"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

mercoledì 6 dicembre 2017

SUI VANTAGGI DELLO SCRIVERE IN INGLESE

(Pessima, meravigliosa idea)


ITALIANS DO IT WORSE

Il ragionamento sul bacino d’utenza anglofono, che sento ripetere da più parti, l’ho spesso fatto anch’io. 
Ritornassi all’adolescenza, non studierei altro che l’Inglese, fino a diventarne così padrone da saperlo usare per iscritto come fosse la mia lingua madre, e poi VIA DI QUI. (Con la morte nel cuore, certo, perché l’Italiano è davvero meraviglioso, ma purtroppo ben pochi di coloro che lo parlano ne sono degni…)

Perché c’è poi un’altra acre verità: gli italiani leggono pochissimo (in compenso sono i primi al mondo per protesi cerebrali, cioè smerdofoni pro capite, e se ne vantano pure) e leggono male: di nostrano mandano in classifica quasi esclusivamente la sottopupù che viene smarchettata in tv, ma anche i grandi autori stranieri non è che vengano comprati all’ingrosso: quando esce un nuovo Auster o un nuovo Vargas Llosa subito schizza ai primi posti in Paesi come la Danimarca o la Svezia o la Francia; da noi schizzano in alto solo le famigerate (1)50 flatulenze vaginali. 

Mi torna in mente il fenomeno “Stoner”: capolavoro o no che fosse (comunque un buonissimo Romanzo) l’editore italico considerava un trionfo averne vendute ottantamila copie, mentre nella sola Olanda, che supera di poco gli abitanti delle nostre Gallarate e Busto Arsizio messe assieme, se n’erano vendute più di duecentomila.
E non stiamo parlando di un autore olandese.

Oso aggiungere al volo un altro punto dolente: la massa di professorini spocchiosi e baroncini barbosi, spesso ideologizzati e spessissimo incapaci, che ha preso in ostaggio la nostra pietosa e paralitica "grande editoria", installandovisi pervicacemente e diffondendosi come un cancro, e che sembra avere come principale scopo mortificare i veri talenti e sfornare a getto continuo soldatini mediocri e senza idee (a cominciare da loro stessi, ogni giorno meno propensi a resistere alla tentazione di giocare a fare gli autori), che (ri)scrivono (maluccio) sempre le stesse cose.

Probabilmente all’estero (con ovvie eccezioni, perché di merdseller ce ne rifilano tanti, troppi, anche da lì) si lavora con più onestà e più intelligenza, e soprattutto con più serenità, e rispetto per gli Scrittori. (Non che ci voglia molto, ad avere più Rispetto per noi di quanto non se ne abbia in questo paese mafioso e misalfabeta). Ma queste sono solo impressioni, perché io non lo posso sapere: posso solo constatare le lampanti differenze in libreria (dove sempre più spesso avrei bisogno di un sacchettino per il vomito) e sul mio divano di lettura.

Un’ultima cosa. Fin da giovanissimo, molto prima di arrivare anche solo a sperare di pubblicare alcunché, feci mettere – con l’orgoglio, l’ingenuità e la passione che mi hanno sempre contraddistinto – “professione SCRITTORE” sulla carta d’identità, perché tale sapevo, e so tuttora, di ESSERE, e ogni giorno che passo senza scrivere emozioni in HD mi fa sentire in disarmonia col cosmo, disallineato dalla mia anima e dal mio stesso respiro. Ma adesso mi rendo conto che sentirsi Scrittore in italiA non è che una tragica autopresa per il culo: al prossimo rinnovo ci farò mettere “NULLAFACENTE”. Che è poi ciò che pensa del sottoscritto il 99% delle belle personcine che mi circondano. 
Che abbiano ragione loro?

(p.s. E comunque, giusto sabato scorso, su Fb, uno dei migliori scrittori italiani, Paolo Zardi, ha compilato un elenco molto ristretto di grandi autori di tutti i tempi e di tutto il mondo. Ho quasi pudore a trascriverlo, anche per via dell’assenza di tanti altri scrittori che io adoro al limite dell’idolatria, ma in ogni caso l’elenco è questo: Philip Roth, Martin Amis, Vladimir Nabokov, Nicola Pezzoli, Gustave Flaubert, Franz Kafka, Anton Cechov, Milan Kundera, Saul Bellow. Forse lui è impazzito, ed io in quell’elenco sono un clamoroso intruso. O forse, invece, in questo cazzo di paese lanciatore di stronzi e sponsor di schiappe assolute, c’è un sacco di gente che prima o poi mi dovrà delle scuse. Magari postume: a noi artisti succede molto spesso. Troppo spesso.)



12 commenti:

  1. Ehi, tieni alto l'onore della lingua italiana! Non cedere alle lusinghe dello scrivere in lingue estere! Abbiamo bisogno (oltre che di diventare un po' più dei lettori) di qualcuno come te che porta avanti la nostra cultura millenaria; vedrai che prima o poi ti tributeranno gli onori che meriti - spero non postumi, ovvio.

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    1. Tranquillo, anche volendo sarebbe troppo tardi. Per produrre Narrativa di alto livello serve una padronanza quasi totale della lingua, dovuta in parte a talento innato e in parte a un duro lavoro lungo decenni per affinarlo e metterlo a frutto. Per scrivere in inglese al livello di certi nostri autori da classifica mi basterebbe un corso per corrispondenza di un paio di mesi, ma per scrivere davvero bene ci vorrebbero anni e anni e anni. Il grande Bukowski diceva che per giungere a conquistare la "chiarezza", l'essenzialità, la padronanza della propria scrittura bisogna attendere i 50 anni. E adesso che ho compiuto il mezzo secolo devo dire che sono d'accordissimo con lui. Quindi, ripeto, niente paura: per esprimermi in Inglese in modo decente e dignitoso dovrei smettere di scrivere, per poi ricominciare attorno ai... cent'anni!! :)

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    2. Meno male. Tra l'altro, è accertato che per scrivere davvero bene bisogna farlo nella propria madrelingua - be', se una persona di madrelingue ne ha più di una, può scrivere bene in tutte quante.

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    3. Lo penso pure io, anche se vi sono luminose eccezioni come Conrad, e soprattutto Nabokov.

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  2. La lingua italiana è molto complessa, ma allo stesso tempo bella, quindi continua a portare avanti la nostra storia.
    Saluti a presto.

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    1. Sfondi una porta aperta. Anzi, una porta che non c'è. :)
      A fare schifo è il contesto italico, ma la Lingua non smetterò mai di amarla, e non la tradirò mai.
      Ciao!

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  3. "Ogni giorno che passo senza scrivere emozioni in HD mi fa sentire in disarmonia col cosmo, disallineato dalla mia anima e dal mio stesso respiro.". Bellissimo quello che scrivi, penso di capirlo ... Metti che voglia leggere un tuo libro, appena possibile: da quale comincio sig. scrittore?! Quale ti piacerebbe che leggessi per primo?

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    1. Intanto grazie, sia per la bella intenzione che per le belle parole. :)
      Non so, io da padre di questi miei "bambini" li amo tutti alla follia, ma forse un buon inizio potrebbe essere "Quattro soli a motore", perché è il primo della saga di Corradino (qui ha 11 anni, nei successivi 12 e poi 20) ed è probabilmente quello più ricco e strutturato a livello di trama (l'editore lo definisce "romanzo di formazione a tinte noir", anche se i miei libri sono tutti molto atipici e molto poco etichettabili).
      E se mi leggerai, poi non esitare a dirmi le tue impressioni, quali che siano: ai pensieri di chi mi legge tengo davvero tanto tanto.
      Grazie ancora, e a presto!

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  4. E' affascinante essere identificato come "stato libero" (ciò significa, inoltre, che gli appartenenti agli altri stati civili non sono liberi...) e come "scrittore".
    Stimo molto anch'io Paolo Zardi; meravigliosa la compagnia in cui sei stato inserito, insieme a geni come Cechov, Nabokov, Kafka, Flaubert e Kundera, quest'ultimo colpevolmente forse un po' dimenticato; mentre Philiph Roth, a mio parere, è un po' sopravvalutato).
    Sarai per caso a Roma a "Più libri più liberi"?
    Grazie per i tuoi contributi sempre molto interessanti. Buona giornata,
    Gaetano

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    1. In effetti, per un solitario contrario al matrimonio come me fu molto lusinghiero quando la burocrazia decise di scrivere "libero" al posto di "celibe" (sulla carta precedente c'era scritto proprio "LIBERO", senza "stato" davanti...). Anche se poi, a ben vedere, celibe era una bellissima parola, mentre quel "libero" rischia di ricordare le scritte libero/occupato dei cessi: cioè tu, per "loro", non saresti libero in quanto Libero, ma in quanto a disposizione di chi vuole farsi avanti. :)
      Grandi scrittori, per fortuna, ce ne sono tanti, anche se rispetto alla cacca che arriva in libreria diventano una percentuale invisibile e inafferrabile, e scovarli è un (meraviglioso) miracolo. Nel mio commento al post di Paolo ne elencai alcuni di quelli che amo: Edgar Hilsenrath, J.P Donleavy, Charles Bukowski, Paul Auster, Mario Vargas Llosa, José Saramago, Romain Gary, Bohumil Hrabal, Juan Rulfo, Dan Fante, Donald Ray Pollock, Scott Heim, Hubert Selby Jr, Peter Cameron, Ken Kesey, Richard Yates, Bernard Malamud, e tantissimi ne avevo dimenticati, a cominciare da Dostoevskij.
      Purtroppo a Roma ci sarà solo il mio spirito. Ma prima o poi, ne sono sicuro, avrò il piacere di incontrarti, anche perché mi dài l'idea di una bella anima in cammino da lungo tempo, come forse anche la mia.
      Un grande, grande abbraccio!

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  5. No, Nicola, tranquillo che non è impazzito! Pure noi ti apprezziamo tra i migliori scrittori contemporanei! Ciao, buona settimana!

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    1. Cara Amica e impagabile Lettrice: GRAZIE!!
      Auguro meravigliose giornate anche a te. Ciao!

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