperienza poliziesca, forma mentis forgiata da mille e mille e mille indagini. Tutte a vuoto).

L’ispettore Petagna appoggiò sul cruscotto il disco orario dopo averlo regolato con cura. Così, per abitudine. Poi scese dalla macchina, e prese ad aggirarsi pensieroso attorno al cadavere sforacchiato di colpi. Era ridotto a una vera fetenzia, un colabrodo infamato dalle mosche.

La Panda della pula aveva ancora il retronebbia destro acceso. L’altro non funzionava. L’ispettore Petagna si domandò se non fosse il caso di elevare contravvenzione. Decise per il momento di soprassedere.


Devono avergli sparato, proruppe a un tratto Ignocille.

(Lo chiamavano Il Perspicace).

Non formuliamo ipotesi azzardate, cazzo!, lo redarguì l’ispettore Petagna.

Domando perdonanza ispettore.

A volte Ignocille, detto Il Perspicace, parlava come il Catarella dei telefilm di Montalbano. Era un suo grande fan e lo aveva eletto a modello, non arrivando a capire che di esagerata macchietta grottesca si trattava.

Aveva comprato anche il poster.

Non era stato capace di appenderlo.


L’ispettore pensava.

L’ispettore mollò una scorreggia.

Salute!, disse Imberante.

Sto pensando!, lo redarguì Petagna.

Domando scusa, ispettore.


Quel cazzo di sole era sempre cocente. Cadavere e mosche non se ne andavano, sembravano intenzionati a rimanere lì per sempre. Una vera seccatura.

I suricati esitavano.

L’ispettore Petagna scorreggiò.

Nessuno disse beh.

Imberante! Chiami e faccia venire il coroner!

Chi?

L’autopsista.

Quale autostoppista.

Insomma cazzo il segaossa!

Ah, De Cabasisis. È in ferie.

Il sostituto, allora.

È mmalatu.

Imberante, sto per incazzarmi: convoca il vice del sostituto segaossa.

Non c’è nessun vice.

Chiama la scientifica.

Stanno in sciopero.

Gesù Cristo.

Cu jè, chillo novo?


Communque!, esclamò senza un vero motivo Petagna (a volte lo fanno).

Poi tacque.

Magari era catafero moribondo e l’hanno abbattuto per pietà, ruppe il silenzio Ignocille.

Proviamo a vedere se ha dei documenti, ruppe i coglioni Imberante.

Silenzio! Coglioni! Le prendo io le decisioni!

Petagna solfeggiò un petino, malriuscito. Si profilava il rischio, vago eppur concreto, di cagarsi addosso. La ben nota minaccia chiamata “scorreggia vestita”.

Ignocille, lo perquisisca!

Le mosche non gradirono. Ignocille forse meno.

C’era un po’ di puzza, tutt’attorno.

Ma un cicinìn.

Sul documento la foto di un cinghiale malrasato.

Il documento diceva: 

Rocco Vito Carmelo Santuzzo Mammasantissima.

Turista finlandese non è, osservò Imberante.

Spiritoso, scorreggiò Petagna.

L’aria si faceva pesante.

Il documento diceva: Nato a: fatevi i cazzi vostri. Cittadinanza: nippo-venezuelana. Residenza: ignota. Segni particolari: pericoloso, vendicativo e fetente. E un tatuaggio a forma di pene eretto sul cuore.


E se ci fosse di mezzo la mafia?, azzardò Imberante.

Non suggerire!, s’impermalì Petagna.


[Intarsio narrativo. (Leggetelo solo se non vi rompe troppo il cazzo leggere gli intarsi narrativi).

Il sergente Imberante si riteneva pronto a prendere il posto dell’ispettore Petagna quando l’ispettore Petagna avrebbe preso il posto del commissario Lompertegato, che avrebbe preso il posto del sostituto proculatone Lo Ripido, che avrebbe preso il posto del questore Crisantemu, che avrebbe preso il posto del sindaco Loffredo La Loffa, che avrebbe preso il posto del presidente provinciale Mantecato Coppolino Coppola, che avrebbe preso il posto del presidente regionale Rossi (uno con un nome normale ogni tanto ci vuole), che avrebbe preso il posto del sottosegretario l’onorevole Cranioleso, che avrebbe preso il posto della ministronza senza patente dei trasporti Mercedes Benzi, che avrebbe preso il posto del Presidente del Consiglio Sorensen Puddu.

Al nord li chiamano “scarligamenti verso l’alto”.

Ma qui non siamo al nord.

Il sergente Imberante era fiero di aver dato un valido contributo alle indagini sulla ragazza “serviziata, accisa e detestata” (così era scritto nel raporto – c’era scritto anche così, “raporto”) il cui cadavere appunto senza testa era stato rinvenuto nei pressi di una discarica ovviamente abusiva. Il sergente Imberante aveva infatti brillantemente suggerito di andare per prima cosa a controllare l’elenco dei serviziatori tagliatori di teste della zona. L’elenco, come qualsiasi pirla può ben immaginare, era vuoto.

Il suo valido contributo non era servito a un bel niente, ma insomma lui l’aveva dato, era convinto di aver almeno contribuito a far scartare un’ipotesi (cosa sempre molto apprezzata), e che i superiori ne avrebbero tenuto conto per fargli fare carriera.

Sì, probabilmente ne avrebbero tenuto conto. Quasi quanto avrebbero tenuto conto della raccomandazione dello zio stravescovo di Montelupo.]


Guardiamo se ci sono testimoni di testimonianza, azzardò Ignocille.

Sì, i testimoni!, s’entusiasmò Imberante.

Petagna scorreggiò.

Avete guardato se ci sono testimoni?


C’era un pastore sui novantanni che stava controllando il culo di una pecora.

Avete veduto qualcosa, signor pastore?

Pastore lo dici a tua sorella.

Va bene, cancelliamo pastore dal verbale.

Il non-pastore di novantanni controllava il culo della pecora con visibile e aumentevole ansia.

Avete veduto qualcosa?

Ho veduto una minchia.

Petagna si fece pensieroso. I due agenti per prudenza si allontanarono un pochetto dal suo raggio d’azione.

E questa suddetta minchia, ha agito da sola?

Cacciate la cocaina, stronzi!

Come dice?

Avevo messo due etti di cocaina nel culo della pecora, disse accusatorio il non-pastore, e non ci sono più!

E allora vada a sporgere denuncia, ma dopo. Non mettiamo troppa carne al fuoco. Ma chi è l’imbecille che sta scrivendo questa storia?


Ci fu poi un intervallo durante il quale la pecora, a tradimento, raccontò una barzelletta.

Più che una barzelletta un indovinello, di quelli un po’ stronzi.

Sapete che cosa succede a un cane che se ne va a spasso sotto questa canicola?

Gli agenti e l’ispettore si sforzarono per arrivarci, ma non ci arrivarono.

Torna a casa lesso.

Gli agenti e l’ispettore non la capirono.

La pecora non si perse d’animo e rilanciò: 

Oporco ha un cane (era una pecora fissata coi cani. Succede spesso). Di chi è il cane?

Nessuno, per fortuna, fu in grado di rispondere.

L’intervallo finì così, ingloriosamente e senza costrutto.

A volte capita.


Va detto (e se non andava lo dico lo stesso) che la strada terminava una cinquina di chilometri più avanti, in mezzo a sterpi e sabbia.

In buona sostanza, non andava da nessuna parte.

Appaltì, appaltà, trallallero trallallà.

Appaltì, appaltò, ‘sti milioni a chi li do.

Magari la spiegazione del fetenticidio stava tutta lì, a pensarci bene.

Gli investigatori non ci pensarono.

Faceva caldo.

L’ispettore Petagna provò a solfeggiare, a forgiare, diocaro, qualche ipotesi intelligente.

Ragggioniamo: dunque, questo magari i buchi ce li aveva già, era uno che si bucava. E oggi si era fatto un bel po’ di buchi, u novedose, come si dice in greco.

Altro che nove, quelle erano come minimo cinquanta dosi, ribattè Ignocille, Il Perspicace.

Apprescindere. In seguito al novedose, diciamo che il meschino si sentiva un po’ vagamente come rimbecillito, è inciampato su uno di questi bossoli, e c’è rimasto secco. Direi che così tutto quadra!

Già, ma i bossoli chi ce li aveva messi, i suricati?

Nessuna ipotesi è da scartare. Guarda se riesci a interrogarne qualcheduno.


Ignocille annuì. Voleva anche stringersi nelle spalle, ma non sapeva come cazzo si mette in pratica questo stilema letterario inflazionato e stantio, probabilmente maltradotto.

Il sergente Imberante stava per dire qualcosa, ma si vedeva che aveva un po’ paura. 

Ispettore… azzardò infine.

Dica, dica Imberante, non la mangio mica!

No, è che… insomma…

Ma che c’è?

No, volevo dire, ma la biondazza con la minigonna vertiginosa, quanno nesce fòra?

Eh?

La tizia con la minigonna vertiginosa, quando spunta?

Ma di che mminchia mi stai parlando, Imberante?

Ispettore! Gli scrittori scarsi e i raccomandati, a un certo punto, quanno nun saccino più cosa inventari, fanno sempre catafottere in scena una tizia “con la minigonna vertiginosa”!

E chi ti dice che questo è uno scrittore scarso? Ci sono prove?

A bizzeffe ce ne sono! Fin dall’inizio! Gli scrittori scarsi cominciano sempre le storie con un cadavere e la polizia che indaga a vuoto.

Già, in effetti è vero, non ci avevo pensato. 

A vuoto una bella minchia, communque.


L’ispettore Petagna si grattò la testa, senza scorreggiare.


Vado in commissariato a prostituirmi, disse risoluto il non-pastore novantenne. Si sta meglio in galera che sotto questo sole cocente.


La dichiaro in arrosto, disse Petagna al cadavere morto.

Nessuno rise.

Valutarono se multare il cadavere per divieto di sosta.

Ma poi quello stronzo del gip non avrebbe convalidato.

A proposito di Jeep, dove minchia sono finiti il non-pastore e la Punto di mia zia?

Al ladro!


Una mosca scorreggiò, ma nessuno se ne accorse.

I suricati risero, poi si ritirarono in buon ordine.


© Nicola Pezzoli 2020