UNA SEDIA AL MARE
Pomeriggio infuocato di luglio, giorno del Signùr e delle Cavallette, in attesa della bella cosa chiamata Lunedì Mattina…
Il vostro Zio preferito arriva in spiaggia all’Oasi e, appena sbucato dal viottolo della pineta, riporta ferite in scontri frontali con: due gormiti di cui uno (il più leggero) di piombo; un frisbee d’acciaio inossidabile; il bambino idiota inossidabile che stava inseguendo il frisbee; il padre scimpanzorla del bambino che inseguiva il pargolo per, se dio vuole, menarlo a sangue, possibilmente col frisbee, di taglio; una vecchia carrarmata con le tette in titanio, in lacrime (lei, non le tette) per aver visto la madonna e averla poi subito persa di vista nell’assai poco mistico bailamme; un vecchio allo stato bradipo appena cascato dal tavolino al cui orlo era appeso per giocare a maraffa scolandosi una caraffa, di grappa; un pallone da beach volley proveniente dal campo del limitrofo Bagno Lux ove il prode Pamparani, unico rimasto su tutto il litorale a preferire il beach volley al beach tennis, gioca contro se stesso (e perde). Il vostro Zio preferito osserva allora perspicace che forse c’è un pochettino troppo casino, e la domenica pomeriggio converrebbe dedicarla tutta a un ristorator pisolino, o a danza della pioggia per originare il Fugone, detto anche Feu Di Bàl.
Intanto, nel bel mezzo della zona pavimentata (tavolini verdi maxiombrelloni crema sedie blu) s’è venuta a creare una strana isola di semideserto: c’è un omino biondo sui 45 seduto tutto solo su una sedia isolata, senza tavolo, come se gliel’avessero portato via, lo sguardo vuoto perso nel vuoto, in mano un boccale di birra, indifferenti lui la sedia e la birra a tutto il caos che li circonda.
Poco dietro di lui, una fila di persone 44 stringe d’assedio la famiglia Bonanza Educanza asserragliata nella cabina della doccia. Nei precedenti 50 minuti i Bonanza Educanza hanno proceduto alle seguenti operazioni: docciaschiuma, shampoo (prima e seconda passata), balsamo, asciugatura, rivestitura, taglio unghie, bigodini al bambino di due anni, ma ancora non si schiodano perché non trovano la presa per la spina del phon. Da più o meno metà fila partono un porcapaletta, un paio di bestemmie silenziate, un vaffanguglia neanche tanto silenzioso. Ma i Bonanza Educanza in buona sostanza se ne sbattono le balle, mica c’è esposto un cartello che fissi tempi massimi per la doccia. È già tanto se il capofamiglia non fa fuoriuscire un dito medio dalla feritoia in alto a sinistra…
Tra i vecchietti e meno vecchietti ai tavoli da maraffa con o senza caraffa c’è anche il sosia dell’attore Carotenuto, incarognito nero perché si ritiene giocatore abile ed esperto ma è dal ‘72 che non vince un trentuno. Il sosia di Carotenuto è famoso per essersi, anni fa, appropinquato non invitato allo spigolo del tavolo ove giocavamo in quattro ragazzi alle prime armi. Restò in muto e comatoso dormiveglia russante per lo svolgersi di varie mani, dopodiché, trascorsi all’incirca ore una e minuti 56, sbottò a tradimento all’indirizzo di un ragazzino alla seconda partita della sua vita: “Il do ad coppi, diobojjèèè!!”, per poi alzarsi e andarsene via disgustato.
L’omino biondo è sempre fermo e zitto sulla sua blusedia in mezzo al delirio, vuoto lo sguardo nel vuoto a perdere del mondo, il terzoquarto boccale di birra quasi vuoto anche lui.
I Bonanza Educanza al gran completo (la figlia femmina nel frattempo ha fatto cacoty, redarguita da mamma che le dice Non potevi farla nel mare? – non al cesso, giustamente, nel mare) tengono duro chiusi a chiave nella doccia. Dal settantesimo posto della fin troppo paziente fila parte ora, fragoroso come un tuono, un Boiadiquelcane, giochiamo a briscola lì dentro o cosa, boiacane?
Nel campo da Beach Tennis è in corso fin dall’alba un torneo di racchettoni organizzato da sboroni venuti da fuori. Siamo alle semifinali, e la partita di doppio misto è tutta uno show testosteronico maschile del Semi Professionista De Racchettis Bandanaitis Scurnacchiato Marabù e del Professionista Semo Rogerio Scrofigno Schisciapuleggia di Valpupazza, Terzo. Nessuno di loro è dell’Oasi. Questi tornei di doppio misto per Professionisti Semi sboroni venuti da fuori partono sempre all’insegna della galanteria, della poesia e cavalleria, del fair play e del bon ton (rose rosse a ogni battuta, baciamano al cambio campo), ma poi nelle fasi decisive per la decisiva assegnazione di una borsa sponsorizzata o di una maglietta troppo stretta si arriva molto vicini al fatidico Spostati Troia Che Le Prende Tutte Superman.
Un folto pubblico assiste all’esibizione, metà assiepato sul lato sinistro del campo, metà dietro, nella veranda del bar. Quelli di lato sono amici parenti e amanti dei Professionisti Semi, e ad ogni colpo applaudono in estasi orgasmica. Quelli dietro sono i bagnanti dell’Oasi che li guardano torvi e cagneschi e pensano: Perché i vostri tornei del cazzo non ve li fate ai vostri lidi ravennati del cazzo, dove ci sono sei cazzo di campi per ogni cazzo di bagno mentre qui ce n’è uno solo e vorremmo tanto poterci fare una partitina, cazzo, noi?
Si levano anche, in volo radente, stormi di porcapaletta in assetto di guerra, boiacàn e distinti fanculi.
Rifugiarsi nel mare? Di questi tempi l’acqua dell’Adriatico è pulita, invitante, limpida persino, ricca di cefali e cavallucci marini, ma di domenica non ci sono i cavallucci perché non c’è nemmeno l’acqua: c’è la piscia delle cavallette e i loro stronzi tartufati, e al posto dei cefali i microcefali della tintarella in riva.
L’omino biondo è sempre lì, sempre più insediato sulla sua sedia, sempre più imbirrato nella sua birra, svuotato sempre più il vuoto sguardo disperso nel vuoto che è sempre più vuoto.
Verso le 5 e mezzas de la tardes lo staff dell’Oasi riserva una piacevole sorpresa, fette di cocomero gratis per tutti, bello rosso rinfrescante e succoso, e davvero ce ne sarebbe per tutti i troppotroppi che siamo, ma ecco scattare dai blocchi il capofamiglia dei Bonanza Educanza che arraffa per la famigliola sua fette di cocomero 236, e ne butta pure la metà nella spazzatura lamentandosi pei troppi semini. Partono, in ordine sparso, dei porcapaletta, un dio treporcellini (mio), un boiacane, un vaffanculo generico e uno dedicato. Più, di uno.
I Professionisti Semi escono dal campo con l’aria di voler firmare autografi, le loro donne invece non si schiodano, anzi chiamano dentro le amiche pigolando: “Facciamone qualcuna amichevole fra noi, che fino adesso non ci siamo divertite, con quei cazzoni merdoni sboroni testosteroni”. In veranda e altrove si perde il conto di vaffa, diovincùli e paternòstar.
L’omino biondo della sedia è sempre lì, sperduto e isolato nel blu, circondato da bambini che danzano al ritmo di musiche assordanti, gabbiani che si credono avvoltoi, cavallette che si credono persone, vecchie sguaiate che gridano, culi che parlano e bucce d’anguria che tacciono. Lui sta per avere un abbiocco. Sta per addormentarsi e lasciar cadere a terra il boccale di birra. La piccola catastrofe potrebbe originare un disastro cosmico, il Buco Nero finale. Ma per fortuna (o sfortuna?) gli vibra la mutanda. L’omino si riscuote. Estrae un telefono cellulare dai mutandiferi meandri. Risponde alla chiamata (sa come si fa). Ascolta la voce di qualcuno che da qualche mondo a noi ignoto lo chiama, chiama proprio lui. L’omino biondo della sedia ascolta per un po’. Pare persino capire cosa gli stiano dicendo o chiedendo. Forse la voce all’altro capo dell’onda gli pone un quesito filosofico del tipo Dove cazzo sei?, perché l’omino biondo della sedia, con un misto di quieta disperazione e umorismo esistenziale, come risposta non esclama null’altro che: “Sono nella sedia!”. Poi riattacca. E resta lì.
Bella descrizione di un'ordinaria domenica di bolgia marittima.
RispondiEliminaDi odiosi "Merdoni sboroni testosteroni" ne girano anche dalle mie parti: definizione direi perfetta.
Ciao Nicola, vado a farmi le ultime partite di stagione.
Ma il nostro zio perferito non poteva rimanere a casa e fare il bagno nella vasca da bagno mimando la finale dei 400 metri dorso delle ultime olimpiadi? :D Sarebbe stato molto meno traumatico come avvenimento! :D
RispondiEliminaMi sono spanciato Zio... Ma ti assicuro che a Napoli succede anche di peggio! :D
* Lucien
RispondiEliminale ultime partite di stagione? beato te: dire che da quassù morirò dall'invidia è dire poco, davvero poco! :D
* Il rospo dalla bocca larga
in effetti, il miglior consiglio filosofico-esistenziale domenicale che si possa dare a chiunque e ovunque (mari, laghi, monti, colline o città che siano) è la brevissima frase che ripete sempre il mio vecchio e saggio (si fa per dire) padre: "Sté ca!" (Statevene a casa!)
ma poi dico io, cosa ci sarà di bello a stare in un carnaio tra puzzi assortiti, machi tatuati, pipardiere abbronzate stile wurstel bavarese, proprio non lo so. Sarà la mia indole solitaria che mi ha portato sempre in posti dimenticati dal turismo di "ammasso".
RispondiElimina* Harmonica
RispondiEliminala cosa più incredibile è che per andare in quel carnaio domenicale c'è gente che si sciroppa tre ore di coda all'andata e tre ore di coda al ritorno, con accanto la moglie che blatera di gossip al cellulare, e dietro i bambini che litigano e si contendono il nintendo del cazzo strappandoselo di mano... e la mattina dopo la sveglia per andare al lavoro a guadagnarsi QUELLA vita... poi ci si stupisce se ogni tanto qualcuno dà fuori di matto... io se mi trovassi al volante di quella macchina non farei altro che cercare con impazienza sul cruscotto il pulsante dell'autodistruzione...
bravo zio scriba nik......la famiglia sgaf ha vissuto con te questi momento di delirio......speriamo che qualche invasore montato legga il tuo racconto. spero tu scriva qualcosa di divertente anche sui fedelissimi dell'oasi.
RispondiElimina* sgaf
RispondiEliminaMitici sgaf! Benvenuti! Forse è meglio se gli invasori non leggono, o l'anno prossimo mi fanno la bua a suon di racchettate... o la faremo noi a loro, ruggendo e lanciando gormiti e frisbee d'acciaio?
Sui fedelissimi vedremo, come vedete la mia penna è così cattiva e contundente che non vorrei offendere qualcuno... :D
Un saluto e un abbraccio!
Io ho il mio scoglio ...smartfon, per rimanere in contato con voi, musica e letture..il mio posto nel carnaio l'ho già ceduto dacirca 20 anni
RispondiElimina* ReAnto
RispondiEliminaDa inizio autunno a fine primavera vivo davvero nel mio Eremo di monaco della scrittura, e la mia overdose di beata solitudo è probabilmente superiore a quella di te e Harmonica messi assieme… Però d’estate devo accontentare il mio Io-Bambino, che pretende giorni spensierati senza lettura-scrittura, fatti di spiaggia, pineta, racchettoni, bocce, carte, ping pong, calcetto, minigolf, brevi nuotate, cinema all'aperto, qualche serata in pizzeria e bevute nei pub in compagnia di amici vecchi e nuovi (ma non mi beccherai mai sul lettino in veste di lucertola allo spiedo, come quelle poveracce che fanno scommesse in ufficio su chi si immarronisce di più, non mi beccherai mai a sottostare a nessun tipo di “animazione”, o a sfogliare Troiella 2000).
Purtroppo la domenica è davvero un vuoto a perdere (te la dovrebbero proprio rimborsare!), ma in compenso può regalare spunti per la scrittura dell’inverno successivo. Come quella volta, diversi anni fa, in cui davvero vidi e sentii l’omino biondo della sedia di questo piccolo racconto: seppi subito che un giorno o l’altro sarebbe diventato un mio personaggio, perché tutto ciò che dico qui di lui è vero, compreso quel vertiginoso “sono nella sedia” (non “sono qui seduto da tre ore a rompermi i maroni”, ma “sono NELLA sedia”!). Appena lo sentii, dentro me si formò una versione surreale-esistenziale della sua frase che era una vertigine ancor più vertiginosa: “Sono LA sedia”!
Quindi, per quanto poco possa valere questo racconto con questo personaggio, sono convinto che, almeno quel giorno, il carnaio mi abbia ripagato in moneta narrativa sonante. :D
Anni fa c'erano tv locali che, fra un'enfisematica televendita di pentole e pubblicità di chat line, si divertivano a piazzare minuti e minuti di telecamera fissa su un bagnasciuga più o meno generico. Trash puro che mi affascinava, a livello descrittivo, ci trovavo una sorta di squallore nello squallore che non riuscivo bene a capire. Il tuo racconto lo ha centrato perfettamente! :)
RispondiElimina* Reverend Emi
RispondiEliminaConcordo. A patto di precisare che lo squallore non è dato dal bagnasciuga in sé, ma dall'affollarsi di un certo tipo di umanità. Uguale, se non di gran lunga superiore squallore lo si troverebbe se la webcam fosse piazzata nelle discoteche, ai concerti dei cantanti per ragazzine, in certe sagre paesane, in certe sfilate carnevalesche, fra i deficienti in coda per le selezioni dei reality o dei talent show o per l'ultimo modello di telefonino del cazzo, fra la gente con gli sci che sta tre ore in coda agli impianti di risalita, all'uscita dei cinema dopo i film di moccia o la merda action "adrenalinica", o ancora fra la bovinaglia in ghingheri che fa "le vasche" in Corso il sabato pomeriggio, o all'uscita di certe chiese... eccetera eccetera... insomma non vorrei che questo racconto facesse passare proprio me, che al mare ci vivrei, per uno snob anti-mare (ovviamente non voglio accusarti di esserlo tu, il tuo commento mi ha solo dato lo spunto, e credo di aver capito bene il senso in cui dicevi quelle cose - stavo per scrivere "inchessenso", e sarebbe stato proprio il colmo!) :D
premettendo che ho la fortuna sfacciata di essere nata e di vivere in Sardegna, queste cronache dell'Adriatico mi fanno più paura di una puntura nel sedere......da noi le spiagge non saranno attrezzatissime... però... praticamente non puoi fare nulla... più le spiagge sono affollate e meno puoi fare: non puoi giocare a palla con le racchette non puoi ascoltare musica senza cuffie non puoi giocare nelle dune ( si rovinano) non puoi accendere fuochi e falò neanche la notte.... ovviamente i dischi volanti sono da dimenticare...ma perchè cè ancora qualcuno che gioca con il fresbee??? va be ma ti dirò sono talmente viziata che ad Agosto evito accuratamente le spiagge... troppo casino uguale si inizia a star bene a Settembre e se il tempo è buono si fa il bagno sino ai primi di Dicembre....
RispondiElimina* calendula
RispondiEliminaBenvenuta, mia nuova visitatrice!
Sì, mi sa che hai davvero una gran fortuna, per i bei luoghi in cui sei nata e vivi...
Una piccola fortuna devo ammetterla pure io: quella di poter frequentare l'Adriatico tra la fine di giugno e l'inizio di luglio, perché ho il fondato sospetto che in agosto diventi una continua, affollatissima, invivibile bolgia domenicale...
Certo che se potessi lasciare il mio eremo longobardo, e trasferirmi a vivere in un posto in cui puoi fare il bagno da settembre ai primi di dicembre, credo proprio che ci scriverei i miei romanzi più belli...
chissà, magari un giorno... :D
oi NIck! eccomi testè di ritorno da una situazione diametralmente opposta: il mio eremo montano, dove l'unico rumore è quello del campanile, e standotene stravaccato puoi fruire interamente della sensazione sublime che risponde al nome di "non fare un cazzo"... ci voleva
RispondiEliminaMa è morto nela sedia?
RispondiElimina* unwise
RispondiEliminaLa sublime intelligenza del non fare un cazzo non verrà mai abbastanza elogiata...
Bentornato! Anche se, provenendo tu da un eremo di pace, ozio e silenzio, sarebbe più logico dire maltornato... :-))
* Moribond
No, è morta la sedia.
Ma tu campi ancora? :D
grande omino biondo. penso di volergli bene. un pochino
RispondiEliminavedo comunque che dall'adriatico al mar ligure la situazione sociale sulle spiagge è bene o male la stessa. l'estate mi manca già, ma tutta quella gente mi sa di no
La questione non riguarda assolutamente il bagnasciuga in sé - su questo puoi stare tranquillo che siamo completamente d'accordo! Sullo squallore dei comportamenti della gente quando si assembra in maniera bovina, un'idea che mi sono fatto è che qualunque sia la situazione (supermercati, spiagge, code, sagre, etc.) scatta qualcosa che porta la maggior parte della gente a infischiarsene degli altri, una specie di "istinto di sopravvivenza". Forse succede perché sotto sotto siamo tutti dei lemming frustrati, per un motivo o per l'altro, finalmente stacchiamo dal tran-tran quotidiano che ci ottenebra e pretendiamo "che nessuno ci rompa le palle": chissenefrega se ciò significa prevaricare luoghi, persone, situazioni.
RispondiEliminaDa questo punto di vista, il personaggio che mi nausea di più è quel'orrendo branco dei Bonanza Educanza... ricordo benissimo vicini di ombrellone del genere, altro che "macchiette", era come se il fatto di essere un "gruppo famigliare" gli avesse dato una tessera GOLD che li autorizzava a fare come volevano...
Disperata per un rientro che ogni anno di più mi fa pentire della vita che scelsi (fra l'altro senza il tuo libro che non arrivò, maledizione! Adesso lo chiappo qui nella city...), mi ritrovo, senza la maestria del tuo racconto, nella tua professione di "osservatore da spiaggia", professione che svolgo da anni insieme ad una mia carissima amica estiva (due matrone-one fancazziste e cazzarole col culo su sdraio tutto il giorno per un mese l'anno) sulla battigia.
RispondiEliminaDette in coppia "le Forche Caudine", esercitiamo il diritto di ciàcola su qualsivoglia bipede (a volte anche quadrupede) abbia l'ardire di attraversare il nostro campo visivo. Per ognuno un soprannome e una o più abilità, e, va da sé, una storia fittizia. Ogni giorno di più la telenovela di personaggi posticci (er mutanda, la venere nera, l'anello mancante, edgar e la regina dei ghiacciai, arfio e la bimbetta-pacco, la ruba-pasticcini, il cadetto, l'ottenne Fortunato, la gioielliera, il killer di Frenzy e la sua vittima, etc.) si evolve e acquista - a seconda di come ci si sveglia - toni noir o rosa.
Per me, come essere liberi. E' poco?
La necessità di osservare e la necessità di ridere, quando sono fuse in un'unica soluzione, portano l'uomo a distinguersi dalla bestia.
Un carissimo saluto e, ancora una volta, grazie!
Bello leggere questa prospettiva che reca sarcasmo e abilità. Per quanto non siano piacevoli domeniche di questo tipo ci hai comunque insegnato che da ogni situazione può uscire qualcosa di buono. Resta il fatto che io odio le cavalletteeeeee.
RispondiEliminaSe c'è una cosa che detesto sono quelle spiagge con al gente ad un centimetro che sembri sul metro nell'ora di punta
RispondiEliminasaluti zio
Domeniche davvero insopportabili,ma le rimpiango già (famiglia Bonanza educanza a parte!!!)..dici che se faccio una maraffa con mia figlia mi passa la malinconia???
RispondiElimina* Marco
RispondiEliminaSì, l'omino biondo, dal vivo, fece una gran tenerezza pure a me.
La Liguria? Forse persino peggio, stando ai miei ricordi d'infanzia (se non altro perché le spiagge erano ancora più strette, e infestate di milanesi arricchiti con la puzza sotto il naso)
* Reverend Emi
Concordo anche sulla tessera GOLD di certe famigliole del cazzo, quelle ad esempio che t'impediscono di passare su marciapiedi larghi dieci metri, perché occupati da loro a ventaglio: mammina, papino, bambino, suoceri con passeggino. Cos'è, una dogana o un posto di blocco?, chiederebbe l'immenso Totò. Lo so che siete degli emeriti affollamondo Premium, ma cavarsi un momentino dal cazzo?!
* Cristiana
Stavolta sono io a rivedermi in un tuo scritto: a scuola la Commissione Soprannomi (per marchiare i prof) ero Io (mi riunivo con me stesso, deliberavo e legiferavo) e anche al mare con gli amici ne appioppavamo a destra e a manca, al punto che il giorno in cui provai a scriverli su un foglio sotto il titolo Personaggi superai abbondantemente i cento!
* Erotici Eretici
RispondiEliminaAltra New Entry, altro caloroso Benvenuto!
Grazie per l'apprezzamento e, quasi inutile dirlo, quell'odio è ampiamente condivisooooo! :D
* Ernest
Quando ti accorgi che per arrivare al tuo ombrellone dovresti poter volare, ti rendi conto che c'è qualcosa che non va...
* stefyaury
Carissimissima! Anzi, carissimissimE! Ciao!!
Se troviamo un quarto vengo anch'io da voi a giocare a maraffa, ché la malinconia è davvero tanta...
Chi è lo Zio Scriba? È un fottuto abilissimo, divertente e cazzuto scrittore con una dialettica e qualità d'espressione davvero notevole.
RispondiEliminaI tuoi racconti, anche quelli che - dato l'argomento - mi toccano meno sono spassosamente belli e si leggono tutto d'un fiato.
Mi pareva di avertelo già detto ma ripeterlo non fa mai male. Il resto non conta. :P
Ciao mitico.
LeNny.
P.S.: preparati per un'altro incontro con cena... Questa volta presenzierà anche Kermit. :)
* LeNny
RispondiEliminasempre un pizzico (ma solo un pizzico) esagerato... comunque grazie.
Sarà davvero un piacere incontrare anche il gentilissimo Kermit, che ho già imparato a conoscere un po' dagli illuminati commenti sul tuo blog... (a proposito: nel frattempo insegnagli la strada del mio, visto che qui le persone intelligenti vengono sempre accolte a braccia aperte...) :D
A presto!
Io arrivo sempre in ritardo.
RispondiEliminaComplimenti per questo bellissimo racconto, Nicola. Mi sembra di essere lì con te, ad assistere allo spettacolo.
No anzi, tu sei uno spettacolo.
Un abbraccio.
:D
sono arrivata tardi anch'io. Ma ho riso di gusto ugualmente! Nella bolgia che io ricordi troppo chiaramente, ci sono nell'uso pugliese, tre (e più) teglie rispettivamente d coniglio con patate e lampascioni, una di melanzane ripiene e una di focaccia con pomodoro! Io all'ombrellone vicino soffro in silenzio! ero troppo piccola per imitare l'omino biondo e bianco che beve birra 'insediato' fissamente, perché son convinta che sia l'unico modo per sopravvivere a questa disumana pratica del pranzo sulla spiaggia! aiuuuuuuuuuuuut
RispondiElimina* Stefy
RispondiEliminaQuesto commento è un raggio di sole nel marciume di una giornata già tardonovembrina... Grazie dei complimenti. Ti abbraccio anch'io. :D
* petrolio
Altro raggio di sole...
Nel posto in cui è ambientato il racconto le cavallette e i Bonanza Educanza pranzano (con la civiltà che si può immaginare) in pineta (materiale per altro racconto?) con grande gioia di chi il mattino dopo la dovrà pulire...
L'ho riletto. E' davvero un piccolo capolavoro.
RispondiEliminaLe domeniche al mare sono effettivamente una maledizione da evitare come la peste.
RispondiEliminaE non si può fare a meno di chiedersi come sia possibile che degli individui vadano a cercare e si sentano appagati in situazioni del genere (senza contare magari le ore di macchina o di treno prima e dopo). Ma forse la risposta alla domanda sta nel fatto che sono quegli stessi individui che creano quella situazione...
PS Comunque nella tua descrizione hai dimenticato "gli asciugamani a castello".
* Cristiana
RispondiEliminaHo lettori così fantastici che vengono anche a rileggermi!
Un abbraccio gigante.
* Il grande marziano
Se ho capito bene cosa sono, gli asciugamani a castello fanno parte di un'epoca magari altrettanto delirante ma che, in confronto a oggi, potremmo ancora definire tardoromantica: oggi i forzati e le forzate della tintarella domenicale stanno tutti, senza eccezioni, su lettini, così da rendere l'assembramento, soprattutto in riva al mare, ancor più caotico, compatto e impenetrabile.
"Oh, belin!" detto tanto per stare (forse!) in tema: questo racconto stavo disgraziatamente per perdermelo! Che dire: complimenti e tanti bei racconti così ancora!
RispondiElimina* Adriano Maini
RispondiEliminaBenvenuto e mille grazie, Adriano!
Spero tanto di poterti accontentare con molti altri brani di tuo gradimento!
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