"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

lunedì 30 novembre 2015

Credo in un solo zio Pasquale (Quando si mangia non si canta)


QUESTIONI DI MUSCHIO


Approfondendo le notizie, date come al solito in modo imperdonabilmente superficiale, salta fuori che questo Marco Parma è un ottimo Preside, onesto e intelligente, che non ha vietato nessuna festa e si è limitato a dire “no” all’idea balzana di un paio di mamme di penetrare nella scuola in orario mensa per “insegnare canti religiosi”. 
Ora si scopre che Parma è difeso a spada tratta persino da madri cattoliche praticanti, abbastanza illuminate da sostenere che il luogo per intonare i canti religiosi è la chiesa e non la scuola. (E che magari nell’orario mensa i bambini vorrebbero mangiare, e non farsi insegnare Tu scendi dalle stelle da due solerti sconosciute, anche perché “mensa” e “messa”, pur essendo parole molto somiglianti, vogliono dire due cose abbastanza diverse).
E allora perché tutta questa orrenda strumentalizzazione bigotto-politicoide, che vede la scuola presa sciacallescamente d’assalto, i bambini inutilmente stressati e traumatizzati, il Preside linciato e fatto a pezzi da CHIUNQUE, compresi i 5 Stelle di cui faceva parte e che hanno perso l’occasione della bella figura che gli avrebbe fatto fare un prudente Silenzio, invece di mettersi pure loro a latrare su “valori” e “tradizioni”? [Tradizioni fra l’altro importate dal Medio Oriente una manciatina di secoli fa, cosa di cui nessun fanatico presepista è in grado di cogliere l’ironia… per tacer del fatto che codeste “tradizioni” vengono fatte risalire a uno che disprezzava le tradizioni, e voleva mettere i figli contro i padri.]
Probabilmente perché già si sapeva che la sua è una scuola laica senza crocifissi sui muri (fra l’altro nemmeno “tolti” da lui: non c’erano già prima!), e quindi prima o poi bisognava fargliela pagare…

Che poi, non so come funzioni oggi, ma a noi, da piccoli, con la religione ci devastavano la psiche. 
Invece di provare ammirazione per l’autonomia di pensiero di mio padre, mi ero lasciato convincere che l’essere ateo facesse di lui un “empio” (come quelli che nei film horror-biblici venivano giustiziati a pietrate in faccia), una persona cattiva, o comunque cieca e stupida, che rifiutava in modo stolto e ottuso le sicure delizie della “salvezza” eterna. E di dover pregare per lui per “redimerlo”, per "convertirlo" e convincerlo ad andare a messa.
Non solo credevo all’inferno, ma credevo fosse facilissimo andarci. 
Quel bambino sciagurato che avevo sentito intonare “Tu scendi dalle scale, o zio Pasquale” era sicuramente già condannato, spacciato, perduto, e allora io, povero cervellino vigliaccamente manipolato, mi mantenevo a prudente distanza da lui e dalla sua meritata rovina.


giovedì 26 novembre 2015

Martin Amis - CANE GIALLO

Voto: 9-
(Traduzione di Massimo Bocchiola)

Martin Amis è uno dei pochissimi autori, forse l’unico fra i contemporanei, in grado di mandarmi piacevolmente in crisi, nel senso che a volte la sua scrittura mi spinge a chiedermi: sarò mai bravo così
Ne sono talmente deliziato, esilarato e confortato come lettore che diventa inevitabile farmi venire dei (momentanei) dubbi come scrittore. 
Cane giallo non è il suo miglior romanzo, ma è un libro estremo, un libro che non dovremmo farci mancare proprio per il suo coraggio di scandagliare gli abissi dell’animo umano, spingendosi negli anfratti delle pulsioni inconfessabili e dei più rimossi tabù. Lo fa partendo dalla storia di Xan Meo, marito ideale e padre amorevole, cui un violento trauma cranico regala disturbi della personalità, l’idea fissa del sesso e la perdita di ogni inibizione.
Ma bando alle ciance e assaggiamo qualche brano, qualche smozzico (tutti volutamente "fuoritema" rispetto alla trama principale, perché i grandi Romanzi sono poliedrici, non sono storielle-segmentino che vanno da A fino a B senza mai fare deviazioni):

Xan Meo era sulla via di capire che, dopo un po’, il matrimonio diventa un rapporto fraterno – costellato da occasionali, e alquanto incresciosi, episodi di incesto.

Negli anni verdi Nigel era stato un tantino piccante, ma adesso era regolare, uno stronzo come tutti gli altri.

- … Cristo, cos’è, il telefono?
- È il frigo.
- Il frigo?
- È nuovo. Non te n’eri accorto? Se lasci lo sportello aperto, suona. Tu hai lasciato lo sportello aperto. 
- Fanculo! – gridò lui al frigorifero. – Però, chissà. Sarò stato il primo uomo sulla terra a dire al frigo di andare affanculo?

Alla fine la chiamavano Debbie Didietro. Che è strano, come nome. Non ho mai capito da dove veniva il «Debbie».

Io in gabbia non mi ci sono mai dato tanto, alla lettura. Son cose che non ci credo. Dicono di soggetti che mentre stanno dentro pigliano lauree di Oxford. A me non mi è mai venuta gola, perché appena cominciano a leggere diventano tutti religiosi. Mattoidi che han tagliato a pezzettini famiglie di sei persone vanno in giro con le mani giunte dietro alla schiena. Che pregano, e compagnia. Non mi è venuta gola. Quando vedevo un farabutto con la Bibbia, quello era lì per prendersi una lezione. Io lo so cos’è perdere la libertà, cos’è la segregazione, ma i miei pensieri sono solo i miei. Come i gemelli Kray, dal loro libro: «I fiori sono Dio che ci sorride». E se questo non vi manda dritto al cesso, non so cosa vi serve per andarci.

‘Somma, noi non eravamo proprio dei cittadini modello, ma Tony Eist… beh, lui non era normale. Ai tempi era arrivato a commettere reati perfino come alibi. Cioè, diceva: «Mai stato in quella storia della Brink Mats. Ero occupato a dargliele a quel bastardo di culattone argentino». Oppure: «Come facevo a trovarmi dal gioielliere di Waterloo? Ero su all’Ovest, per un’estorsione».

Avrebbe voluto aggiungere qualcosa sul suo amore per l’Inghilterra. Ma l’essenza di ciò che veramente gli mancava del paese era vegliare al freddo, e sentirsi la ruggine nelle ossa iliache, tutto teso e in sella a una leggera voglia di cacare.

- Non è brutto, come posto, - disse John Senzacasa, - Puoi aiutare la gente con le macchine. Dire «Ohilà, socio. Ti sei preso la multa. Ho cercato di fermarla, ma la troia te l’ha data lo stesso».
- E l’aiuto, quale sarebbe? – chiese And.
- Beh, che li prepari. Gli dai l’avviso.

Un Romanzo sconsigliatissimo a chi si scandalizza troppo facilmente, a chi arriccia il naso davanti alle cosiddette parolacce, e a chi preferisce letture mosce e rassicuranti, convenzionali, all’insegna del già visto, già letto, già sbadigliato.
Siete ancora qui? Vi credevo già in libreria. 
Non fatemi incazzare.
Parola di Scriba.


lunedì 23 novembre 2015

Eresia flash - STEPCIPPA DI MJNKYA


Capisco che la parola “figliastro” suoni bruttina assai, ma quanto ristretto bisogna avere il cervello per usare nel dibattito italiano l’ancor più brutta parola angloide “stepchild”? 
Non sarà per non far capire agli ignoranti più bigotti (o ai bigotti più ignoranti) di cosa si tratta, per far sì che si dicano contrari alla “stepchild adoption” senza sapere di cosa cacchio si stia parlando, facendogli immaginare chissà quali turpi e terrificanti depravazioni? Perché altrimenti appare abbastanza OVVIUCCIO che se un genitore separato con figli contrae un altro matrimonio, omo o etero che sia, il nuovo coniuge possa diventare “patrigno” o “matrigna” (altre parole che suonano assai male, ma queste abbiamo!) di costoro (con le responsabilità che ne conseguono).

In realtà non c’è nulla di cui stupirsi: stiamo parlando dello stentato, ostacolato e penoso iter di una leggiucchia italiota (sollecitata dall’Europa e vista come fuoco negli occhi dalla vescovaglia) che non potrà che nascere zoppa: un’apparente apertura a nuovi diritti civili in linea con l’Occidente Civile, ma autosabotata da emeRdamenti a metà fra una viscida tolleranza obtorto collo e rassicuranti paletti di apartheid sessuale Anni Cinquanta. Naturalmente, spero di sbagliarmi. Ma temo che farei prima a sperare di NON essere italiano…



giovedì 19 novembre 2015

"Mi meraviglierei se tu ci riuscissi".

SEPOLCRI IMBIANCATI

Chissà perché quasi tutti commettono l’errore di considerare “Imagine” la canzone dell’ingenuità pacifista. Quando invece è una delle canzoni più DURE e disperate che siano mai state scritte. (Lo si capirebbe già dall’intonazione struggente, quasi da nenia funebre, per non parlare dell’amara ironia di quel “mi meraviglierei se tu ci riuscissi”: le nostre menti sono condizionate con violenza fin da quando eravamo troppo piccoli, spesso in modo irrimediabile. )
“Imagine” ha l’incredibile coraggio di sputare in faccia alle patrie, alle religioni, alla bramosia di possesso, all’avidità di potere.
John Lennon aveva ben chiare quali fossero le facce del Male, e qui le chiama TUTTE per nome.
Dove per “religione” non si intende il sentimento mistico e spirituale, né quel sogno di purezza, bontà e trascendenza che ognuno dev’essere libero, se lo vuole, di coltivare nel suo intimo.
Si intendono le brutture delle teocrazie e delle religioni maschiliste istituzionalizzate.
Che guarda caso vanno a braccetto con le “patrie” (“La religione è l’ODIO fra i popoli, magari fosse l’oppio!”, diceva un mio personaggio) con la “ricchezza” (vedi scandali vaticani) e col “potere” (vedi sottomissione delle donne, indottrinamento dei bambini, benedizione dei cannoni, facile proselitismo fra i poveri e gli affamati – io darò cibo ai tuoi figli, ma tu inginocchiati e prega) nonché con la censura delle arti e la negazione della libertà individuale.
E comunque, anche se fosse una canzone ingenua, sapete che vi dico? Che fra un misero, istantaneo, brevissimo  secolo voi ed io saremo comunque tutti POLVERE. E a quel punto preferirei mille e mille volte esser riuscito a lasciare di me un ricordo anche lontanamente simile a quello di un John Lennon, che non a quello di un terrorista, o di un guerrafondaio che prospera su armamenti e bombardamenti di civili. (Il terrorista e il guerrafondaio: due facce della stessa meRdaglia.)
Mi direte che John Lennon è stato ucciso a quarant’anni. Già, ma chi è rimasto VIVO e fecondo nei cuori di milioni di persone? Lui o il tristo mentecatto con la pistola?



sabato 14 novembre 2015

senza titolo e senza commenti



Non ho detto nulla su Fb, perché di là sono troppo imbranato per fare la cosa che faccio qui: riuscire a chiudere i commenti. Perdonatemi per questa decisione, che non è contro nessuno di voi in particolare, ma mi spaventa TUTTO quello che chiunque, me compreso, potrebbe dire in un momento simile. Non ho bisogno né degli sfoghi di rabbia degli uni né delle equilibrate analisi sociopolitiche (e magari antioccidentali) degli altri. 



Da bravo eremita ho saputo soltanto a mattina molto inoltrata, e sono stato a lungo in ansia per la ritardata risposta alla mia mail da parte di tre splendidi amici, tre delle persone a cui voglio più bene, che vivono a Parigi per motivi di lavoro, così come resto in ansia per l’amico blogger Xavi.
La cosa più tremenda da accettare è che sono angosciato e affranto, e pure sconvolto, ma non sono per niente stupito. Le parole definitive sull’umanità le pronunciò in un’intervista, guarda caso in Francese, il grande Eugène Ionesco: 
“ELLE ME FAIT HORREUR!”


mercoledì 11 novembre 2015

Corradino segnala per voi: un'altra bellissima recensione di CHIUDI GLI OCCHI E GUARDA



Oggi, su quel bellissimo blog di "letteratura & fumetti" che è NERDELITE, è comparsa una splendida recensione del mio ultimo romanzo, firmata Giovanni Marchese. Chi ne fosse incuriosito, può arrivarci per direttissima CLICCANDO QUI.


mercoledì 4 novembre 2015

PATERNALISTIC PATHETICAL CONTROL

Proteggete i vostri figli da talent, reality, TG, talk show,
pubblicità, deejay raglianti, motoGP, concorsi di miss, giochini splatter…
E lasciate che si sparino due sane pippe quando ne hanno voglia!

Ti scandalizzavi per Siffredi che pubblicizzava hotclub? A me dà molto più fastidio il promo di simonaventura su Il contadino cerca fi… ehm… cerca moglie. Che vuoi che ti dica, trovo che il porno al confronto sia più sano, onesto e intelligente, e che inferiorizzi di meno la mente di chi lo guarda. 
(Semmai ha un gusto retrò che fa ormai tenerezza: guardi Rocco e pensi all’estinzione dei dinosauri…)
Ma mentre il secondo ha continuato a imperversare in lungo e in largo, permettendosi di andare a lordare con un fastidioso quadrato fucsia persino i più bei documentari sulla natura, il primo l’ho intravisto soltanto una volta.
Dev’essere poi intervenuta qualche solerte associazione di genitorelli, magari gli stessi che poi permettono ai figli (che per le pippe hanno notoriamente youporn) di farsi lessare il cervello dall’offensiva banalità di talent e reality.

lunedì 2 novembre 2015

WE DON'T NEED ANOTHER HERO!

Uno dei mille segni della deriva intellettiva, del collasso mentale che caratterizza questi nostri oscuri tempi: si considera un Eroe, e lo si premia e loda e decora (alla memoria), un poveraccio fattosi ammazzare per aver lottato coi rapinatori di un supermercato nel tentativo di sventarne la rapina. E non era una guardia giurata: era un cliente che se n’era già andato ed è tornato indietro per saltare addosso a uno dei delinquenti, facendosi sparare dall’altro. Essendo la vittima pure un immigrato (ucraino) la melassa si spreca, coi giornalistozzi ad accusare chi “non ha fatto nulla per aiutarlo” (Perché loro, invece, cosa avrebbero fatto, loro sempre lì a sciorinare moralistica ipocrisia a cose fatte, a giudicare riprovevole chi “non ha mosso un dito”?) Aiutarlo a fare che, di grazia? Nella disperata follia di affrontare rapinatori armati, col rischio che partissero dei colpi e accoppassero dei bambini? E per cosa? Per salvare l’incasso di un supermercato probabilmente assicurato? Farsi sparare (e mettere a repentaglio decine di vite altrui!) per fare un favore alle assicurazioni? Ma dov’è finito il buonsenso, quello che in simili casi dovrebbe imporre di starsene ben fermi e zitti, che semmai intervenire spetta alla polizia (ma pure lei in quei frangenti è meglio se non arriva, proprio per il rischio di proiettili vaganti in mezzo a troppa gente)? Chi glielo spiega, a questi buoni e onesti immigrati, che non abbiamo nessunissimo bisogno di “Eroi”? Chi glielo insegna, il buonsenso della convivenza civile in caso di emergenze incivili, visto che siamo arrivati a un punto in cui i comportamenti pericolosi vengono encomiati dalle istituzioni e lodati da giornalisti che si nutrono di non pensati luoghi comuni a colazione, pranzo e cena? Sono rimasti solo i blog umoristico-letterari a dire cose serie in questo paese?

Ma allora, mi direte voi, disco verde ai violenti e alle rapine? Ovvio (ovvio?) che il problema va affrontato alla radice: facendo marcire in galera questi che sono quasi sempre “noti pregiudicati”. Meno amnistie, meno libere uscite, meno aberrante buonismo ideologico, meno domiciliari, e meno sciagurate medaglie agli “Eroi”, care le mie istituzioni senza bussola.