da il taccuino rosso di wolfsburg
prima parte del capitolo 25
Dalla Marilù del bosco a portare il latte, nella speranza di trovare il coraggio di baciare ‘sta benedetta Cristina, di sfiorare con le labbra le sue guance di pesca, presi ad andarci tutte le sere. Ogni volta era una storia in tre atti. Il primo atto, l’andata, era allegro e spensierato. Il terzo, il ritorno, era l’atto dei batticuori e dei patimenti d’amore e della rabbia sorda per la mia vigliaccheria. L’atto centrale, più che il latte e il signor Sandro e la Marilù del bosco, riguardava, di nuovo, l’intontita e silente adorazione di quella meraviglia che era il televisore a colori. Certe volte, affacciandomi appena alla soglia del salotto, mi capitava di sbirciarlo, con rispetto e deferente stupore, anche spento.
A casa mi accontentavo dei fumetti. Prima dei Tex la mia passione erano stati i Topolini. Ma anche di quelli non è che me ne comprassero tanti. Mi toccava prenderli a prestito dalla biscugina Violetta di Cuvio e dimenticarmi di restituirli. Mi approvvigionavo da questa cugina di secondo o terzo grado molto più grande di me che ce li aveva proprio tutti, e poi soffrivo di amnesie restitutive. Aveva anche quelli con le medagliette metalliche dell’Operazione Quack, però le medagliette non c’era verso di ranzarle via perché la grandona le teneva sotto chiave. Il mio preferito era Paperinìk. Anch’io mi vedevo come un eroe mascherato, quando espropriavo i Topolini. Corradinìk alla riscossa! Ma lei era molto stronza e possessiva e non gliene sfuggiva uno. Doveva tenere uno schedario su cui annotava i numeri di serie. Martedì 23 maggio. Topolini 672, 894 e 895. Se doveva assentarsi si cautelava contro le mie incursioni mobilitando una specie di prozia zoppa che viveva con loro, e m’impediva di prenderne altri se non restituivo i precedenti. La prozia zoppa non li chiamava giornalini. Li chiamava “i libri della Violetta”. Non capiva un put, quella lì. Probabilmente non capiva neanche di essere zoppa e pensava che gli strani fossero gli altri. Oppure veniva lei, la Violetta di Cuvio, in missione a cercarmeli a casa, e io non riuscivo mai a nasconderli abbastanza bene. Avrebbe dovuto vergognarsi, quella grandona.
Gli Stevanato non avevano il telefono. Ogni tanto la Beatrice veniva da noi per chiamare nel Veneto. Telefonava in piedi per non disturbare la sedia o non sfondarla, e ci faceva sbellicare coi suoi intercalari e i suoi ondeggiamenti d’anca. Per un po’ credemmo che la parente con cui parlava si chiamasse Imelda, poiché sembrava ripetere di continuo “Va, Imelda, va Imelda”, ma poi se prestavi maggior attenzione scoprivi che l’intercalare telefonico era “Va’ in merda”, detto però con affetto.
Dopo ci lasciava duecento lire sul tavolino del telefono.
La Marilù del bosco ne aveva uno a muro in fondo al corridoio, ma io non l’avevo mai vista telefonare e sospettavo fosse finto. Una sera aprimmo la porta che non era mai chiusa a chiave, e la Marilù del bosco, di solito la donnona più tranquilla e rassicurante del mondo, era lì in fondo al corridoio che sbraitava. Stava parlando con la sorella di Cuveglio, così ci parve di capire, e si lamentava a gran voce. Nel corridoio rimbombavano parole volgari che io avevo creduto non conoscesse nemmeno. Né lei né il corridoio. Ce l’aveva con la farmacista di Cuviago. È mai possibile, si lamentava, che tutte le volte uno debba dire davanti a quindas persone che la pomata gli serve perché ghe brusa el cü? Ebbene sì, santa Madonna, el me brusa ‘l cü! E alùra? Secondo me, si lamentava, quelle stronze delle farmaciste lo fanno apposta. Succede ogni volta, sempre, mica dimà a Cüviàgg, m’è succedü, anca a Shtì, e a Caravé, e giò a Lavinia, e semper dimà par i pumàtt contro il bruciore all’ano. Qualsiasi altra cosa tu compri, dall’aspirina ai barbiturici alla cicuta non gliene frega niente a nessuno, mai nessuno che ti domanda “a che cosa le serve”. Ma se tu compri una pomata contro il bruciore all’ano, ci sarà sempre una stronza di farmacista che ad alta voce ti chiederà davanti a tutti: “E a cosa le serve codesta pomata?” Solo se non c’è nessun altro in negozio, non te lo chiedono. Ma se ghè lì di gent: “Per cosa le abbisogna la pomata, signora?” Mi abbisogna perché ci ho giù un incendio nei paraggi del culo, santa Madonna dei pompieri!
Di andare a contemplare la tv a colori accesa o spenta non se ne parlava, perché il signor Sandro era parcheggiato di sbieco in salotto e armeggiava laborioso con la patta aperta come se volesse mettersi a pisciare sul tappeto, per una forma di protesta o che so io, (magari la telefonata andava avanti così da un paio d’ore, porcu dìghel) e la diatriba anale non accennava a sfumare o a placarsi, così io e la Cristina dopo esserci lanciati uno sguardo d’intesa andammo ad appoggiare la bottiglia piena di latte sano puzzolente appena munto, insieme a un paio di mosche di staffetta che ci avevano seguito, sul tavolo della cucina, dove regnavano odore di piatti lavati e pace di pendola. Poi prendemmo quella vuota del giorno prima per il giorno dopo che la Marilù del bosco aveva risciacquato e preparato lì per noi e, dopo aver rivolto alla suddetta Marilù Infuriata Per L’Interrogatorio Sulla Pomata un non ricambiato cenno di saluto, sgattaiolammo fuori.
Allora dopo sulla via del ritorno io facevo l’imitazione della Marilù del bosco che gli brucia il culo, la Marilù del bosco che grida “Me brusa ‘l cü, e alùra?!”, facevo l’imitazione e la Cristina rideva come una matta, e anch’io ridevo ma lei di più, perché io mi dovevo controllare per non interrompere l’imitazione e lei no, e più rideva più mi si stringeva addosso a frotte di Cristine che mi davano spallate come per sbattermi fuori strada nel bosco (spallate che mi rallegravano il midollo e mi attizzavano focherelli nell’anima) e più mi guardava con occhi innamorati come se mi si volesse mangiare intero lì nella via Roccolo da tanto che mi amava e da tanto che la facevo divertire, era un momento così bello da augurarsi che non finisse mai, perché i suoi occhi ridevano e di certo mi amavano, al punto che mi chiesi, lì per lì, se il segreto per far innamorare le femmine non fosse proprio quello di riuscire a farle ridere – e noi maschi piciorla che credevamo bisognasse essere belli e coraggiosi e regalare fiori e anellini e fare a botte per loro, quando invece bastava solo essere simpatici e farle morir dal ridere!
Da tanto che rideva la Cristina le uscivano le lacrime dagli occhi, erano belle, quelle lacrime, mi piacevano, m’ingolosivano, avrei voluto berle, e avrei voluto fossimo più grandi e già sposati per abbracciarla e metterglielo dentro lì per strada e fare un altro figlio dei magari quindici moribondi di fame che avevamo già, e a un certo punto ci fermammo a ridere, io di fronte alla Cristina del mio cuore e lei di fronte al Corradino del suo cuore, lei con le lacrime di riso sulle guance e il collo della bottiglia vuota in una mano, io senza niente in mano tranne la voglia di accarezzarle le lacrime e di metterlo dentro alle lacrime e stringerla forte forte forte più di come lei stringeva la bottiglia, e allora qualcosa mi disse che il momento era quello, che l’occasione non si sarebbe ripetuta, e mi slanciai verso di lei per azzardare un bacio su una guancia, non in mezzo alla guancia ma addirittura a lambire le vicinanze della bocca, presi coraggio e mi slanciai facendo il grugnetto per il bacio in direzione della sua guancia sinistra alla mia destra, ma non avevo calcolato (come potevo calcolarlo? come potevo anche solo sognarlo o implorarlo in preghiera?) che lei in quel preciso istante si sarebbe buttata di scatto verso la mia bocca per baciarmi sulle labbra, e così le nostre bocche a grugnetto pronte a scoccar baci s’incrociarono distanti nello spazio cosmico come quando si dice che una cometa sfiora un pianeta ma in realtà è passata a quarantamila milioni di chilometri, cosicché il suo bacio, la cosa per me più preziosa e desiderabile del mondo, il suo bacio audace e inaspettato destinato addirittura alle mie labbra per farmi felice donandomi l’ambrosia delle sue mancò le mie labbra e andò sprecato nell’aria della sera (o magari beccò un moscerino non all’altezza di apprezzare la fortuna che gli stava capitando), mentre il mio, destinato alla sua guancia sinistra alla mia destra, andò a cozzare goffamente contro la sua orecchia sinistra sempre alla mia destra. Goffamente e pure con una certa violenza, per la somma algebrica dei nostri opposti slanci a grugnetto proteso.
Ci guardammo, istupiditi da quello che era successo. Difficile spiegare il cambiamento repentino che era avvenuto. Era come se invece dell’orecchia le avessi ammaccato un parafango in maldestra manovra, una situazione assicurativa da constatazione (si sperava) amichevole. Se ci fossimo rimessi a ridere la risata ci avrebbe salvati, e probabilmente ci avremmo riprovato con più calma e ci saremmo riusciti, ma io rimasi lì come un allocco, incerto se scusarmi per averla voluta baciare o per averle di fatto impedito di baciarmi o per averle beccato l’orecchia, lei glacialmente perplessa in parte per avermi mancato per colpa mia (era come se avessi voluto schivarla!!), ma soprattutto perché le avevo beccato quella cazzo d’orecchia, insomma l’incantesimo era svanito, lei tacque, io stetti zitto, e lei, dopo aver taciuto, toccò la sua orecchia contusa, come per valutare i danni, e poi mi chiese: «Perché qui?»
«Così», risposi. Da bravo idiota che ero. Neanche l’avessi progettato per mesi con tanto di simulazioni e disegni, di baciarle l’orecchia. Non dissi che mi ero sbagliato e che magari era il caso di riprovare, semplicemente risposi: «Così».
Dopo, da lì fino ai pilastroni della fattoria, non ridemmo né parlammo più.
Nell'immagine in alto: copertina della precedente stesura (intitolata gementeseflentes) con la fotografia artistica di Klas Pedersen AVANZI PERPLESSI DI NATURA COTTA.
A casa mi accontentavo dei fumetti. Prima dei Tex la mia passione erano stati i Topolini. Ma anche di quelli non è che me ne comprassero tanti. Mi toccava prenderli a prestito dalla biscugina Violetta di Cuvio e dimenticarmi di restituirli. Mi approvvigionavo da questa cugina di secondo o terzo grado molto più grande di me che ce li aveva proprio tutti, e poi soffrivo di amnesie restitutive. Aveva anche quelli con le medagliette metalliche dell’Operazione Quack, però le medagliette non c’era verso di ranzarle via perché la grandona le teneva sotto chiave. Il mio preferito era Paperinìk. Anch’io mi vedevo come un eroe mascherato, quando espropriavo i Topolini. Corradinìk alla riscossa! Ma lei era molto stronza e possessiva e non gliene sfuggiva uno. Doveva tenere uno schedario su cui annotava i numeri di serie. Martedì 23 maggio. Topolini 672, 894 e 895. Se doveva assentarsi si cautelava contro le mie incursioni mobilitando una specie di prozia zoppa che viveva con loro, e m’impediva di prenderne altri se non restituivo i precedenti. La prozia zoppa non li chiamava giornalini. Li chiamava “i libri della Violetta”. Non capiva un put, quella lì. Probabilmente non capiva neanche di essere zoppa e pensava che gli strani fossero gli altri. Oppure veniva lei, la Violetta di Cuvio, in missione a cercarmeli a casa, e io non riuscivo mai a nasconderli abbastanza bene. Avrebbe dovuto vergognarsi, quella grandona.
Gli Stevanato non avevano il telefono. Ogni tanto la Beatrice veniva da noi per chiamare nel Veneto. Telefonava in piedi per non disturbare la sedia o non sfondarla, e ci faceva sbellicare coi suoi intercalari e i suoi ondeggiamenti d’anca. Per un po’ credemmo che la parente con cui parlava si chiamasse Imelda, poiché sembrava ripetere di continuo “Va, Imelda, va Imelda”, ma poi se prestavi maggior attenzione scoprivi che l’intercalare telefonico era “Va’ in merda”, detto però con affetto.
Dopo ci lasciava duecento lire sul tavolino del telefono.
La Marilù del bosco ne aveva uno a muro in fondo al corridoio, ma io non l’avevo mai vista telefonare e sospettavo fosse finto. Una sera aprimmo la porta che non era mai chiusa a chiave, e la Marilù del bosco, di solito la donnona più tranquilla e rassicurante del mondo, era lì in fondo al corridoio che sbraitava. Stava parlando con la sorella di Cuveglio, così ci parve di capire, e si lamentava a gran voce. Nel corridoio rimbombavano parole volgari che io avevo creduto non conoscesse nemmeno. Né lei né il corridoio. Ce l’aveva con la farmacista di Cuviago. È mai possibile, si lamentava, che tutte le volte uno debba dire davanti a quindas persone che la pomata gli serve perché ghe brusa el cü? Ebbene sì, santa Madonna, el me brusa ‘l cü! E alùra? Secondo me, si lamentava, quelle stronze delle farmaciste lo fanno apposta. Succede ogni volta, sempre, mica dimà a Cüviàgg, m’è succedü, anca a Shtì, e a Caravé, e giò a Lavinia, e semper dimà par i pumàtt contro il bruciore all’ano. Qualsiasi altra cosa tu compri, dall’aspirina ai barbiturici alla cicuta non gliene frega niente a nessuno, mai nessuno che ti domanda “a che cosa le serve”. Ma se tu compri una pomata contro il bruciore all’ano, ci sarà sempre una stronza di farmacista che ad alta voce ti chiederà davanti a tutti: “E a cosa le serve codesta pomata?” Solo se non c’è nessun altro in negozio, non te lo chiedono. Ma se ghè lì di gent: “Per cosa le abbisogna la pomata, signora?” Mi abbisogna perché ci ho giù un incendio nei paraggi del culo, santa Madonna dei pompieri!
Di andare a contemplare la tv a colori accesa o spenta non se ne parlava, perché il signor Sandro era parcheggiato di sbieco in salotto e armeggiava laborioso con la patta aperta come se volesse mettersi a pisciare sul tappeto, per una forma di protesta o che so io, (magari la telefonata andava avanti così da un paio d’ore, porcu dìghel) e la diatriba anale non accennava a sfumare o a placarsi, così io e la Cristina dopo esserci lanciati uno sguardo d’intesa andammo ad appoggiare la bottiglia piena di latte sano puzzolente appena munto, insieme a un paio di mosche di staffetta che ci avevano seguito, sul tavolo della cucina, dove regnavano odore di piatti lavati e pace di pendola. Poi prendemmo quella vuota del giorno prima per il giorno dopo che la Marilù del bosco aveva risciacquato e preparato lì per noi e, dopo aver rivolto alla suddetta Marilù Infuriata Per L’Interrogatorio Sulla Pomata un non ricambiato cenno di saluto, sgattaiolammo fuori.
Allora dopo sulla via del ritorno io facevo l’imitazione della Marilù del bosco che gli brucia il culo, la Marilù del bosco che grida “Me brusa ‘l cü, e alùra?!”, facevo l’imitazione e la Cristina rideva come una matta, e anch’io ridevo ma lei di più, perché io mi dovevo controllare per non interrompere l’imitazione e lei no, e più rideva più mi si stringeva addosso a frotte di Cristine che mi davano spallate come per sbattermi fuori strada nel bosco (spallate che mi rallegravano il midollo e mi attizzavano focherelli nell’anima) e più mi guardava con occhi innamorati come se mi si volesse mangiare intero lì nella via Roccolo da tanto che mi amava e da tanto che la facevo divertire, era un momento così bello da augurarsi che non finisse mai, perché i suoi occhi ridevano e di certo mi amavano, al punto che mi chiesi, lì per lì, se il segreto per far innamorare le femmine non fosse proprio quello di riuscire a farle ridere – e noi maschi piciorla che credevamo bisognasse essere belli e coraggiosi e regalare fiori e anellini e fare a botte per loro, quando invece bastava solo essere simpatici e farle morir dal ridere!
Da tanto che rideva la Cristina le uscivano le lacrime dagli occhi, erano belle, quelle lacrime, mi piacevano, m’ingolosivano, avrei voluto berle, e avrei voluto fossimo più grandi e già sposati per abbracciarla e metterglielo dentro lì per strada e fare un altro figlio dei magari quindici moribondi di fame che avevamo già, e a un certo punto ci fermammo a ridere, io di fronte alla Cristina del mio cuore e lei di fronte al Corradino del suo cuore, lei con le lacrime di riso sulle guance e il collo della bottiglia vuota in una mano, io senza niente in mano tranne la voglia di accarezzarle le lacrime e di metterlo dentro alle lacrime e stringerla forte forte forte più di come lei stringeva la bottiglia, e allora qualcosa mi disse che il momento era quello, che l’occasione non si sarebbe ripetuta, e mi slanciai verso di lei per azzardare un bacio su una guancia, non in mezzo alla guancia ma addirittura a lambire le vicinanze della bocca, presi coraggio e mi slanciai facendo il grugnetto per il bacio in direzione della sua guancia sinistra alla mia destra, ma non avevo calcolato (come potevo calcolarlo? come potevo anche solo sognarlo o implorarlo in preghiera?) che lei in quel preciso istante si sarebbe buttata di scatto verso la mia bocca per baciarmi sulle labbra, e così le nostre bocche a grugnetto pronte a scoccar baci s’incrociarono distanti nello spazio cosmico come quando si dice che una cometa sfiora un pianeta ma in realtà è passata a quarantamila milioni di chilometri, cosicché il suo bacio, la cosa per me più preziosa e desiderabile del mondo, il suo bacio audace e inaspettato destinato addirittura alle mie labbra per farmi felice donandomi l’ambrosia delle sue mancò le mie labbra e andò sprecato nell’aria della sera (o magari beccò un moscerino non all’altezza di apprezzare la fortuna che gli stava capitando), mentre il mio, destinato alla sua guancia sinistra alla mia destra, andò a cozzare goffamente contro la sua orecchia sinistra sempre alla mia destra. Goffamente e pure con una certa violenza, per la somma algebrica dei nostri opposti slanci a grugnetto proteso.
Ci guardammo, istupiditi da quello che era successo. Difficile spiegare il cambiamento repentino che era avvenuto. Era come se invece dell’orecchia le avessi ammaccato un parafango in maldestra manovra, una situazione assicurativa da constatazione (si sperava) amichevole. Se ci fossimo rimessi a ridere la risata ci avrebbe salvati, e probabilmente ci avremmo riprovato con più calma e ci saremmo riusciti, ma io rimasi lì come un allocco, incerto se scusarmi per averla voluta baciare o per averle di fatto impedito di baciarmi o per averle beccato l’orecchia, lei glacialmente perplessa in parte per avermi mancato per colpa mia (era come se avessi voluto schivarla!!), ma soprattutto perché le avevo beccato quella cazzo d’orecchia, insomma l’incantesimo era svanito, lei tacque, io stetti zitto, e lei, dopo aver taciuto, toccò la sua orecchia contusa, come per valutare i danni, e poi mi chiese: «Perché qui?»
«Così», risposi. Da bravo idiota che ero. Neanche l’avessi progettato per mesi con tanto di simulazioni e disegni, di baciarle l’orecchia. Non dissi che mi ero sbagliato e che magari era il caso di riprovare, semplicemente risposi: «Così».
Dopo, da lì fino ai pilastroni della fattoria, non ridemmo né parlammo più.
Nell'immagine in alto: copertina della precedente stesura (intitolata gementeseflentes) con la fotografia artistica di Klas Pedersen AVANZI PERPLESSI DI NATURA COTTA.
Senti,come al solito tardo a capire.Ho letto gli assaggi 6 e 7,che non hanno,credo, niente a che fare l'uno con l'altro.
RispondiEliminaQuesto mi è piaciuto moltissimo.Domanda : non si può avere un altro assaggio? Lo finirai?
Cristiana
Ps. Domani telefonerò alla mia libreria e se non è a disposizione ordinerò il 'Tondelli'. Mi hai stuzzicata troppo.
Ah, l'adolescenza! La mia imbranataggine/timidezza era quasi peggio di quella che hai ben descritto nel capitolo.
RispondiEliminaStrimpellare la chitarra ha aiutato un po'... :)
Eh la diatriba anale è sempre la più dura da risolvere...
RispondiEliminaMolto bello zio. Col tuo Piuter colpisci sempre.
Dopo passo a leggere ... intanto dico, geniale l'idea di creare la copertina per un libro ancora in fasce ... dona personalità.
RispondiEliminaEh ma ora resta la curiosità..
RispondiEliminaSaranno mai arrivati al bacio vero ed oltre?
* cristiana
RispondiEliminaScusa, sono io che con le mie numerazioni non aiuto i nuovi lettori: gli assaggi da 1 a 5 riguardavano questo stesso romanzo, mentre il 6 era uno spizzico di gigolo per cliente unica.
p.s. quasi quasi ti metto il broncio, perché hai comprato prima quel furbacchione di faletti... :D
* Lucien
Dicono che la chitarra aiutasse molto... ma Corradino non aveva manco quella...
* web runner
Bello vederti spuntare sempre fra i primi, mio nuovo amico: sei proprio runner in tutti i sensi... :-))
* Ally
Era un periodo in cui mi sbizzarrivo molto con queste cose: nel risvolto di copertina, a proposito della fotografia di Klas Pedersen, cui avevo aggiunto anche la data, m'ero inventato anche uno "Zurigo, collezione privata": facevo sempre in tempo a regalarla a mio cugino che vive in Svizzera... :D
* Grace
Mah... chi mi segue lo saprà... (forZZe) :D
Per il momento ne do uno a te: smack!!
Carinissimo, Nik! Mi ricorda ka mia melensaggine con le pischelle, quando cercavo di farmene una (di pischella, che hai capito?)e tornavo a casa sempre incazzato nero. Dice: erano altri tempi, le ragazze uscivano mai sole. Dico: ero stronzo io, che non riuscivo nemmeno a sfiorarglielo l'orecchio con una canna.
RispondiEliminaBello, promosso, continua con le esternazioni; e a proposito di rosure di culo, tu puoi capirmi se ti dico che mi rode come se ci avessi dentro grappoli di emorroidi ammuffite, non è vero?
Aspettiamo mercoledì. Se questo è l'amaro calice che dobbiamo bere per liberarci dell'ornitorinco spagnolo, ben venga sta sconfitta col Twente, e facciamola finita. Ciao.
Sei un talento naturale. PUNTO e... avanti con il prossimo assaggio. Grazie!!!
RispondiEliminaCiao Zione. :)
LeNny
Mi hai fatto venire in mente la mia infanzia. La bottiglia del latte con la staffetta di mosche, il signor Sandro parcheggiato di sbieco( sempre, nelle case di un volta ,c'era un'entità svolgente funzione di mobilio animato), la prozia zoppa ( bellissima allitterazione )...
RispondiEliminaMi è piaciuto da morire!
* Vincenzo
RispondiEliminaAll'ornitorinco(glionito) spagnolo l'orecchio non glielo baciamo... :D
Ciao!
* LeNny
Talentuosi ringraziamenti, e saluti!
* giacynta
Inutile ripetere che, siccome sono qui per questo, al tuo piacere nella lettura corrisponde una mia, immensa, gioia.
Non ci crederai zio, anche il mio preferito era Paperinik! Ho amato talmente tanto Paperino da bambino, per tutto quello che gli combinavano, per il suo essere debole, perdente, sopraffatto, che vederlo diventare Paperinik mi piaceva un casino! E infatti mi sono comprato tutti i primi 70 numeri di Paperinik (di cui purtroppo qualcuno fra i tanti frequentatori di casa mia si è preso due fra i primi 10 numeri). Mi ricordo che da bambino dicevo: "Ma come cazzo è possibile, si riconosce lontano un miglio che è Paperino!" eheheheh
RispondiEliminava be', senza la lingua un bacio in recchia è tollerabile :)
RispondiEliminasullo spasso della pomata m'è venuto in mente uno sketch con non so chi in farmacia, altro acquisto diciamo imbarazzante (non ricordo se era una purga, preservativi...) e il farmacista era sordo per cui poi strillava, ahah!
ciao nick, il romanzo cresce, mi fa piacere.
mi hai fatto venire in mente quando - nel periodo della mia infanzia in cui fui costretta al letto, per essermi frantumata una tibia slalomando in bicicletta - leggendo i Topolino mi ero convinta che esistesse un ricettario di Nonna Papera...
RispondiElimina(approfitto per un o.t.: siccome ho accorciato il mio url, penso che il link del feed sia da cambiare nell'elenco de "gli amici di penna e di tastiera", perché sennò non escono i nuovi post e dà che non lo trova! quindi il mio "angustifolia-toglietevilescarpe.blogspot.com/" diventa: http://toglietevilescarpe.blogspot.com/;
non so se anche in Bacheca non compaiono gli ultimi post - il "segui" dei lettori fissi dovrebbe aggiornarsi automaticamente, magari aspettiamo a vedere - altrimenti è un casotto: bisognerebbe, da "gestione" cliccare - andando su toglietevilescarpe - impostazioni/"non seguire più", e poi ritornare in "aggiungi" con l'url nuovo.
Oppure, andando in Google Reader nella colonna delle iscrizioni: restando cliccati su toglietevilescarpe compare la manina sul triangolino, schiacciandolo vengono fuori le opzioni tra cui "annulla iscrizione"; dopodiché in alto alto, sul quadratino blu/crocetta bianca, ri "aggiungi iscrizione"!
Scusa, altri modi non ne conosco (ma chi me l'ha fatto fa'?).
Grazie, ciao :-D.
* nico
RispondiEliminaio lo amavo molto anche per la pigrizia: starsene "spoltronato a poltrire in poltrona" mentre quello stronzo berlusconiano del vecchio papero pensava a "fà danee"... poi, proprio come l'Highlander che ogni tanto entra in azione in me salvandomi dall'apatia, lui si trasformava nel meraviglioso Paperinik... (p.s. giuro che quei due numeri non te li ho fragati io, e nemmeno Corradino...) :D
* robydick
quando è voluto, un bacio orecchifero, specie nelle zone erogene fra lobo e collo, può essere qualcosa di molto sensuale, ma andare a cozzare violentemente e per sbaglio contro un padiglione auricolare è un genere di goffaggine alquanto traumatica... :-))
* angie
io il Manuale di Nonna Papera, con tutte le ricette, me lo ero pure fatto comprare, così come quello delle Giovani Marmotte, quello di Archimede, per non parlare del Giovane Allevatore, la mia vera passione (col marketing indotto ci fregavano già allora...)
Per l'altra cosa (grazie della segnalazione) ho già rimediato: è bastato fare "rimuovi" e poi riaggiungere al blog roll come fosse nuovo. Ciao!
I grandi scrittori sanno fare ridere piangere e riflettere in poche righe,ed è quello che mi è successo leggendo questo assaggio della tua opera.
RispondiEliminaEsilarante la faccenda della pomata, con un bel utilizzo del dialetto. Molto bella, delicata, vera ed emozionante tutta la scena di Cristina e Corradino. Funziona alla perfezione. Bravo Zio, non tradisci mai! Però con 'sti assaggi è come sventolarci una polenta con la sasiccia sotto il naso e poi portartela via e nasconderla in cucina (esempio da quasi ora di pranzo). Non vale mica.
RispondiEliminaPS Comunque la chitarra non funzionava mica tanto. Io lì come un deficiente a darci dentro con la Canzone del Sole e gli altri intorno a limonare...
* Euterpe
RispondiEliminaHai toccato un tasto a cui tengo molto. Dovessi scrivere un manifesto della mia poetica, l'articolo uno reciterebbe: la narrativa DEVE essere tragicomica. Se in 300 pagine non mi fai ridere neanche una volta, come scrittore non fai per me. Lo stesso vale per il (non) far piangere.
* Il grande marziano
Prometto che nei prossimi tempi raddoppierò i miei sforzi pubblicativi. Se poi la Gomorra Editoriale insistesse nel preferire picciotti e picciotte, vorrà dire che il linkazzo avrà un'evoluzione, e diventerà un blog di autopubblicazione di romanzi a puntate! (Oppure, idea ancor più geniale, ne aprirò un secondo dedicato solo a quello!)
però che egoistacci, questi terrestri: e invitare un marzianino o una marzianina anche per il chitarrista? :D
Quando ho letto dei Topolini ho provato una stretta al cuore...
RispondiEliminaHa ragione il Marziano, e hai ragione tu: l'idea di un romanzo a puntate è fantastica...
ciao se non ti crea problemi ti aggiungo alla mia lista di blog linkati
RispondiElimina* listener
RispondiEliminaDirei proprio nessun problema: io mi ero già permesso di metterti nel mio blog roll.
Benvenuto!
* Alessandro
RispondiEliminaAle, scusa se ti ho saltato ma stavolta non ti avevo proprio visto... parlo di aprire un altro blog e poi perdo i colpi già su questo... :D
Chissà col resto della teglia cosa ci propinerai.
RispondiEliminaOh ma quanti siete :-D
Essendo un lettore giovane devo ancora raccapezzarmi nel tuo blog. Una tua risposta mi ha aperto nuovi orizzonti.
RispondiEliminaO.T. Troppo buono.
* Alive 2
RispondiEliminaMi viene in mente la dogana di Non ci resta che piangere: "Sì, ma quanti siete?... Un fiorino!" :D
* Gap
Se l'O.T. si riferisce al mio commento da te, ti sbagli. Io con gli scritti altrui sono sempre sincero e cattivello. Era il tuo raccontino a essere davvero buono. :)
Ordinato.
RispondiEliminaGrazie per i puntuali commenti.
Cristiana
* cristiana
RispondiEliminaSono io che ringrazio te.
Poi fammi sapere... :D
Ma Dio è bellissimo sto pezzo! Credo sia il più bello che ho letto finora. In più c'è anche l'ironia di esclamazioni venete e lombarde! Aspetto di leggerlo su carta, davvero! Quand'è finito, dimmelo! :)
RispondiEliminaUn salto nel passato, ricordi di adrenalinici disaggi, incontri con soggetti bizzari, attimi veramente esilaranti e personaggi che si materializzano con facilità nella mente, peccato che è durato poco...
RispondiEliminaSei davvero molto bravo, ho appenna finito di leggere un libro di un famoso scrittore e quando ho chiuso l'ultima pagina ho pensato "... è finito finalmente... se avessi ancora un camino!!!"
Ti auguro tutta la fortuna che meriti.
Adtesuspiramus.
RispondiEliminaZio la porchetta è cotta.
Da Nico abbiamo votato Te nuovo presidente.
Alby
Ma la Cri ti ha fatto perdere la testa!
RispondiElimina:)
* Andrea
RispondiEliminada quando so che oltre che poeta sei pure pizzaiolo la mia ammirazione per te è arrivata a livelli stratosferici... averti fra i miei lettori sarà uno sprone in più a farmi valere... :D
* Galatea
grazie per le tue parole meravigliose! sapessi quanta costosa carta da camino è finita pure tra i miei scaffali... ma nella mia posizione devo mordermi labbra e lingua, o mi danno pure dell'invidioso...
* Alby
qualcuno finirà con l'accusarmi di voler rubare troppo la scena anche sui blog altrui... comunque presidente mai: come il saggio Eraclito, dico meglio giocare sulla spiaggia... :D
* Stefy
no, ero soltanto... cottarello. Ma leggermente... :D
Certo che con te è difficile cercare di dire cose nuove quando il succo rimane sempre e solo: sei bravissimo. Fra l'altro, se ricordi, io ho memoria di tutti i profumi (nelle case e nei boschi) di cui parli quando scrivi di Cuveglio e Co. E siccome ero lì da te soprattutto in inverno, l'odore delle foglie di castagno inzuppate e un poco più a primavera delle robinie che mettevano su nuovo fogliame è presente come fosse ieri (sera). E le cucine sapevano di cucine e i tinelli di tinello. E nelle camere da letto erano i muri a odorare di più (e gli armadi). Ogni stanza anche la più piccola, anche un corridoio, aveva un odore distinguibile dalle altre (per via di una coperta o anche perché il telefono mandava odore quando avvicinavi la cornetta).
RispondiEliminaAdesso si fa di tutto per togliere odori e profumi e renderci asettici anche i prati fioriti (e non è qualunquismo). Guarda quante pubblicità di deodoranti da ambiente: sembra che viviamo nella puzza costante e che ce ne dobbiamo liberare come la peste. Qualcuno direbbe: basta aprire le finestre (dipende da dove vivi, of course).
E' tutto molto bello, sotto il cielo dell'innamoramento inconcluso con Cristina.
* Cristiana Curti
RispondiEliminaStavolta la cosa è più che reciproca: sono anch'io incantato davanti alla tua bravura, perché questa preziosa riflessione su odori, profumi e deodoranti è intelligentissima e verissima. E' sempre più bello averti fra i miei lettori. Grazie!
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina"mi chiesi, lì per lì, se il segreto per far innamorare le femmine non fosse proprio quello di riuscire a farle ridere"... qui tocchi una grande verità - magari non del tutto assoluta, ma caspita se ci prendi!
RispondiEliminaProporrei un minuto di silenzio nel commosso e nostalgico ricordo di tutti gli approcci maldestri, i baci con la mira sbagliata E relative giustificazioni paraculo a salvare in corner :D
l'idea di un blog dove poter leggere liberamente i tuoi romanzi sarebbe una cosa nobilissima e meravigliosa... ma avrebbe anche un lato amarognolo: non riesco a non pensare che mi dispiacerebbe MOLTO che tutta la perizia che ci metti dentro, l'abilità, la cura del dettaglio, insomma tutto ciò che rende i tuoi scritti opere d'arte, non ricevano un minimo d'imprimatur (vero, uno può anche farne a meno, però...) e nemmeno il giusto tornaconto economico (sarà venale, ma ohè...). Insomma, un blog può essere un meraviglioso strumento per tante cose, ma per cose così importanti non so... forse è un regalo troppo grosso. Piuttosto, ecco: un tuo sito personale da dove, chessò, poterlo scaricare, dandoti anche il giusto contributo, mi piacerebbe di più. Anche perché - imprimatur a prescindere - questa è la vera libertà che internet dovrebbe essere in grado di offrire allo scrittore... avere la possibilità di fare l'editore di se stesso! ("nessuno editore" :D)
p.s. 1-0, turno passato, tutto fa brodo!
*Reverend Emi
RispondiElimina1) E’ un po’ la teoria di Roger Rabbit... :D
2) Il tuo dubbio è molto bello e molto nobile. Anche perché tu sai che non sono un ingegnere o un avvocato che scrive per passatempo. E che l’anziano padre con cui vivo non è un milionario, ma un semplice pensionato. Io faccio lo scrittore e continuerò a farlo a rischio di morire di fame, per il semplice motivo che, con tutti i miei limiti e i miei difetti, io SONO uno scrittore. (E in fondo qualcosa si è già mosso, se è vero com’è vero che Tutta colpa di Todelli sono riuscito a pubblicarlo, e con un fior di editore, e soprattutto con le mie sole forze, spedendo un “message in a bottle” a gente che non conoscevo!)
Per ora, sul blog, continuerò con gli assaggi, generosi ma pur sempre limitati, nel rispetto di quella che considero (perché lo è) la mia Professione (poi un professionista può anche essere un fallito: non falliscono forse anche le fabbriche?)
Quella dell’autopubblicazione sarà una sorta di ultima spiaggia, di colpo di coda finale: se finirò come Morselli, non permetterò a un editore di arricchirsi DOPO sul mio cadavere, e facendosi pure bello per avermi scoperto postumo! Ma vaffanculo! Scoprimi adesso, se hai le palle! La mia vita e la mia scrittura saranno lì, a disposizione di tutti e a testimonianza della mia incredibile storia. Ma prima farò di tutto per farcela, in omaggio al motto “se uno vale deve farsi valere, se no tanto valeva non valere niente”. Sarà durissima, perché in italiA, paese della Fuga dei Cervelli e della Strage dei Capaci, non valere niente è una specie di laurea con valore legale: dai meno fastidio, rovini meno il mercato, perché pubblichi cagate uguali a quelle degli altri raccomandati, degli altri figli di papà, delle altre sgualdrine, degli altri cloni, degli altri scopiazzatori, degli altri prestanome, degli altri professorini imbottiti di erudizione, politica, muffa e latinorum, degli altri semianalfabeti e cadaveri di merda. Come ho detto altrove: da anni, e non solo in ambito letterario, abbiamo lasciato il paese in mano a mafiosi e leccaculo. Ma la vera aggravante è la mediocrità: in italiA si leccano mediocremente buchi di culo mediocri.
Nel frattempo, vedremo cosa ci offriranno gli sviluppi tecnologici. Certo, sarebbe vertiginoso se un sito o un blog EDITORE NESSUNO, a pagamento magari microscopico e simbolico, tipo 5 centesimi a ogni accesso (ovviamente con videata d’avvertimento, come quella che compare a proposito dei contenuti prima di entrare in determinati blog) diventasse uno dei più cliccati: pensa le facce che farebbero, quelli della Gomorra Editoriale!
Nel frattempo, tutti voi potete aiutarmi col passaparola, ma questa mia ultima non è una richiesta, bensì una costatazione: lo state già facendo! vi state già dimostrando degli splendidi amici!
Zio, ma esiste già un sito dove si può pubblicare il proprio scritto e ricevere le ordinazioni per un libro confezionato (dai gestori del sito secondo le indicazioni dell'autore) attraverso cui l'autore riceve i proventi della vendita. Credo che i gestori (che fanno tutto ciò gratuitamente) ricevano poi, solo in caso di ordinazione del libro, una minima percentuale sulla vendita.
RispondiEliminaMa non ricordo altro, mi informo. Non sono una grande internettara, ma ne sentii parlare in radio non molte settimane fa (mi pare radio24, ma potrei sbagliarmi). Se rintraccio qualcosa, ti faccio sapere.
La cosa straordinaria è che nel pubblicizzare la faccenda, si insisteva sulla totale gratuità di tutta l'operazione (registrazione, confezione libri e spedizione ai richiedenti) salvo un provente davvero minimo in caso di effettiva vendita.
Trattasi di cosa recente non dipendente da alcuna casa editrice, ma alla quale da poco tempo qualche casa editrice fa riferimento. E qualche caso di "scoperta" e ufficializzazione dell'autore si è già avverato.
Te la dico così, a costo di peccare di ingenuità. Ma ti dico che se davvero le cose stessero in questo modo, ti prenoterei subito un po' di copie del "Taccuino Rosso" (o quello che sarà, incluse le nature cotte).
C'è qualcuno fra gli amici del glob che può aiutare? Io vado a cercare e tento di ricostruire il ricordo.
un abbraccio. Cristiana
Zio, detto e fatto. Credo proprio sia www.lulu.com. Però non è così gratis come si pubblicizzava, ma i costi da sostenere sono pochissimi (vedrai) e quello che conta si sostengono solo se c'è l'ordinazione (a te arriva l'80% dei diritti sul prezzo che tu stesso decidi di indicare). Puoi scegliere il tipo di copertina, la grafica e altre amenità del genere. Il copyright è tuo e così l'ISBN e la diffusione dello scritto è su Amazon e molti altri motori di ricerca. Non so se ti piacerà. Un altro abbraccio Cristiana
RispondiElimina* Cristiana Curti
RispondiEliminati ringrazio tantissimo, ma per quanto onesta ed economica fosse la cosa, sarebbe sempre un entrare nel mondo degli APS (autori a proprie spese), mentre per il momento preferico intestardirmi ancora qualche tempo alla ricerca di editori magari piccoli ma veri, come è stato con Kaos. Per ora il mio obiettivo resta avere il libro IN LIBRERIA, perché finire nel calderone di chi deve vendersi porta a porta o tramite siti di quel tipo è in fondo un po' un autoscreditarsi, e dopo tutta la fatica che ho fatto mi parrebbe una retrocessione volontaria, quasi uno sventolare bandiera bianca (o bandiera stanca): finirei in mezzo a milioni di altri, magari qualcuno bravo ma un buon 99% mitomani, forse è una prevenzione mia, ma come idea mi deprime abbastanza, anche se so che ne venderei molte più copie della media di costoro... se col tempo dovrò studiare soluzioni alternative, preferirò idee tipo quella del MIO sito, gratis o a pagamento, coi testi leggibili e/o scaricabili...
E poi, anche nel caso in cui il "servizio" sia buono, io certi parassiti, come quelli che oggi sulla prima pagina di un noto giornale chiedono "Hai scritto un libro? Te lo pubblichiamo noi" lasciando intendere che si rivolgono a poveri mitomani e non a scrittori, li disprezzo ancor più dei grossi "gomorroni" editoriali...
Staremo a vedere.
Intanto grazie.
Nik: sono vangelo le tue parole a Cristiana Curti.
RispondiEliminaMai entrare negli APS, sei finito, e niente più aotistima.
Io ci provo coi grandi, poi ripiego se non mi cagano, peggio per loro perché forse qualcosa di buono la troverebbero.
Ma passiamo ad altro.
Non credo che tu, per come ti conosco, sia soddisfatto per l'esito e l'andazuzo della partita col Twente e per il dopo partita.
Io mi sono espresso chiaramente da Sfrenzy, sollecitando una mezza cagnara tra i frocetti bianconeri.
Ce ne sono un paio coi quali mi ci sto proprio divertendo.
Purtroppo Morattone non ci pensa a cacciarlo, anche perché non gli va di pagarlo per niente...forse è solo questo il motivo.
Buona giornata Nik, non ci pensiamo più. Aspettiamo il Parma senza attaccanti veri. Boh!
* Vincenzo
RispondiEliminaGrazie anche a te, amico e collega, per l'intervento (ma ci tengo a sottolineare con energia che il consiglio di Cristiana era in buona fede, e a sua volta colmo di amicizia e generosità); grazie anche per quell'altra segnalazione (sono appena andato da LeNny a dire anche la mia, un po' in ritardo...) L'unica consolazione per domenica è che il mio più agguerrito rivale nel fantacalcio (con cui mi scontro proprio dopodomani) aveva Eto'o nel suo organico... :D
Bel colpo! 1 a 0 per te, almeno domenica.
RispondiEliminaPerò hai avuto un bel culo, perché Eto'o un fallo così non credo l'abbia mai commesso. Forse voleva darti un vantaggio.
Hai visto il casino su Sfrenzy?
Forse ne ho sparate un paio grosse grosse, ma mi stavano girando i coglioni.
Ciao, buona giornata.
Enzo
Caro Zio, sono dispiaciuta se in qualche modo ti ho offeso. Non era mia intenzione. E, detto così, anche io - fossi in te - PRETENDEREI (dalla vita e dagli altri) ciò che mi è dovuto ufficialmente (anche fra tempo). Non cercavo di certo di far credere che tu valessi meno di ciò che vali, ossia tantissimo. Scusa l'indebita intromissione. Ti assicuro in buona fede e solo perché mi venne in mente quella strana tramissione in radio (piuttosto seria. peraltro) e all'improvviso ho seguito l'onda del pensiero. Si vede proprio che non so nulla di editoria e di come ci si sente a trovarsi in mezzo a certe tempeste. Io ti vorrei in Adelphi, figuriamoci. Scusa ancora e un abbraccio. Cristiana
RispondiElimina* Cristiana Curti
RispondiEliminaMa non mi hai per niente offeso, te l'assicuro! Spero che così non sia sembrato dalla mia risposta, che è stata scritta di getto su un argomento che, mentre scrivevo, cercavo di chiarire bene pure a me stesso! (Infatti poi a Vincenzo ho voluto dire che il tuo consiglio era stato uno slancio di amicizia e generosità, del tutto in buona fede)
Non dovevi scusarti, perché sei solo stata gentile, come sempre.
Doppio abbraccio. :-))
Amico mio amante di Mourinho...Voglio informarti che ieri sul canale portoghese SIC é andato in onda un bel documentario sull ex 'allenatore dell'Inter.
RispondiEliminaIl video é in italiano,portoghese e inglese di facile comprensione.
Data l'impossibilitá di pubblicarlo sul mio Blog comunico a quanti lo volessero vedere che possono fare il download di questo filmato su :
http://www.megaupload.com/?d=6OULDGDN
Buon Divertimento !
* 4EverInter
RispondiEliminavuoi farmi morire di nostalgia? :D
comunque grazie!
...ricambio la visita, ma da queste parti è un pò complicato, ed non è facile raccapezzarci qualcosa...non so da quale parte ho iniziato, se davanti o dietro, comunque il libro si presenta bene...buon lavoro..:-)
RispondiElimina* mark
RispondiEliminabenvenuto! e non preoccuparti di davanti o dietro, di inizio o fine: non è (per il momento, almeno) un blog di narrativa a puntate, si tratta solo di spizzichi e assaggi della mia infinita produzione, e le numerazioni che vedi sono solo una mia comodità che finirò con l'abbandonare, perché ha già disorientato parecchi nuovi lettori... :D
Ciao!
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSicuramente hai tirato su uno stile molto particolare e interessante, il "tragicomico" alleggerisce di molto i momenti in cui la storia non avanza, e questo rende sicuramente la lettura molto scorrevole.
RispondiEliminaDa perfetto ignorante in materia posso solo dire che è un vero peccato che gli stili narrativi fortemente ironici vengano messi in secondo piano rispetto alla letteratura pseudo "seria", dato che per mantenere costante la comicità insita nella narrazione (senza lasciar andare troppo la storia) si fa spesso uno sforzo immane.
Se per scrivere una robetta alla "harmony" puo' bastare un lavoro di preparazione costante e schematico, per scrivere come il buon Zio Scriba serve il triplo dell'ispirazione
* il Socio
RispondiEliminaGrazie per l'apprezzamento, e per gli ottimi spunti che proponi. In effetti, in un paese in cui per la gran parte a pubblicare sono scrittori-bluff raccomandatelli, per la grande editoria è quasi obbligatorio scegliere il marchio di fabbrica della facilità e della barbosità realistico-seriosa (e seriale, da serial killer della Narrativa).
Devo dire però che il tragicomico che movimenta i miei scritti mi viene molto istintivo e con pochissimo sforzo, anche se poi è ovvio che bisogna applicarci molto, molto, moltissimo lavoro di rifinitura: nessuno scrive cose subito perfette per ispirazione divina, e quelli che dicono di farlo sono, come sappiamo, degli impostori.
Se questo mio gran lavorare sarà stato solo uno spreco di tempo, perché tanto non ho parenti che scrivono su Repubblica, o non ho il cognome di un grande boss delle Autostrade, lo scopriremo solo vivendo.
Tanto, non potrei fare altro comunque. La mia vita è questo. Nessuno dice alla cicala che la sua vita è sprecata. Nemmeno la formica. Succede solo nella più stronza favola che gli esseri umani abbiano mai inventato...
Io ne scriverei di più belle... :D