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giovedì 11 gennaio 2018

IO E PAUL AUSTER: MERAVIGLIE E MISTERI DELLO SCRIPTORIUM COSMICO




 

Di sicuro si tratta solo di misteriose e affascinanti coincidenze (e non lo dico in senso ironico). Coincidenze che mettono un po’ i brividi. Ma mi piace immaginare (proprio nel senso di fantasticare) di aver magicamente contribuito a far rifiorire l’ispirazione del grandioso Paul Auster, il mio scrittore preferito, che negli ultimi anni sembrava essersi irrimediabilmente inaridita.
Nel 2012 pubblicai “Quattro soli a motore”. Il libro recava una doppia dedica: “A mio padre. E a Paul Auster”. Una cosa che non si fa quasi mai, dedicare un romanzo a un altro autore (in seguito l’avrei fatto anche per Paolo Zardi), ma a lui mi sentivo legato da un legame invisibile, difficile da spiegare.
L’ho sempre considerato un fratello maggiore (anche se, avendo 20 anni più di me, tecnicamente potrebbe essermi padre) un po’ perché ne adoro la scrittura, e un po’ per il fatto che pure lui ha esordito molto più tardi di quanto meritasse, dopo aver rischiato addirittura, incredibilmente, di non farcela. (Anche se le rispettive voci sono assai dissimili, come ben esemplificato dalle nostre autoproduzioni adolescenziali: lui un giornalino serio che imitava i giornali veri, io… L’Inkazzo Periodiko!)
Su una copia di Quattro soli scrissi una seconda dedica di mio pugno, e decisi di spedirgliela. Non riuscendo a procurarmi il suo indirizzo di New York, su suggerimento della mia splendida amica Giacinta, anche lei innamorata della scrittura di Paul, domandai all’ufficio stampa del suo editore italiano (Einaudi) il favore di inoltrargliela. Cosa che probabilmente non è mai stata fatta, o in ogni caso non è andata a buon fine, altrimenti penso che uno come Lui mi avrebbe mandato, o fatto mandare da una segretaria, due righe di ringraziamento.
Non so neppure se Paul Auster sia in grado di leggere un testo in Italiano. E comunque. Ho da poco finito di leggere il suo nuovo, mastodontico “4 3 2 1”.

In “Quattro soli a motore” c’è un bambino che rischia di morire strozzato da una caramella che gli è andata di traverso, e la madre lo salva prendendolo per i piedi e scrollandolo a testa in giù.
Anche in “4 3 2 1” c’è un bambino che rischia di morire strozzato da una caramella che gli è andata di traverso, e la madre lo salva prendendolo per i piedi e scrollandolo a testa in giù.
In “Quattro soli a motore” il protagonista non riesce a essere triste al funerale di zia Trude, perché era una persona ottusa, orrenda e cattiva che lo trattava male.
In “4 3 2 1” il protagonista non riesce a essere triste al funerale del cugino Andrew, perché era una persona ottusa, orrenda e cattiva che lo trattava male.
In “Quattro soli a motore” si parla dei misteri dell’infinitamente piccolo, a proposito di una certa astronave «grande come la capocchia di uno spillo di un mondo racchiuso dentro un altro spillo che stava dentro un altro spillo che stava dentro un altro che stava dentro un altro ancora…»
Anche in “4 3 2 1” si parla dei misteri dell’infinitamente piccolo, a proposito di un particolare gioco di immagini sulle etichette delle confezioni di due diversi prodotti, burro e fiocchi d’avena: «un mondo che era dentro un altro mondo, che era dentro un altro mondo, che era dentro un altro mondo…»
In “Quattro soli a motore” il protagonista scrive sul Taccuino rosso di Wolfsburg una potente maledizione contro chiunque gli abbia fatto un torto.
In “4 3 2 1” verso la fine leggiamo: «Il taccuino scarlatto contiene una violenta maledizione contro chiunque mi abbia fatto un torto». (Ma qui devo dire che alla fascinazione per i “taccuini” il buon Paul è arrivato MOLTO prima di me).
E il mio Corradino di Quattro soli si mostrerà eccessivamente protettivo nei confronti della madre rimasta vedova: 
«le donne che scelgono uomini sbagliati sono portate a ripetere l’errore. E io non avrei mai permesso che la mia fata finisse con un altro Videla, o in custodia da qualche femmimaschio lampadato del circolo tennistico». 
Anche una delle diramazioni-Ferguson del “4 3 2 1” di Auster si mostrerà eccessivamente protettivo nei confronti della madre rimasta vedova: 
«era sempre stata la paura più grande di Ferguson, vedere la madre perdere la testa per un buffone che la riempiva di paroline dolci e poi svegliarsi una mattina scoprendo di aver commesso l’errore della sua vita». 

Quello che vorrei dirti, Paul, se tu fossi in ascolto, è che anche nella remota ipotesi che tu avessi scopiazzato qualcosa, io non lo considererei un plagio o una grave scorrettezza, ma un onore, e ne sarei orgoglioso e lusingato. Perché ti voglio bene. Perché sono io a sentirmi in debito con te, per aver potuto leggere i tuoi più meravigliosi romanzi (dalla “Trilogia di New York” a “Moon Palace”, dal “Libro delle illusioni” a “Follie di Brooklyn”, dalla “Notte dell’oracolo” a “Timbuctù”) nel periodo più difficile e oscuro della mia vita, più di dieci anni fa, quando la mia strada di scrittore sembrava essersi interrotta ancor prima di cominciare davvero. E perché forse siamo davvero in contatto con gli stessi Dèi della scrittura: forse siamo anime sorelle.
Ma c’è soprattutto un altro sconvolgente accadimento, che mi fa sentire in debito. 
Tanto, tanto tempo fa, mentre abitavo nel cuore febbrile del cantiere del romanzo che sarebbe diventato “Quattro soli a motore”, chiesi espressamente agli Dèi della Scrittura “un’idea alla Paul Auster” che mi mancava per quella storia. La domandai prima di immergermi nell’acqua della mia vasca da bagno in un tardo e buio pomeriggio di novembre. Quella vasca che a volte chiamavo “il mio piccolo Gange di purificazione”, che forse è anche un Portale verso dimensioni a contatto diretto col Logos, e dentro cui un giorno, quando sarà venuto il momento, potrei annegarmi per trovare la Pace. 
Tenni le luci spente e, tra i vapori del bagno caldissimo, mentre un’oscurità protettiva si faceva largo attorno a me, facendo sembrare luminoso il crepuscolo gelido che c’era oltre la finestra, quell’idea, puntualissima, venne. Una delle più geniali mai usate in un mio libro: la scena in cui Corradino si addentra in una sconosciuta, immensa biblioteca in cui lo attende la rivelazione di un prodigio che lo riempirà di terrore e sgomento: migliaia di libri tutti uguali, piccolissimi, dalla copertina rossa come il suo portentoso Taccuino di Wolfsburg, su ognuno di essi un’etichetta col nome “Corradino” e una data, e dentro ognuno, scritta a matita, la cronaca minuziosa di un giorno della sua vita. Passata e futura. E pagine bianche per tutti i giorni di vita potenziale in cui lui sarà già morto. Non aggiungo altro, per non rovinare il piacere a chi non avesse ancora letto un libro così bello. [Aggiungo però che poi, in “4 3 2 1”, scopro che ci sono pagine bianche al posto dei capitoli in cui il protagonista, in quelle diramazioni della sua quadrupla vita, è già morto, e allora da un lato mi ritornano i sospetti, mentre dall’altro mi convinco che io e Paul Auster attingiamo veramente allo stesso Portale intellettivo/emotivo d’ispirazione psicocosmica!]

Mettiamola così: anche se sono (VOGLIO essere) sicuro della tua buona fede, se “4 3 2 1” fosse uscito prima di “Quattro soli a motore” la scoperta di queste coincidenze mi avrebbe fatto sentire un poco in imbarazzo. Essendo uscito 5 anni prima “Quattro soli a motore”, per la mia parte posso essere sollevato, mentre per la tua posso augurarmi (o addirittura sperare) di essere stato fonte d’ispirazione per te. Anche se so che non è stato così, e che non ne avevi nessun bisogno.

Chiudo con l’ultima coincidenza da brivido, con l’ultimo segno. 
Stavolta coincidenza pura, riguardante la vita e non le scritture.
A capodanno dell’anno in cui avrei insperatamente trovato un editore per il romanzo che sarebbe diventato “Quattro soli a motore”, a mezzanotte mi trovavo solo in casa con mio padre, lontani anni luce dalla spetardante cagnara, e brindai insieme a lui. Caso più unico che raro, festeggiammo con una bottiglia di champagne, perché qualcuno ce l’aveva regalata per Natale. Inavvertitamente urtai la bottiglia appena stappata, e rovesciai alcune gocce di champagne, che andarono a spruzzare la copertina di un libro. 
Quel libro era “Sunset Park”. Di Paul Auster.

Dimenticavo: “4 3 2 1” è un libro meraviglioso. (Tranne forse le parti un po’ noiosette, risapute e inevitabilmente “già lette” in cui parla dei primi baci alle ragazze: forse Paul avrebbe fatto meglio a ispirarsi al bacio mancato fra Corradino e Cristina dopo la consegna del latte alla Marilù del bosco. Poi per fortuna spunta anche una sconvolgente esperienza gay, in seguito alla quale “Ferguson 3” si scoprirà, grazie al cielo, bisex – e meno male: sarà questo, non sarà questo, ma la terza diramazione-Ferguson è di gran lunga la più dolce, interessante e originale del romanzo). 
Nel complesso, “4 3 2 1” non ha proprio niente a che vedere con “Quattro soli a motore”. 
Se non li avete letti, fatevi del bene e regalateveli entrambi.



20 commenti:

  1. Conosci «Smoke», il film sceneggiato da Auster?

    (Mi piace l'idea delle anime sorelle. Ma di più ancora la parte del bagno: ha la suggestione e la potenza di un miniracconto!)

    Un saluto.

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    1. Un film geniale: l'avrò visto almeno tre volte!
      Grazie Valentino. Un saluto e un abbraccio. :)

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  2. Coincidenze davvero straordinarie...come minimo affinità elettive! Ciao, buona settimana!

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    1. Sì, sento davvero una grande affinità. Peccato che lui non potrà mai conoscermi...
      Buona settimana anche a te, carissima. Ciao!

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  3. Mi vergogno un sacco: non ho mai letto Auster.
    Va bene, sabato vado in biblioteca e comincio.
    Ah Corradino, il mio ragazzo bello.

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    1. Niente di cui vergognarti: si è sempre in tempo, e Paul Auster vale davvero la pena. Corradino consiglia qualcuno dei sei libri che ho citato. Dovendone scegliere uno in particolare, forse direi "Il libro delle illusioni".
      Buonanotte, cara amica.

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  4. Di Nicola Pezzoli ho tutto,di Paul Austera nulla. Devo provvedere e poi li metto vicini a farsi compagnia nella libreria e spero anche nella mia mente.
    Un abbraccio
    Nou

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    1. Che bella idea, immaginarci entrambi ospiti nella casa di un'Amica come te! Sarà un po' come esserci stati davvero, io e Paul insieme. Magia della scrittura, potenza dell'amicizia. Grazie del pensiero!
      Abbraccio ricambiato. Buonanotte cara Nou!

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  5. Interessante questa storia di affinità e, direi, quasi di telepatia fra scrittori. Un salutone a te.

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    1. Molto bella anche la tua definizione di affinità telepatica. In fondo, per chi crede (anche) nei misteri dell'Ispirazione, e non in un solipsistico e razionaloide "faso tuto mi" (faccio tutto io) queste magie sono più che possibili.
      Un abbraccio.

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  6. Bellissimo racconto, Nicola! Straordinarie le coincidenze! Possibili..., sì. Tra gli scrittori americani, Auster non è quello che amo di più, ma forse lo dovrei rileggere alla luce del tuo entusiasmo. Ora, poi, mi sembra già di sentirlo più familiare, e perché no, di nuovo, in fondo, non esiste nulla, esiste invece la possibilità di rielaborare spunti che appaiono ricchi di differenti sviluppi. Secondo me, poi, Paul Auster ha letto il tuo libro, lasciandosene influenzare senza neppure esserne consapevole. Per quanto riguarda i ringraziamenti... insomma, può essere semplicemente questione di tempo e di distanza geografica, ed è anche vero che, più si entra nello spazio magico della celebrità, dei riconoscimenti di pubblici più o meno vasti, più si diventa egocentrici, a mio parere, poco inclini a riconoscere la grandezza altrui. Può capitare anche ai migliori scrittori o artisti, purtroppo.

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    1. Grazie carissima per le tue belle e interessanti parole!
      Affetto e affinità nei confronti di uno scrittore sono sempre cose difficili da spiegare. Forse dipende anche dai momenti, dalla disposizione del nostro animo, dalla prima frase d'approccio (un po' come per gli sguardi quando ci s'innamora: sarebbe assurdo sostenere che QUELLA è la migliore persona su miliardi di umani, però intanto è di quella che ci siamo innamorati...)
      Dopo di lui ne avrò conosciuti almeno dieci altrettanto bravi se non più bravi e portentosi, come scrittori, eppure continuerò a parlarne come "del mio preferito".
      Ciao!

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  7. bah ... a me non sembra affatto una coincidenza, e a dirla tutta non mi sembra nemmeno giusto!
    Forse il tuo innamoramento per lo scrittore non ti permette di essere obiettivo, ma se sta bene a te va bene anche a me :)

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    1. Dici che ha clamorosamente copiato? Io nella mia infinita ingenuità continuerò a pensare di no. Ma la certezza non l'avrò mai, questo è chiaro. :)

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  8. Buongiorno Nicola. Grazie di questo tuo ulteriore regalo.
    Anche a me piace molto Paul Auster. Prima o poi leggerò "Quattro soli a motore" e, seguendo le tue indicazioni, il romanzo di Auster che ancora non conosco "Il libro delle illusioni".
    Mi piace Auster molto anche come sceneggiatore. Se dovessi nominare i cinque film che amo di più, di certo inserirei nell'elenco "Smoke", memorabile per molteplici scene e in particolare per il finale del "raccoonto di Natale" con uno struggente Tom Waits in sottofondo (gli altri film: "Qualcuno volò sul nido del cuculo", tutte le opere di Kurosawa, specialmente le ultime: "Sogni", "Rapsodia in agosto", "Madadayo", e "L'arpa birmana", sentita nominare con mio piacere proprio poco fa da Dacia Maraini ospite del bel programma di Radio 3 "L'isola deserta").
    L'episodio che racconti mi richiama, ovviamente, gli intrecci universali della "sincronicità" junghiana.
    Un abbraccio e grazie ancora,
    Gaetano

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    1. Concordo in pieno su Smoke, che occupa i posti d'onore nella mia piccola cineteca, così come il nido del cuculo, di cui l'anno scorso sono riuscito a leggere anche l'ottimo, veramente ottimo romanzo di Ken Kesey (se non l'hai letto te lo consiglio, contiene molti spunti eccellenti che il regista del film ha dovuto inevitabilmente sacrificare.)
      E, in tutta onestà, ti confermo che sia con Quattro soli che col Libro delle illusioni potrai farti soltanto del bene. :)
      E grazie per esserti ancora una volta sincronizzato coi miei flussi di pensiero e di scrittura.
      Un abbraccio.

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  9. Adoro Auster, i suoi primi romanzi, quando ero un lettore forte, me li sono divorati, e anche le sue collaborazioni con il cinema sono state bellissime. Possono essere coincidenze, ma anche no, di sicuro c'è qualcosa di telepatico, di sincornico, o altre parolone così, tra chi scrive ad un certo livello ;)

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    1. Grazie per il "certo livello". :)
      Anche perché so che sei sincero, e buongustaio, e poco portato per l'adulazione. (Noi il grooming lo lasciamo tutto alle scimmiette usurpatrici... :D)

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    2. Nel modo più assoluto Zio ... e questo tuo pezzo è stata occasione di parlare di Auster a cena con Elle, che presto colmerà la lacuna di leggere Auster. Grazie anche per questo!

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    3. Già che ci sei dalle un bacino da parte mia (e da parte di Corradino).
      Buonanotte, e buone letture, a entrambi!

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