"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

giovedì 1 agosto 2019

TRANCI DAL MIGLIOR ROMANZO ITALIANO DELL'ANNO. (Ma non lo troverete fra i premiozzi, e neppure in libreria, com'è giusto che sia. E-book e cartaceo SOLO su AMAZON).


Avevo anche provato a sguazzare nei fondali bassi del giornalismo di provincia, conquistando non si sa come una pagina tutta mia su una rivista cittadina. Potevo scriverci quello che volevo! Mica male, come chance per un ragazzotto. Attaccai Khomeini e non mi successe niente. Attaccai la Democrazia Cristiana e non mi successe niente. Attaccai certi cuor di leone che sparavano col fucile ai pettirossi, e venni licenziato. Questione d’inserzionismo: gli Ayatollah dell’Iran non compravano spazi pubblicitari sulle riviste varesine, gli armaioli della zona sì.

Loro non lo sanno, ma il vantaggio delle primissime eiaculazioni è che viene fuori una gocciolina concentrata, acquosa e trasparente, quasi invisibile, non rintracciabile, e la goduria è di gran lunga superiore a quella degli orgasmi adulti – forse per via del mistero, della novità, della sorpresa – ma insomma non sporchi e non lasci traccia, per cui mi scopavo di tutto, dai cuscini piacevolmente urticanti del divano in sala (mentre i genitori in cucina sorseggiavano il caffè Paulista) ai copriletti in camera mia. Nessuno si accorgeva di niente. Poi chiedevo scusa al Dio di Paura, a questo spauracchio cagacazzo e notaio delle goccioline altrui, e gli promettevo, chissà perché, di non farlo mai più. 

Ma stamattina lo subisco anch’io, lo stupro di qualcuno che mi paga uno stipendio. Devo scendere verso l’incrocio, e immettermi nello sciabordante scorrere dell’incubo su ruote. Attenzione. È pericoloso. Eccomi inserito. Eccomi fagocitato. È più di quanto si possa sopportare. È così ogni mattina, per voi? Come dite? Anche il sabato notte? Solo che lì lo chiamate “divertimento”? Ma come può essere. Eccomi preceduto, tallonato, sfiorato. Paura del lupo nessuna. Tanta paura di voi.

Ben presto ci arrivai, ad associare le mie seghette undicenni alle femmine, alle compagne di classe. Le scopavo di solito sul mio letto, sempre disteso al contrario con la testa dalla parte dei piedi, e della porta, per controllare che non facesse irruzione nessuno. Ma la stranezza era che invece di andare su e giù ancheggiavo da sinistra a destra e da destra a sinistra: mi ero fatto fregare dalla parola “scopare” (le parole ci fregano sempre), e credevo che la figa andasse ramazzata, spennellata via in superficie come un pavimento peloso con la scopa di saggina. Il che oltretutto spiegava come mai le donne rimanessero incinte così raramente, solo dopo numerosi e pazienti tentativi.

Certe sere leggevo per lei da un libriccino di haiku giapponesi, delicati lirici flash che invece che scritti sembravano dipinti con gli acquarelli sulla pagina bianca. C’era una bella immagine che ritornava spesso: “Aki no kure”. 
Veniva tradotta con “Crepuscolo d’autunno”. 
Ogni volta che leggevo dei versi che terminavano con aki no kure mi commuovevo, e lei mi guardava interrogativa.

Latte, müesli, cioccolato, formaggio dolce, marmellate, burro, succo di mela, mi sento svizzero anch’io, ho imparato a esserlo a Berna e in riva allo Zugersee, ero solo un bambino, porgevo noccioline agli scoiattoli e correvo al recinto del “bidióbidie” al Thier Park, mi venne spiegato che il bisonte non le voleva, le mie noccioline del cazzo, ma era lui, solo lui, il mio preferito. Adesso volevo essere uno scoiattolo.

Solo la libertà, contava. Più dell’ossigeno stesso. E il tutto, si capisce, in selvatica solitudo. La mia canzone-manifesto era Who can it be now?, incisa dagli australiani Men at work nei primi Ottanta, contrariata reazione al bussare alla porta che in valcuviese si tradurrebbe: E mò ki ghè scià?, e in italiano: Chi è che rompe il cazzo a quest’ora? 
Lo so, lo so, io sarò di quelli rinvenuti, già ben decomposti e assaggiati dal gatto affamato, una ventina di giorni dopo la morte, e solo a causa della puzza, e i cacanotizie mi appiccicheranno col naso tappato la risaputa etichetta: NUOVO DRAMMA DELLA SOLITUDINE. (Semmai il dramma della putrefazione, coglioni!)

Se la colonna sonora fosse stata a richiesta, più che alleluja avrei gradito come on baby, do the locomotion… Eravamo due vagoni molto ben agganciati, chi lo nega. Le mie mani sulle tettine tutt’altro che flosce mungevano e strizzavano capezzoli duri. Il mio membro nell’antica fregna ben lubrificata faceva sgnik sgnik sgnik, il mio corpo contro il suo corpo contro il suo lavandino faceva thumpf! thump! thud!, mentre il dentifricio diventava un pizzetto colante. 
Lei smise di lavarsi i denti.







10 commenti:

  1. Letto, letto LETTOOOOO!
    E dunque eccomi qui ad esprimere il mio semplice giudizio... ho iniziato a leggere in sordina e con molta calma, purtroppo sono fatta così, quando la tematica mi “spiazza”, vuoi per i miei gusti narrativi, vuoi per i miei periodi in cui il mio umore decide il tipo di lettura, ho preferito andarci cauta. La scrittura e lo stile mi intrigavano ma Paul mi irritava. Ma poi è arrivata Federica con la quale ho condiviso le arrabbiature su questo ragazzone che poteva dare molto ma si crogiolava nel suo essere, senza umiltà anzi direi con molta immodestia. E poi... poi è stato un crescendo pagina dopo pagina e, come capita nella realtà, Paul si è mostrato in tutta la sua fragilità, come un re nudo... per il resto, beh il resto fa di te un folle, capace e grande narratore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un profondo e commosso Grazie per queste tue bellissime parole, cara Francesca.
      Ti abbraccio forte.

      Elimina
  2. Ahò, che fai, ti spoilerizzi da solo? :D
    Quel tuo alter ego romanzesco, però, è un personaggio degno di far coppia col mitico Corradino.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione: mi spoilerizzo, mi sponsorizzo, mi lodo, m’imbrodo… :D Ma ho la consapevolezza di averne ben donde. E poi la modestia non ha diritto di cittadinanza fra gli artisti: quando è falsa è ipocrisia tra le più schifose, viscide e putride; mentre quando è autentica diventa… autocertificazione di mediocrità!
      Vero anche che l’eroe Corradino e l’antieroe Paolo Lizzenci, pur diversissimi, hanno tanto, tanto in comune.
      Un abbraccio, caro amico.

      Elimina
  3. Risposte
    1. Grazie. Sperando ritorni l'occasione - magari la prossima estate - per incontraci di persona, scrivere una dedica di mio pugno, e fare con te e Flavia una bella chiacchierata, qualche partita, e magari una cena in spiaggia. :)
      Un abbraccio grande.

      Elimina
  4. Valentino de Curtis2 agosto 2019 alle ore 09:56

    Dopo averlo letto, in un crescendo di goduria e di estasi (anch’io, come Francesca là sopra, sono partito con qualche lieve perplessità) mi sono detto: se un libro simile non è in libreria, le librerie stanno esaurendo la loro ragione di esistere. E siccome adoro le librerie (quelle piccole, quelle belle) auspico, sogno, un tuo ulteriore passo: che tu adesso diventi un minuscolo editore/distributore. So che è difficile, quasi impossibile. E comunque grazie di scrivere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Davvero una bella idea, caro Valentino. Ma da bravo artista domiciliato sulle nuvole avrei bisogno di associarmi a gente capace di muovere soldi. E la gente capace di muovere soldi non scommette sugli artisti domiciliati sulle nuvole, per di più sciaguratamente italiani… Comunque grazie a te di esserci, e di leggermi.

      Elimina
  5. sto scaricando kindle..Così mi passo piacevolmente l'estate. Certo il carteceo è un'altra cosa...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Su questo concordo in pieno. Comunque i miei su Amazon hanno tutti anche la versione cartacea!
      Un abbraccio grande, amico mio. Buona estate, buone letture e buona vita. Che tutto possa esserti piacevole e sereno.

      Elimina

Benvenuti a bordo!!
Questo blog è Nemico dichiarato di ogni censura. Ma sono costretto mio malgrado a ricordare che rimuovere insulti gratuiti, scorregge occulte o minacce vigliacche non è censura: è nettezza urbana. Voglio che qui da me vi sentiate esattamente come a casa vostra: quindi Liberi, ma non di pisciare sul pavimento, o mi toccherà pulire. :)