"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

martedì 22 marzo 2016

LA CAMPAGNA PLAXXEN: se ne parla (diffusamente e molto bene) anche su Grafemi!


«Nella produzione complessiva di questo autore coraggioso, che come cantava De André continua ad andare in direzione ostinata e contraria, l’esperimento de “La campagna Plaxxen” rappresenta una deviazione per certi versi necessaria: Pezzoli è anche questo, ed è importante che anche le cose più sperimentali, meno convenzionali, di più difficile inquadramento vedano la luce del sole.
E’ probabile che i lettori che hanno conosciuto Pezzoli attraverso i suoi romanzi si trovino (spero piacevolmente) spiazzati di fronte a questo lavoro; ma è sicuro che quelli che invece si sono avvicinati a lui attraverso il blog trovino tutto quello che hanno sempre amato.»

Stavolta la segnalazione non vi arriva, idealmente, da Corradino, bensì da una faccia nuova, Zio Pep, il blogger protagonista de La Campagna Plaxxen
A questo mio romanzo uscito a dicembre per il nuovo marchio di ARS EUROPA (Camaleo Publishing) in doppio formato ebook e print on demand, Paolo Zardi ha dedicato una bella e approfondita recensione sul suo seguitissimo blog Grafemi, una delle più autorevoli testate letterarie del nostro Paese. 
Sono arcinote la profonda stima e la sincera amicizia che mi legano a Paolo, ma proprio per questo non vi troverete di fronte a una marchetta pubblicitaria (lui non l’avrebbe scritta, io non l’avrei voluta!) ma ad impressioni di lettura sincere, affidabili e oneste. Se vi interessa potete valutare di persona, cliccando QUI.



mercoledì 16 marzo 2016

In libreria dal 1 aprile "Mailand", il mio nuovo strepitoso romanzo con le avventure del Corradino ventenne

Eccolo!



«Sullo sfondo di una Milano straniera e misteriosa, Nicola Pezzoli scrive il suo romanzo più dissennato, struggente e scandaloso, prendendo a piene mani dal cuore tragicomico della vita.»



Presentazione: 
Milano, Book Pride 2016, 
fiera dell'editoria indipendente
domenica 3 aprile ore 19




mercoledì 9 marzo 2016

Dal Marròfolo al Martòfolo


«Ciono Pessa Martuina»



Tre anni e tre mesi dopo la sorella, arrivò Marta. Purtroppo, anche se il bene che le voglio è naturalmente lo stesso che voglio alla maggiore, i ricordi legati a lei sono molto più rarefatti, perché la malattia e la morte di mia mamma le hanno impedito di crescere, come avvenne per Alice, qui con noi. Ma visto che oggi compie la bellezza di 14 anni (Auguri, tesoro!) mi pareva bello, anche per non fare ingiustizie, che pure lei avesse il suo piccolo post coi ricordi d’infanzia.

Uno dei primi è quello di me che costruisco per lei una torre con le tessere del domino, e poi le dico che quella è la torre della Principessa Martolina. E lei, felice, informa tutti della cosa: «Ciono Pessa Martuina!» (Ma poi divenne anche “Matta-Pessa”).

Uno dei ricordi più indelebili è il nonno che la tiene sulle ginocchia per fare “trot trot cavalòt”, e lei che lo fissa, fra l’incuriosito e il rapito, per poi saltar fuori a dirgli, con l’innocenza e la sincerità propria di tutti i bimbi: «Nonno, come cei blutto!» Ogni volta che lo ricorda, mio padre è lì lì per commuoversi.

Da piccolissima era calma, silenziosa e dormigliona a livelli quasi incredibili, e ragazzina tranquilla è ritornata adesso. Ma nel tempo di mezzo, fra i due e i cinque anni, si trasformò in un peperino irascibile preda di improvvise mattane e crisi di pianto, che mi portarono a inventare il verbo “immartolirsi”.

Divenne anche una sorta di “orsetto salutatore”. Salutava tutti. Su un aereo destinazione Spagna divenne la mascotte di bordo, “Martita”, e il pilota le mise in testa il suo cappello.


Qualche parola in breve:

Apè, Opè, o Yoppe erano gli ordini per farsi prendere in braccio.

Marta impara a contare: «… otto, nove, la mamma, dieci…»

Sul dondolo in giardino con le dita nel naso. Le dico: «Che schifo quel cappero, puliamo il ditino».
E lei subito dopo, imperterrita, riparte a esplorare la cavità: «Cerco un altro».

Vengo a mangiare da tu.

I poppodori.

Nonno, ti voglio bene come tutta la spiaggia. Di più, come la piscina!

Spiegazione dei primi due disegni fatti all’asilo (disegni che portava sempre a casa assurdamente spiegazzati, accartocciati, massacrati):
“Un re con la coda”.
“Una casa coi capelli”.

Ma il reperto che più mi intenerisce (ritrovato pochi minuti fa tra i suoi disegni!) è un testo scritto, forse il primo messaggio della sua vita. Quel giorno (ci era stata affidata per un paio d’ore) avevo detto due parolaccette a mio padre (nel modo sempre scherzoso che abbiamo noi di litigare senza litigare davvero, sfumatura difficile da cogliere per i più piccoli).
Dopo che se ne fu andata, scovai (appoggiato al portasapone del bidet!!) un bigliettino. 
È un dolcissimo ricordo che dovrei custodire con gelosia, ma la mia natura di scrittore mi ha portato a farne una scansione, e a metterlo qui sotto per voi: