ERESIE ALLA GRIGLIA
E L'ACCIDENTE CHE VI PIGLIA
UN
Di solito scrive maluccio ma in compenso declama da dio, con molte smorfie e spasmi, gesticolando e drammatizzando ogni sillaba, lui sì che sa donare spessore e giusta quantità di saliva a ogni preposizione, nobilitare una pausa, valorizzare con navigato istrionismo un peto sfumato o un punto e virgola appena sfornato. La resa televisiva è superba! Ah, non averci pensato prima! Raschiato il fondo del barile dei registi, del paiolo dei cuocuzzi e del badile dei cantanti, è adesso decisamente lui, l’attore di cinema, la nuova miniera autoriale nel Paese Che Odia Gli Scrittori.
DUE
Vedo che ultimamente tutti parlano dell’ennesimo famosoide gossipparo cavalcato da certa editoria senza vergogna. Be’, ragazzi, io sono alto quasi due metri e soffro di problemini di schiena, e non mi va più di abbassarmi troppo. Quindi perdonatemi se stavolta non scenderò giù a vedere. (Uno dei miei detti latini preferiti è “Aquila non captat muscas”. Letteralmente, l’aquila non cattura le mosche. E di certo non si cura dei gusti escrementizi di queste ultime.)
TRE
Agli scrittori-bussola continuo a preferire gli scrittori scombussolati. Se diventano edificanti esempi di felice e disciplinata normalozzità conformista anche gli artisti (e le loro opere), siamo veramente alla frutta. Marcia.
PEPPEREPPÈ
Un paio di domeniche fa, sul giornale comprato da mio padre, buttai un occhio all’anteprima di un nuovo (e già precocemente superpompato) romanzo italiota. Un paio di lenzuolate di pagine culturali, neanche si trattasse di Dostoevskij. Non chiedetemi di chi invece si tratti: non mi va di fare pubblicità involontaria, in questi casi si dice il pescato ma non il pescatore (ne accennai tempo fa: è il tizio che si vantava di scrivere solo calzando scarpe inglesi, nuovo discutibile pupillo dei signorotti della cultura, in rampa di lancio tra squilli di tromba preregistrati). Comunque, dopo qualche minuto risollevo l’occhio ferito, non saprei dire se più per la bruttezza dello stile o per la banalità degli argomenti, per l’esordio squallidotto della storia (un professore sposato “si fa” una studentessa, ovviamente nelle latrine dell’università; poco più avanti la prode mogliettina già sottopone la ragazzuola a un molto stucchevole interrogatorio) o per l’insipida pretenziosità dei dialoghi che mi rendono ogni personaggio antipatico al volo. Risollevo l’occhio annoiato da tanto déja vu (s)coppiettistico, dall’introspezione saccente tipo manualetto di antroposociologia sessuale, sconcertato e deluso da tanta celebrata pochezza, dalla presunzione di voler aggiungere parole “colte” e originali su miserie trite e ritrite come la psicologia del tradimento nel matrimonio contemporaneo. (Il registro attualmente in auge qui da noi pare essere l’insulso-erudito: dire cose risapute e dozzinali ma farle dire da personaggi-professorini capaci di costruirci sopra irritanti elucubrazioni, personaggetti in fregola che potresti ritrovarti in qualsiasi reality che si mettono a sdottorar liturgie sui propri cazzi perché loro – purtroppo, in questi casi bisogna dire purtroppo – hanno letto libri, basti pensare alla mogliettina agente immobiliare che subito si mette a citare a tambur battente nientemeno che un trancio dell’incipit di Lolita, banalizzandolo per sempre.)
Ma scrivere male è diventata una moda? Senza dir nulla hanno imposto una “scrittura moderna” che (volutamente!) sta alla buona Narrativa come “l’arte moderna” (Cattelan & Company) sta a Michelangelo? Fortuna che in altre parti del mondo sembrano non essersene accorti: forse il colpo di stato della mediocrità si è verificato soltanto in certe nostre redazioni. Me ne torno a stragodere il mio caro José Eduardo Agualusa (se ancora non lo conoscete, leggetelo!), tutto contento e soprattutto zitto zitto, prima che magari avvertano anche lui. Lo avvertano di che? Che scrivere bene, divertire il lettore e dire qualcosa di nuovo non si usa proprio più.
E BUM!
Perché dovrei leggere uno come il celebratissimo Javier Marìas, se sostiene che i suoi libri gli sembrano “abbastanza brutti"?
Come dovrei considerarla: untuosa falsa modestia? Perfezionismo fuori luogo? Sconcertante sincerità?
Già le recensioni negative che ho trovato in giro (poche, per essere onesto, ma che paiono ben calibrate sui miei gusti e sulle mie allergie) non mi invogliavano per nulla (accusato di essere prolisso, pedante, noioso, eruditoide, di non avere niente di nuovo da dire, niente di diverso da indagare che il solito coppiettismo etero in crisi, insomma tutto ciò che NON amo in un romanzo e in uno scrittore…)
Ma se poi devo sentirmi dire che sono abbastanza brutti pure per te che li hai scritti, leggiteli tu!
CONDIRE, E GIRARE L’ERETICO SUL LATO ANCORA CRUDO
Se certi nostri illustri personaggetti editoriali si fossero occupati di pittura ai tempi di Vincent Van Gogh, probabilmente gli avrebbero suggerito, non senza arroganza, di essere più accurato nel disegno e di usare colori più tenui. “O non diventerai mai un pittore!”. Dopodiché si sarebbero messi loro medesimi personalmente di persona a dipingere quadri bruttissimi. E premiatissimi.
E BUM!
Perché dovrei leggere uno come il celebratissimo Javier Marìas, se sostiene che i suoi libri gli sembrano “abbastanza brutti"?
Come dovrei considerarla: untuosa falsa modestia? Perfezionismo fuori luogo? Sconcertante sincerità?
Già le recensioni negative che ho trovato in giro (poche, per essere onesto, ma che paiono ben calibrate sui miei gusti e sulle mie allergie) non mi invogliavano per nulla (accusato di essere prolisso, pedante, noioso, eruditoide, di non avere niente di nuovo da dire, niente di diverso da indagare che il solito coppiettismo etero in crisi, insomma tutto ciò che NON amo in un romanzo e in uno scrittore…)
Ma se poi devo sentirmi dire che sono abbastanza brutti pure per te che li hai scritti, leggiteli tu!
CONDIRE, E GIRARE L’ERETICO SUL LATO ANCORA CRUDO
Se certi nostri illustri personaggetti editoriali si fossero occupati di pittura ai tempi di Vincent Van Gogh, probabilmente gli avrebbero suggerito, non senza arroganza, di essere più accurato nel disegno e di usare colori più tenui. “O non diventerai mai un pittore!”. Dopodiché si sarebbero messi loro medesimi personalmente di persona a dipingere quadri bruttissimi. E premiatissimi.
Che dire? Le tue eresie periodiche mi fanno sempre cappottare! :-)))
RispondiElimina- E se trovi l'attorone gossiparo preso come "bussola", tutto insieme nello stesso individuo? Mi sa che in tutto quel ciarpame editoriale dei giorni nostri un caso del genere lo trovi.
- Non dirmi che ti sei autoinflitto l'anteprima di Mister Scarpe Inglesi! Guarda, io se dovessi scegliere una tortura tra quello e il water boarding opterei per quest'ultimo.
- Ho imparato che in qualunque caso, che l'arte in discussione sia la scrittura, la pittura, la musica o qualsiasi altra, vi sono tre opzioni: a) se l'artista si autoesalta, si autoincensa, sbrodola che quella in questione è la sua migliore opera, che insomma spacca il culo ai passeri, l'opera farà schifo; b) se l'artista si dimostra insoddisfatto, dirà che quell'opera gli è venuta male, che è una cacca, e via così, l'opera farà schifo; c) se l'artista tace oppure mantiene toni moderati e parla più che altro in termini descrittivi della propria opera, questa potrà essere situata in qualunque punto della gamma, ma facilmente sarà di eccellente qualità.
- All'epoca di Van Gogh quei saputelli si sarebbero presi pesci in faccia a nastro.
Anche le tue annotazioni non sono male! :-)
EliminaQuindi proseguo volentieri il gioco con le controannotazioni.
1 Se all’attorone gossipparo bussola non siamo già arrivati, ci si arriverà di sicuro: è un profilo troppo promettente dal punto di vista della speculazione commerciale e della circonvenzione di (non) lettori…
2 Nel rispetto delle mie regole Anti Coprofagia non potrei mai comprare certi libri italiani di sul-cesso, ma quando scorgo pompate anteprime sul giornale paterno non resisto alla tentazione sadomasochistica e mi faccio del male. Molto male. E poi non posso non documentarmi su quanto MALE si possa scrivere oggi con la benedizione di lorsignori lassù.
3 Di solito l’artista-scrittore STA A CASA ZITTO E SCRIVE. (Ma poi come li spacci i libri, se i lettori sono stati sostituiti dai telespettatori boccaloni? Io a volte mi chiedo come cazzo sia possibile che il tale tizio abbia venduto più di un paio di copie alle sue cugine, dopodiché mi spiegano che Egli compare da fazio una puntata sì e l’altra pure…)
4 All’epoca nostra i pesci li tiro solo io. Senza esclusione di polpi. Perché sono pazzo. Tutti gli altri, più svegli, più furbi e più sani di me, hanno capito benissimo che conviene essere diplomatici. O meglio ancora leccare ani. O per lo meno stare zitti.
p.s. Apprendo, incredulo ma non troppo, che quella robina di cui si parlava al punto "peppereppè" è già PRIMA in classifica, e ovviamente già si parla di premiostrega et similia. Che il modo in cui si viene lanciati (e da chi) fosse preponderante sul come si scrive era risaputo, ma che ormai conti SOLO (con spietatezza matematica) il modo in cui si viene lanciati (e da chi) è davvero deprimente. Anche pensando alla facile influenzabilità dei cosiddetti lettori.
EliminaEh, devono proprio essere le scarpe inglesi!
Elimina:-))))
EliminaD’accordo in toto. Di Javier Marìas ho letto “Berta Isla”, e l’ho trovato veramente brutto. Temo sia un modo di scrivere che sta tornando di moda, forse come reazione all’analfabetismo dominante. Alcuni lodano queste scritture prolisse, tirando in ballo il concetto di “complessità”.
RispondiEliminaIo credo che SAPER SCRIVERE, oggi, significhi saper essere al tempo stesso complessi e agili, profondi e leggeri, sapienti e chirurgici, ricchi di forza e significato e divertenti, e magari un pochettino innovativi (che non significa stucchevolmente sperimentali: si cadrebbe nell’estremo opposto). Il prolisso, nel novantanove per cento dei casi, è un trombone incapace, altro che complessità (“complessità” mi pare una paroletta disonesta e molto abusata, che sembra essere stata creata apposta per lodare disonestamente chi usa una scrittura barbosa, involuta, aggrovigliata e goffa, parente stretta del burocratese, diciamo un burocratese borbonico in versione letteraria, tipica del secchioncello raccomandato e spocchioso). Naturalmente non sono così rigido: un genio assoluto del calibro di Dostoevskij può dilungarsi finché gli pare. Se giudicassi prolisso “Delitto e castigo” mi sentirei pazzo. E stupido.
EliminaE dello Scurati che dice di partecipare al Premio Strega per "dovere civile" cosa mi dici? ;-)
EliminaMa quanto hanno rotto con questi “doveri civili”. L’unico dovere di uno scrittore è scrivere BENE, il che, oltre all’originalità e a uno stile accettabile, dovrebbe includere obbligatoriamente l’essere tragicomici e possibilmente autoironici (nonché calvinianamente “leggeri”, che non significa superficiali). Non se ne può più di tutta questa sgangherata, barbosa e pretenziosa seriosità senza talento!
EliminaE comunque pure quest’anno lo strega sta proprio conciato bene. Continuiamo a farci del male!