"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

mercoledì 12 marzo 2014

GILA - Indelebile ricordo di una foto mai esistita


GILA
(Indelebile ricordo di una foto mai esistita)


Per molto tempo, dopo l’estate dei miei diciannove anni, avrei sofferto a causa della foto non venuta con Gila (da pronunciare Ghila) che mi abbracciava sotto il sole di mezzogiorno, la divina Gila che un attimo prima dello scatto mi sorprendeva abbandonandosi, affettuosa come una gattina, col viso sul mio petto. Non che la foto fosse riuscita male: s’era proprio bruciata la coda del rullino (era l’ultimo scatto rimasto, conservato per l’ultimo giorno di Gila). Odiai profondamente, per questo, l’amico e rivale che l’aveva scattata, e me stesso per averla affidata proprio a lui. L’aveva fatta usando la posa B, l’apertura manuale illimitata del diaframma che si usava per le foto notturne, e il mio più bel ricordo era diventato un rimpianto inghiottito nel nulla, oscurato dalla luce. Per mesi sospettai che l’avesse fatto apposta. Poi mi venne il dubbio di aver fotografato la luna (la stupida, insulsa, stronza luna) qualche notte prima, e di aver dimenticato io la mia Fujica sulla maledetta posa B. Di certo lui per l’inconveniente non si dispiaque granché. Mi pare ancora di vedere il suo ghigno.

A volte incontriamo, sfioriamo, persone così perfette, così aderenti alle immagini dei nostri sogni, che sembra ce le abbiano mandate gli Dèi come premio, o come beffa. Lei era davvero angelica: bellissima, dolce, simpatica. Quando sorrideva, il cielo s’ingelosiva. Ma era sfrontata e provocante il giusto: se non si fosse voltata a fissarmi, la prima volta che ci incrociammo su lati opposti di Viale Lazio, non mi sarebbe mai venuto il coraggio – lei era davvero uno schianto. E perfetto, alle mie orecchie, era il suo nome così nuovo e così raro: Gila. Perfetto il nome del suo paese germanico, Weinstadt, che in Italiano significava “Città del Vino”. Perfetto persino il suo indirizzo, che nella mia lingua suonava vagamente come “Via dell’Estate”.

L’estate del 1986 potrebbe esser portata a esempio di quello che è sempre stato il mio atteggiamento nei confronti dello studio, e nei confronti del Mare. L’anno della cosiddetta Maturità. Ma io con la testa ci stetti solo per gli scritti. Un tema sulla lettura che naturalmente strabiliò la kommissione (ero già il piccolo Zio Scriba). Un bastardo compito di matematica a malapena da 7, anche grazie a un viscido pezzetto di merda di un’altra sezione che mi soffiò la sedia di sotto il culo dopo che avevo già appoggiato le mie cose sopra un banco in posizione abbastanza periferica per consultare in pace bigliettini e formule, obbligandomi a ripiegare su una postazio-ne attaccata alla cattedra dov’era annidata la multigestapo ministeriale. Ma poi, in vista degli orali, non più di qualche mezz’ora a studicchiare sdraiato sul terrazzo, fra una partita dei mondiali di calcio in Messico e l’altra, sognando già la pineta e la spiaggia. Ognuno dei miei compagni, al momento del sorteggio della lettera per stabilire l’ordine d’interrogazione, pregava e smaniava di poter essere l’ultimo, nel bel mezzo del luglio infuocato. Fessi. Io speravo di sbrigarmela il prima possibile, con quella burocratica tortura cretina, e poi andarmene al Mare. E così fu. Sorteggiarono la nostra sezione (la C) e la M di Mare. Così la mia P mi permise di essere l’ultimo della seconda mattina.

Le arpie della kommissione si rivelarono così sadiche e lente, nel torchiare le ragazze prima di me, che passò, e di molto, l’ora di pranzo. La Kapa Kommissionen venne da me, con finto fare materno, per chiedermi se non preferivo andare a casa a mangiare, e ritornare dopo. Dissi di no. Non vedevo l’ora di farla finita (ma questo non lo dissi). Quando finalmente toccò a me, ero in crisi. Il calo di zuccheri e la voglia di lasciarmi alle spalle quella pagliacciata idiota furono tali che mi scordai persino di proporre il lavoro facoltativo (argomento psicologia) che mi ero preparato con tanta passione: avevo dimenticato libri e appunti nella zona d’attesa, e me ne resi conto solo nell’andarmene via!

Il giorno dopo ero in autostrada al volante della nostra vecchia Carolina, insieme a mamma e fratello (papà non aveva ancora le ferie, e ci avrebbe raggiunti in pullman col servizio Varese-Mare). Era la prima volta che guidavo io. Per l’emozione, bucai lo svincolo all’altezza di Bologna e mi ritrovai in direzione Firenze. Invertii la rotta a Sasso Marconi. Fregava niente, a me, né del punteggio d’esame né della cena finale coi nostri scalcinati “insegnanti”. Il Mare mi chiamava. Il resto poteva andare affanculo. Per la cronaca, una strage: l’anno prima erano volati i 60 per cocker e cinghiali – e ovviamente tutti promossi, come sempre avveniva quasi ovunque. La kommissione di arpie invece lasciò il segno (e quanto al nostro “membro interno”, mai come quella volta l’espressione sarebbe stata da intendersi nel suo secondo e più scurrile significato). Un paio di bocciati per sezione, il mio misero 44 terzo voto di tutto il liceo, e secchie che per cinque anni ave-vano vissuto in clausura, a crackers e topexan, solo e unicamente in funzione del 60, sull’orlo del suicidio per aver beccato dei 37 e dei 38… Proprio noi, che eravamo stati una classe modello, il gioiello di quella scuola!

E poi il Mare. E poi la libertà e la sinfonia della risacca. E poi tanto divertirmi come un pazzo con gli amici, vecchi e nuovi, e le sere a pedalare, a gustare pizze, a vedere film, a giocare al minigolf, a sbevazzare da Giorgio, a fantasticare sotto le stelle. E poi Gila. Gila, che mi sorpresi ad approcciare al suo ombrellone in Inglese, io che mi credevo timido, io che soprattutto avevo sempre studiato Francese. Gila che pareva non aspettare altro quando la invitai a bere una birra con me al bar dell’Oasi. Mascalzone e scorretto, fui, perché con l’amico-rivale s’era stabilito di provarci in tandem, per farci coraggio. Ma ancor più mascalzone si rivelò lui: la birra a tu per tu con Gila – meraviglioso idillio da coppietta – durò una quindicina di secondi. Poi ci piovve addosso lui, come una pioggia acida, e divenne una deprimente bevuta in tre: aveva corrotto un bambinetto stronzo perché facesse la spia, e corresse ad avvertirlo se mi avesse visto da solo con la tedesca. 

Non eravamo tanto svegli: con lei in quei giorni parlammo e basta, anche perché Gila – che era coi genitori e un’amica – si trattenne ancora per meno di una settimana. Scoprimmo che era parecchio più piccola di noi, anche se dimostrava vent’anni, ma questo non era un problema per cazzoni più intraprendenti, che arrivavano a frotte come mosche attirate dal miele, o da altra roba. Tre tedescotti del campeggio, incazzatissimi perché lei li aveva respinti, perché preferiva i fascinosi e gentili italiani (uno di loro lo chiamammo Topogigen, e poi facendo i bagni cantavamo tra i flutti canzoncine per l’appunto gentili del tipo “E Topogigen figlio di puttana, dando via il culo hai fatto tanta grana…”).
E tre sfacciatissimi veneti, cafoni oltre ogni sopportabile limite, calati da chissà quale altro stabilimento balneare: dicevano di essere dell’NCF (Nucleo Controllo Figa) e le rivolgevano sconcezze chiedendo a me di tradurle in Inglese. 
A loro volta, le ragazze italiane erano gelose di lei, e parlando con me la ridimensionavano chiamandola “svizzera”, pur sapendo benissimo che era tedesca.

Poi, la sciagura della foto. Nella prima delle tante lettere che le scrissi in seguito, me ne rammaricavo. Nella prima delle tante che mi spedì lei (in una busta rosa piena di cuoricini azzurri, che conservo ancora) volle porre rimedio, e per consolarmi me ne regalò alcune che le avevano scattato i suoi. Ma il ricordo più caro e indelebile resterà per sempre la foto mai vista, e materialmente mai esistita. Perché lì, e soltanto lì, io e lei eravamo insieme, sorridenti di radiosi sorrisi, l’uno stretto all’altra, come innamorati. Dentro un’estate, come tutte le cose davvero belle, irripetibile.

Gila, estate 1986
lo Zio Nick in quegli anni




71 commenti:

  1. Wow che dolce e bellissimo ricordo Zio :)

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    1. Mi fa piacere che ti sia piaciuto. Pensa che avevo programmato di postarne un altro, ma poi oggi ho visto su un giornalozzo italiota un articolo-pippone che esaltava la secchionaggine a discapito del Talento, e allora ho fatto passare avanti questo, che sulla secchionaggine ci sputacchia mica poco... :)

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  2. Madonna ma che meraviglioso post hai scritto? Sul serio, mi pareva di esserci li con te :) Che aria nostalgica, che spensieratezza, che sfiga per quella fotooooo!!! ! Ma poi Gila l'hai più rivista? Ora che faccialibro ha invaso il mondo hai più provato a curiosare? :)

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    1. Grazie per le belle parole: quando qualcuno dice che gli pareva di essere lì, per chi ha scritto è il massimo! (Alcuni miei lettori e amici hanno detto che i miei sono ricordi in HD... :D)
      Provare a cercarla? Non so. Dopo così tanto tempo, si ha paura di quello che si potrebbe trovare. Non dico chissà quale tragedia, ma basterebbe un marito geloso, che dà in escandescenze con lei per colpa di un misterioso italiano che cerca di contattarla. Non vorrei mai metterla in difficoltà. E poi a volte è meglio un bel ricordo lontano, sfigato ma dolcissimo. :)

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    2. Forse hai ragione, chissà... ricordi in hd mi piace :)

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  3. Certo che come racconti tu i ricordi...
    Mi chiedo se, non sapendoli narrare così bene, anche i miei siano altrettanto vividi.
    Cristiana

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    1. Credo che i ricordi siano tutti preziosi. Al massimo può variare il modo di rendere partecipi gli altri. E non sempre il migliore è per forza quello di noi "professionisti": a volte il tocco magico può comparire, per incanto, in cose scritte da chi lo fa per puro diletto. Non per niente la Scrittura è Magia.

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  4. qui una sola cosa conta veramente. ho finalmente scoperto che non sei recchia (sei sempre stato un po' ambiguo sull'argomento) e ti comunico i miei più vivi rallegramenti! ;) caruccia la Gila!!
    però non dovevi limitarti a scrivere e ricevere lettere. dovevi andare da lei

    Monte

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    1. eheh... mi tocca ribadire quanto poco mi si addicano le autolimitazioni delle MONOsessualità (sia omo che etero): Gila era una ragazza bellissima e dolce e mi ha rubato il cuore, ma se fosse stata un ragazzo bellissimo e dolce forse me lo avrebbe rubato lo stesso, se non di più (perché l'aumento di difficoltà avrebbe reso la cosa ancor più romantica e disperata... :D)

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    2. ah ecco. be', allora mi rimangio quel che ho detto e ti faccio i miei più vivi spernacchiamenti.
      ti auguro di fidanzarti con un uomo bellissimo e dolce tipo Ivan Scalfarotto. a quel punto se salissi in Lombardia a scatenare la mia omofobia su di te a suon di calci e pugni penso che la Legge,per oltraggio al ricordo di GIla, sarebbe dalla mia parte

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    3. Evito rintuzzamenti volti a spiegare i miei gusti molto selettivi (ovviamente il ragazzo dovrebbe essere un "Gilo", e non certo uno scalfarotto, con tutto il rispetto per lui...) :D
      Dico invece che ciò che meno capisco, in voi omofobi inferiorotti, è questa smania di "arruolare" tutti i maschi nella schiera etero, questo "rallegrarsi" di gruppo tra sturavagine affollamondo: il fatto che alcuni non si allineino, non dovrebbe farvi piacere, trattandosi di un concorrente in meno? O semplicemente mette in crisi le vostre (inevitabilemente) deboli certezze? :-))))

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    4. forse l'ultima che hai detto, zio. :D
      Anzi devo dire che a riguardare bene quella tua foto da giovincello sento qualcosina che mi si rimescola dentro!
      Je t'aime, vecchio Scrofa!!

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    5. azz... e adesso come faccio a dirti, senza offenderti né distruggerti, che NON sei contraccambiato? :D

      (ma forse è di Corradino, che sei innamorato: attento che è un tipo pericolosetto, con quel suo Taccuino magico - io eviterei di chiamarlo in quel modo... )

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    6. mannaggia!
      e vabbuò mi rifarò con Walter Siti.
      ha un cognome questa Gila? magari vedo se esiste su fessbook

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    7. Nein. È un cognome talmente bello che ho dovuto fare un grande sacrificio a non scriverlo. Ma devo difendere la sua privacy. (E impedire che qualche altro coglionazzo tipo quelli dell'NCF si diverta a dirle nuove sconcezze, magari a nome mio... :D)

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    8. ma io non volevo insultarla. se c'era potevo farle sapere che la stavi cercando
      :(

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    9. No, non mi riferivo a te... anzi, grazie per il pensiero gentile... ma come ho detto a un altro gentile amico più in basso, sapendo il cognome ho già potuto trovare anche quello da sposata e altre informazioni, su internet, e se proprio decidessi di contattarla ce la farei... :)

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    10. bravo. però attento che potrebbe essersi trasformata in una quarantenne culona, tipo Merkel!

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  5. Ahhh Zio...questo post è stupendo :-) io ero piccina in quegli anni,eppure le emozioni,le sensazioni,son le stesse di quelle che ho provato una decina di anni dopo. :-) Belle foto :-) quella più importante la conservi nel tuo cuore e nella tua mente,resiste quasi a ogni ingiallimento. Basta ravvivarla ogni tanto aprendo i ricordi,come fai con questi post :-)

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    1. È vero, se chiudo gli occhi sono ancora lì seduto con lei su quel lettino, in attesa dello scatto... :)

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  6. Nell'era degli avvenimenti " a sua insaputa" è molto meglio e più di impatto un " mai esistita" :)
    Molto, molto carina la ragazza, decisamente orribile il mare, ma forse in quei frangenti, in quegli anni e a quell'età poco importava.
    Buona serata.
    Francesca

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    1. Il Mare che più conta è sempre quello che abbiamo dentro.
      Ciao carissima! :)

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  7. Bello il ricordo.
    Ma mi sono commossa quando sei arrivato alla busta con i cuoricini azzurri.
    Che conservi ancora.
    Unico.

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    1. Lettere e cartoline sono fra i cimeli di una vita più preziosi e commoventi. Semplicemente impensabile il NON conservare quelle di Gila (insieme a molte altre di quei tempi).

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    2. Mio marito conserva tutti i miei bigliettini d'amore. E le lettere che gli scrivevo. A dire il vero lo faccio ancora.
      E' unico anche lui.
      E' il cuore che è unico.
      E non tutti la pensano allo stesso modo. Ho visto persone strappare bigliettini ricevuti e appena vergati. E altri non imparare mai a scriverne o trovare ridicoli quelli che li scrivono.
      Sono stata più chiara ora?

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    3. La pensiamo allo stesso modo. E chi trova ridicole queste cose non è che "la pensi diversamente": semplicemente NON pensa. E quanti ne conosco...

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  8. Bel post. Avvincente e coinvolgente Che l'amico ci abbia fatto apposta, a rovinare la foto, è poco ma sicuro. Bell'amico!

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    1. Diciamo che potrebbe aver fatto apposta... a livello inconscio. :)

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  9. Strano nome. Diminutivo di Gisela, forse.

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  10. Bellissima idea quella della foto non esistente, eppure vissuta e "concreta" nel ricordo. Bella proprio! Sembra molto bella anche Gila e bello tu, con tutti quei capelli! :-) I ricordi poi quelli dei tempi della maturità... che tempi!!! ;-)

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    1. In effetti aver messo anche la foto mia potrebbe sembrare un po' da vanesio, ma volevo che almeno una volta io e lei fossimo vicini anche in fotografia... :)

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  11. grande zio.
    come al solito, più del solito ;)

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  12. Teneri ricordi dei scintillanti (?) anni ottanata. Proprio carina era la tedeschina... ti capisco assai.
    Ma la cosa migliore è la tua giacca, tipica anni '80: ne ho ancora una simile (sepolta nell'armadio) stesso colore e con le spalline da giocatore di football! Sembravo un David Byrne in versione romagnola!

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    1. Saranno i bei ricordi di una bella età, ma non riesco mai a unirmi al coro, spesso banale e pappagallesco, di chi denigra quegli anni (come se quelli che stiamo vivendo fossero più belli e intelligenti...) :D
      La giacca ce l'ho ancora: se un capo d'abbigliamento non si rompe o non mi diventa piccolo, non permetto ai mercanti di fuffa di farlo "passare di moda"...
      Un abbraccio, caro amico!

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    2. "come se quelli che stiamo vivendo fossero più belli e intelligenti" ah ah ah, sottoscrivo!
      Un forte abbraccio anche a te.

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  13. Gila, non necessariamente un diminutivo, l'ho pronunciato automaticamente Ghila, dato che mi viene spontaneo...da 43 anni. Weinstadt non è una città, ma una Stadtteil, una zona di Stuttgart, zona Est per capirci. Lá c'è una Sommerstrasse, per l'appunto.
    Bella la tua pacioccona crucca. Immagino che ci avrai fatto roba, non mi dire che siete rimasti a guardarvi le palle degli occhietti tenendovi le mani nelle mani, che non ci crederei. Forse tu avresti anche potuto fare il romantico ma la crucchetta no di certo.
    Belli comunque sti ricordi Nick.

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    1. Sì, sì, sapevo che era una sorta di frazione di quella che chiamiamo Stoccarda... Mi resta il dubbio su quella Sommestrasse (senza la erre, o almeno così la scriveva lei): è davvero Via dell'Estate o è solo una fuorviante assonanza?

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    2. Allora: nella Weinstadt di Stoccarda esiste una Sommerstrasse. Il codice di avviamento postale è 71384. Non trovo una Sommestrasse. La Somme è la zona dove francesi e tedeschi si sono massacrati nella prima guerra mondiale. Troverei strano trovare una strada intitolata ad una sconfitta memorabile.
      Stai attento che i tedeschi scrivono la erre in modo totalmente diverso da noi, sembra la erre dei caratteri grafici e la stilizzano molto -io mi ci incazzo tantissimo con mia nipote, quando mi scrive biglietti e mi costringe a strabuzzare gli occhi con la "loro" calligrafia- per cui potrebbe esserci e tu non riuscire a distinguerla.
      Comunque il ricordo è bello ugualmente, Nick, con o senza la erre.

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    3. Danke... :)

      Io avevo numeri diversi, ma può darsi che da allora abbiano cambiato i codici di avviamento: in fondo quella si chiamava ancora Germania Ovest...

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    4. Scrivimi sti numeri che faccio una ricerca alla Bundes Post. Mi hai fatto venire il verme del curioso.
      E poi Gila aveva un cognome da ragazza, potrebbe averlo mantenuto da sposata, sempre che abbia sposato qualcuno.
      Se non vuoi metterlo in pubblico mandami una mail.

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    5. eheh... ti ringrazio, caro Enzo, per l'aiuto da vero amico che offri, ma io con internet ho già scoperto anche il cognome da sposata... Non credo che la contatterò, per i motivi che ho detto in altre risposte, ma se volessi troverei il modo... :)

      Comunque, il cap che usavo io (qui non violo nessuna privacy, perché è solo un cap e perché non abita più lì) era 7056

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    6. 7056 non è possibile, hai dimenticato l'ultimo numero, che potrebbe essere stato un 3 oppure 5 oppure 7. Si tratta comunque di Stoccarda città e frazioni adiacenti.
      Contentissimo che te la sia cercata e trovata da solo.
      Bey

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    7. L'indirizzo che mi diede lei diceva
      7056 Weinstadt - 1
      può darsi che il quinto numero fosse quell'1. In ogni caso le lettere arrivavano... :)

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  14. Bellissimo post, zio Nick, bellissimo davvero.

    Moz-

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    1. Davvero, l'ho riletto adesso.
      Sarà che parli di te, sarà che parli di un'estate al mare negli anni '80, non so... ma è davvero bellissimo :)

      Moz-

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  15. Che tenerezza zio Nick anni 80 che finge di fare l'uomo di mondo ;)

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    1. eheh... non vale, avendomi visto di persona mi hai smascherato subito... :-))

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  16. Tanti bei dettagli fra i ricordi,i tuoi tanti giovani anni,la voglia di mare,e quella ragazza così carina ,e la foto rimasta nella mente ..
    Gli anni non sono più belli o brutti,di per se,è come li viviamo o li abbiamo vissuti,secondo me.Scrivi sempre magnificamente.

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    1. Grazie per queste tue parole, carissima.
      Ti abbraccio forte.

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  17. Momenti indimenticabili proprio perchè sono legati alla nostra giovinezza, anche la prima ragazza di cui mi sono innamorata appartiene a un'estate di anni fa ed è un ricordo che serbo sempre nel cuore...
    Un grande abbraccio!

    ps: ma sai che io nel 1986 ero una pupina di due anni? Mamma come corre il tempo!

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    1. Un grande abbraccio anche a te, nel tenero ricordo della pupina che eri (e che da qualche parte dentro di te ancora sarai...) :D
      Ciao!

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  18. Quante estati mi hai fatto ritornare in mente, quanti amori nati e finiti nell'arco di pochi mesi... grazie per questo tuffo nel passato,
    Mary

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    1. Grazie a te per... l'immersione in queste mie acque! :)

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  19. Porca miseria Nico’.. quanto ci struggiamo per le cose mai accadute, mai fotografate, mai raccontate.. ma quanto? E’ un destino da poeti e anime fibrillate coltivare e custodire - care - vite parallele mai percorse, percorrere mille sentieri che divagano dall’unica strada realmente calpestata. E' il vantaggio della visione in avanti e a ritroso, funziona a essenza di rimpianto e sorriso di memoria: miscele quasi introvabili ormai... ;)

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    1. Parole bellissime e azzeccate. Per me la memoria è al tempo stesso una camera di tortura e un forziere di pietre preziose. E in più, il vissuto si miscela di continuo al non vissuto, creando emozioni struggenti.

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  20. Mi hai riportato il sapore dell'estate fantastica della maturità: senso di libertà, gioia di vivere, mare, e "la vita davanti a sé"...
    Mi ci ritrovo con il ricordo di quando studiavo in spiaggia alle tre del pomeriggio (io ci abitavo, al mare) e quello della prima vera esperienza amorosa (anche la Germania c'entra).
    Vero.E' struggente il rimpianto, soprattutto delle cose mancate solo per poco...

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    1. Beata te per quel tuo abitare al mare... :)

      Ai nostri tempi, poi, che "c'entrasse la Germania" era quasi inevitabile. Su certe spiagge, erano più loro di noi. Adesso che li abbiamo stomacati con le nostre cementificazioni e i nostri prezzi, incontrarne uno è come vedere un unicorno azzurro...

      Aggiungo, perché l'avevo dimenticato prima, che ricordare, scrivere, e scrivere di ricordi, oltre che molto struggente è anche molto divertente.

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  21. Io sono agli inizi, i ricordi li sto costruendo ora. Forse tra vent'anni comprenderò meglio questo tuo racconto nostalgico.
    Ciao ciao

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    1. Premetto che nessuno deve mai sentirsi obbligato a leggere alcunché. Ma non credo che la magia scrittura-lettura possa essere ridotta a una mera questione d'età e d'esperienza vissuta: se io leggo un brano di Philip Roth che parla della vecchiaia, e non lo comprendo, significa o che ha scritto male lui o che sto leggendo male io. O entrambe le cose... :)
      In ogni caso ti abbraccio, e soprattutto ti auguro con tutto il cuore di costruirti tantissimi ricordi meravigliosi!

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    2. p.s. Ti ho risposto prima di venire a leggere quelle cose tremende là da te. Non modifico per questo la mia risposta, anche se può sembrare non simpaticissima, perché spesso un commento ci offre lo spunto per dire una determinata cosa che magari con quel commento c'entra poco.
      Ma se ripassi di qui, fa' conto che di tutta la mia risposta precedente, e di quest'altra, sia sopravvissuta la sola parola "ABBRACCIO".
      Ciao!

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  22. Una mancata foto che risulta più vivida che se fosse stata scattata a dovere.
    E' sempre un piacere grande leggerti.

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    1. Non immagini quanto IMMENSO sia il piacere di essere letto da persone come te. Grazie!

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  23. Le foto non fatte, o quelle perse, sono sempre le più preziose, le più belle, le più desiderate Me ne ricordo io alcune ad un concerto dei Gang (dopo molti scatti, il rullino risultò bianco). Ma queste del racconto sono ancora più preziose...

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  24. è sempre un bellissimo ricordo… e poi a volte le foto a noi più care dopo anni cambiano effetto!!!!

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    1. Hai ragione: se ci fosse stata, magari adesso starebbe lì a prendere polvere e nemmeno me ne ricorderei, mentre il rimpianto ha originato catene di emozioni, e questo ricordo scritto...

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Benvenuti a bordo!!
Questo blog è Nemico dichiarato di ogni censura. Ma sono costretto mio malgrado a ricordare che rimuovere insulti gratuiti, scorregge occulte o minacce vigliacche non è censura: è nettezza urbana. Voglio che qui da me vi sentiate esattamente come a casa vostra: quindi Liberi, ma non di pisciare sul pavimento, o mi toccherà pulire. :)