da il taccuino rosso di wolfsburg
parte iniziale del capitolo 17
A luglio la frescura della chiesa era più ristoratrice di un ghiacciolo alla menta comprato all’Hostaria dei Cacciatori lì in piazza, e il primo sgocciolio d’acquasantiera sui polpastrelli e sulla fronte (il Padre) pareva scaturir da viscere di rocca di montagna.
La visita alle tombe era sfumata, per oggi. Le incombenze spalerecce avevano tenuto Gianni inchiodato alla fattoria per tutta la mattina e il primo pomeriggio, e alle sei eravamo di turno come chirichetti per servir messa alla vespertina delle vecchie, che si sarebbe prolungata oltre la chiusura del camposanto. Le cui muraglie impervie lo rendevano ben più impenetrabile di Villa K.
(...)
La chiesa parrocchiale dedicata a San Rocco, ricca di affreschi e decorazioni, era sproporzionata per Cuviago come lo sarebbe una cattedrale gotica a Lavinia. Io tutte le volte che entravo non potevo evitare di commettere peccato ripensando alla barzelletta sacrilega dello zio Renzo al matrimonio piemontese. Era la storia di uno che inciampava in chiesa, e non volendo bestemmiare si sfogava rivolgendosi ai romani nel quadro della via crucis:
“Forza fiòj! Inciodélo!”
Ma oggi, se chiudo gli occhi e penso “chiesa”, la prima cosa che mi viene in mente è don Gioele con la sua bellissima voce da baritono, e un brivido sconquassante mi percorre ora come allora da capo a piedi nel risentirlo cantare, fremendo di commozione e quasi tremando, quella strana, lunga, disperata parola: “Geementesefleeentes…” che sta nel cuor cuore del Salve Regina. Ero e sono sicuro che in quei frangenti, su quegli acuti, lui ci facesse l’amore, con la sua Regina. Ascoltandolo e guardandolo intuivo che l’amore puro era qualcosa che poteva esistere veramente, che gli angeli asessuati non erano degli esseri con qualcosa di meno, ma con qualcosa di più. Però gli ignorantoni del paese queste cose non potevano capirle, e spettegolavano che don Gioele si scopava (che schifo) la De Ropp.
La De Ropp vista da noi non era una donna, ma un’istituzione come il catechismo, l’acquedotto, il passaggio a livello. Non era roba che si potesse scopare.
Arrivammo appena in tempo. In chiesa c’erano già tutte e cinque le vecchie, che ci guardarono malissimo – eravamo ansanti e zuppi di sudore, e con l’acquasanta per la fretta invece del segno della croce bel completo avevamo finito col mimare spennellamenti a carciofo sulle fronti. Don Gioele era già in sagrestia che ci aspettava, in compagnia del Norino che lo aiutava nella vestizione. Il vecchio Norino era un personaggio dell’Italia in miniatura: piccolo, pelatino, coi baffettini da un po’ avvizzito Charlot, omino piissimo, origliava le messe dalla galleria che metteva in comunicazione sagrestia e altar maggiore, e sbucava fuori solo per ricevere l’ostia, come un topino timido attirato dal formaggio. Mai lo sentii pronunciar parola che non fosse l’impercettibile “Prosit” che sbiascicava addosso a don Gioele a fine celebrazione. Per il resto sembrava muto: se doveva redarguire noi chirichetti per il nostro arrivare chiassoso, si limitava a guardarci male e a mettere l’indice in miniatura davanti alle labbra in miniatura. Per mesi lo credetti una creatura dedita a null’altro che alla sagrestia, dove pensavo vivesse e dormisse dentro qualche custodia o tabernacolo, e fui molto sorpreso quando venni a sapere che il buon Norino Prosit era nonno: il nonno materno del terrificante bullo Pierfranchino Azzalonna.
La visita alle tombe era sfumata, per oggi. Le incombenze spalerecce avevano tenuto Gianni inchiodato alla fattoria per tutta la mattina e il primo pomeriggio, e alle sei eravamo di turno come chirichetti per servir messa alla vespertina delle vecchie, che si sarebbe prolungata oltre la chiusura del camposanto. Le cui muraglie impervie lo rendevano ben più impenetrabile di Villa K.
(...)
La chiesa parrocchiale dedicata a San Rocco, ricca di affreschi e decorazioni, era sproporzionata per Cuviago come lo sarebbe una cattedrale gotica a Lavinia. Io tutte le volte che entravo non potevo evitare di commettere peccato ripensando alla barzelletta sacrilega dello zio Renzo al matrimonio piemontese. Era la storia di uno che inciampava in chiesa, e non volendo bestemmiare si sfogava rivolgendosi ai romani nel quadro della via crucis:
“Forza fiòj! Inciodélo!”
Ma oggi, se chiudo gli occhi e penso “chiesa”, la prima cosa che mi viene in mente è don Gioele con la sua bellissima voce da baritono, e un brivido sconquassante mi percorre ora come allora da capo a piedi nel risentirlo cantare, fremendo di commozione e quasi tremando, quella strana, lunga, disperata parola: “Geementesefleeentes…” che sta nel cuor cuore del Salve Regina. Ero e sono sicuro che in quei frangenti, su quegli acuti, lui ci facesse l’amore, con la sua Regina. Ascoltandolo e guardandolo intuivo che l’amore puro era qualcosa che poteva esistere veramente, che gli angeli asessuati non erano degli esseri con qualcosa di meno, ma con qualcosa di più. Però gli ignorantoni del paese queste cose non potevano capirle, e spettegolavano che don Gioele si scopava (che schifo) la De Ropp.
La De Ropp vista da noi non era una donna, ma un’istituzione come il catechismo, l’acquedotto, il passaggio a livello. Non era roba che si potesse scopare.
Arrivammo appena in tempo. In chiesa c’erano già tutte e cinque le vecchie, che ci guardarono malissimo – eravamo ansanti e zuppi di sudore, e con l’acquasanta per la fretta invece del segno della croce bel completo avevamo finito col mimare spennellamenti a carciofo sulle fronti. Don Gioele era già in sagrestia che ci aspettava, in compagnia del Norino che lo aiutava nella vestizione. Il vecchio Norino era un personaggio dell’Italia in miniatura: piccolo, pelatino, coi baffettini da un po’ avvizzito Charlot, omino piissimo, origliava le messe dalla galleria che metteva in comunicazione sagrestia e altar maggiore, e sbucava fuori solo per ricevere l’ostia, come un topino timido attirato dal formaggio. Mai lo sentii pronunciar parola che non fosse l’impercettibile “Prosit” che sbiascicava addosso a don Gioele a fine celebrazione. Per il resto sembrava muto: se doveva redarguire noi chirichetti per il nostro arrivare chiassoso, si limitava a guardarci male e a mettere l’indice in miniatura davanti alle labbra in miniatura. Per mesi lo credetti una creatura dedita a null’altro che alla sagrestia, dove pensavo vivesse e dormisse dentro qualche custodia o tabernacolo, e fui molto sorpreso quando venni a sapere che il buon Norino Prosit era nonno: il nonno materno del terrificante bullo Pierfranchino Azzalonna.
Ciao Nicola, sai che oltre alla predilezione per Paul Auster, abbiamo in comune anche qualche ricordo? Anch'io ho memoria proprio del modo "passionale" con cui venivano intonati certi versi di quel canto. Impressionistico ed evocativo il tuo racconto. Complimenti!
RispondiEliminaSolo una cosa... e se cambiassi il gusto del ghiacciolo?
Un caro saluto,
Giacinta
Giacinta
Tu sai che devo stamparlo per leggerlo...Ormai è diventata una necessità! ;-)
RispondiEliminaPoi ripasso.
Baci! (-:
questi assaggi stimolano l'attesa per il romanzo completo. hai speranze concrete di pubblicarlo? scusa la domanda, magari hai già risposto altrove...
RispondiElimina* giacynta
RispondiEliminaSì, anche se sono diventato un antireligioso il ricordo di quel canto mi mette ancora i brividi... pensa che una prima versione di questo romanzo s'intitolava proprio "gementeseflentes"...
Oggi pure io preferisco altri gusti, ma a quei tempi (1978) c'era così poca scelta che spesso la menta era l'unico gusto disponibile...
Invece non ho cambiato i gusti sul meraviglioso Paul.
* Orietta248
Fa' pure con comodo, e poi fammi sapere...
Baci! :D
* robydick
diciamo che potrebbe essere in arrivo una grande sorpresa, ma per ora non posso aggiungere altro... :D
Felicitazione anticipata. Libro arrivato oggi! :-) Manca solo la dedica ;) Ho voluto cominciare con il leggere qualche lettera di risposta degli editori, restando quasi sempre senza parole, o meglio, basito, come si dice su! Bellissima idea quella di metterceli dentro Nic, sei un grande!
RispondiEliminaVista l'ora (sono reduce da un bel concerto di due amici, che han suonato Branduardi, Faber, Stefano Rosso, Rino Gaetano e un po' di canzoni popolari), il post me lo leggerò con calma.
Per ora ti abbraccio, con la tua foto in copertina qui davanti a me, così sembra che te lo do dal vivo!
Prima di leggere il libro però, mi sa che mi andrò a rileggere "Altri libertini"! Mi hai fatto venir voglia di farlo.
Anche io aspetto il seguito.
RispondiEliminaEntro nel racconto a pienissimo diritto, e voglio vedere le varie corrispondenze.
* nico
RispondiEliminaIn effetti quelle 41 lettere costituiscono un vero e proprio romanzo nel romanzo. Ve ne sono di sconcertanti, come quelle che dopo 140 elogi, invece di proporre una ristesura con modifiche, o un editing magari robusto, si concludono, detto in soldoni, con un bel "Tuttavia vaffanculo."
(per non parlare di quella che respinge il materiale umoristico dicendo papale papale che pubblicano solo grossi nomi di guitti televisivi...)
Ti do il permesso: rileggi pure prima il mio Sosia Tondelli (e sappi che se qua e là nel mio libro mi capiterà di maltrattarlo - ma alla fine lo difenderò a spada tratta da una cosa che non ti anticipo - è solo perché una certa setta di suoi adoratori ha fatto di tutto per farmelo odiare, così come certi professori riescono a farti odiare persino Dante...)
A proposito di sosia: QUELLO IN COPERTINA NON SONO IO, E' TONDELLI. (Anche se, incredibilmente, ho avuto anch'io una giacca uguale a quella!)
p.s. grazie per l'amicizia che mi esprimi sempre. La dedica arriverà... :D
* gattonero
Ti riferisci all'amore per i gatti del mio alter ego undicenne Corradino, o al fatto che sei piemontese come lo zio Renzo nominato qui? (Pensa che agnizione romanzesca se tu mi rispondessi: "SONO lo zio Renzo!) :-))
Devo aggiungere che purtroppo la trama vera e propria (è un romanzo di formazione ma anche un noir) non emerge da nessuno degli assaggi proposti, e lo stesso varrà per eventuali pezzi successivi: spero che non ne rimarrai deluso...
:-) eheh zio, ammetto di non aver mai avuto la curiosità di cercare in rete che faccia avesse tondelli, ma devo tuttavia dire che un po' di somiglianza c'è (sempre che non siano tondelli pure quello in alto quando si apre il tuo blog e il giovane in canotta che compare cliccando sul tuo profilo eheheheh), anche se vuoi nasconderla! buon fine settimana...sai, io sono un po' lento quando leggo (invidio molto chi riesce a divorare i libri come se fossero un barattolo di nutella), in questo caso purtroppo sono un matematico, e in quanto tale "non so leggere"...vale a dire che non mi accontento di scorrere un libro con gli occhi, ma devo sempre rileggere qualsiasi pezzo che contenga qualche frase che non mi ricordo! quasi un suicidio zio, aiutooooo!
RispondiEliminaops...manca la fine di tutto il popo' di discorso che ti ho fatto :) volevo semplicemente dire che devi pazientare un po' prima che possa darti un feedback sulla tua opera :) intanto è carino vedere che sugli editori che "te ce hanno mannato" ho avuto esattamente le stesse sensazioni dell'autore! ti abbraccio amico mio!
RispondiEliminabeh zio... devi per forza pubblicarlo sto romanzo, tra un po' finisco "tutta colpa di tondelli" e non posso restare a mani vuote, anzi, solo con gli assaggi del prossimo :)
RispondiElimina* nico
RispondiEliminaIo nel leggere sono volutamente LENTISSIMO, perché le parole degli autori che amo le voglio assaporare (mentre quelli che non amo ho imparato a riconoscerli dalla puzza...)
Grazie per "il giovane in canotta": in realtà è una foto recentissima risalente ad agosto 2009: portati bene quei 42, vero? :-))))
Un abbraccio.
* Lumaca
Amica gentilissima e carinissima, fosse per me vi accontenterei con un paio di uscite all'anno (crepi l'avarizia!) ma purtroppo bisogna aspettare che Quei Signori Là si degnino... :D
Abbraccio anche te, naturalmente.
Sorprendente e sospendente. Mi spiego meglio: lo Zioscriba qui tratta di argomenti come la religione, la santità e la profanazione di tombe e orfizi decrepiti (sapete tutti a quale parte mi riferisco) in termini tanto soavi da sembrare davvero la voce di unbravo ragazzo. Sospendente perchè lo autoro stessolo ci lascia con la suspanzìa
RispondiElimina* Greg
RispondiEliminaMai come nel mio rapporto con la religione è valido il detto "se la conosci la eviti": ho frequentato i cosiddetti testi sacri più a lungo e più a fondo di molti baciapile... E poi, nella Vatikalia del 78, era difficile per un undicenne non essere plagiato dalla chiesa, a meno di non esserlo stato preventivamente da genitori antireligiosi. Nel mio caso preferisco così: ho la soddisfazione di esserci arrivato lentamente e da solo.
Nella prima versione c'era una scheda di Corradino che fra le altre cose diceva "COSA FARO' DA GRANDE: ingegnere, o studioso di dinosauri, o al limite prete."
Però complimenti per i tuoi commenti: sono così impareggiabili e arrotolati su se stessi, che se non fossi mio amico a volte non capirei se mi stai elogiando oppure attaccando... :-))))
Quanto devo attendere per il seguito? :P
RispondiEliminaCiao mitico. :)
LeNny.
ricordo quando da piccolo andavo con i miei genitori in campagna dagli zii per la vigilia di ognissanti. nella vecchia casa di contadini veniva invitato dalla padrona della fattoria il priore della piccola chiesa della comunità per recitare il rosario dopo la cena, cosa che a me e ai miei cugini mandava in paranoia totale, anche se a me faceva ridere il modo in cui il prete dava il la alle preghiere. ma il rosario era l'attesa per la tombola che veniva fatta dopo e qui il priore si esibiva in una serie di "dio bòno" e "santa madonna" se non uscivano i numeri che voleva. era sempre insieme alla perpetua che, vox populi, faceva funzioni di moglie in incognito. poi, giuro, prima di andare a letto veniva tirata fuori la zucca alla halloween, cosa che nelle campagne del chianti era uso fare l'unica differenza erano gli stecchini infilati a mo' di denti. chissà, forse gli americani di passaggio durante la guerra, forse qualche amante stelle strisce della padrona di casa, fatto sta che la zucca illuminata l'ho vista la prima volta ad otto anni. oppure chissà era un modo del priore per tenerci nella paura....
RispondiElimina* LeNny
RispondiEliminaPiù che un seguito potrai leggere qualche altro spizzico, di questo e altri romanzi. Questo degli "Assaggi", infatti, non vuole essere un pranzo, ma una serie di antipasti e stuzzichini, che credo siano il formato ideale per un blog.
Ciao! :D
* Harmonica
Davvero prezioso e interessante questo tuo contributo, che affascina e diverte al tempo stesso. Lo dicevo giusto ieri dalla Mod: il bello della dimensione blog è che a volte la serie di commenti può rivaleggiare in bellezza e ricchezza col testo del post che li origina, e questo è uno di quei casi.
Grazie!
Egregio Zio la sua presenza è richiesta per la consegna di un premio in suo onore. Tu chierichetto? Azzz......
RispondiEliminaE' come se avessi cominciato a leggere un romanzo seduta su una zattera cullata dalle ondine di un laghetto e all'improvviso, per una distrazione, il libro mi fosse caduto nell'acqua:
RispondiEliminaSSSPLASHHHHHHH!
Ora vorrei sapere..chi mi potrà parlare di Norino? :)
* Alive 2
RispondiEliminaIncredibile, vero? E dai 15 anni in su le letture al microfono, senza che il leggio prendesse fuoco!! :-)))
Per quell'altra cosa, rinnovo qui i ringraziamenti già postati là da voi.
* Grace
Ti riferisci al fatto che il mio alter ego Corradino serviva messa nello stesso posto che io adulto chiamo Buco del Culto? Be', ma il gusto sta proprio nel cambiare...
E poi Corradino già si riscattava pensando "Forza fiòj"... l'avesse saputo il buon Norino gli pigliava un infarto (in miniatura) :D
Buonanotte carissimissima!!!!
Hai un modo di scrivere coinvolgente e uno stile scorrevole e particolare, complimenti.
RispondiElimina@Grace
RispondiEliminaIl libro è arrivato qui nella mia palude ... te lo riporto con i denti.
Grande Zio..
Personalmente vorrei saperne di più su questa De Ropp... ;-)
RispondiEliminaAl solito bravo Zio! Sei riuscito a evocare un profumo di incenso... E sapere cosa pensi (e come parli) ora della Chiesa, rende il pezzo ancora più soave.
Spero proprio di poter leggere (presto) il romanzo in linea sequenziale e senza buchi.
Mi permetto una nota di editing: non sono certo che la dizione "chirichetto" sia ammessa dal dizionario. Almeno non da quello Garzanti On-Line che ho appena verificato. Forsa da qualcun altro? Di certo lo è "chierichetto". Hai controllato? Magari è voluto, eh... ;-)
Io mi occuperò personalmente della distribuzione presso i circoli Unitazzi, Catechìzzati, Boiscotti evvia dicendo, ne sono lontana ormai ma ho conservato contatti, così rivoluzioniamo l'atmosfera stagnante (mi perdoni BoccaLarga :)))) Sono sicura che si ritroveranno in tutto ciò che scrivi così come sta accadendo a me! ;) be-lli-ssi-mo!
RispondiElimina** Tizyana e Alligatore
RispondiEliminaGrazie di cuore a tutti e due!
* Il grande marziano
Giusta la tua osservazione, ma "chirichetto" è una variante semidialettale. A meno che TUTTE le persone a cui l'ho sentito dire da 'ste parti non si mangiassero semplicemente la "e", ma in ogni caso è in quella forma che la parola veniva percepita da Corradino (e da me), e così l'ho voluta fedelmente restituire. (Così come percepiva l'unica misteriosa parola gementeseflentes al posto di gementes et flentes, così come dal coro sbiascicato delle vecchie gli pareva emergere un incomprensibile "inno lacrima l'umane" al posto di "in hac lacrimarum valle"...) Fra l'altro il romanzo è molto giocato sui nomi e sul nominare, su storpiamenti, fraintendimenti infantili e non solo, su potenze evocative di nomi di luoghi e di persone ecc.
La De Ropp è una figura molto ricorrente in tutti i paesini di baciapile del nord, in cui il prete sembra il numero 1 ma è in realtà il numero 2. Il nome (così come quello di Corradino) è un omaggio al perfetto racconto breve "Sredni Vashtar" di Saki (Hector Hug Munro), e mi pare calzare a pennello anche per il fatto che "ropp" da noi è "la roba", in chiaro riferimento ai moventi meschini e terreni di molti di coloro che dovrebbero occuparsi soltanto di misticismo e spiritualità.
* petrolio
grazie anche a te, cara amica. Ma quei circoli che Diavolo sono, te li sei inventati? :-))))
ahahahahahhahaah! li chiamo io così! Unitalsi-Unitazzi; Boyscout-Boiscotti! ho dimenticato Reazione cattolica! :)))))
RispondiElimina@Zio: infatti non era peregrina la mia ipotesi che fosse stato voluto. Anche io comunque l'ho sentito spesso storpiare, nell'omissione della "e". Un po' come metereologo o areoporto.
RispondiElimina@petrolio: non voglio pensare alla Reazione Cattolica di Zio Scriba... ;)
** petrolio e marziano
RispondiEliminaAlla Reazione Cattolica cerco per una volta di opporre una Controreazione molto soft, contenuta e composta, limitandomi a un bel VADE RETRO... :D
@ Il grande marziano e Zio: ;) Lui sa, ma tu di più! :)))
RispondiEliminaIo sono riuscito a a sfuggire alla naja dei bimbetti, ma il calcetto dell'oratorio è stato l'appuntamento fisso del doposcuola per anni... Non c'era la De Ropp, ma un diacono sposato, e a noi sembrava una cosa assurda, perché diceva messa ed era sposato... Invece oggi penso che dovrebbe essere la cosa più normale del mondo...
RispondiElimina* Alessandro
RispondiEliminaTanta gente conserva un bel ricordo dei momenti di svago e sano divertimento nei vari oratori italiani, dove di brava gente ce n'era e ce n'è sicuramente molta. Ma proprio qui sta l'ulteriore ricatto: perché nella stragrande maggioranza dei nostri paesi questi spazi e occasoni devono essere a carattere religioso e non comunale o comunque laico? A volte viene da pensare che se invece del misterioso nome latineggiante (oratorio) avessero un più chiaro nome italiano (PREGATOIO!) molti più ragazzini ne starebbero alla larga... :D
Caro Zio, sono via da molto e devo laurà (come tutti, del resto). Avrei voluto scriverti che mi arrivò pochi giorni fa il tuo libro (finally) e che sono già oltre metà, solo metà perché non riesco - causa Morfeo - a leggere più di 15-20 pagg./giorno.
RispondiEliminaLeggo ora questa tua ultima meraviglia assoluta.
Certe volte sembri Pessoa: quanti "te" hai dentro di te? Eppure, miracolo, tutti gli stili riconducono a te.
Invidio gli amici del blog che ti conoscono, perché vorrei anch'io una tua dedica; magari vedremo come fare.
Ma ci tengo a dirti una cosa, che non paia troppo smancerosa e à la orrida De Filippi. Ho (come tutti) un periodino di quelli proprio proprio sopraffini, ma la lettura delle tue ordinate, scanzonate, raffinatissime righe mi solleva in aria come non fossi quel che sono e mi porta in cielo (perché sono anche in dieta rigorosissima, accidenti! e non certo per diventare la modella-sonna-purcella, maghèr, come diceva la nonna).
Un abbraccio riconoscente
Cristiana
P.S. Io le lettere degli editori le tengo in fondo, come fanno i bambini (e anch'io facevo) quando mangiano il gelato tartufo e scucchiaiano intorno intorno sino ad arrivare al cuore dove c'è la pallona di cioccolato gommoso, morbido, impastone... che buono!
Bello bello molto bello! Dev'essere un romanzo pieno di perle.. ovviamente aspetto pure io altri post a riguardo, ma soprattutto il romanzo tutto intero :)
RispondiEliminaBuon inizio di settimana!
Ciao!
Nik, non c'entra niente ed io devo correre via.
RispondiEliminaSpero che stavolta cotichino ti sia piaciuto. Dagli 5 centimetri e 5 chili di muscoli e quello chi lo ferma?
Hai visto che palle morbide mette in mezzo alla mischia, tipo quella che Cambiasso non è riuscito ad agganciare?
Avrei un'ultima domandina, ma toccati le palle intanto, come me le sto toccando io:
e se si dovesse far male Eto'o dove cazzo andiamo a parare?
Ciao, scappo.
* Cristiana
RispondiEliminaLe tue parole sono come sempre di una bellezza stordente. Vedrai che per quella dedica in qualche modo faremo. Sì, le lettere consiglio di gustarle per ultime (anche se non ho niente in contrario se qualcuno le legge prima o durante)... Ti abbraccio riconoscente anch'io.
* Andrea
Grazie, spero tanto di non deludere né te né gli altri... Buona settimana anche a te, caro amico. Ciao!
* Vincenzo
Cotechinho è stato splendido nell'azione decisiva, un po' meno nei troppi tiretti strozzati e nelle percussioni a testa bassa in stile oratoriale (già che siamo in tema...)
Sull'altra cosa, aspetta un attimo che ti rispondo scrivendo con una mano e facendo scongiuri con l'altra: be', direi che potremmo mettere Orlandoni o Castellazzi centravanti, oppure riprendere il divino Julio Cruz, ingiustamente disoccupato... :D
Dai dai, noi tifiamo per te. Da questo assaggio si preannuncia una pietanza appetitosa. Noi saremo lieti di sederci alla tua mensa, anche se detto da noi risulta forse un tantino blasfemo ;-) Ci sentiamo cmq molto spirituali e pensiamo di capire le sensazioni che descrivi qui.
RispondiEliminaE' sempre un piacere leggerti.
Yin
come sempre bravo e grande Zio!
RispondiElimina* Erotici Eretici
RispondiEliminaIl vostro tifo mi inorgoglisce, così come la vostra presenza (soprattutto se blasfema) onorerebbe la mia mensa...
Per un Edonista (Moderato) è sempre un Piacere far provare Piacere... :D
* Ernest
Grazie di essere passato anche stavolta, mon ami!
Bellissimo spezzone.
RispondiEliminaIo no, non ho ricordi interni a una chiesa. La via per l'ateismo, per me, è arrivata sùbito, quasi una vocazione: già da piccolo mi distraevo, m'addormentavo. A saperlo, che le chiese davano tanti spunti, avrei evitato d'addormentarmi, magari.
* Silas Flannery
RispondiEliminaIntanto benvenutissimo, e grazie.
Il bello (o il tragico) è che gli spunti migliori per scrivere me li hanno sempre forniti le cose peggiori: la religione, il servizio militare, il mondo del lavhorror, le storie d'amore finite male, le disavventure nel mondo editoriale, la morte di mia madre... una volta ho detto che è un processo molto simile alla fotosintesi, solo che al posto della luce devi metterci l'angoscia.
A risentirci!
ZIO stavo per farti gli ennesimi complimenti, quando, mi è capitato di leggere la risposta a un commento dove dici di aver posseduto una giacca come quella di Pier Vittorio.
RispondiEliminaSono quasi certo che è anche per via di giacche come quella che Tondelli avesse recensioni contraddittorie.
Yang
* Yang
RispondiEliminaAccidenti, questo outing giacchesco me lo potevo risparmiare... :-)))
p.s. ve lo devo dire: "Erotico" ed "Eretico" sono due parole così belle che non saprei quale scegliere. E' una bella lotta!
...la chiesa di San Rocco, come si fa a non conoscerla! Però io non ho fatto in tempo a vederla PRIMA del restyling anni 70 (forse è quella alla quale ti riferisci tu)! Le immagini d'annata mi suggeriscono un ambiente molto più cupo di com'era quando avevo l'età di Corradino(e insieme agli altri guardavo il dipinto\affresco\murales di "S.Matteus" chiedendomi perchè non ci fosse anche "S.Brehme" e "S.Klinsmann"...)
RispondiElimina* Reverend Emi
RispondiEliminase avessi saputo dell'esistenza di un ragazzino che, vedendo l'affresco di "S. Matteus", si chiedeva come mai non ci fosse anche "S. Brehme" sarei corso a dargli un bacino...
(e se il romanzo avesse un'ambientazione più recente, ti chiederei il permesso di rubertelo e riciclarlo, quel pensiero!) :-))