"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

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lunedì 4 febbraio 2019

Michel Houellebecq - SEROTONINA

voto: 8

Se non è il miglior Houellebecq di sempre ci va molto vicino. Coraggioso, corrosivo, (auto)ironico, visionario, incline a provocare e a scioccare, spietatamente lucido (giustamente spietato con gli uomini persino più di quanto non lo sia – sempre giustamente – con le donne), capace di continui guizzi dal tetro all’esilarante e dall’esilarante al tetro, e sempre (malgrado la parte finale sia di una tristezza agghiacciante, assoluta e depressiva) sempre tragicomico (o mesto-umoristico) fino al midollo: tutte qualità senza le quali si può anche essere banali scriventi o noiosi scribacchini, ma non si potrà mai essere Scrittori. Lui lo è. 
(Con tutti i suoi limiti, e penso per esempio a certe parti storico-architettonico descrittive abbastanza superflue, e che paiono prese pari pari da wikipedia, o da un dépliant per turisti della domenica. In generale la sua scrittura produce in me uno strano e movimentato grafico con picchi elevatissimi, alcune cadute in una sciattonaggine probabilmente funzionale e voluta, e molto piattume, anche se per essere certo che non si tratti di pecche nella traduzione dovrei trovare il tempo di affrontare la versione originale. Mentre lo leggo, con la mia mania forse un po’ stupida, da quel maestrino che non sono e non vorrei mai essere, di dare voti ai libri, oscillo più volte dal 10 al 6, e si tratta forse dell’unico autore con cui sempre mi capita una reazione simile, e non riuscirò mai a decidere se tutto ciò, se questo essere perennemente disorientato al suo cospetto, sia segno di una sua assoluta grandezza o di irrisolta e irrimediabile incompiutezza – in ogni caso ecco spiegato il motivo per cui alla fine decido di assegnargli una media di 8).

«È sbagliato che due persone che si amano parlino la stessa lingua, è sbagliato che possano davvero capirsi, che possano comunicare con le parole, perché la vocazione della parola non è creare amore bensì divisione e odio, la parola separa man mano che avviene, laddove un informe balbettio amoroso, semilinguistico, il parlare alla propria donna o al proprio uomo come si parlerebbe al proprio cane, crea la condizione di un amore incondizionato e duraturo. Se almeno ci si potesse limitare a concetti immediati e concreti – dove sono le chiavi del garage? a che ora viene l’elettricista? – potrebbe ancora andar bene, ma più in là inizia il regno della discordia, del disamore e del divorzio.»

«Il suo passato la relegava nel settore culturale, e si trattava di un malinteso, perché il suo sogno era lavorare nel cinema d’evasione, lei stessa andava a vedere solo film immediatamente accessibili a tutti, aveva amato Le grand bleu e ancor di più Les visiteurs mentre il testo di Bataille le era sembrato “totalmente idiota”, e la storia si ripeté con un testo di Leiris nel quale fu coinvolta poco dopo, ma il peggio fu senza dubbio la lettura di un’ora di Blanchot per France Culture, mi disse che non avrebbe mai immaginato che potessero esistere stronzate del genere, mi disse che era incredibile che si avesse il coraggio di proporre al pubblico idiozie simili. Per parte mia non avevo alcuna opinione su Blanchot, ricordavo solo un divertente passo di Cioran nel quale spiega che Blanchot è l’autore ideale per imparare a battere a macchina, perché non si è mai “disturbati dal senso”.»

«Dio è uno sceneggiatore mediocre, è questa la convinzione che quasi cinquant’anni di esistenza mi hanno portato a maturare, e più in generale Dio è un mediocre, nella sua creazione non c’è niente che non abbia il segno dell’approssimazione e dell’insuccesso, quando non quello della cattiveria pura e semplice, ovviamente ci sono eccezioni, ci sono per forza eccezioni, la possibilità della felicità doveva sussistere già solo in quanto esca…»



4 commenti:

  1. Anni fa avevo in lista "Sottomissione" ma poi alla fine non l'ho letto. Questo nuovo mi attira e al tempo stesso mi respinge: i giudizi (compreso il tuo) sono abbastanza controversi.

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    1. "Sottomissione" mi ha deluso: forse addirittura il peggiore dei suoi. Autore controverso, interessante e, come dicevo, con qualche limite. Diciamo che potrei consigliartene qualche decina di migliori, ma piuttosto che leggere insipidi scribacchini italioti da classifica, da recensione pilotata o da ospitata in tv, meglio lui. :)

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    2. Buonasera Nicola,
      ti ringrazio tanto della recensione. Continuo a seguire spesso il tuo importante blog. Sto leggendo "Serotonina" da pochi giorni. Tra gli autori viventi, Houellebecq è tra quelli che mi interessano maggiormente. Chissà, riferendomi alle citazioni da te riportate, qual è l'opera di Bataille di cui si parla. Tra i miei romanzi preferiti in assoluto c'è "L'azzurro del cielo", di Bataille appunto. E a proposito di "Sottomissione", a me invece era piaciuto molto. Ma, come si dice, "de gustibus". Su IBS avevo scritto questo:
      "Sottomissione" è un libro sulla solitudine. L'espediente narrativo per evidenziare tale stato è l'invenzione d'una catastrofe, la fine di un mondo. La penna di Houellebecq è acuminata e chirurgica; gli sbalzi d'umore sono orchestrati con la maestria del grande autore e i dettagli minuziosi della vita quotidiana descritti con crudele esattezza. Un libro che nasconde abilmente una reale compassione verso il fenomeno uomo.
      -
      Grazie ancora. Un abbraccio,
      Subhaga Gaetano Failla

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    3. Ciao carissimo Gaetano.
      Hai perfettamente ragione sul "de gustibus", ma probabilmente le nostre (o almeno le mie) impressioni di lettura sono a volte influenzate anche dallo stato d'animo del momento, o dalle aspettative magari troppo grandi, o sbagliate, che si avevano su un particolare libro. Ti ringrazio come sempre per i tuoi spunti assai interessanti: per esempio adesso andrò a informarmi su "L'azzurro del cielo", che non conoscevo, per merito tuo. La lettura, si sa, è una delle azioni più feconde che esistano: a volte puoi scoprire un autore solo perché un altro ne aveva parlato male in un suo romanzo... :)
      Abbraccio ricambiato, e a risentirci alla prossima!

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