"Meglio Capitano della mia zattera di storie di carta che mozzo sul ponte di Achab"

SITO ANTI COPROFAGIA LETTERARIA: MERDA NON NE SCRIVO, E MENO ANCORA NE LEGGO

mercoledì 23 dicembre 2015

Corso arretrato di tecniche narrative ammorbanti. Seconda puntanata: i trucchi per scrivere un romanzo NOIOSO.


COME SPAPPOLARE LE PALLE
(by J. Stronkabook)

1 Genealogie e saghe familiari

Se ambite a martoriare gli zebedei del lettore, non mancate mai di dedicare qualche decina di pagine alla genealogia completa del protagonista principale (e magari anche di altri). Il lungo, scrotolesivo flashback di saga (detta anche sega) familiare deve narrare per filo e per segno le peripezie (dette anche pere pe’ zzia) di almeno quattro generazioni: il trisnonno nato in un villaggio della Bulgaria interna, da cui dovette fuggire per evitare persecuzioni e roncolate; la bisnonna ingravidata a quindicianni da un marinaio strabico durante la traversata atlantica in pedalò; il nonno commerciante abusivo di pelli di topo nei Territori del Nord Ovest (con sei pagine di descrizioni su come si scuoiano le pantegane e se ne conciano le pelli sputandoci sopra tabacco ciancicato – e un paio (di dozzine) di ricette per il recupero di code e zampine mediante frittura o marmellata). 
E via frantumando.

2 Pesantezza

Alcuni tentano a volte di spacciarla per “complessità” (che è un’altra cosa), ma la pesantezza, esatto contrario della Leggerezza delle Lezioni Americane di Calvino, ha sulla mente e sui coglioni del lettore lo stesso portentoso effetto che potrebbe avere sul suo stomaco il mangiarsi un cinghiale intero completo di pelliccia e zanne, e soprattutto ancora vivo. Interminabili frasi, lunghe anche tre pagine e piene di subordinate che si attorcigliano e avviluppano l’una nell’altra (che i vostri amici critici, se ne avete, sapranno spacciare per BRAVURA!), terminologia eruditoide, pedanteria, pretenziosità filosofica: niente è più sicuro di tutto ciò, se davvero aspirate ad ammorbare, a spossare, insomma a cagare il cazzo dei malcapitati.
Non è difficile, basta fare appunto al contrario delle Lezioni calviniane: invece di scrivere con leggerezza pensieri eccezionali, create labirintici meandri di elucubrazioni cervellotiche sul ciclo mestruale di vostra sorella.

3 Appiattimento del linguaggio

Essere pesanti e pedanti non impedisce di essere anche poveri, sciatti, stucchevolmente banali (tutte cose indispensabili per i più dotati cantori della Dea Noia). E non c’è modo più sicuro di apparire poveri, sciatti e stucchevolmente banali dell’utilizzare un linguaggio sterilizzato, piatto e moscio. Nei romanzi noiosi, i personaggi non imprecano e non usano il cosiddetto turpiloquio. Al massimo potrete concedervi un’acciderbolina. A patto che dopo l’acciderbolina spunti subito un prevedibile personaggio-marionetta (di solito una mamma nevrotica e semiscema di mente) pronto a esclamare: “Non voglio sentire parolacce!” Se poi ambite al massimo dell’appiattimento, non avete che da parlare e da far parlare i protagonisti come si parla in tv.

4 La pretenziosità poetico-sentimentale

Anche se ci hanno già sguazzato milioni di altri scialbi scribacchini, se davvero volete essere pallosi fino in fondo non fate mai, mai mancare il vostro illuminato contributo sui grandi temi: metterete quindi almeno una volta per capitolo la vostra bella sentenza aforistica memorabile sul tema “che cos’è il vero amore”, “cosa significa amare per sempre”, ecc, ricorrendo a quel collaudato tono che potremmo definire “poesia del deejay brillante-malinconico che raglia sdolcinature artefatte e ruffiane per guadagnarsi furbescamente la figa”. (Naturalmente, conviene che sia amore uomo-donna: fate finta che i vostri lettori siano tutti etero, e le banalità da cioccolatino – o da uazzàpp – vi sgorgheranno più facili). Lo so, vi sentirete stupidi e disonesti più di quanto già non siate, nello scrivere simili amenità, ma ne verrete ripagati: potete scommettere che quelle frasi saranno le prime a venir condivise dai noiòfili, in formato incorniciato e colorato, su ogni genere di social network.

5 E ovviamente, la politica

Ma se aspirate all’apice della Noia (e magari a qualche bel Premio), non potete non scribacchiare testi politicizzati e ideologizzati. Ma politicizzati alla naftalina, come uscissero dall’armadio di una sezione di provincia degli anni Settanta, sotto forma di ciclostilato; e ideologizzati come se ve li dettasse Stalin dopo morto. Ritrite storie retoriche di operai addomesticati che invece di volersi (almeno nei sogni!) liberare dal lavhorror sono grati alla fabbrica, vivono per la fabbrica, amano la fabbrica, si scoperebbero la fabbrica. Che scambiano ciminiere per candele di Natale, l’altoforno per il dolceforno della nonna. Che scrivono quanto bene vogliano alla fonderia che gli fotte la vita, alla tessitura che gli fotte la vita, all’inceneritore che gli fotte la vita. E per i quali la più grande tragedia cosmica possibile è la chiusura della fonderia che gli fotte la vita, della tessitura che gli fotte la vita, dell’inceneritore che gli fotte la vita. E via fottendo (il lettore).

Vi chiedo solo un favore, però: dopo che l’avrete scritto, non venitemi a rompere i coglioni per farmelo leggere. Perché alla noia io preferisco il Piacere. Alla banal sciatteria la Genialità creativa e affabulatoria, alla seriosità l’ironia e la brillantezza. E alla moscia pedanteria, sempre, la signora Bellezza. E di tutto ciò domando umilmente scusa.

J. Stronkabook

p.s. La prima puntanata stava QUI. E il corso introduttivo QUA.
Incredibilmente, è tutto GRATIS. :)

E siccome le Vere Tradizioni (udite udite!) a volte piacciono perfino qui, auguro a tutti voi, anche a nome di Zio Scriba, un Felice Solstizio d’Inverno: l’antica festa nordica e pagana delle popolazioni europee.

quando c'era la Mamma, fata degli alberelli


E se avete voglia di regalarvi qualcosa di poco noioso, date una sbirciata alla colonnina qui a destra, in alto. 


lunedì 21 dicembre 2015

Sempre dal nuovo ebook "La Campagna Plaxxen", un estratto più lungo in regalo per voi (perché qui non si vende a scatola chiusa...)


[Per l'eventuale acquisto, cliccare sulla copertina del libro nella colonnina qui a destra.]

«Chi era quello?»
«Un signore…»
«Ma che voleva da te?»
«Dice che conosce la mamma. E forse qualche giorno la mamma non può venire a prendermi e allora viene lui».
(Cristo!)
«E tu cosa gli hai detto?»
«Gli ho detto che se non viene la mia mamma viene il mio papà».
«Bravo».
«Sì, e gli ho anche detto che il mio papà ha le mani magiche».
«E lui?»
«Mi ha detto che ci fai con le mani magiche».
«E tu?»
«Le scurege!»

«Ma che tipo era, ti sembrava bravo o cattivo?»
«Era bravo, ma cattivo».
«E come fa uno a essere sia bravo che cattivo?»
«Non lo so. Lui era bravo, ma cattivo».
Come spiegargli il viscidume e l’infida ipocrisia degli uomini di merda? Per lui, se uno dagli occhi cattivi ti approccia con untuosa e falsa gentilezza, non è un pericoloso serpente a sonagli: è uno “bravo ma cattivo”.
«E papà? È più bravo o più cattivo?» gli chiedo mentre lo stringo al mio fianco nell’andarcene da lì.
«Te sei solo bravo» mi dice tutto serio e compìto. Poi, mettendosi a ridere: «Però fai i figli mongoli!»

Vedendo che la cosa invece di farmi, come di solito, sorridere, rischia di farmi scoppiare a piangere, il suo cuoricino tenta di gettarsi in mio soccorso, e mi si stringe addosso ancora più forte mentre zampetta al mio fianco.
«Cantiamo Pippoloni papà?»
E così ce ne andiamo via cantando un’altra delle nostre storpiatelle hit. Stavolta tocca ai R.E.M.:
Shàiny appy Pippoloni…

Le ho sempre trovate divertenti, queste storpiature maccheroniche. Quando l’arbitro sbaglia di brutto contro la loro squadra, i tifosi inglesi, ovviamente, non si mettono a cantargli “Erroracciooo, o ‘mbecilleee…” Però, fateci caso la prima volta che ne avrete l’occasione, a un orecchio italiano suona proprio così! 
In Wild of the isle di Linda Wesley si sentono distintamente prima “Chella la tas mai” e poi “Questo s’è inciocado”. Verso la fine di I’m goin’ down di Springsteen, risuona un bel “E vaffanguglia”.

Ma non era finita. Certi giorni non vogliono finire. E non sono mai quelli belli. Sono sempre quelli che facevano meglio a non iniziare. La sera ti torno a casa, litigo un po’ con mammà perché ho fatto tardi senza avvertire, e così la pastina del cazzo della sua cena a orari da ospedale svizzero (qualche minuto prima delle sette!) si è freddata, mi rifugio col mio notebook, una birretta e un panino al burro e salame in camera mia, e mi viene la bella idea geniale di andare sulle statistiche del blog a trastullarmi con le chiavi di ricerca. Non lo faccio quasi mai. Non lo facevo da settimane. Ma è divertente: puoi scoprire attraverso quali assurde combinazioni di parole affidate ai motori di ricerca certa gente è approdata, il più delle volte per sbaglio, per puro caso, e scappandosene via subito senza leggere nulla, al tuo blog. Ricordo di averne segnate alcune su un foglietto. Volevo farci un post. Perché chi di voi non ha un blog, o non ne controlla le “origini del traffico”, non può avere idea delle menti strambutiche o malate che circolano sul web. Eccone un campionario. 
Le sgrammaticature sono originali, e ce le ho lasciate:

farsi scoppare dal proppio cane
nipote lava i piatti lo zio la ciula
video porno in cucina lei prepara lui porco sulla scala
como inserire il codici de un anuncio nella cabina telefonica
film con trama ingravidata dal cognato
fuori dai coglioni la data di nascita vediamo chi è il prossimo
incularsi l’ufficiale di picchetto
donne colitiche
nonne e zie troie dei paesi tuoi gratis
storie porno zia purcella
fero batuto.it
faccio scoregge puzzolenti e ho bruciore all’ano
mia figlia non si lava
cerco statuetta maradona in resina?
esercizi su come personificare un pallone
un pompino fra gay etiopi
come andava ilicic a scuola gli piaceva studiare
come faccio a vedere il quadro di gattuso su caronte?
film erotico con cacca e piscio gratis
costo di una scatola con scritto ti amo
faccio le seghe tutti i giorni
francobollo lu cagava
biglietto auguri compleanno cognato circa 43 anni
puntini rossi sul glande
lunghezza del pene ideale
la fregna di mamet
la suora me lo suchia
i botti di capodanno sparateveli in culo
video hard incesto padre e figlia paffutella
come fare un pombino
video ragazza con minigonna alzata e frustata in culo
hard gradis zio nipote nei spogliatoi
cazzo francese dotato e largo d’atleta sporco

Inutile dire che nel mio blog non si trova nulla di tutto ciò. Misteri dei motori di ricerca. Forse quella sera ne cercavo delle altre simili per sghignazzare un po’. Non l’avessi mai fatto. Nelle sezioni “adesso” (ultime due ore) e “giorno” niente di interessante. I soliti “peppermint” e “zio pep” e “peppermint mind”, e un paio di malati di mente di quelli summenzionati. Ma alla sezione “settimana” mi si è raggelato il sangue. La chiave di ricerca principale era “Mike Morigerato Polaschi Plaxxen”. Per ben sette volte. Sette! Non poteva essere un caso. Qualcuno sapeva cosa stava cercando. Immediato il contraccolpo addominale, viscere mie in fermento da shock.

sabato 19 dicembre 2015

"La Campagna Plaxxen": un assaggio breve, dal cuore del capitolo 2


«Polaschi sembrava un avanzo d’uomo, ma fosse stato vendicativo avrebbe avanzato ancora molto da fare. Lo era? Difficile capirlo. Venticinque anni prima non aveva la barba fino all’ombelico e i suoi capelli erano corti e castanochiari, e lui un brillante copywriter assunto al volo da Mike Morigerato in persona dopo un colloquio di pochi minuti alla vecchia Mitchell, Woodworth & Sbruseghìn, agli ultimi piani della Torre Velasca. Mike Morigerato aveva un fiuto infallibile per le menti brillanti, e se nei futuri e ancor lontani anni della carriera politica si sarebbe poi circondato di imbecilli e incapaci, ciò non sarebbe avvenuto per sbaglio, ma per cinico calcolo. (Del resto siamo un paese che ha avuto per ministro della pubblica istruzione una signora che da giovane riuscì, in un compitino d’inglese, a tradurre il verso “Beautiful radiant child” con “Bellissima cialda del radiatore”). 
Il giovane Polaschi festeggiò l’assunzione spaciugandosi un trans brasiliano di nome Brigitte Bardot a malapena ventenne e scolandosi con lui una bottiglia di spumante rosé, versandogliene anche un po’ sul pancino e sul collo e leccandolo con tanto inebriato amore, e poi ordinando duemila biglietti da visita al photoshop sotto casa. Quelli sbagliarono e ci scrissero “COPRIWATER”, al che lui brontolò un poco e pretese lo sconto. Non disse che lo trovava di un’autoironia esilarante, e che, avesse avuto il tempo di pensarci, era proprio la scritta geniale che ci avrebbe fatto mettere lui... 
Ma non capì neanche la natura profetica della cosa.»

Ed eccovi il link per l'eventuale acquisto (con scelta fra ebook e cartaceo su richiesta)


giovedì 17 dicembre 2015

Il mio nuovo romanzo "LA CAMPAGNA PLAXXEN" in ebook! (Presto disponibile anche il cartaceo su richiesta).


UNA SORPRESA DI FINE ANNO PER I MIEI 25 LETTORI!!!! 

«Una storia di clochard più o meno volontari, un fosco noir metropolitano con finale thrilling, una feroce satira del mondo della pubblicità e dei consumi compulsivi. E l’inno d’amore di un padre separato per il figlioletto down. Il tutto visto attraverso il pazzo mondo dei blogger!»

Aspettando l'uscita di "Mailand" (il nuovo strepitoso Romanzo che pubblicherò con la Neo edizioni), è da oggi disponibile questo mio nuovo lavoro in versione ebook. Ma è prevista a breve anche l’opzione stampa su richiesta (in angloide: print on demand). 

Chi volesse gustarsi una simile golosità durante le feste in arrivo, non ha che da cliccare su questo link.

Da questo momento ufficialmente disponibili tutti i formati: Pdf, ePUB e Mobi. Più il print on demand cartaceo! (Per quest'ultimo, scorrere sino a fondo pagina sul sito linkato).

mercoledì 16 dicembre 2015

Pro-pro... PROIBITO!

Il vostro zio Nick... più o meno l'altroieri. :)

L’intelligenza (l’arroganza?) iperlegiferoide non conosce pace: in arrivo il divieto di fumare in macchina se ci sono a bordo bambini o donne incinte. Cioè: nessuno riesce o nessuno vuole far rispettare il divieto di sbocchinare telefonuzzi e uazzappeggiare al volante, che provoca incidenti mortali, e si spreca tempo a cagar fuori norme scopiazza-america? Ma là se si fa una legge poi la si fa rispettare! Non rendiamoci ridicoli! O vogliono farci credere che poi qualcuno controllerà se la donna accanto al guidatore (o la stessa guidatrice che fuma!) non sia per caso incinta di due o tre mesi, anche se guardandola non si vede? A ‘sto punto, non sarebbe più logico e meno stupido vietare del tutto il fumo al volante? La sigaretta mentre sei al volante andrebbe vietata non perché fa male alle donne incinte, ma perché, esattamente come i merdosi telefonuzzi, DISTRAE dalla guida. Siamo sempre lì: ci vorrebbero meno crociate, e più cervello. Ma giusto un pizzico, neh. Facile a dirsi…

Naturalmente, le sole leggi che gli iperlegiferoidi nostrani non fanno sono quelle che servono: Testamento Biologico, Eutanasia, Unioni Civili, Norme Antiomofobia, Antitrust Mediatico-Editoriale, Norme più Restrittive in materia di Pubblicità e Violazione Privacy (quella del cittadino a casa sua, non quella del mascalzone intercettato), Pene Decuplicate Per Amministratori Pubblici Ladri. 
Sì, domani.
Ma che futuro può avere un paese in cui il presidente del consiglio è costretto a dire “Chi ruba va cacciato!”, come se si trattasse di una proposta rivoluzionaria e geniale?
Ma non è OVVIO, che chi ruba (o intrallazza illegalmente) debba essere cacciato?
Non è ancora più ovvio che chi ruba (o intrallazza illegalmente) debba andare IN GALERA?
E non è ancora-ancora più superovvio che a chi ruba (o intrallazza illegalmente) profittando di posizioni di Responsabilità Pubblica dovrebbe essere applicata la legge marziale dell’Alto Tradimento?

E a proposito di troppe leggi inutili e di zero leggi utili: quando se ne farà una per stabilire che l’obsolescenza programmata è un reato grave, cioè una schifosa truffa? Non parlo solo di tecnologie sofisticate: una volta gli spazzolini da denti, anche i più economici, duravano mesi. Adesso dopo due giorni spuntano già quelle due-tre setoline storte laterali ferisci-gengive. Capita solo a me?
(Per non parlare di calze, mutande, e persino pigiami che si avviano a diventare… monouso!)

Ma torniamo ai tabacchi. Il luogo comune secondo cui se fumi una sigaretta devi esserne per forza schiavo-dipendente, ha pure fatto sì che si potesse decidere l’eliminazione delle sigarette più buone e aromatizzate (col pretesto cretino che darebbero più dipendenza) e che si potesse usare (apparentemente a ragione) la parola “scemo” in uno spot istituzionale, cioè di quello Stato che sul tabacco ci lucra (mi è stato riferito, io per mia fortuna lo spottino non l’ho visto mai). Ma io dico che anche se le persone come me, capaci di fumarsi una sigaretta ogni due mesi perché hanno voglia di gustarsela, senza mai aver sviluppato nessun “vizio” e nessuna dipendenza, fossero solo due o tre in tutto il paese, quella parola andrebbe ricacciata in gola a chi si è permesso di concepirla. Perché allora, a ben vedere, la logica è la stessa che vedere automaticamente un ubriacone alcolizzato in chiunque si gusti mezzo bicchiere di vino a tavola: i paternalisti fanatici chiameranno “scemo” pure lui? Per non parlare del terrorismo di certe immagini sui pacchetti di sigarette: giustissime le avvertenze, ma le foto di organi putrefatti hanno lo stesso senso che far scorrere filmati di gente che schiatta d’infarto sopra gli scompartimenti del burro al supermercato, oppure obbligare le compagnie aeree a dipingere a caratteri cubitali, sulla fiancata di ogni aeroplano, la scritta SI POTREBBE SCHIANTARE (con relative foto di cadaveri carbonizzati). Così si rischia di stomacare la gente, e di provocare repulsione non per il fumo ma soltanto per… i pacchetti! 
Incrementando il commercio di portasigarette.


venerdì 11 dicembre 2015

Mordecai Richler - LA STORIA DI MORTIMER GRIFFIN

Voto:

E vorrà pur dire qualcosa se la più fresca e originale Novità proposta nel 2015 dalla nostra mediogrande editoria è questo gustoso, succulento capolavoro del 1968 mai tradotto finora, forse per motivi di vatikaliana bacchettonaggine (fra le tante idee surreali di questo molto surreale romanzo, un’anziana prof decide d’introdurre un nuovo tipo di encomio per i ragazzi più meritevoli: spompinarli).
Comunque Grazie di cuore, Adelphi cara, anche se magari ci si poteva svegliare un po’ prima… O forse è meglio così, perché è per merito di questo pazzesco ritardo se ho potuto sgoduriarmi, a quasi 49 anni, un libro di quelli che nella mia epoca non si riescono a trovare più?
In fondo è stato il più bel regalo, così inatteso e differito: è stato come scoprire in cantina un Rosso d’annata che non ci si ricordava d’avere, in un mondo che si sta preparando ad abolire i vini. Me lo sono centellinato, per gustarlo e farlo durare, come sempre bisogna fare con le cose belle, e adesso invidio quelli di voi che se lo regaleranno per le feste, per leggerlo su una poltrona al calduccio, magari mentre fuori nevica. 
Intendiamoci: qualcosa di acerbo e di ancora imperfetto lo si riscontra, rispetto a un’opera più matura e portentosa come La versione di Barney, ma in compenso questo è, specie nella parte iniziale, molto più comico, provocatorio e birichino.
Leggiamoci un piccolo trancio:

"Era il periodo in cui Doug stava imparando a parlare, e Ziggy era felice di istruirlo.
«Uomo-scimmia» diceva additando un prete; e gl’insegnò a dire «baciami il culo» come formula di ringraziamento; ma per fortuna veniva fuori qualcosa come «bam ‘l ulo». Le scelte lessicali di Doug sconcertavano Joyce, ma il più confuso era il bambino, perché quella che nel pomeriggio la madre gl’insegnava a chiamare «monaca», di sera Ziggy insisteva che era una «tette mosce».
Com’era fatale, Joyce scoprì che Doug non era affatto un bambino ritardato, ma solo perversamente traviato da Ziggy, dal che seguì uno scontro al calor bianco con Mortimer. In certo modo uno scontro a parti rovesciate: stavolta non era Joyce, ma Mortimer che si trovava a difendere il nuovo, per quanto malvolentieri. Ammetteva che Ziggy si comportava in maniera irresponsabile, ma lei doveva capire che non era un sadico. Era sinceramente convinto che i nostri genitori ci avessero allevato ammannendoci nient’altro che bugie, e che ci fosse un solo modo di liberare un bambino: fargli disimparare tutto ciò che gli era stato insegnato. E così guidarlo, per dirla con Ziggy, verso uno stato di grazia. Mortimer doveva peraltro convenire che il risultato era disgustoso, e a malincuore si preparò a dire a Ziggy che doveva andarsene."

Irriverente, irrispettoso, perfido, intelligente - questo è il tipo di libro che vorrei poter leggere senza soluzione di continuità, ma naturalmente non si può, perché libri simili sono rari come quintupli arcobaleni aggrovigliati.

A questo proposito, devo aggiungere di aver trovato altrettanto bello e divertente – anche se molto più tranquillo e convenzionale – il libro che lo stesso autore pubblicò subito dopo, intitolato Le meraviglie di St Urbain Street

Voto: 8


Ma non vi sto dicendo di scegliere fra i due: il mio consiglio è un bell’ambo natalizio.
Parola di Scriba.



venerdì 4 dicembre 2015

Lo chiameranno “Post Prosciuttismo Genuflesso”?

POLITICALLY VAFFA

«Un adoratore del fuoco potrebbe sostenere che la
presenza di estintori nel museo reca offesa al suo dio.»

(Robert Hughes, La cultura del piagnisteo)

Nella questione afro-mediorientale, il punto non è soltanto “chi sta facendo cosa a chi” su un piano militare ed economico.
Perché su questo piano sarebbe fin troppo facile dire che gran parte della colpa è dell’avidità, della miopia strategica e umanitaria, e della cupidigia predatoria e guerrafondaia di tanti occidentali grugnomuniti. 
Il punto è anche, su un piano cultural-esistenziale, l’inaccettabile e catastrofica autocensura che i più stolti e in malafede fra noi vorrebbero imporci a causa dell’abbaglio aberrante di scambiare per “sensibilità” la suscettibilità violenta e la minacciosa e ricattatoria prepotenza, e per “rispetto” la più belante sottomissione a regole, costumi, superstizioni o fisime altrui.
È un ultraperverso effetto coda di paglia: siccome l’Occidente continua a trionfare laddove ha (non sempre ma quasi sempre) TORTO, eccolo franare in assurdi e paurosi cedimenti e calate di braghe proprio laddove ha (non sempre ma quasi sempre) RAGIONE! 
(E non perché siamo migliori congenitamente, ma perché siamo reduci da secolari battaglie, pagate con la vita da Uomini come Giordano Bruno.)
E così, invece di rinnegare la violenza e la guerra (che fanno impennare titoli in Borsa, e incrementano i posti di lavhorror schiavistico e i patriottici Pil) rinneghiamo l’Arte, l’Illuminismo e la Libertà d’Espressione (cose di cui sembra non fregare più niente a nessuno).

Ho letto di una delirante decisione editorial-oxfordiana di eliminare da ogni testo scolastico non solo la parola “maiale”, ma anche qualsiasi riferimento a derivati alimentari tipo “salame” o “prosciutto”, per non OFFENDERE (?!?!) codeste persone così facilmente offendibili.
È già un delirio così, ma per comprendere più a fondo quanto sia delirio, proviamo per un attimo a immaginare cosa ne sarebbe dei nostri libri, delle nostre scuole, dei nostri vocabolari, dei nostri futuri pensieri, se la loro simpatica religione li volesse (e quindi CI volesse!) VEGANI: via, per legge, da ogni libro di ogni parte del mondo, anche tutti i derivati della parole “latte”, “formaggio”, “burro”, “uova”, e chi più ne ha più, per favore, continui a scriverle?
Davvero vogliamo un mondo così cretino? Io per fortuna sono quasi vecchio, ma a ‘sto punto cosa dovrei fare, aver paura di lasciare in eredità alle nipotine la mia piccola biblioteca, perché la sola presenza del titolo “Panino al prosciutto” di Bukowski potrebbe un giorno farle finire in galera, o attirare su di loro riprovazione, punizioni, frustate, o addirittura lapidazioni, perché offende qualche stronzo permaloso razzista, così subdolo da additare come “cattivo” chi scrive “prosciutto”? 

Comunque la si pensi, come si potrebbe, davanti a notizie simili, NON far partire un bel vaffanculo? 
Da estendere a quei mocciosi imbecilli col cervello rattrappito, a quei beceri intolleranti bulletti, scarsocefali e somari, (i nuovi bacchettoni, i nuovi ottusi conformisti) che in certe università americane allo sbando pretendono di uccidere capolavori della Letteratura applicandovi il loro (fascistissimo!) bollino rosso-brufolo, e che di continuo chiedono (e spesso ottengono) l’allontanamento dei professori più intelligenti e meno pecoroni.
Concessioni e restrizioni sul Linguaggio? Ma il Linguaggio è tutto! Il Linguaggio è DNA delle menti e delle anime! Abolire per legge anche una sola Parola è come decidere dall’oggi al domani che è proibito avere il gruppo sanguigno A positivo, perché ritenuto peccaminoso da qualche antica mitologia. 
Sappiamo tutti che nel mondo esistono bulli criminali capaci di accoltellare a morte una persona per colpa (col pretesto) DI UNO SGUARDO di troppo. Ma questo non significa, non significherà mai, che uno sguardo possa essere così “offensivo” da giustificare il coltello. Ecco, l’imbecillità politically correct è simile a quella di chi dicesse che bisogna proibire per legge di guardare la gente negli occhi, onde evitare che qualcuno si offenda e metta mano al coltello.
Se intelligenza e libertà d’espressione muoiono ovunque per opposte ma convergenti concezioni di censura (qui aggressivo-religioide, là cagasotto-politicoide) personalmente non me ne fregherà un fico secco di chi vincerà la guerra per dominare il mondo: perché sarà comunque un misero squallido mondiciattolo immeritevole di essere abitato da spiriti liberi e persone autopensanti.

Segnalo, per concludere, uno dei libri più intelligenti mai scritti in favore della Libertà d’Espressione: un saggio che sa riservare eguali, portentose pernacchie sia all’idiozia politicamente corretta sia all’opposta (ma intellettualmente uguale) imbecillità censoria dei bigotti nonpensanti: “La cultura del piagnisteo”, di Robert Hughes. È del 1993 (’94 l’edizione italiana), ma è più attuale che mai. Urgentissimamente attuale.