Per creare un’intesa con Dora, e coi suoi cugini di Engelwil che stavo per conoscere, sarebbero però bastati ancora i semplici suoni, i gesti, l’accennare e l’intuire, le analogie da indovinare come nel gioco dei mimi, con l’integrazione di quei pochi termini inglesi noti a tutti, di quel timido francese scolastico che ci accomunava, e delle parole-jolly italiane conosciute nel mondo come ciao, bravo, maccheroni, pianoforte, amore, andreotti e vaffanculo.
E anche i pochi, inevitabili malintesi, in fondo, non sarebbero stati altro che gustosi: avrebbero aggiunto divertimento, e teneri ricordi in proiezione futura, a questa amicizia internazionale per me così nuova.
Poi assistetti al prodigio. Andammo a trovare i cugini Roland e Vera, e il prodigio, a cui nessuno mi aveva preparato, era che le sorelle Martina e Sonia Weckerli erano gemelle. Si assomigliavano in modo impressionante, anche se non erano per nulla identiche: Sonia era più bella, e abbinava a capelli castani molto scuri degli occhi azzurri da principessa nordica, in un contrasto quasi sconvolgente. Però rispetto alla gemella parlava meno bene Italiano, come subito mise in chiaro lei stessa:
E anche i pochi, inevitabili malintesi, in fondo, non sarebbero stati altro che gustosi: avrebbero aggiunto divertimento, e teneri ricordi in proiezione futura, a questa amicizia internazionale per me così nuova.
Poi assistetti al prodigio. Andammo a trovare i cugini Roland e Vera, e il prodigio, a cui nessuno mi aveva preparato, era che le sorelle Martina e Sonia Weckerli erano gemelle. Si assomigliavano in modo impressionante, anche se non erano per nulla identiche: Sonia era più bella, e abbinava a capelli castani molto scuri degli occhi azzurri da principessa nordica, in un contrasto quasi sconvolgente. Però rispetto alla gemella parlava meno bene Italiano, come subito mise in chiaro lei stessa:
«Ciau Coraddino! Scusi di mio no buono Italiano!»
I suoi strafalcioni erano buffi ma facevano tenerezza. Il lato più strampalato era il suo uso creativo dei vezzeggiativi. Quando disse che voleva farmi vedere “un canino”, Sonia Weckerli non intendeva mostrarmi la sua dentatura, ma il cucciolo di labrador che avevano regalato a Vera.
In genere le persone di parlata tedesca con l’Italiano fanno una gran confusione. Se parlare fosse camminare, sembrerebbero zoppi: s’inventano un sacco di doppie, e poi magari non le mettono quando ci vanno, ed è molto facile sentirgli dire cose come “cippoline” o “asparàggi”.
Roland e Vera erano biondi e abitavano in paradiso, e gli sembrava una cosa normale. Così scontata che forse neppure se ne accorgevano. Quando arrivammo da loro, nel primo pomeriggio, portati dalla solita docile duecavalli, era l’ora del bagno. Lo Zugersee si stendeva luccicoso e vasto sotto la loro casa – bisognava solo attraversare la strada – e loro, senza troppo stupore, mostravano di considerarlo una specie di vasca da bagno dilatata, una pertinenza dell’abitazione, una comodità che meritavano per nascita, una piscina dovuta. (La strada potevi attraversarla a occhi chiusi: ci passava una macchina ogni tre quarti d’ora, e sempre rispettando il bassissimo limite di velocità).
Si tuffavano da una sorta di trampolino, nuotavano a stile libero e a dorso, sguazzavano, si immergevano, riemergevano a rana, tornavano al trampolino, si tuffavano di nuovo producendo grandi spruzzi. Insomma si sollazzavano alla grande. Nessun adulto in sorveglianza: disinvoltura totale. Il problema era che non si toccava manco p’u cazzo, neppure a riva, per cui decisi fin da subito che avrei guardato e basta, mentre invece Dora si unì a loro, facendomi sentire l’unico rimminchionito fuori quadro. Io mi cagavo sotto con l’acqua di Mare, che notoriamente ti tiene un po’ su per via del sale, figuriamoci con quella di lago, fredda, infida e assassina. Naturalmente non la passai liscia: a gesti e mezze parole tutti e tre i cugini mi invitavano di continuo a buttarmi. A gesti e mezze parole mi trincerai dietro la scusa di non avere il costume. A parole e mezzi gesti si offrirono di prestarmene uno di quelli di Roland: bastava salire in “Haus” a prenderlo. Declinai con un messaggio quadrilingue: «Nein, bitte. La prochaine fois. Oggi no. Not today».
Al che Roland dimostrò di saper usare, per quanto in modo ancor più maldestro della madre, qualche parola italiana, perché di rimando mi gridò, cogliendo maledettamente nel segno: «Fiffona!»
«Maganotti» balbettai, anche se non c’entrava un put.
«Was?» urlò Roland, che si stava allontanando a dorso, per mettere maggior distanza fra lui e l’italiano cagasotto.
«Rien!» gridai.
La sua ultima risposta, mi parve di capire, fu una specie di pernacchia in Esperanto, che stridette non poco nella perfezione in panavision di quel pomeriggio azzurro anima.
I suoi strafalcioni erano buffi ma facevano tenerezza. Il lato più strampalato era il suo uso creativo dei vezzeggiativi. Quando disse che voleva farmi vedere “un canino”, Sonia Weckerli non intendeva mostrarmi la sua dentatura, ma il cucciolo di labrador che avevano regalato a Vera.
In genere le persone di parlata tedesca con l’Italiano fanno una gran confusione. Se parlare fosse camminare, sembrerebbero zoppi: s’inventano un sacco di doppie, e poi magari non le mettono quando ci vanno, ed è molto facile sentirgli dire cose come “cippoline” o “asparàggi”.
Roland e Vera erano biondi e abitavano in paradiso, e gli sembrava una cosa normale. Così scontata che forse neppure se ne accorgevano. Quando arrivammo da loro, nel primo pomeriggio, portati dalla solita docile duecavalli, era l’ora del bagno. Lo Zugersee si stendeva luccicoso e vasto sotto la loro casa – bisognava solo attraversare la strada – e loro, senza troppo stupore, mostravano di considerarlo una specie di vasca da bagno dilatata, una pertinenza dell’abitazione, una comodità che meritavano per nascita, una piscina dovuta. (La strada potevi attraversarla a occhi chiusi: ci passava una macchina ogni tre quarti d’ora, e sempre rispettando il bassissimo limite di velocità).
Si tuffavano da una sorta di trampolino, nuotavano a stile libero e a dorso, sguazzavano, si immergevano, riemergevano a rana, tornavano al trampolino, si tuffavano di nuovo producendo grandi spruzzi. Insomma si sollazzavano alla grande. Nessun adulto in sorveglianza: disinvoltura totale. Il problema era che non si toccava manco p’u cazzo, neppure a riva, per cui decisi fin da subito che avrei guardato e basta, mentre invece Dora si unì a loro, facendomi sentire l’unico rimminchionito fuori quadro. Io mi cagavo sotto con l’acqua di Mare, che notoriamente ti tiene un po’ su per via del sale, figuriamoci con quella di lago, fredda, infida e assassina. Naturalmente non la passai liscia: a gesti e mezze parole tutti e tre i cugini mi invitavano di continuo a buttarmi. A gesti e mezze parole mi trincerai dietro la scusa di non avere il costume. A parole e mezzi gesti si offrirono di prestarmene uno di quelli di Roland: bastava salire in “Haus” a prenderlo. Declinai con un messaggio quadrilingue: «Nein, bitte. La prochaine fois. Oggi no. Not today».
Al che Roland dimostrò di saper usare, per quanto in modo ancor più maldestro della madre, qualche parola italiana, perché di rimando mi gridò, cogliendo maledettamente nel segno: «Fiffona!»
«Maganotti» balbettai, anche se non c’entrava un put.
«Was?» urlò Roland, che si stava allontanando a dorso, per mettere maggior distanza fra lui e l’italiano cagasotto.
«Rien!» gridai.
La sua ultima risposta, mi parve di capire, fu una specie di pernacchia in Esperanto, che stridette non poco nella perfezione in panavision di quel pomeriggio azzurro anima.
Ci sono, ci sono. In ritardo( molto in ritardo) ma ci sono. E vuoi che mi manchi un pezzo alla collezione libraria cartacea/ eBook Pezzoli? Mi tocca fare sto giro su Amazon...complimenti al nuovo nato e al suo creatore :)
RispondiEliminaFrancesca
A quasi dodici anni dal mio esordio, ancora messaggi così mi rendono felice come un bambino felice. Non certo per l'"incasso" di un singolo libro, ma perché scrivere è semplicemente la mia vita: io non "faccio" questo, io SONO questo. Grazie di prenderne parte con così tanto entusiasmo.
EliminaTi abbraccio con affetto.
Sto cercando di immaginare come potrebbe essere una pernacchia in esperanto :-))) Sai una cosa, ho notato che la tua scrittura si sta affinando anno dopo anno, e soprattutto che ha una sua specifica connotazione, nel senso che se io leggessi un testo tuo senza sapere chi lo ha scritto, capirei quasi subito che lo hai scritto tu. Ah, a un certo punto mi hai ricordato uno dei miei pochissimi bagni al lago...ero con degli amici appena fuori da Orta San Giulio :) Un abbraccio amico mio
RispondiEliminaGrazie per queste parole, amico mio, meravigliose, sincere e pure azzeccatissime: sì, sono convinto di aver saputo dar vita, nel bene e nel male, a una voce tutta mia, diversa dalle altre, qualità che in altre parti del mondo mi farebbe apprezzare ancora di più, ma che in questo paese di pecoroni e di mediocri al potere si è rivelata, incredibilmente, uno svantaggio.
EliminaUn abbraccio affettuosissimo anche a Te!
Ehi, me l'ero già comprato e divorato PRIMA che tu pubblicassi questo estratto - e la pernacchia in Esperanto mi aveva già colpito allora. Hai uno stile unico, e vedi di non perderlo, eh?
RispondiEliminaNo, no, non preoccuparti. ;)
EliminaE grazie!
La tua nuova creatura è sulle preferenze nel mio blog.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Gli amici veri si riconoscono anche da questi piccoli gesti.
EliminaCorradino ringrazia e ti abbraccia con affetto.
Ciao Corradino, il sito nuovo è questo, anche se tutto e ancora in divenire: andreaconsonniwrong.blogspot.com
RispondiEliminaGrazie Andrea! A presto!
EliminaUn abbraccio.
Neanche Proust si lodava così tanto, come fai tu...Fulvio
RispondiEliminaNel caso specifico, mi pare che a "lodarmi" siano stati un paio di commentatori. In generale, ho sempre pensato che la principale dote di un vero artista, subito dopo il talento, sia la consapevolezza. Ma mi rendo conto che troppa schiettezza al riguardo possa dare fastidio a chi talento non ha.
EliminaComunque grazie, e buonasera.
(E magari la prossima volta, se ci tiene a darmi del tu, abbia la compiacenza di dire chi diavolo è: Fulvio Collovati?)
Mi sono permesso di darti del tu semplicemente perché qui si usa fare così. Se avessi saputo che sei permaloso, non solo ti avrei dato del Lei ma avrei anche scritto che sei il più grande scrittore del mondo. Comunque (non) amici come prima. Fulvio Collovati? Perdonami ma non so chi sia. Fulvio
EliminaMi permetto di intervenire in questo diverbio a due voci. Se vuoi mandarmi a stendere fallo tranquillamente, non mi offendo. Mi offendo solo quando mi prendono per i fondelli e cercano di sputtanarmi come ha fatto una certa "cristiana" che va tanto in chiesa ma è più stronza di un ateo.
EliminaDicevo che il tizio che si firma Fulvio, se è quello che conosco io, mi suona strano che si sia comportato in questa maniera. E' sempre molto rispettoso e gentile, cosa che non si possa dire che questo. Purtroppo dietro l'anonimato si nascondono certi personaggi che sono tutto un programma.
Mi è successo a me, giorni fa un tizio di nome enzo rasi, mai sentito, mai conosciuto , è entrato nel mio blog criticandolo e criticando anche la dolce Nellina. Mi sono "leggermente" incazzata...
EliminaCarissimo Fulvio, se sono stato esageratamente scortese e scontroso mi dispiace. Può darsi benissimo che io sia permaloso, ma di sicuro odio ipocrisie e adulazioni, quindi prego te e chiunque altro di NON darmi MAI del grande scrittore se non lo pensi davvero. (Magari, chissà, leggendo qualche mio romanzo potresti finire col pensarlo, ma viste le premesse dubito che avrai voglia di farlo).
EliminaNon so se sia un blogger anche tu, però prova a metterti nei miei panni: vedi apparire un "anonimo" (seguito da firma che per quel che ne sai potrebbe essere uno pseudonimo a caso), dopodiché apprendi che questa persona ha avuto l'urgenza di lasciare da te un suo pensiero solo per dire che "ti lodi" tanto (e ovviamente dietro 'sta cosa intravvedi lo stucchevole ritornello "chi si loda s'imbroda" ecc.)
Non penseresti a uno stalker, o a un cosiddetto troll? A uno venuto a commentare solo per sfregio, o per fare un dispetto?
Se ho equivocato, ripeto, mi scuso.
Sono permaloso ma, di solito, educato e corretto.
Buona giornata, caro Fulvio (non) Collovati. :)
p.s. A proposito di “lodarmi”, te ne devo raccontare una. Tempo fa, comunicai su messenger ad alcuni miei contatti l’uscita di “Gigolo per cliente unica”, autoprodotto malgrado sia a mio modo di vedere uno dei miei due romanzi migliori. Ebbene, una simpaticona, una personcina di ottavo livello, probabilmente una delle novecentomila italiane che si credono scrittrici, dopo avermi vigliaccamente eliminato al volo dalle “amicizie” per impedirmi di leggere il suo povero e piccino post, si mise a sfottermi a tutto spiano proprio a causa del mio “autolodarmi” in quel messaggio. Dove l’unica autolode era costituita dal definirlo “il più apprezzato anche dalla grande editoria, che trovò come unico motivo per non pubblicarlo il suo essere troppo trasgressivo”. (E di questa cosa potrei mostrare come prova le lunghe e incoraggianti lettere, tutt’altro che prestampate, ricevute da Rizzoli e da Fazi). Ecco, forse è anche per questo precedente che sono fortemente prevenuto contro chi mi accusa di autolodarmi. Scusami ancora.
Eliminap.p.s.
EliminaE comunque sono parecchio più bravo di Proust :-))))
Caro Zio Scriba, inizio dalla fine: ti confesso che leggo Proust con tanta fatica, però mi piace lo stesso perchè credo che la lettura debba anche essere impegno e "fatica". Forse i tuoi libri sono meno faticosi, forse più leggeri, forse meno impegnativi (ti prego di contenere la tua permalosità...sorrido), ma sono sicuro che se li leggessi - e non credo che lo farò...dovrei prima finire Proust :) - potrei anche apprezzarli. Il mio commento, nei tuoi riguardi, non voleva essere offensivo; era solo una battuta velata di ironia: non vedo perchè dovrei offendere una persona senza conoscerla; e tu, che sei una persona molto intelligente, lo hai capito, seppure in leggero ritardo e ti sei scusato. Per questo ti ringrazio. Sappi che, anche se non ho mai letto un tuo libro, leggo sempre i tuoi post che mi trovano spesso d'accordo.
EliminaP.S. Mi ha incuriosito quel Fulvio Collovati, e grazie alla rete, ho scoperto che faceva il calciatore. E pensare che in un primo momento credevo fosse uno scrittore che non conoscevo.... Voglio augurarmi che questo Collovati non scriva libri: sai bene che oggi esistono più scrittori che lettori, e che gli editori rincorrono proprio questi soggetti, calpestando la letteratura. Quella letteratura che tu ami. Un caro saluto. Fulvio
Sai, sono davvero sollevato per questo esserci spiegati, perché alla fine c'ero rimasto più male per la mia rispostaccia che per il commento tuo. Sui comportamenti di certa editoraglia, sui finti scrittori e sulla carenza di buoni lettori sfondi una porta aperta, anzi, spalancata, ma questo se mi seguivi lo saprai già (a cominciare dalla finta intervista con J. Strokabook sulla mia decisione di autoprodurmi). Se mai ti venisse la curiosità, ti consiglio di cominciare da Quattro soli a motore, che mi sembra il più "letterario" e meno atipico dei miei (e lo dico contro il mio interesse: gli editori, persino quelli onesti come i miei, riconoscono agli autori percentuali men che ridicole...)
EliminaUn caro saluto anche a te, e buonanotte!
Adesso vengo al tuo post. Come tu ben sai io sono innamorata di Corradino e visto che ti considero un bravo scrittore (non è una presa in giro ma lo penso realmente) ho deciso di comperare il libro cartaceo, per conservarlo nella libreria dopo averlo letto. E poterlo riprendere per rileggerlo. E qui sorge il problema, comperarlo da amazon è un azzardo perchè io abito in mezzo alla campagna sperduta delle Langhe e da esperienze precedenti quasi negative, ho dato incarico al mio giornalaio del paese di procurarmelo. Un poco per dargli lavoro e un poco per toglierlo alla multinazionale. I piccoli negozi di paese vanno aiutati, altrimenti chiudono. Ora se lo trova bene, altrimenti sarò obbligata a comperare l'ebook.
RispondiEliminaDopo tutto sto polpettone, ti mando il mio abbraccio virtuale forte forte. Scusandomi :D
Inizio dalla fine, abbracciandoti forte e dicendoti che non devi scusarti di niente.
EliminaPoi, piccole istruzioni pratiche sull'ordine del cartaceo: può andar bene delegare il giornalaio, così come va bene fare l'ordine tu su Amazon dando per comodità come indirizzo di consegna quello del giornalaio (dopo esserti messa d'accordo con lui se è un amico) ma resta il fatto che il libro è SOLO su Amazon, per cui anche il giornalaio è bene che ne sia informato e lo cerchi solo lì, altrimenti diventerà matto per niente. :)
(Anch'io quando voglio qualche copia delle mie mi appoggio a un amico, perché altrimenti per ordinare altro preferisco ibs, che accetta i pagamenti in contrassegno, ma per scelta mia i miei libri autoprodotti sono SOLO, ripeto, su Amazon, perché è il partner più organizzato e preciso, oltre a essere corretto e puntuale nei pagamenti).
Ciao carissima!