LE TRE PAROLE PIÙ BELLE:
AKSARA, SHRIVE, MAMMA.
23 maggio (venerdì)
Fianco a fianco, affacciati alla finestra della cucina, guardiamo la fioritura deliziosa delle roselline rampicanti. Torna un po’ a letto, finisco di cucinare io. Intanto oggi, per la prima volta, sul corriere cultura si decidono finalmente a parlare di Raimon Panikkar, a proposito di un nuovo libro appena uscito da Rizzoli, non certo il migliore né il più importante dei suoi (ma si sa, nel povero mondo culturale lobotomitalico esisti solo se lo certificano i grandi editori).
Fra le sue parole che più hanno colpito il cuore della mamma, c’è la similitudine dell’acqua. Panikkar dice che in molte antiche culture si paragona il singolo individuo a una goccia d’acqua. Da cui la domanda, bellissima e decisiva: che cosa siamo noi? Qual è la nostra vera essenza? Siamo la goccia dell’acqua, o siamo l’acqua della goccia?!
Se si capisce che la risposta giusta è la seconda, si accetta l’idea della morte con serenità, ci si divincola dalla trappola malefica dell’Ego.
Ho perso sette chili, nell’ultimo mese, come se il malato fossi io. Un po’ preoccupato, un po’ contento (potrò recuperare pantaloni vecchi, invece di buttar via soldi per dei nuovi). Pomeriggio di letture. Poi ci guardiamo il tenente Colombo (Progetto per un delitto). Si alza con entusiasmo a vederlo. Interruzioni per telefonate della Simo e della nonna, che parlano brevemente con me. La nonna sembra solo preoccupata che in fondo non ci sia nessuno, nel reame, che possa stare più male di lei, che sta benissimo.
Dopo cena ascoltiamo un po’ di musica. Passa l’Alberto. Film americano stupidissimo (La rivincita della bionde, affanculo).
Per cercare di vedere le lucciole, esco addirittura col binocolo. Niente.
I modi, e i tempi, con cui Panikkar e i suoi scritti sono venuti da me hanno qualcosa di stupefacente e di sovrannaturale.
Lo incontrai per caso grazie alla tv Svizzera, una sera sul tardi.
Mentre da noi andava in onda la solita cacca, loro trasmettevano un documentario intervista dedicato a questo sacerdote filosofo, di padre indiano e madre catalana, un’incredibile figura dolce e carismatica, uno di quegli uomini che ti trasmettono intelligenza e serenità al solo guardarli negli occhi, amico personale del Dalai Lama.
Era la fine della scorsa estate, e feci appena in tempo a conoscere quest’uomo, e a sapere che aveva curato la traduzione dal sanscrito degli antichi testi della rivelazione vedica, perché poi la tsi, unico canale decente che si captava dalle nostre parti, sarebbe stata oscurata da una televisioncina commerciale italiota che trasmette telepromozioni e televendite, intervallate da qualche filosofico sprazzo di pubblicità.
Alla fine di gennaio, la mamma mi avrebbe poi regalato, per il mio trentaseiesimo compleanno, le videocassette prodotte dalla tsi, con tutte le quattro puntate dedicate a lui.
Ma la cosa stupefacente è capitata a metà fra i due avvenimenti.
Il 6 dicembre, giorno di San Nicola, mi aggiro senza una meta tra gli scaffali di Pontiggia, la mia libreria preferita a Varese. Nella tasca interna del mio elegante cappotto di seconda mano ho una busta da imbucare, contenente la lettera indirizzata alla tsi in cui chiedo informazioni sulla possibilità di acquistare quei documentari.
In quel preciso momento, non sto pensando né alla busta né tantomeno a Panikkar. Sono inginocchiato per passare in rassegna la fila più in basso nel reparto dei classici, non ricordo in cerca di cosa, forse Thomas Mann, forse La montagna incantata, che non c’è.
Nel rialzarmi, mi ritrovo dritto davanti agli occhi un cofanetto contenente due volumi. Ci metto un po’ a mettere a fuoco la scritta, anzi, ci metto un po’ a lottare contro la mia pigrizia di non mettere a fuoco per niente. Poi, leggo: Raimon Panikkar. I Veda. Mantramanjari. Testi fondamentali della rivelazione vedica.
Li compro subito.
Ulteriore stranezza: questo bouquet floreale (manjari) di preghiere (mantra) era lì, fra i romanzi, e non dove sarebbe dovuto stare: al piano di sopra, fra i libri di religione o di filosofia.
Raimon Panikkar mi ha regalato una delle due Parole capaci di commuovermi nel profondo. È un termine sanscrito, AKSARA. Significa, al tempo stesso, la Sillaba e l’Imperituro.
L’altra è un verbo biblico, SHRIVE. Me l’ha fatta conoscere Raymond Carver, e anche questa ha un multiplo significato: essere uno scriba, ma anche ascoltare la confessione, assolvere, purificare.
Sono due Parole che mi fanno pensare agli Scrittori come a una stirpe sacerdotale, che mi stanno spingendo a diventare un Monaco della Scrittura.
Questo non vuol dire che io ne sia all’altezza.
Vuol solo dire che me ne sento attratto, mi sento chiamato, pur sapendomi indegno.
24 maggio
Ha di nuovo mal di gambe. Ha dovuto ritornare a letto dopo colazione, non trova una postura che vada bene.
Invece di lamentarsi mi chiede E tu come stai.
E tu come stai!
Vengo un po’ a scrivere, poi torno in camera sua e c’è lì l’Alberto con in mano delle cesoie enormi. Si scherza un po’. La mamma ricorda quando da bambina andava a giocare di sera attorno ai covoni di fieno, e arrivava il contadino in bicicletta gridando “Ve taj via i urécch!”
Poi papà ha bisogno d’aiuto per stendere le lenzuola, viene anche l’Alberto a tendere nuovi fili con una pinza, insomma sembriamo un battaglione, lì in mezzo al prato, una squadriglia di tre uomini per stendere due panni. La cosa ci fa sorridere, ci mette di buon umore, ci fa sentire uniti, oltre che stupidi. Parliamo un po’ dei fiori, delle piante del giardino, di ciò che va bagnato, di ciò che va estirpato, forse oggi l’Alberto va dal Donghi a comprare qualcosa da piantare qui sotto al balcone, dove ci sono solo erbacce.
La convinco a telefonare al dottore: infatti le dice di ricominciare a fare due punture di fraxiparina, una ogni dodici ore. Poi lunedì da lui, che la manderà dall’angiologo (pensare che è un così bel nome, sembra il medico degli angeli!)
Do da mangiare al pesciolino. Sparite le macchie nere sulla coda che facevano pensare a una brutta malattia: forse un segno buono degli Dèi?
Devo piantarla, di vedere segni dappertutto.
Spunta il Ciaomama, questo africano furbetto ma simpatico che ha fatto della questua una professione. Arriva qui in treno ogni due mesi dalla provincia di Bergamo! Deve avere un tabulato clienti (che lui chiama “persone che aiutano”) di cui facciamo parte, e che usa anche per spedire biglietti d’auguri. I primi tempi, faceva almeno finta di vendere fazzolettini di carta. Adesso prende i soldi e basta, quei pochi che possiamo dargli. La mamma a volte ci aggiunge una scatola di pasta o altro. Un giorno lo abbiamo invitato a pranzare con noi. “Grazie mama! Grazie fratélo!” Mio padre lo prenderebbe a calci, se potesse. E stiamo parlando di un uomo fin troppo buono e in queste cose generoso, un vero cristiano ateo, l’unico che abbia mai visto in spiaggia dare monete a chiunque, zingari compresi. Ma ‘sto Ciaomama proprio non lo regge, è più forte di lui. Comunque, oltre alla solita offerta, gli offro da bere. La mamma che è a letto mi dice di dirgli che abbiamo ricevuto il suo biglietto di Pasqua.
Partite in tv. Mio fratello con le bimbe e le casse coi fiori da interrare. Telefonata della Lina di Berna, la voce che ci regala più conforto. Poi fuori con l’Alberto e la Marta appena svegliata. Bagno il giardino con l’Alice, io con l’annaffiatoio grande, lei mi imita con quello piccolo. Poi vuole del succo di mela. “Quando guarisce la mia nonna?”
Dopo cena le do il walkman con la cassetta di Cochi e Renato che mi registrò un commilitone di Modena. Che Felicità sentirla ridere, e poi canticchiare La vita l’è bella!!
Promemoria. Spolverare. Cercare qualcuno per iniezione sul braccio, per non martoriarsi più quella povera pancia. Tavolino per mangiare a letto.
Fantasmi o albanesi nella notte? (Prima un gran colpo in sala, il tonfo di qualcosa che cade, poi parte da sola una cassetta di musica classica a tutto volume!!) No, è il gatto deficiente, che ha raggiunto lo stereo via trave della parete sopra il camino, e con una zampata ha ottenuto questo incredibile effetto. Finisce giù in cantina. Risate con la mamma.
qui ci sta solo un abbraccio ecco
RispondiEliminaE io me lo prendo tutto (anzi, io e la mamma ce lo prendiamo).
EliminaGrazie!
Non penso che la grande energia dell'universo ponga le cose a caso: trovare il tuo Aksara è un imperativo che si dipana in quello che scrivi e si vede.
RispondiEliminaMi è piaciuto questo post, specie per la figura di tua madre (penso che tu stessi parlando di lei, al di là del racconto.)
Posso abbracciarti forte?
Bacioni
Sì, è proprio lei: si tratta del diario dei miei ultimi mesi con lei, da maggio a fine agosto del 2003.
EliminaGrazie per l'abbraccio: bacioni anche a te!
Una signora che, aldilà di tutte le sofferenze, ha avuto la fortuna di avere vicino un figlio che l'ha capita ed amata immensamente.
RispondiEliminaCristiana
Grazie per le belle parole, anche se mi dico sempre che meritava ancora di più... Ciao!
EliminaCiao Zio, conosco il dolore che provi, mi si stringe il cuore per te. Amico mio ti sono vicino e ti avvolgo nel mio abbraccio... Ricordati sempre le risate con la mamma e sorridi!
RispondiEliminaTi voglio bene.
Il suo sorriso è sempre con me, e lo è ancora di più ogni volta che si avvicina l'uscita di un mio nuovo romanzo.
EliminaTi voglio bene anch'io!
Mi è piaciuto tanto affacciarmi da queste finestre sulla tua vita e guardarci dentro, con affetto e con la netta sensazione di aver provato le stesse emozioni.
RispondiEliminaIl tempo che passa non è mai una medicina, ogni giorno si fa più pesante la sua assenza e mi illudo che un giorno la potrò ancora riabbracciare...
Ti voglio bene Nik, il groppo che ho in gola mi sta strozzando ma grazie per aver condiviso...
Grazie di esserci e di essere qui con me, a riscaldarmi il cuore nella gelida tenebra. :)
EliminaGrazie di volermi bene, cosa che naturalmente ricambio dal profondo.
Che stretta al cuore caro Zio..
RispondiEliminati mando un abbraccio forte,
grazie per condividere questi ricordi con noi
Grazie a te: ti abbraccio forte anch'io.
EliminaLa verità su quel diario è che dovrebbero essere gli editori ad assediarmi per pubblicarlo, e io a tentennare. Ma siamo in italiA...
Ma non c'è niente di più magico che condividerlo con Voi, selezionatissimi cuori, selezionatissime menti!
Io queste cose non dovrei mai leggerle perché mi viene uno gnocco nella gola. E penso subito -scusa sai ma è più forte di me- a quell'ultimo fine settimana passato insieme a mamma, io e lei da soli. Non sapevo che fosse l'ultima volta che la vedevo viva, ma qualcosa mi avvisava. 48 ore di seguito senza mai uscire di casa! Mai successo. E solo chiacchiere, quelle che in 54 anni non avevamo mai fatte.
RispondiEliminaUn abbraccio, Nick.
Ti abbraccio anch'io, caro Enzo, e ti ringrazio. La differenza fra le due storie è che io sapevo benissimo che stavo per perderla, anche se cercavo di illudermi del contrario...
EliminaMolto bello, delicato raccontare quei momenti, tra cose alte e cose più piccole, ma non meno importanti. Strano, a volte, come certi scrittori, certi libri arrivino a noi. Magari è stato solo il caso, magari no (ma ci piace pensarlo).
RispondiEliminaMai come in questo testo la mescolanza alto-basso risulta struggente e divertente, insomma, come diciamo spesso, tragicomica.
EliminaE la scrittura è davvero qualcosa di magico e potente, e quando penso che questo stupido mondo sembra sul punto di accantonarla mi vengono i brividi...
Che bella figura sottile, delicata. Si, la classica mamma che sta a letto e si preoccupa se il figlio sta male..
RispondiEliminaA volte vorrei avere almeno un decimo del suo altruismo e della sua dolcezza...
EliminaScusami se a "per non martoriarsi più quella povera pancia" sono crollata.
RispondiEliminaTu non sai.
Ti abbraccio. Un bacio alla tua bella mamma, lassù.
La bellezza di questo bacio è una realtà concreta che non andrà perduta: lei lo ha ricevuto, comunque.
EliminaQuando ci torno sopra rischio sempre di crollare anch'io, anche al pensiero, ad esempio, che la trombosi e la fraxiparina non erano che "piccole" complicazioni rispetto al male principale. Ma cerco di avere un atteggiamento equilibrato e morbido: tenerla qui nel mio cuore, se le fa piacere, e al tempo stesso lasciarla andare, se fosse questo che vuole. Ma quella goccia d'acqua non sarà mai molto lontana dal mio mare.
Ciao!
Este año como cada año, nuestro tren parara en alguna estación, depende de cada uno de nosotros dejar ir a la tristezas, miedos, frustraciones, malos momentos, desamor. Agradece a cada uno de ellos.. su compañía y sus enseñanzas, aunque hayan sido dolorosas, déjalos ir, déjalos bajar de este tren. Deseo que en esta parada, a tu tren suban miles de bendiciones, sueños alcanzables, amor, abundancia, fuerza y determinación para seguir tu viaje.
RispondiEliminaHoy en mi vagón quedaran puestos desocupados y espero te sientes a mi lado para compartir junt@s este nuevo viaje. FELIZ NUEVO COMIENZO EN ESTE AÑO 2015!!!
Non mi piacciono molto gli approcci copia e incolla. Comunque ciao. :)
EliminaCaro Nicola, la mamma è sempre bella e la preoccupazioni dei figlie lo ha nel sangue.
RispondiEliminaCiao e buon pomeriggio amico.
Tomaso
Grazie, caro amico. Un abbraccio.
EliminaIl tuo diario è prezioso per il ricordo della tua dolcissima mamma. Attraverso quelle pagine possiamo affezionarci a lei e alla sua famiglia.
RispondiEliminaUn abbraccio
Nou
Ti abbraccio anch'io, carissima amica!
EliminaCiao Nicola, oggi un anno fa mio padre lasciava per sempre la sua casa, in barella, e poi dopo 2 mesi di hospice questa vita. Tenerli vicini, sul cuore, anche con le parole belle che esprimi nel tu blog e l'unica via. Ieri, cambiando discorso, non perchè il tuo non sia importante, lo è + che mai anche per me, dicevo ieri al BUK di Modena ho visto il tuo libro allo stand NEO. i due editori mamma mia stavano mangiando due panini pazzeschi, sfilatoni, come direbbe mio papà.
RispondiEliminaUn bacio Sandra
ps. però al BUK troppi EAP troppa fuffa, troppa Italietta pure lì.
Eh, mi sono scelto un mestiere in cui la fuffa è il 99,99%, ma dove se non sei fuffa invece di emergere e risplendere rischi di rimanere soffocato nella fuffa... (soprattutto quella industriale, ma pure quella artigianale non scherza mica...)
EliminaGrazie per non aver svelato niente: all'uscita ufficiale manca ancora qualche giorno. :)
Un dolce pensiero per il tuo papà, e un bacio a te, cara Sandra.
Certi scrittori ti capitano così per caso, come certe mamme, che ci metti una vita a capirle, e loro invece lo sanno da sempre chi sei.. grazie zio..
RispondiEliminaGrazie a te: anche certi lettori sono un regalo che la vita ti fa. :)
EliminaDopo mesi di problemi familiari e un trasloco snervante ritorno ancora da queste parti e ritrovo un post per scoprire che ancora qualcuno guarda la tv Svizzera che la mamma è ancora il centro di tutto il nostro universo e che a distanza di tempo la mancanza è ancora maggiore, che qualcuno legge Pannikar (la dimora della saggezza che mi ha insegnato che occorre sacrificio per imparare a lasciarci possedere dalla verità) ...
RispondiEliminaFelice giornata.
Paolo
Bentornato su questi lidi, cari amico.
EliminaFelice giornata anche a te.
Oh, mio caro Nicola, con che leggerezza affronti un tema tanto pesante, la mamma che ride di là, trovando riparo al dolore e offrendolo a coloro che le stanno attorno. La tua cura e la vita che continua, benedetta?. I libri che appaiono al momento giusto come i sogni, come le persone che sanno davvero amare. Eventi rari ma reali che i più fortunati tra noi hanno vissuto senza per questo attribuirli a superstizioni. La leggerezza riguardava una delle lezioni americane di Italo Calvino, ti ricordi? Buona serata.
RispondiEliminaGrazie per queste tue belle Parole. Le lezioni americane di Calvino sono lampi di luce pura. Quella sulla Leggerezza più di tutte. Parametri che dovrebbero costituire il primo criterio di valutazione del 99% delle opere di Narrativa.
EliminaCiao carissima!
p.s.
Eliminail paradosso è che Calvino è italiano (si chiama pure Italo!) ma se c'è qualcosa che si discosta penosamente (e noiosamente) dalle sue Lezioni è proprio la gran parte di ciò che si è pubblicato in italiA negli ultimi trent'anni!!!
Io ti lascio solo un :****
RispondiEliminaE io ti abbraccio forte forte...
Eliminami ha colpito molto questa storia per le tante connessioni di argomenti diversi. auguro che i sincronismi siano davvero segni positivi del cosmo. Che magnifica donna tua mamma! Un grande abbraccio anche da me !!!
RispondiEliminaHa lasciato un vuoto incolmabile, ma provo a colmarlo scrivendo (anche) per lei. (Oltre che per voi, che mi aiutate così tanto a voler andare avanti...)
EliminaTi abbraccio forte anch'io.
Mi ha commosso questo post, ma mi ha anche lasciato una sensazione positiva.......bello trovare persone come te!
RispondiEliminaAnche quelle come te sono belle da trovare: non per niente sono venuto a cercarti... pure su Fessobukko! :D
EliminaQuesti sono ricordi che lasciano senza fiato.
RispondiEliminaLa dolcezza e la tenerezza della tua mamma, a mio parere, hanno lasciato un segno indelebile su di te.
Ti abbraccio, di cuore,
aldo.
Sì, ho preso da lei soprattutto nel carattere, sia nei pregi che nei difetti.
EliminaTi abbraccio forte anch'io, amico caro.